MENU

Where the world comes to study the Bible

[1] Nutrire La Nostra Crescita Spirituale Ed Emotiva

Quando Dio ci ha creati a Sua immagine, quell’immagine includeva le nostre emozioni. Dio ci da tutto ciò di cui possiamo goderne e le emozioni sane colorano la nostra vita e ci entusiasmano. La Sua Parola dice “Dio… ci offre abbondantemente ogni cosa per goderne (1 Tim 6:17). Ci è stato anche detto tramite la Scrittura di godere del nostro lavoro, degli amici, dei nostri figli, della buona salute, della benedizione materiale e del nostro Dio. Senza emozioni, ciò sarebbe impossibile.

Noi prendiamo piacere in Dio. Noi prendiamo piacere nelle nostre famiglie e nei nostri Amici. Noi prendiamo piacere delle opportunità che Dio ci dona per usare le nostre abilità per servire gli altri. La Vita ha uno scopo ed un soddisfacimento. La nostra Vita spirituale matura e si approfondisce quando apprezziamo le benedizioni di Dio.

Quando tutto va bene – quando ad esempio ci spostiamo in una nuova casa, quando i nostri figli finiscono l’università e trovano un buon lavoro, quando si sposano con la persona giusta, quando riceviamo buone notizie dal dottore, quando di fatto ci rimangono soldi alla fine del mese – ci sentiamo felici: le nostre emozioni rispondono e reagiscono alle nostre circostanze fisiche.

Le nostre emozioni reagiscono anche alle nostre circostanze spirituali. Quando una persona, schiacciata dalla colpa, trova perdono credendo in Cristo Gesù, si sente ripulita e libera. Lo si vede accadere spesso nelle persone che portano il peso e il dolore dell’aborto da anni. Ci dicono di aver trovato la guarigione spirituale ed emotiva attraverso il perdono di Cristo, specialmente quando si ritrovano nell’ambito di un gruppo di sostegno per la ripresa dall’aborto. Dopo che l’immoralità ha distrutto l’autostima della persona, ho visto donne che rinunciavano al loro malsano stile di vita e trovavano gioia nell’ubbidienza al Signore.

Ma cosa succede se le nostre emozioni diventano come un treno impazzito che non riusciamo a controllare? Forse spesso ti senti schiacciata dalle tue emozioni e ti rivedi in questa descrizioni che seguono:

·         Hai sperimentato il rifiuto o sei stata trattata ingiustamente o stai combattendo con la devastazione emotiva del tuo passato? Sei stata molestata o rifiutata?

·         Ti ritrovi in un matrimonio che ti ha resa acida e ti senti senza speranza?

·         Gli altri ti dicono che “hai tutto sotto controllo” ma sotto quest’apparenza fremi di rabbia e di amarezza non riuscendo a perdonare le cose che ti hanno fatto?

·         Sei schiacciata dalla colpa e dal rimorso per cose che hai fatto e per cui non riesci semplicemente a perdonarti?

Quando affrontiamo circostanze della vita incerte, dolorose o tragiche, ci sentiamo afflitti, in confusione, arrabbiati e nel dolore: anche queste emozioni sono date da Dio. Il nostro Padre usa queste emozioni per portarci più vicino a Lui. Così come il dolore fisico ci fa capire che qualcosa nel nostro corpo non va, così il dolore emotivo è forse il modo in cui Dio ci dice che non va tutto bene nella nostro rapporto spirituale con Lui.1

Quando le emozioni si fanno distruttive, ci possono rendere tristi, rovinare i rapporti con gli altri e possono bloccare la nostra crescita spirituale. Le emozioni possono costruire un muro solido tra noi e Dio e tra noi e le altre persone.

Nella nostra sofferenza non possiamo fare a meno di sentirci di dare la colpa a Dio per gli eventi tragici del nostro passato o per l’infelicità del nostro presente ed è difficile per noi aver fiducia in un Dio che permette che accada una tale tragedia ai Suoi figli. Facciamo il minimo indispensabile per rimanere parte del Suo “gruppo” ma non abbiamo il senso del legame né una vera gioia alla presenza di Dio e neanche un vero rapporto con gli altri credenti.

Nelle pagine successive vedremo come queste emozioni che creano instabilità, distruttive (cioè l’egoismo, la colpa, la paura, la preoccupazione, il non riuscire a perdonare, la rabbia, l’invidia, il rifiuto, l’avidità, l’orgoglio, senso d’inferiorità, delusione, scontentezza, l’afflizione e la solitudine) possono intralciare la nostra crescita spirituale e tenerci lontano da un rapporto vicino e di fiducia col nostro Creatore. Studiando i personaggi biblici - i quali hanno subìto anche loro queste emozioni - e mettendo in pratica la santa Parola di Dio, vedremo anche come possiamo affrontare queste emozioni, superare questi ostacoli emotivi e procedere con forza e coraggio nel cammino che il Signore ha pianificato per noi. Alla fine apprezzeremo in modo nuovo l’Amicizia e vedremo come gli amici cristiani possono stimolare la crescita emotiva e la maturità spirituale in modo reciproco.

Forse pensi che nessuno potrebbe mai comprendere la sofferenza a cui le tue emozioni ti hanno portato a sentire finora. Forse dentro di te pensi che la tua situazione sia una guarigione che è passata. Se è così, per favore ricorda cosa ha detto in preghiera il profeta Geremia mentre vedeva il suo mondo sgretolarsi davanti ai suoi occhi: “Ah, Signore, DIO! Ecco, tu hai fatto il cielo e la terra con la tua gran potenza e con il tuo braccio steso; Non cè nulla di troppo difficile per te. (Gr 32:17)

Il progetto di Dio per i Suoi figli, definito in modo chiaro, è che cresciamo nella maturità spirituale. Egli può guidarci intorno, al di sopra o in mezzo ad un ostacolo che ha fatto ritardare la nostra crescita spirituale. Niente del nostro passato o del nostro presente è così difficile che lui non possa occuparsene. Dio ha creato le nostre emozioni e Lui è capace a fermare i loro effetti distruttivi sulle nostre vite. Lui può fare in modo che le nostre emozioni lavorino per noi dandoci pace e gioia mentre impariamo a coinvolgerci con la nostra relazione col nostro Signore piuttosto che reagire alle nostre circostanze.

Il compito potrebbe sembrare grande, ma con laiuto di Dio non è davvero così difficile. In questo libro affronteremo la sfida insieme e quando sarete arrivati alla fine del libro, spero che siate già a buon punto nel gestire qualsiasi ostacolo emotivo che blocca il vostro progresso alla maturità spirituale. Ora, allinizio, incominciamo con poco arrivando verso il fine della maturità spirituale facendo passi da bambino...

Misurare La Crescita Spirituale.

Per nostra grande gioia Adrian, nostra nipote, è venuta a trovarci tempo fa. Circa un anno fa, quando si trovava a casa da noi, mio marito aveva segnato sul telaio della porta della cucina laltezza e la data di nostra nipote. Mentre ci avvicinavamo alla stesso segno nella porta, le sorrisi e le dissi: Vediamo quanto sei alta adesso!

Adrian si mise dritta mentre facevo un segno con un pennarello sopra la sua testa. Era cresciuta di circa 7 cm! Lho abbracciata e le dissi quanto era meraviglioso il fatto che stesse diventando così alta.

Nel frattempo la nostra famiglia aveva avuto una meravigliosa gioia con larrivo di unaltra bimba. Quando mia figlia Helene diede alla luce Alexandra tenevamo la bimba tra le braccia e la curavamo con un amore immenso. Sebbene fosse una bimba piccolina, Alexandra rimaneva sempre una persona: non bisognava altro per capire questo. Alla sua nascita, tutto il potenziale della sua vita era racchiuso in un fagotto di circa 4 kili.

Quando Alexandra tornò a casa dallospedale, non poteva far nulla:erano i suoi genitori a prendersi pienamente cura di lei. La sua unica fonte di sostentamento fisico era il latte della Mamma e, per i primi mesi, la vita di Helene ruotava intorno ai bisogni della sua piccola sorellina. Mentre passavano le settimane, vedevamo la bimba crescere, seguirci con gli occhi e facendo dei veri sorrisi: stava crescendo e maturando.

Sia Adrian che Alexandra stanno crescendo, ma cè una grande differenza tra le aspettative che abbiamo di ciascuna di loro. Adrian ha tre anni:parla e sa cosa significa obbedire e disubbidire. Lei sa il motivo per cui è messa in punizione e può mangiare da sola e vestirsi da sola. Alexandra deve crescere un sacco prima di fare le cose che fa Adrian. Noi amiamo entrambe le bambine allo stesso modo, ma ognuna è ad un livello diverso di crescita.

Cè un perfetto paragone tra la crescita fisica e quella spirituale, tranne forse il fatto che la crescita spirituale è meno soggetta ad essere misurata. La crescita spirituale non può essere dimostrata come i segni fatti sulla porta per misurare laltezza, tuttavia ci sono molte somiglianze con quella fisica. Quando conosciamo Gesù Cristo come nostro Salvatore, riceviamo una nuova natura e diventiamo figli di Dio – dei bambini spirituali. Tutto il potenziale della nostra vita spirituale ci è dato al momento in cui ci affidiamo a Cristo, perché lo Spirito Santo viene a vivere dentro di noi, senza mai lasciarci.

Conoscere La Parola Di Dio

Questo è solo linizio. Da quel momento in poi siamo destinati a maturare nelle nostre vite spirituali. Il primo cibo che abbiamo bisogno è il latte: come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza se davvero avete gustato che il Signore è buono. (1 Pietro 2:2)

Al principio realizziamo la bontà di Dio quando comprendiamo che Egli ci perdona e che ci rende Suoi figli. Comprendiamo che lui fa questo non per qualcosa di buono che noi abbiamo fatto, ma unicamente per la sua grazia e per la compassione verso di noi. Lui ci ama così tanto che è venuto sulla Terra come un essere umano ed si è preso il castigo che noi ci meritavamo per i nostri peccati. Perciò, quando riceviamo il dono di Dio della vita eterna attraverso Cristo Gesù, noi gustiamo la bontà di Dio.

Ma noi siamo bambini e prendiamo del latte spirituale per crescere. Quel latte è la Parola di Dio. Abbiamo anche bisogno di sostanze nutrienti necessarie che ci aiutino a crescere nella maturità spirituale. Le cose necessarie sono la preghiera, la comunione fraterna e lobbedienza.

Quando diciamo che la Parola di Dio è il nostro latte, noi lasciamo intendere che qualcuno deve necessariamente aiutarci a comprendere la Parola e che deve nutrirci di essa in un modo in cui ci aiuti ad assimilarla. Abbiamo bisogno di nutrimento e consiglio. Forse non sei cresciuto come avresti dovuto perché non cè stato nessuno ad aiutarti quando eri un bambino spirituale. Ciò accade più di quanto dovrebbe, ma non è troppo tardi: si può ancora proseguire nella maturità spirituale.

Comunque questo allattamento non si prevede che sia per tutta la vita. Quando cresci nella comprensione, inizi a poter digerire e assimilare da solo la carne della Parola di Dio. Sarai capace di studiare e mettere in pratica da solo la Parola di Dio. Il fine di Dio per ognuno dei Suoi figli è la Maturità. Paolo scrisse: [versione inglese: Preparando il popolo di Dio] per lopera del ministero e per ledificazione del corpo di Cristo, finché giungiamo tutti allunità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo. (Ef 4:12-13)

La Preghiera Fatta A Nostro Padre

La Parola di Dio è la prima cosa necessaria per la crescita spirituale ma, come ho detto prima, ci sono anche altre necessità. Così come i neonati hanno bisogno della propria madre, cè bisogno anche di vicinanza col Padre. Come nuovi credenti, sviluppiamo quella vicinanza col nostro Padre Celeste attraverso la preghiera. Infatti, Lui ci ha dato una meravigliosa promessa quando Lo preghiamo: Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento. E la pace di Dio, che sopravanza ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. (Fil 4:6-7)

Dio non ci chiede di pregare perché non conosce i nostri bisogni. Lui conosce ogni cosa! Non preghiamo per il Suo beneficio, ma per il nostro. In quale altro modo possiamo sperimentare la realtà del Suo amore se non raccontandogli le nostre sofferenze, i nostri bisogni, i desideri e le gioie? In quale altro modo possiamo sentire il Suo conforto e vedere le Sue risposte?

Hai mai pregato riguardo una situazione ed hai avvertito la presenza di Dio e la pace anche se niente è cambiato? La Preghiera ci fa passare del tempo con nostro Padre. La Preghiera ci fa dipendere da Lui. La Preghiera rafforza la nostra fede. La Preghiera è necessaria alla nostra crescita spirituale: ma c’è di più.

Stare Insieme Con Gli Altri Credenti

Oltre al nutrimento personale con la Parola di Dio e il passare tempo in preghiera, abbiamo anche bisogno il nutrimento che proviene dal passare il tempo con gli altri credenti.

Come Paolo ha scritto: “Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci allamore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno. (Eb 10:24-25)

Quando i Cristiani parlano di fratellanza non si vuole intendere semplicemente frequentare una chiesa la Domenica mattina. Non è abbastanza ascoltare la predica e andarsene senza avere contatti con nessuno. E’ importante pianificare nei nostri programmi dei periodi regolari in cui incontrarsi con gli altri credenti, incoraggiarsi e fortificarsi a vicenda, condividere l’amore, le risate, i dolori e le pene.

Di recente sono stata a pranzo con un’amica. Ci fa sempre piacere stare insieme, ma questa volta avevamo notato che avevamo gli stessi problemi riguardo una particolare situazione riguardo dei rapporti interpersonali: riuscivamo ad esprimere la nostra confusione e il nostro dolore. Riuscivamo a darci dei consigli l’un l’altra che forse avrebbero funzionato. Quando ci siamo salutate, sentivo una grande sensazione di soddisfazione e di piacere. In effetti entrambi sentivamo ciò. Il poter semplicemente parlarne, incoraggiarci e metterci alla prova ci ha aiutato a sollevarci da un peso emotivo che avevamo entrambi. La Fratellanza è vitale per la maturità spirituale. Il Re Salomone ha scritto “Il ferro forbisce il ferro; così un uomo ne forbisce un altro. (Prov 27:17)

Obbedienza Alla Parola Di Dio

La Fratellanza è necessaria per la maturità spirituale, così come l’esercizio spirituale. Così come un bambino deve usare le braccia, le gambe e tenere la testa in su per fortificare e far sviluppare i muscoli, anche la crescita spirituale richiede esercizio.

Pensiamo a come il bambino inizia a camminare. All’inizio riesce a fare una o due passi alla volta, poi lentamente, mentre i suoi muscoli si fanno più forti, il bambino riesce a camminare senza sforzo per il resto della sua vita. Mentre esercitiamo i muscoli alla Parola di Dio, ubbidiremo più facilmente: il peccato perderà la sua attrazione su noi e il discernimento crescerà. La Scrittura insegna: “Ora, chiunque usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia, perché è bambino; ma il cibo solido è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via delluso hanno le facoltà esercitate a discernere il bene e il male. (Ebr 5:13-14)

Il Ritardo Di Crescita

Se potessi misurare la tua crescita spirituale, quanto pensi saresti cresciuto nell’ultimo anno o negli ultimi cinque o dieci anni? Sembra che alcuni di noi non superino mai la fase infantile: abbiamo accettato Gesù Cristo come il nostro personale Salvatore anni fa, però le nostre vite non sono state trasformate così tanto. Facciamo un sacco di cose giuste, però non avvertiamo quel grande rapporto con Dio. Non siamo pieni di gioia nel modo che pensavamo che saremmo stati. Non c’è entusiasmo o spirito di avventura nel nostro cammino spirituale, bensì è tutto una noia.

Forse starai pensando: “non sono molto matura, non mi sento vicino a Dio. Persino quando prego non mi aspetto davvero una risposta: lo faccio in modo meccanico, ma non funziona. Quando sono con gli altri cristiani mi sento un’ ipocrita.”

Credo che questo, almeno in parte, succeda a causa di un’altra condizione che è in rapporto con quello che succede nei bambini: si chiama “ritardo di crescita” e credo che sia una condizione spirituale così com’è un problema fisico.

Cos’è che ci ostacola nel crescere? Cos’è che sta bloccando le nostre vite spirituali e impedisce il nostro sviluppo? Perchè siamo delusi nella vita cristiana? Perché Dio sembra lontano e non una persona intima, vicina?

A volte il fallimento di una crescita sana è causata da ostacoli emotivi che ci hanno paralizzato, ci hanno dato un concetto errato di Dio o ci hanno fatto sminuire del valore che abbiamo di noi stessi. Quando si tratta di salute emotiva, ci sono due estremi che dobbiamo evitare. Il primo è ignorare o rifiutare le nostre emozioni: il “ripieno” di emozioni ci porta a covare sotto la superficie ed influenzare l’intera persona.

D’altra parte, non possiamo fare delle nostre emozioni il centro della nostra attenzione in quanto la società di oggi sembra appoggiare il motto “se ci si sente bene, fallo”. Il nostro Mondo ha rifiutato i valori morali assoluti e quelli tradizionali mentre sembra voler far prevalere l’atteggiamento di sostegno nel fare ciò che si vuole.

Ci sono molti esempi di quest’atteggiamento del “sentirsi bene”: prima di tutto il sesso che è visto come semplicemente un istinto animale, staccato dalla cornice protettiva del matrimonio, privo dall’intimità e dell’impegno. Non c’è bisogno di farvi immaginare quali conseguenze stiamo avendo come risultato di questa semina!

Altri esempi sono numerosi: l’Egoismo che è applaudito ed incoraggiato. Uomini e Donne che finiscono il matrimonio. Figli che vengono abortiti, rifiutati, abusati e spesso abbandonati e che crescono da soli. Genitori anziani abbandonati e qualche volta lasciati senza aiuto ed a morire di fame perché i loro bisogni si inseriscono nell’egocentrismo dei loro figli adulti. La Rabbia incontrollata che scoppia in violenza casuale mai vista nella storia della nostra nazione. Tutto questo e molto di più sono il risultato del seguire i nostri sentimenti ciecamente senza rispettare i limiti dati da Dio.

Princìpi Di Salute Emotiva

Né il rifiuto delle emozioni né una cieca ubbidienza ad esse produrrà una personalità ben sviluppata: dobbiamo andare alla Bibbia per vedere alcuni fatti e princìpi importanti per gestire le nostre emozioni secondo il modo in cui Dio vuole,2 partendo dall’idea che:

Dio ha emozioni e ci ha creati a Sua immagine con una simile capacità emotiva.

Dio ama, è gioioso, sente compassione, il dolore e la rabbia. Gesù Cristo, come essere umano, ci ha rivelato il cuore di Dio: Lui ha espresso dolore, rabbia, frustrazione (Luca 9:41), delusione e meraviglia (Luca 7:9), afflizione (Giovanni 12:39) e Gioia (Ebr 12:2). La nostra formazione emotiva è uno dei modi in cui si vede l’immagine di Dio in noi.

Dobbiamo poi ricordare:

Gli esseri umani sono delle unicità fisiche, spirituali ed emotive.

Noi ci relazioniamo all’ambiente con i nostri corpi e ci relazioniamo con Dio con i nostri spiriti: le nostre emozioni sono influenzate da entrambe queste relazioni. Non possiamo semplicemente separare i diversi componenti della nostra natura come se fossero compartimenti stagno. “Proprio come possiamo fare esperienza di dolore o piacere fisico, così possiamo avere la capacità di fare esperienza di dolore o piacere emotivo.”3

Le Emozioni Influenzano Potentemente La Nostra Vita

Immagina come sarebbe se fossimo degli esseri con una propria volontà ma senza emozioni. Saremmo come dei computer: macchine senza sensibilità, nessuna abilità nel relazionarsi, né dolori né gioie. Secondo me non sarebbe molto interessante! Le nostre emozioni ci sono state date non per controllarci ma per consentirci di godere della vita.

Spesso pensiamo di poter risolvere i nostri bisogni spirituali con un cambio nelle nostre circostanze fisiche: ci facciamo una piccola vacanza, andiamo al centro commerciale e compriamo un intero guardaroba. Alcuni sfuggono alle emozioni creandosi una dipendenza dall’alcol con altre droghe (anfetamine e sedativi). Altri vivono nei piaceri. Tutti questi rimedi, però, sono soltanto dei cerotti o anestetici temporanei. Stiamo semplicemente trattando i sintomi peggiorando spesso le circostanze nel processo. La Verità è:

Dio vuole guarire le nostre emozioni lavorando attraverso il nostro spirito piuttosto che aggiustare le nostre circostanze.

Sfuggire non toccherà mai il problema alla radice, la quale si trova molto più nel profondo. Dio vuole guarire la causa e non soltanto alleviare i sintomi del nostro dolore emotivo. Ancora più importante:

Dio vuole che la nostra stabilità emotiva sia basata sulla nostra relazione con Lui piuttosto che con stimoli fisici e chimici.

Nelle pagine che seguono studieremo cosa dice la Bibbia riguardo Dio come il nostro grande Guaritore. Impareremo dai personaggi biblici che hanno fatto esperienza di emozioni difficili: egoismo, colpa, paura, preoccupazione, incapacità di perdonare, rabbia, invidia, rifiuto, avidità, orgoglio, senso d’inferiorità, delusione, scontentezza, afflizione e solitudine. Troveremo la soluzione che Dio ci offre per aiutarci a trattare con queste emozioni in modo efficace e studieremo il modo per incoraggiarci reciprocamente. Infine, impareremo a fare ciò che dobbiamo fare affinché Dio possa compiere i Suoi miracoli nella fragile cornice delle nostre emozioni perché “Lui guarisce chi ha il cuore rotto e fascia le loro ferrite.” (Salmi 147:3)


1 Dal libro di Erwin Lutzer, Managing Your Emotions (Chappaqua, N.Y.: Christian Herald Books, 1981), 17

2 Sono grata ad Erwin Lutzer per alcune idee trovate nel suo libro “Managing Your Emotions”, pubblicato nel 1981 dalla Christian Herald books.

3 Dal libro “Managing Your Emotions”, 11.

9. Soberania De Deus Na História

Introdução

Todos na minha família estão convencidos de que Deus trouxe um cachorro collie chamado Levi até nossa porta. Seu nome estava gravado na placa pendurada no seu pescoço quando ele chegou. Você pode imaginar um cachorro chamado Levi achando a casa Strauss?

Nosso filho mais novo estava orando por um cachorro por quase três anos, mas tínhamos colocado alguns requisitos estritos. Tinha de ser caseiro. Tinha de ser obediente. E tinha de ser gentil com as pessoas a fim de viver numa casa de pastor onde visitantes entram e saem regularmente.

Quando a minha esposa levou o cachorro de volta para o seu dono, cujo endereço estava também gravado na plaqueta, ela falou cortesmente: “Se em algum momento vocês quiserem dar este cachorro, por favor, nos avisem”. A resposta surpreendente foi: “Eu quero, eu estou procurando por uma boa casa para ele agora mesmo. Minha esposa me pediu para pensar nisto durante a noite”.

Para nossa alegria, Levi saiu de sua casa e achou seu caminho para nossa residência de novo no dia seguinte. Desta vez decidimos que ele poderia ficar.

Quando o dono trouxe os seus documentos, nós ficamos sabendo que ele tinha sido concebido aproximadamente no mesmo tempo que nosso filho começou a orar por um cachorro. Que o cachorro tinha nascido no dia do nascimento da minha esposa e que ele tinha sido graduado com honra na escola de obediência.

Ninguém nos convencerá que a vinda do Levi foi alguma coisa outra do que o trabalho gracioso do nosso soberano Deus. A propósito, ele preencheu os outros requerimentos também.1

Quase todos os cristãos concordam ao menos verbalmente com a doutrina da soberania de Deus. Existem muitos textos os quais nos ensinam esta verdade para negá-la:

19 - O SENHOR tem estabelecido o seu trono nos céus, e o seu reino domina sobre tudo. (Salmos 103:19) 3 - Mas o nosso Deus está nos céus; fez tudo o que lhe agradou. (Salmos 115:3) 5 - Porque eu conheço que o SENHOR é grande e que o nosso Senhor está acima de todos os deuses. 6 - Tudo o que o SENHOR quis, fez, nos céus e na terra, nos mares e em todos os abismos. (Salmos 135:5-6)

O significado de soberania pode ser resumido desta forma: Ser soberano é possuir poder supremo e autoridade de forma que alguém está em completo controle e pode realizar qualquer coisa que queira.

Um número de definições similares de soberania pode ser achado em livros que tratam dos atributos de Deus:

“Os dicionários nos dizem que soberania significa chefe ou mais alto supremo em poder, superior em posição, independente de e ilimitado por qualquer outro”.2

Além disso, Sua soberania requer que Ele seja absolutamente livre, o que significa simplesmente que Ele deve ser livre para fazer tudo o que quiser em qualquer lugar e em qualquer tempo para levar Seu eterno propósito em todos os simples detalhes sem interferência. Se Ele for menos do que livre Ele deve ser menos do que soberano.

Compreender a ideia de liberdade não qualificada requer um vigoroso esforço da mente. Nós não somos psicologicamente condicionados para entendermos liberdade exceto em suas formas imperfeitas.

Nossas concepções dela foram formadas num mundo onde não existe liberdade absoluta. Aqui cada objeto natural é dependente de muitos outros objetos e esta dependência limita sua liberdade.3

“Deus é absolutamente livre por que ninguém ou coisa pode detê-Lo ou força-Lo ou pará-Lo. Ele é capaz de fazer o que quiser sempre, em qualquer lugar para sempre. Para ser livre assim significa também que Ele deve possuir autoridade universal. Que Ele tem poder ilimitado nós sabemos das Escrituras e podemos deduzir de outros dos seus atributos.”4

Sujeitado a ninguém, influenciado por ninguém, absolutamente independente; Deus faz o que lhe agrada, somente como Lhe agrada sempre o que lhe agrada. Ninguém pode diminuí-Lo, ninguém pode detê-Lo. Assim Sua própria Palavra expressamente declara:

O meu conselho será firme, e farei toda a minha vontade.” (Isaías 46:10b); - e segundo a sua vontade ele opera com o exército do céu e os moradores da terra; não há quem possa estorvar a sua mão, (Daniel 4:35b) Soberania divina significa que Deus é Deus de fato, assim como no nome, que Ele está no Trono do universo, dirigindo todas as coisas, trabalhando todas as coisas “- segundo o conselho da sua vontade;” (Efésios 1:11b)5

A supremacia de Deus sobre os trabalhos de Suas mãos é vividamente demonstrada nas Escrituras. Matéria inanimada, criaturas irracionais, todos executaram as ordens do seu Criador. Ao seu prazer o Mar Vermelho se dividiu e suas águas permaneceram como paredes (Ex. 14); e a terra abriu sua boca e os rebeldes culpados caíram vivos no buraco (Números 14).

Quando Ele assim ordenou, o sol parou (Josué 10); e em outra ocasião ele voltou para trás 10 graus no relógio de Acaz (Isaías 38:8). Para exemplificar Sua supremacia, Ele fez os corvos levarem alimento para Elias (I Reis 17), ferro boiar na superfície das águas (II Reis 6:5), leões ficarem mansos quando Daniel foi lançado na cova deles, o fogo não queimar os três Hebreus arremessados em suas chamas. Portanto “Tudo o que o SENHOR quis, fez, nos céus e na terra, nos mares e em todos os abismos.” (Salmos 135:6)6

Num mundo relutante em reconhecer a existência de Deus, não se deveria esperar que o incrédulo aderisse à doutrina da soberania de Deus:

O ‘deus’ deste século vinte não mais parece o Supremo Soberano da Ordem Santa do que a fraca cintilação de uma vela faz a glória do sol do meio dia.

O ‘deus’ sobre o qual é agora falado no púlpito, comentado na Escola Dominical, mencionado na maioria da literatura religiosa de hoje, e pregado em muitas das assim chamadas Conferências Bíblicas é a ficção da imaginação humana, uma invenção da sentimentalidade piegas...

Um ‘deus’ cuja vontade é resistida, cujos projetos são frustrados, cujo propósito é aniquilado, não possui título de Divindade, e até agora sendo um objeto adaptado de adoração, não merece nada a não ser desprezo.7

Na igreja, deve-se esperar que o Cristão aceite a doutrina da soberania de Deus tanto bíblica como verdadeira. Isto pode ser feito a princípio, porém não necessariamente na prática. Nosso problema com a soberania de Deus muito frequentemente chega onde a “borracha encontra a estrada”.

Deus é verdadeiramente e perfeitamente soberano. Isto significa que Ele é o mais alto e maior ser existente, Ele controla todas as coisas. Sua vontade é absoluta, e Ele faz o que Lhe agrada.

Quando ouvimos tal declaração, podemos entendê-la razoavelmente bem e podemos usualmente aceitá-la até Deus permitir alguma coisa que não gostamos. Então nossa reação normal é resistir à doutrina da Sua soberania.

Ao invés de achar conforto nisto, achamos que isto nos faz chateados com Deus. Se Ele pode fazer qualquer coisa que Lhe agrada, porque Ele permite que soframos? Nosso problema é um mau entendimento da doutrina e um conhecimento inadequado de Deus.8

É de importância vital que cada Cristão entenda a doutrina da soberania de Deus. Escolhi considerar o assunto em duas lições.

A primeira lição considera a soberania de Deus sobre as nações do mundo na história, e a outra reflete a soberania de Deus na salvação.

O atributo da soberania de Deus incomoda muitas pessoas; ela incomoda muitos Cristãos. Porém a soberania de Deus é crucial porque ela é ensinada na Bíblia e porque ela é a base do viver reverente. Devemos ver a Palavra de Deus e o Espírito de Deus nos ensinar o que precisamos saber sobre a soberania de Deus.

Quando eu pesquisava as Escrituras por uma definição concisa da soberania divina, fiquei surpreso ao ver onde a definição foi achada. Não foi no Novo Testamento, nem nas palavras do apóstolo Paulo, nem de Moisés na Lei, e nem dos grandes profetas como Isaías ou Jeremias.

A mais clara definição da soberania de Deus vem dos lábios de Nabucodonosor, o rei da Babilônia. Lá não achamos uma declaração invejosa da soberania de Deus, porém uma expressão de adoração e louvor:

34 - Mas ao fim daqueles dias eu, Nabucodonosor, levantei os meus olhos ao céu, e tornou-me a vir o entendimento, e eu bendisse o Altíssimo, e louvei e glorifiquei ao que vive para sempre, cujo domínio é um domínio sempiterno, e cujo reino é de geração em geração. 35 - E todos os moradores da terra são reputados em nada, e segundo a sua vontade ele opera com o exército do céu e os moradores da terra; não há quem possa estorvar a sua mão, e lhe diga: Que fazes? (Daniel 4:34-35)

Este declaração da soberania de Deus é feita por um homem que sabe mais da soberania humana do que qualquer um americano jamais poderia. Entre os reis da história, este rei é “rei dos reis” (Daniel 2:37). Ele é a “cabeça de ouro” (Daniel 2:38)

Em comparação com o seu reino, os restantes impérios do mundo são descritos como “inferiores” (veja 2:39-43). Quando Daniel falou para Belsazar sobre o reino do seu pai, Nabucodonosor, ele descreveu a extensão do seu domínio:

18 - Ó rei! Deus, o Altíssimo, deu a Nabucodonosor, teu pai, o reino, e a grandeza, e a glória, e a majestade. 19 - E por causa da grandeza, que lhe deu todos os povos, nações e línguas tremiam e temiam diante dele; a quem queria matava, e a quem queria conservava em vida; e a quem queria engrandecia, e a quem queria abatia. (Daniel 5:18-19).

No nosso mundo, não temos nenhum líder político ou governador que se aproxime da soberania humana que vemos em Nabucodonosor. O Gabinete do Presidente dos Estados Unidos é uma posição de grande poder, porém não é um exemplo de soberania.

O Presidente Richard Nixon não estava livre para dirigir o país como ele pensava. Sua participação na conspiração de Watergate lhe custou a Casa Branca. Presidentes podem ser criticados (se não removidos da posição) por impropriedades sexuais ou morais. Eles certamente não acham possível passar cada proposta, criar cada programa, ou indicar cada oficial que queira.

Nabucodonosor foi um homem de grande poder militar e político. Ele governava a nação (Babilônia) com um pulso de aço, e Babilônia dominava todos os outros poderes do mundo daqueles dias. Ele foi o comandante que derrotou e destruiu Jerusalém e que levou a maioria dos Judeus para o cativeiro Babilônico.

O povo de Judá parecia insignificante e impotente contra tão grande homem como Nabucodonosor, e realmente eles eram.

Porém o Deus dos Judeus é o Único verdadeiro Deus e o Único grande Deus. Deus escolheu demonstrar Sua soberania sobre a história e sobre todas as nações da terra ao trazer Nabucodonosor de joelhos em submissão a Ele e adorá-Lo.

Esta lição focalizará Daniel 2 a 4, três capítulos os quais descrevem os três eventos que trouxeram Nabucodonosor de joelhos em submissão ao Deus dos Judeus. Veremos destes eventos como Deus demonstra a Sua soberania sobre as nações da terra, e veremos como Deus é soberano na história.

Daniel 2: O Sonho de Nabucodonosor e a Revelação Divina

Como resultado da rebelião persistente de Israel contra Deus e sua falha em atender as advertências dos profetas, Deus levanta a Babilônia para derrotar e destruir Judá e Jerusalém através de uma série de campanhas militares:

9 - Tinha Joaquim a idade de oito anos, quando começou a reinar; e reinou três meses e dez dias em Jerusalém; e fez o que era mau aos olhos do SENHOR. 10 - E no decurso de um ano enviou o rei Nabucodonosor, e mandou trazê-lo a Babilônia, com os mais preciosos vasos da casa do SENHOR; e pôs a Zedequias, seu irmão, rei sobre Judá e Jerusalém. 11 - Tinha Zedequias a idade de vinte e cinco anos, quando começou a reinar; e onze anos reinou em Jerusalém. 12 - E fez o que era mau aos olhos do SENHOR seu Deus; nem se humilhou perante o profeta Jeremias, que falava da parte do SENHOR. 13 - Além disto, também se rebelou contra o rei Nabucodonosor, que o tinha ajuramentado por Deus. Mas endureceu a sua cerviz, e tanto se obstinou no seu coração, que não se converteu ao SENHOR Deus de Israel. 14 - Também todos os chefes dos sacerdotes e o povo aumentavam de mais em mais as transgressões, segundo todas as abominações dos gentios; e contaminaram a casa do SENHOR, que ele tinha santificado em Jerusalém. 15 - E o SENHOR Deus de seus pais, falou-lhes constantemente por intermédio dos mensageiros, porque se compadeceu do seu povo e da sua habitação. 16 - Eles, porém, zombaram dos mensageiros de Deus, e desprezaram as suas palavras, e mofaram dos seus profetas; até que o furor do SENHOR tanto subiu contra o seu povo, que mais nenhum remédio houve. 17 - Porque fez subir contra eles o rei dos caldeus, o qual matou os seus jovens à espada, na casa do seu santuário, e não teve piedade nem dos jovens, nem das donzelas, nem dos velhos, nem dos decrépitos; a todos entregou na sua mão. 18 - E todos os vasos da casa de Deus, grandes e pequenos, os tesouros da casa do SENHOR, e os tesouros do rei e dos seus príncipes, tudo levou para Babilônia. 19 - E queimaram a casa de Deus, e derrubaram os muros de Jerusalém, e todos os seus palácios queimaram a fogo, destruindo também todos os seus preciosos vasos. 20 - E os que escaparam da espada levou para Babilônia; e fizeram-se servos dele e de seus filhos, até ao tempo do reino da Pérsia. 21 - Para que se cumprisse a palavra do SENHOR, pela boca de Jeremias, até que a terra se agradasse dos seus sábados; todos os dias da assolação repousou, até que os setenta anos se cumpriram. (II Crônicas 36:9-21; veja também Jeremias 25:1-14; 29:15-20).

Num dos primeiros ataques a Jerusalém, Daniel foi tomado cativo (Daniel 1:1-7). Daniel e seus três amigos reconheceram que seu cativeiro foi julgamento de Deus contra a nação pelos seus pecados, e eles sabiam que após 70 anos Deus iria novamente levar o povo para sua terra. (veja Daniel 9:1-2).

Eles se comprometeram a se manterem puros da idolatria da Babilônia, e eles não comeram a provisão normal de alimentos para os cativos como eles (Daniel 1:8-16). Estes quatro jovens se distinguiam dos outros pela sua sabedoria, e Daniel foi capaz de interpretar os sonhos e visões (1:17-21).

Uma noite Nabucodonosor teve um sonho que não entendeu o que lhe causou muita aflição. Quando ele convocou os homens sábios da terra, ele queria ter certeza que a interpretação que eles dessem fosse genuína, assim ele exigiu deles primeiro que eles contassem o que ele sonhou e então dessem sua interpretação. A resposta dos homens sábios é significativa:

10 - Responderam os caldeus na presença do rei, e disseram: Não há ninguém sobre a terra que possa declarar a palavra ao rei; pois nenhum rei há, grande ou dominador, que requeira coisas semelhantes de algum mago, ou astrólogo, ou caldeu. 11 - Porque o assunto que o rei requer é difícil; e ninguém há que o possa declarar diante do rei, senão os deuses, cuja morada não é com a carne. 12 - Por isso o rei muito se irou e enfureceu; e ordenou que matassem a todos os sábios de Babilônia. 13 - E saiu o decreto, segundo o qual deviam ser mortos os sábios; e buscaram a Daniel e aos seus companheiros, para que fossem mortos. (Daniel 2:10-13)

Como Deus ama revelar Sua soberania contra o pano de fundo das fraquezas e limitações humanas! O rei não sabia o significado do seu sonho, e os homens sábios da terra sabiam que era humanamente impossível para eles saberem o que o rei tinha sonhado.

Ele estava pedindo de meros homens aquilo que somente os “deuses” poderiam fazer. Esta era uma tarefa para os “deuses”. O rei estava pressionando sua soberania muito longe ao pedir a meros homens fazer aquilo que somente “deuses” poderiam fazer. Porém Daniel era um servo do Mais Alto Deus, o soberano Deus do universo. Seu Deus poderia revelar o sonho e seu significado.

Daniel foi colocado numa situação quando ele deveria agir, pois todos os homens sábios foram condenados a morrer. Daniel e os seus três amigos primeiro oraram a Deus para revelar o sonho e seu significado. Tudo isto está diretamente relacionado aos versos 17-21 no capítulo 1. Daniel orou para o soberano Deus e então O louvou pela revelação do sonho.

19 - Então foi revelado o mistério a Daniel numa visão de noite; então Daniel louvou o Deus do céu. 20 - Falou Daniel, dizendo: Seja bendito o nome de Deus de eternidade a eternidade, porque dele são a sabedoria e a força; 21 - E ele muda os tempos e as estações; ele remove os reis e estabelece os reis; ele dá sabedoria aos sábios e conhecimento aos entendidos. 22 - Ele revela o profundo e o escondido; conhece o que está em trevas, e com ele mora a luz. 23 - Ó Deus de meus pais, eu te dou graças e te louvo, porque me deste sabedoria e força; e agora me fizeste saber o que te pedimos, porque nos fizeste saber este assunto do rei. (Daniel 2:19-23)

O sonho não foi produto da sabedoria do Daniel sozinho; foi revelado por Deus (2:28). Daniel então revela o sonho para Nabucodonosor, juntamente com seu significado:

31 - Tu, ó rei, estavas vendo, e eis aqui uma grande estátua; esta estátua, que era imensa, cujo esplendor era excelente, e estava em pé diante de ti; e a sua aparência era terrível. 32 - A cabeça daquela estátua era de ouro fino; o seu peito e os seus braços de prata; o seu ventre e as suas coxas de cobre; 33 - As pernas de ferro; os seus pés em parte de ferro e em parte de barro.34 - Estavas vendo isto, quando uma pedra foi cortada, sem auxílio de mão, a qual feriu a estátua nos pés de ferro e de barro, e os esmiuçou. 35 - Então foi juntamente esmiuçado o ferro, o barro, o bronze, a prata e o ouro, os quais se fizeram como pragana das eiras do estio, e o vento os levou, e não se achou lugar algum para eles; mas a pedra, que feriu a estátua, se tornou grande monte, e encheu toda a terra. 36 - Este é o sonho; também a sua interpretação diremos na presença do rei. 37 - Tu, ó rei, és rei de reis; a quem o Deus do céu tem dado o reino, o poder, a força, e a glória. 38 - E onde quer que habitem os filhos de homens, na tua mão entregou os animais do campo, e as aves do céu, e fez que reinasse sobre todos eles; tu és a cabeça de ouro. 39 - E depois de ti se levantará outro reino, inferior ao teu; e um terceiro reino, de bronze, o qual dominará sobre toda a terra. 40 - E o quarto reino será forte como ferro; pois, como o ferro, esmiúça e quebra tudo; como o ferro que quebra todas as coisas, assim ele esmiuçará e fará em pedaços. 41 - E, quanto ao que viste dos pés e dos dedos, em parte de barro de oleiro, e em parte de ferro, isso será um reino dividido; contudo haverá nele alguma coisa da firmeza do ferro, pois viste o ferro misturado com barro de lodo. 42 - E como os dedos dos pés eram em parte de ferro e em parte de barro, assim por uma parte o reino será forte, e por outra será frágil. 43 - Quanto ao que viste do ferro misturado com barro de lodo, misturar-se-ão com semente humana, mas não se ligarão um ao outro, assim como o ferro não se mistura com o barro. 44 - Mas, nos dias desses reis, o Deus do céu levantará um reino que não será jamais destruído; e este reino não passará a outro povo; esmiuçará e consumirá todos esses reinos, mas ele mesmo subsistirá para sempre, 45 - Da maneira que viste que do monte foi cortada uma pedra, sem auxílio de mãos, e ela esmiuçou o ferro, o bronze, o barro, a prata e o ouro; o grande Deus fez saber ao rei o que há de ser depois disto. Certo é o sonho, e fiel a sua interpretação. 46 - Então o rei Nabucodonosor caiu sobre a sua face, e adorou a Daniel, e ordenou que lhe oferecessem uma oblação e perfumes suaves. 47 - Respondeu o rei a Daniel, e disse: Certamente o vosso Deus é Deus dos deuses, e o Senhor dos reis e revelador de mistérios, pois pudeste revelar este mistério. (Daniel 2:31-47)

As palavras do rei indicam seu reconhecimento de que o Deus de Daniel é um Deus soberano. O Deus de Daniel não é simplesmente “Deus”, porém o “Deus dos deuses”. Ele é o Deus que é soberano não somente sobre os poderes celestiais, porém sobre os poderes terrestres também. E assim ele também se refere a Deus como “Senhor dos reis”.

Em adição, Nabucodonosor louva o Deus do Daniel por ser “um revelador de mistérios.” O Deus do Daniel o permitiu conhecer o sonho do rei e sua interpretação. Porém mais está envolvido por causa do assunto do sonho.

O sonho, como revelado e interpretado por Daniel, foi sobre o reino de Nabucodonosor e sobre outros que iriam segui-lo. O seu era o maior destes reinos, porém era um reino que iria, contudo, terminar. Outros reinos inferiores iriam segui-lo.

No final, um reino eterno seria construído, como ele foi, nas cinzas de todos os reinos precedentes. A “cabeça de ouro” foi grande, porém a “pedra feita sem mãos” (2:34-35, 44-45) foi o maior. O reino de Nabucodonosor foi grande, porém o reino do futuro seria um que “duraria para sempre” (2:44).

Nabucodonosor reconheceu que seu reino era inferior do que o reino eterno o qual seria estabelecido depois e que ele era inferior ao de “pedra” que estabeleceria aquele reino. Ele também reconheceu que o Deus que fez conhecido estes futuros reinos era o Deus que era soberano sobre a história. Somente tal Deus poderia revelar futuros reis e reinos, pois somente um Deus que controla a história pode predizer esta história séculos adiante.

9 - Eis que as primeiras coisas já se cumpriram, e as novas eu vos anuncio, e, antes que venham à luz, vo-las faço ouvir. (Isaías 42:9)

5 - Por isso te anunciei desde então, e te fiz ouvir antes que acontecesse, para que não dissesses: O meu ídolo fez estas coisas, e a minha imagem de escultura, e a minha imagem de fundição as mandou. (Isaías 48:5)

Nabucodonosor parece ter reconhecido que somente um Deus que é soberano sobre a história pode predizer aquela história antes dela ter passado. Porém há ainda mais para ele aprender sobre a soberania divina.

Daniel 3: A Imagem de Nabucodonosor e os Três Amigos de Daniel

Parece que o fato de Nabucodonosor ser o “cabeça de ouro”, revelado ao rei no capítulo 2, subiu à sua cabeça. O rei parece ter focalizado somente na sua grandeza, não na grandeza de Deus e o reino ainda a ser estabelecido na terra.

Ele fez uma imagem de ouro e ordenou a todos se prostarem diante dela em adoração (2:1-6). Todos aos quais era dada uma deixa musical caíram em adoração à imagem, exceto aqueles Judeus fiéis como os três amigos de Daniel os quais foram acusados diante de Nabucodonosor (2:7-12).

Enfurecido, Nabucodonosor convocou os três e lhes deu uma última chance para evitar a sua ira (2:13-15). Sua declaração final marcou o estágio para ele aprender ainda outra lição relativa à soberania de Deus:

14 - Falou Nabucodonosor, e lhes disse: É de propósito, ó Sadraque, Mesaque e Abednego, que vós não servis a meus deuses nem adorais a estátua de ouro que levantei? 15 - Agora, pois, se estais prontos, quando ouvirdes o som da buzina, da flauta, da harpa, da sambuca, do saltério, da gaita de foles, e de toda a espécie de música, para vos prostrardes e adorardes a estátua que fiz, bom é; mas, se não a adorardes, sereis lançados, na mesma hora, dentro da fornalha de fogo ardente. E quem é o Deus que vos poderá livrar das minhas mãos? (Daniel 3:14-15)

Nabucodonosor tinha aparentemente se esquecido que sua soberania era relativa e que ela tinha sido divinamente outorgada. Entre os homens Nabucodonosor não tinha ninguém superior nem mesmo igual. Como rei da Babilônia, seu poder era incontestado pelos homens.

Porém quando ele erigiu a imagem de ouro e mandou os homens a adorarem, ele deu um passo além do domínio de autoridade que Deus deu aos homens. Se ele não estava procurando a adoração dele mesmo como um deus, ele estava certamente compelindo os homens de todas as nações a adorarem seus deuses.

Ele parece estar ligando sua grandeza e seu poder aos seus deuses. Assim fazendo, ele negou o Único verdadeiro Deus, o Deus de Israel, o Deus a quem ele previamente reconheceu como o “Deus dos deuses” e “Senhor dos reis” (2:47).

Enquanto os três amigos de Daniel estavam desejosos em obedecer a Nabucodonosor como o rei o qual Deus colocou em autoridade sobre eles, eles não estavam querendo adorar seus deuses ou adorá-lo como um deus. Eles deviam obedecer ao Único verdadeiro Deus, mesmo que isto significasse desobedecer a um rei tão poderoso como Nabucodonosor:

16 - Responderam Sadraque, Mesaque e Abednego, e disseram ao rei Nabucodonosor: Não necessitamos de te responder sobre este negócio. 17 - Eis que o nosso Deus, a quem nós servimos, é que nos pode livrar; ele nos livrará da fornalha de fogo ardente, e da tua mão, ó rei. 18 - E, se não, fica sabendo ó rei, que não serviremos a teus deuses nem adoraremos a estátua de ouro que levantaste. (Daniel 3:16-18)

A resposta de Sadraque, Mesaque e Abedenego a Nabucodonosor é instrutiva em relação a soberania de Deus e submissão. Quando eles escolheram desobedecer ao rei, eles o fizeram como um ato de submissão ao Único que era absolutamente soberano, o Deus de Israel.

E mesmo quando eles devem “obedecer antes a Deus do que aos homens” (veja Atos 5:29), eles ainda falam ao rei com o devido respeito. Sua resposta à Nabucodonosor revela a profundidade do seu entendimento da soberania do seu Deus.

Suas palavras expressam sua confiança na absoluta soberania de Deus. Ele é capaz de fazer qualquer coisa que Ele queira. Ele não recebe ordens dos homens; Ele faz o que lhe agrada:

3 - Mas o nosso Deus está nos céus; fez tudo o que lhe agradou. (Salmos 115:3)

5 - Porque eu conheço que o SENHOR é grande e que o nosso Senhor está acima de todos os deuses. 6 - Tudo o que o SENHOR quis, fez, nos céus e na terra, nos mares e em todos os abismos. (Salmos 135:5-6)

Porque a soberania de Deus está apta a fazer o que Lhe agrada, estes três servos de Deus não estão a fim de anunciar o que Deus fará. Este é uma questão do Seu bom desejo. Ele fará com eles o que lhe agrada.

Eles estão convictos de que Ele pode e irá livrá-los das mãos de Nabudonosor, porém esta libertação pode tomar diferentes formas. Ele poderá livrá-los de serem jogados na fornalha. Ele poderia livrá-los através da fornalha (como Ele faz), ou Ele poderia livrá-los através da morte, levantando-os no último dia. Como Ele irá livrá-los eles não sabem. A libertação deles está dentro do propósito soberano de Deus, e eles não fazem nenhum esforço para indicar qual poderia ser. Isto é um assunto de Deus, pois Ele é soberano.

Nabucodonosor ficou irado com a resposta destes três homens que ousaram desafiar seu decreto “soberano”. Ele ordenou seus servos aquecerem a fornalha sete vezes mais quente e então jogar os três homens nela (3:19-20). O fogo estava tão intenso que os servos do rei que o atenderam eles mesmos foram mortos pelo calor. Quando os homens estavam na fornalha, o que o rei viu quando ele olhou na fornalha o atordoou completamente:

24 - Então o rei Nabucodonosor se espantou, e se levantou depressa; falou, dizendo aos seus conselheiros: Não lançamos nós, dentro do fogo, três homens atados? Responderam e disseram ao rei: É verdade, ó rei. 25 - Respondeu, dizendo: Eu, porém, vejo quatro homens soltos, que andam passeando dentro do fogo, sem sofrer nenhum dano; e o aspecto do quarto é semelhante ao Filho de Deus. (Daniel 3:24-25)

Nabucodonosor comandaria estes Hebreus se curvarem para sua imagem de ouro e adorar seus deuses? A quarta pessoa na fornalha com estes três homens parecia como um dos deuses! Obviamente, o “Deus” destes três homens era maior do que os “deuses” de Nabucodonosor. “Quem é o Deus que vos poderá livrar das minhas mãos?” Nabucodonosor desafiou (2:15). O Deus deles, o Deus dos Judeus, livrou-os.

Vendo a mão de Deus livrar os três homens que ele tentou intimidar com seu poder, Nabucodonosor chamou os homens para saírem. Quando eles saíram da fornalha, ele observou que estes homens não foram prejudicados ou mesmo afetados pelo fogo de qualquer forma.

O intenso calor e as chamas as quais mataram os servos do rei (3:22) nem chamuscaram os cabelos das cabeças destes três Hebreus. Nem mesmo o cheiro de fogo estava neles. Agora Nabucodonosor fala do “deus” deles (veja verso 15) como o “Mais Alto Deus”. Ele novamente reconhece o Deus de Israel ser o soberano Deus, o “Deus dos deuses” e “Senhor dos reis” (2:47).

28 - Falou Nabucodonosor, dizendo: Bendito seja o Deus de Sadraque, Mesaque e Abednego, que enviou o seu anjo, e livrou os seus servos, que confiaram nele, pois violaram a palavra do rei, preferindo entregar os seus corpos, para que não servissem nem adorassem algum outro deus, senão o seu Deus. 29 - Por mim, pois, é feito um decreto, pelo qual todo o povo, e nação e língua que disser blasfêmia contra o Deus de Sadraque, Mesaque e Abednego, seja despedaçado, e as suas casas sejam feitas um monturo; porquanto não há outro Deus que possa livrar como este. (Daniel 3:28-29).

Daniel 4: Do Caviar à Grama

O quarto capítulo de Daniel é o evento final coroando o lidar de Deus com Nabucodonosor, o rei da Babilônia. Você notará que este capítulo é escrito em parte pelo próprio rei Nabucodonosor (veja versículos 1-18). Nabucodonosor confessa sua arrogância e orgulho e seu acabrunhamento pela soberana mão de Deus. O capítulo começa com o enaltecimento de Nabucodonosor ao soberano Deus de Israel:

1 - NABUCODONOSOR rei, a todos os povos, nações e línguas, que moram em toda a terra: Paz vos seja multiplicada. 2 - Pareceu-me bem fazer conhecidos os sinais e maravilhas que Deus, o Altíssimo, tem feito para comigo. 3 - Quão grandes são os seus sinais, e quão poderosas as suas maravilhas! O seu reino é um reino sempiterno, e o seu domínio de geração em geração. (Daniel 4:1-3)

A “queda” de Nabucodonosor acontece algum tempo depois de ser advertido por Deus num sonho o qual lhe incomodou grandemente. (4:5). Todos os homens sábios da Babilônia não foram capazes de interpretar o sonho mesmo embora ele o tenha contado para eles (4:7). Quando Daniel foi trazido perante o rei, Nabucodonosor descreveu sua visão:

10 - Eis, pois, as visões da minha cabeça, estando eu na minha cama: Eu estava assim olhando, e vi uma árvore no meio da terra, cuja altura era grande; 11 - Crescia esta árvore, e se fazia forte, de maneira que a sua altura chegava até ao céu; e era vista até aos confins da terra. 12 - A sua folhagem era formosa, e o seu fruto abundante, e havia nela sustento para todos; debaixo dela os animais do campo achavam sombra, e as aves do céu faziam morada nos seus ramos, e toda a carne se mantinha dela. 13 - Estava vendo isso nas visões da minha cabeça, estando eu na minha cama; e eis que um vigia, um santo, descia do céu, 14 - Clamando fortemente, e dizendo assim: Derrubai a árvore, e cortai-lhe os ramos, sacudi as suas folhas, espalhai o seu fruto; afugentem-se os animais de debaixo dela, e as aves dos seus ramos. 15 - Mas deixai na terra o tronco com as suas raízes, atada com cadeias de ferro e de bronze, na erva do campo; e seja molhado do orvalho do céu, e seja a sua porção com os animais na erva da terra; 16 - Seja mudado o seu coração, para que não seja mais coração de homem, e lhe seja dado coração de animal; e passem sobre ele sete tempos. 17 - Esta sentença é por decreto dos vigias, e esta ordem por mandado dos santos, a fim de que conheçam os viventes que o Altíssimo tem domínio sobre o reino dos homens, e o dá a quem quer, e até ao mais humilde dos homens constitui sobre ele. 18 - Este sonho eu, rei Nabucodonosor vi. Tu, pois, Beltessazar, dize a interpretação, porque todos os sábios do meu reino não puderam fazer-me saber a sua interpretação, mas tu podes; pois há em ti o espírito dos deuses santos. (Daniel 4:10-18).

Quando Daniel ouviu o sonho que o rei recebeu, ele ficou grandemente embaraçado também por reconhecer que a visão era um alerta para o rei de uma sentença que Deus iria trazer sobre ele no futuro. Está claro que Daniel é submisso em relação ao rei e deseja seus melhores interesses.

Ele não se alegra com o que irá acontecer ao rei. Nabucodonosor encoraja Daniel a falar livremente a respeito do significado desta visão. Daniel então passa a informar o rei sobre o sonho.

A grande árvore a qual o rei viu representa o próprio rei, o grande rei da Babilônia. Seu tamanho e força e as criaturas as quais ela sustenta todas simbolizam o poder e majestade do seu reino. Estas imagens falam da sua “soberania” sobre a terra:

22 - És tu, ó rei, que cresceste, e te fizeste forte; a tua grandeza cresceu, e chegou até ao céu, e o teu domínio até à extremidade da terra. (Daniel 4:22)

Como foi evidente para o rei pelo alarme de Daniel sobre este sonho, havia uma mensagem de alerta, o perigo de uma dramática queda:

23 - E quanto ao que viu o rei, um vigia, um santo, que descia do céu, e dizia: Cortai a árvore, e destruí-a, mas o tronco com as suas raízes deixai na terra, e atada com cadeias de ferro e de bronze, na erva do campo; e seja molhado do orvalho do céu, e a sua porção seja com os animais do campo, até que passem sobre ele sete tempos; 24 - Esta é a interpretação, ó rei; e este é o decreto do Altíssimo, que virá sobre o rei, meu senhor: 25 - Serás tirado dentre os homens, e a tua morada será com os animais do campo, e te farão comer erva como os bois, e serás molhado do orvalho do céu; e passar-se-ão sete tempos por cima de ti; até que conheças que o Altíssimo tem domínio sobre o reino dos homens, e o dá a quem quer. (Daniel 4:23-25).

Assim como a posição de grandeza do rei foi dada para ele por Deus, ela também lhe foi tirada e o rei então acabrunhado por sete anos. A majestade e o esplendor que o rei uma vez gozou seriam mudados pela humilhação da aparência e conduta de animal.

Tudo isto foi para o bem do rei, para ensiná-lo humildade. Era para aprender que soberania humana é dada para os homens através da soberania divina:

25 b – “... até que conheças que o Altíssimo tem domínio sobre o reino dos homens, e o dá a quem quer. (Daniel 4:25b).

Qualquer soberania que o rei da Babilônia possuísse era uma soberania limitada e uma soberania delegada. A posição e o poder do rei não eram devido a sua grandeza, porém devido à grandeza de Deus que lhe deu esta posição de poder.

Nesta palavra de alerta, havia também uma dupla mensagem de esperança. Primeiro, foi dito ao rei como ele podia evitar o acontecimento do qual este sonho alertou.

27 - Portanto, ó rei, aceita o meu conselho, e põe fim aos teus pecados, praticando a justiça, e às tuas iniquidades, usando de misericórdia com os pobres, pois, talvez se prolongue a tua tranquilidade. (Daniel 4:27)

Esta instrução é muito diferente daquela a qual os profetas Amós e Miquéias deram para a nação de Israel:

21 - Odeio, desprezo as vossas festas, e as vossas assembleias solenes não me exalarão bom cheiro. 22 - E ainda que me ofereçais holocaustos, ofertas de alimentos, não me agradarei delas; nem atentarei para as ofertas pacíficas de vossos animais gordos. 23 - Afasta de mim o estrépito dos teus cânticos; porque não ouvirei as melodias das tuas violas. 24 - Corra, porém, o juízo como as águas, e a justiça como o ribeiro impetuoso. (Amós 5:21-24).

8 - Ele te declarou, ó homem, o que é bom; e que é o que o SENHOR pede de ti, senão que pratiques a justiça, e ames a benignidade, e andes humildemente com o teu Deus? (Miquéias 6:8)

À nação de Israel foi prometida soberania sobre as nações do mundo (Gênesis 18:17-19; 22:17; 24:60; 27:29; Deuteronômio 15:6; 28:7-14; veja também Isaías 66).

Poder foi dado a Nabucodonosor (e a Israel) assim ele podia liberar o oprimido e cuidar dos necessitados. Na sua vaidade e orgulho, Nabucodonosor parece ter tomado o caminho do mundo, usando seu poder para oprimir os necessitados ao invés de cuidar deles.

Se ele se arrependesse do seu orgulho e usasse o poder dado por Deus como Ele queria que ele fizesse, não haveria necessidade da humilhação a qual o sonho alertou. Ele poderia evitar a punição de Deus se ele se arrependesse e governasse com justiça.

Há uma segunda mensagem de esperança. Mesmo que Nabucodonosor ignorasse o alerta, e mesmo que ele pudesse ser humilhado tornando-se como um animal, isto seria somente por um tempo – por sete anos.

Este trabalho humilde geraria o fruto do arrependimento, e então a soberania inicial do rei seria restaurada. Foi oferecida a Nabucodonosor a esperança da restauração se ele se arrependesse – no tempo desta advertência ou após o tempo de sua humilhação.

Pela própria confissão de Nabucodonosor, ele não deu atenção ao alerta que Deus lhe deu através do sonho e da interpretação de Daniel. Um ano depois, ele tolamente se orgulhou em sua soberania como se ele fosse o único responsável pelo seu sucesso. Como resultado, o sonho aconteceu:

29 - Ao fim de doze meses, quando passeava no palácio real de Babilônia, 30 - Falou o rei, dizendo: Não é esta a grande Babilônia que eu edifiquei para a casa real, com a força do meu poder, e para glória da minha magnificência? 31 - Ainda estava a palavra na boca do rei, quando caiu uma voz do céu: A ti se diz, ó rei Nabucodonosor: Passou de ti o reino. 32 - E serás tirado dentre os homens, e a tua morada será com os animais do campo; far-te-ão comer erva como os bois, e passar-se-ão sete tempos sobre ti, até que conheças que o Altíssimo domina sobre o reino dos homens, e o dá a quem quer. 33 - Na mesma hora se cumpriu a palavra sobre Nabucodonosor, e foi tirado dentre os homens, e comia erva como os bois, e o seu corpo foi molhado do orvalho do céu, até que lhe cresceu pelo, como as penas da águia, e as suas unhas como as das aves. (Daniel 4:29-33)

Não conheço outra grande humilhação do que este grande rei teve de passar nem outro ser humano que tenha passado tamanha dor.

Alguns ainda tentam achar uma ocasião na história quando tal dor ocorreu, embora possamos então ser assegurados da exatidão da descrição da Bíblia. (Eles também tentam achar um homem que tenha sido engolido por um grande peixe!).

Estou inclinado a pensar que este foi um único, antigo fenômeno, o qual aponta mais para uma intervenção soberana de Deus na história humana. A exata aflição é difícil de entender totalmente por que a descrição de Nabucodonosor é dita em termos de como ele se parecia, não que aflição ele realmente tinha.

Ele não criou pena; seus cabelos eram longos e cerrados assim eles pareciam como penas. Suas unhas não eram garras de passarinho; elas eram tão longas que eram como garras de passarinhos. Em cima de tudo isto, o rei comeu grama como gado, e estava obviamente fora do seu juízo.

Qualquer que seja a aflição do rei, ela cumpriu o seu propósito divino no tempo preciso indicado – sete anos. O rei parecia bem e sua sanidade retornou. Ele imediatamente louvou Deus como o Mais Alto. Ele confessou que somente Ele é soberano e que Ele faz o que deseja de forma que ninguém deveria desafiar Suas ações (versículos 34-35).

Conclusão

Nós consideramos a soberania de Deus como ensinado nos capítulos 2-4 no Livro de Daniel. A soberania de Deus era uma verdade que os Judeus desobedientes na Babilônia necessitavam entender, e ela é também uma verdade desesperadamente necessária nos nossos dias. Vamos considerar como a soberania de Deus relacionada aos Judeus no cativeiro Babilônico, e depois, como a soberania de Deus se aplica hoje para nós.

Deus é soberano sobre os governos seculares. Através da história de Israel, Deus usou as nações pagãs para cumprir os Seus propósitos. Deus usou o Egito para preservar e proliferar a nação de Israel por 400 anos antes que eles possuíssem a terra prometida.

Deus usou o coração duro do Faraó para mostrar Sua grandeza e poder. Ele usou as nações ao redor para punir Israel quando a nação caiu em pecado e desobediência. Ele usou as nações da Assíria e Babilônia para levar os Judeus ao cativeiro.

Nabucodonosor inclusive foi chamado de “servo” de Deus (Jeremias 25:9; 27:6; 43:10). A situação de Judá e Jerusalém não foi um acaso da história; não foi um mero destino. Foram a atuação do plano e propósito da soberania de Deus de Israel para alcançar os Seus propósitos, para cumprir Suas promessas e profecias.

A soberania de Deus foi importante para os Judeus, assim como ela é para nós, por que ela é a base para nossa certeza de que as profecias de Deus relativas ao Seu futuro reino serão cumpridas.

A visão que Deus deu a Nabucodonosor no capítulo 2 foi a da vinda do reino eterno, o qual Cristo, “a pedra feita sem mãos,” iria estabelecer. Era para ser estabelecido pela abolição dos atuais reinos dos homens.

Somente um Deus que é soberano sobre a história poderia cumprir as profecias da vinda do reino de Deus. Não é de admirar que a soberania de Deus seja um tema tão proeminente em Daniel. Daniel é um livro de história e profecia. Nas porções históricas, a soberania de Deus é demonstrada.

Nas porções proféticas, a soberania de Deus não somente é necessária; ela é assumida. O Deus que se mostrou Ele mesmo soberano sobre as nações é o Deus que promete estabelecer Seu reino sobre todas as nações.

Eis aqui uma lição que precisamos aprender e ser constantemente lembrados dela no nosso século vinte. Vivemos em dias de caos e mudanças. A União Soviética virtualmente se dissolveu diante dos nossos olhos. O Muro de Berlin foi derrubado.

Nações estão em Guerra civil, e milhares de vidas inocentes estão sendo sacrificadas como vemos, sem proteção. Cristãos parecem estremecer quando um Democrata é eleito para o gabinete mais alto na terra. É como a soberania de Deus não é acreditada.

Nosso problema não é novo. É o problema de assumir que Deus está sem poder para executar o Seu plano e propósitos onde os pagãos estão no poder. Este foi o erro de Abraão o qual o levou a mentir a respeito da identidade da sua esposa, dizendo que ela era meramente sua irmã:

10 - Disse mais Abimeleque a Abraão: Que tens visto, para fazer tal coisa? 11 - E disse Abraão: Porque eu dizia comigo: Certamente não há temor de Deus neste lugar, e eles me matarão por causa da minha mulher. 12 - E, na verdade, é ela também minha irmã, filha de meu pai, mas não filha da minha mãe; e veio a ser minha mulher; (Gênesis 20:10-12)

Deus não usou Nabucodonosor somente para punir Seu povo, Deus realmente trouxe este rei pagão de joelhos. Deus “submeteu” este rei soberano a Ele mesmo. Deus o trouxe à fé.

A nação de Israel era para ser uma “luz para os Gentios”. Era para eles proclamarem o evangelho de Jesus Cristo aos Gentios, pois a salvação de Deus não era somente para os Judeus. Eles se recusaram a fazer isto, assim Deus trouxe a evangelização aos Gentios através da descrença e rebelião dos Judeus.

O pecado da nação levou à subjugação e ao cativeiro na Babilônia. Lá, santos como Daniel geraram testemunho para o Deus de Israel, e até este rei soberano veio a se curvar de joelhos diante Dele em louvor de adoração. Deus não é somente soberano entre o Seu povo e na terra de Canaã. Deus é soberano sobre toda a terra e também o céu!

Isto deve significar que Deus é soberano sobre as decisões do Presidente dos Estados Unidos, sobre as leis passadas pelo Congresso, e mesmo sobre as decisões tomadas pela Suprema Corte. Deus é até soberano sobre o Serviço de Imposto de Renda. Deus é soberano sobre reis e reinos.

Se isto é verdade, então precisamos acreditar que cada rei, cada pessoa na posição de poder político, está lá por designação divina (veja Romanos 13:1-2). Isto significa que nós devemos nosso respeito à estas autoridades, nossa obediência, nossas taxas, a menos que qualquer destes especificamente requerer de nós desobedecermos à Deus (Romanos 13:1-7).

Significa que as leis, decisões, e decretos que eles fazem – mesmo aqueles os quais punem ou perseguem os santos – têm um propósito divino. Podemos ser levados a desobedecer ao governo, como Daniel e os três amigos, porém somente quando obedecendo àquele governo exigiria desobedecermos à Deus. No caos e fraquezas dos nossos dias, não percamos de vista o fato de que Deus é soberano na história e soberano até sobre poderes pagãos.

A soberania de Deus não é uma verdade rápida ou facilmente aprendida. A soberania de Deus está claramente revelada nas Escrituras, porém frequentemente leva uma sequência de circunstâncias adversas antes de se tornar uma parte do tecido do nosso pensamento e conduta.

Nestes três capítulos (2-4) de Daniel, Deus progressivamente convence Nabucodonosor da Sua soberania. Nabucodonosor professou acreditar na soberania de Deus no capítulo 2, após seu sonho ser revelado e interpretado por Daniel. Porém no capítulo 3, vemos o rei compelindo aqueles debaixo da sua autoridade a adorar um ídolo, uma afronta ao Deus soberano de Israel.

Quando Deus liberta Sadraque, Mesaque e Abedenego da fornalha ardente, Nabucodonosor novamente proclama que Deus é soberano. Porém no capítulo 4, vemos Nabucodonosor se exaltando em orgulho e Deus tendo de torná-lo humilde através dos sete anos de insanidade.

No capítulo 2, Nabucodonosor viu a relação da soberania de Deus ao futuro da história mundial. No capítulo 3, ao rei foi mostrada a relação entre a soberania de Deus e Seu poder de passar leis e punir os homens.

Agora, no capítulo 4, o rei Nabucodonosor começa a ver como a soberania de Deus se relaciona com as suas atitudes pessoais e ações como rei da Babilônia. O rei começa ver sua posição e poder como a medida da sua grandeza pessoal. Ele se torna cheio de poder e orgulho.

Ele começa a abusar do seu poder, se aproveitando do fraco e vulnerável ao invés de usar o seu poder para protegê-lo e prover para ele.

Deus ensinou Nabucodonosor que a posição e o poder de alguém são dados por Deus e é uma manifestação da Sua grandeza – não do homem. Deus realmente levanta “aquele a quem Ele quer” e Ele “o escolhe entre os mais humildes” (Daniel 4:17). Poder e posição são privilégios dados por Deus; são também comissionamentos dos quais não deveríamos nos orgulhar, mas usá-los para o benefício de outros.

Muitos desejam serem líderes hoje por razões todas muito similares àquelas de Nabucodonosor. Eles querem governar. Eles não querem servir outros, porém ser servidos. Eles não são semelhantes aos discípulos durante o ministério terreno do nosso Senhor.

Eles não são diferentes de muitos Cristãos de hoje que procuram liderar, não servir, mas ter “status” e serem servidos. Aqueles aos quais são dadas posições de poder e prestígio precisam estar alerta do orgulho, sendo constantemente lembrados que liderança é dada por Deus e uma manifestação da Sua grandeza – não da nossa.

Para que não pensemos que o rei Nabucodonosor foi diferente de qualquer um de nós, devemos considerar que em nossos dias os indivíduos procuram ser soberanos. Eles querem ser autônomos e independentes, os capitães das suas próprias almas, os mestres dos seus próprios destinos. Talvez mais do que em qualquer outra época, individualismo prevalece.

Esta é a época do egoísmo, como as Escrituras predizem (II Timóteo 3:1,2a). Um amigo me deu um panfleto para um seminário que promete ensinar 10 passos para o sucesso. Cada um dos passos é dominado pela palavra “próprio”.

Nós, como Nabucodonosor, e como o seu e nosso predecessor, Satanás, desejamos ser “deuses”. Queremos destronar o único verdadeiro Deus e nos entronizarmos. Deixemos Nabucodonosor ser nosso professor, e vamos humildemente dobrar nossos joelhos diante Dele de quem, através de quem e para quem são todas as coisas.

36 - Porque dele e por ele, e para ele, são todas as coisas; glória, pois, a ele eternamente. Amém. (Romanos 11:36)

Adendo: Textos sobre Soberania na Bíblia.

Genesis 50:20

Êxodo 18:11

Deuteronômio 4:39

1 Samuel 2:1-10

2 Reis 19:15

1 Crônicas 29:11-12

2 Crônicas 20:5-6

Jó 9:12; 12:13-25; 23:13; 33:12-13; 41:11; 42:2

Salmos 2 (all); 22:27-28; 37:23; 75:6-8; 76:10; 95:3-5; 103:19; 115:3*; 135:5-18 (5-6)

Provérbios 16:1-5, 9, 33; 19:21; 20:24; 21:1

Eclesiastes 3:14; 9:1

Isaías 14:24-27; 40:12-15, 18, 22, 25; 44:6,24-28; 45:5, 7, 9-13; 46:9-11

Jeremias 18:6; 32:17-23, 27; 50:44

Lamentações 5:19

Daniel 2:21, 37-38; 4:17, 32, 34-35; 5:18; 7:27; 6:26

Mateus 11:25-26; 20:1-16

John 19:11

Atos 2:22-24; 4:24-28; 17:26

Romanos 8:28; 11:36; 14:11

Efésios 1:11; 4:6

Filipenses 2:9-11

Colossenses 1:16-17

1 Timóteo 6:15

Hebreus 1:3

Tiago 4:12

Apocalipse 1:5-6

Traduzido por Césio J. de Moura


1 Richard L. Strauss, The Joy of Knowing God (Neptune, New Jersey: Loizeaux Brothers, 1984), p. 118.

2 Ibid., p. 114.

3 A. W. Tozer, The Knowledge of the Holy (San Francisco: Harper & Row, Publishers, 1961), p. 115.

4 Ibid., p. 116.

5 A. W. Pink, The Attributes of God (Swengel, Pa.: Reiner Publications, 1968), p. 27.

6 Ibid., p. 25.

7 Ibid., pp. 23, 24.

8 Richard Strauss, The Joy of Knowing God, pp. 114-115.

Related Topics: Character of God

[2] Dio, il nostro Guaritore

Carolyn entrò timidamente nel mio ufficio. Con qualche difficoltà spiegò che il suo rapporto sessuale con suo marito, Kevin, risultava a dir poco a disagio. La giovane coppia andava d’accordo su qualsiasi altro campo ma ciò nonostante, quando arrivò il tempo dell’intimità fisica, Carolyn inevitabilmente diventava di ghiaccio e combatteva con un angoscia emotiva che la travolgeva.

Sebbene lei riuscisse a sottomettersi ai desideri del marito, questa esperienza la viveva sempre in modo straziante. Quando passavano questo tempo insieme, si sentiva umiliata e piena di vergogna e non era una brava attrice per poter fingere a Kevin. Lui si stancava della lotta che viveva Carolyn e la incoraggiò a cercare aiuto. Quando lei fu brutalmente onesta con se stessa, temette per il suo matrimonio.

Mentre parlavamo, osservavo il bel volto tranquillo di Carolyn: sebbene lei comprendesse la situazione, era sorprendentemente impassibile. Ho cercato di capire la sua inibizione sessuale che chiaramente non dipendeva da un impedimento religioso o da qualche causa morale. Poi, quasi una sensazione a pelle, le chiesi. “Carolyn, può essere che sei stata molestata sessualmente qualche volta?”

In quel momento il suo contegno crollò. Sembrò scioccata e i suoi occhi si riempirono di lacrime. “Come l’hai capito?” sussurrò.

“E’ stato qualcuno della tua famiglia?” chiesi delicatamente per sapere.

“No, è stato un amico dei miei genitori. Quando lo dissi a mia madre, mi disse che stavo mentendo.” A quel punto la voce di Carolyn cambiò tono.

“E’ successo più di una volta?” Il mio cuore sprofondò immaginando quanto sola si dovette sentire.

“E’ durato otto anni, Vickie. E’ iniziato quando avevo sei anni. Alla fine lui si trasferì di casa quando avevo quattordici anni. In quel periodo lo dissi a mia madre, ma lei non mi credette …”

Carolyn singhiozzò silenziosamente per alcuni minuti. Continuammo a parlarne per parecchie settimane. Ad un certo punto le dissi: “Carolyn, sei stata una vittima. Sei stata violata e sfruttata ed eri troppo piccola per capire cosa fare. Non puoi farti una colpa per quello che è successo. L’amico dei tuoi genitori è stato il malfattore e tu hai bisogno di indirizzare tutta la colpa alla persona a cui appartiene: su di lui, non su di te.

Alla fine guardai gli occhi di Carolyn e le dissi: “Quell’uomo ha controllato la tua vita da quando avevi sei anni. Hai intenzione di lasciare che controlli anche il tuo futuro?”

In qualche modo queste parole arrivarono a Carolyn e lei poté attribuire il peso della colpa su di lui e lo perdonò. Poi pregammo insieme. “Signore”-disse-”per favore guariscimi. Guarisci le mie memorie affinché questa situazione non mi perseguiti per il resto della mia vita. Per favore, insegnami su come avere una buon rapporto sessuale con Kevin. E’ stato così paziente…”

Alcune settimane dopo fui rincuorata e grata di sapere i cambiamenti positivi che ci furono in quel matrimonio travagliato. Dio, il Guaritore, aveva toccato le vite di Carolyn e di Kevin.

Il Desiderio e il Potenza di guarigione

Sebbene abbiamo ricercato maturità spirituale attraverso la Parola di Dio, la preghiera, la fratellanza e l’ubbidienza, alcuni di noi sono stati ostacolati da qualcosa che ci ha tenuto lontano dal godere della salute emotiva e della maturità spirituale. Come Carolyn, abbiamo portato il bagaglio delle nostre esperienze del passato nel nostro presente. Emozioni distruttive hanno fatto ritardare o bloccare il nostro progresso in qualche punto nel nostro cammino dello sviluppo spirituale.

Molti di noi hanno speso una fortuna per rimedi che non hanno curato la radice del nostro malessere. Dopo aver provato e lottato così tanto è meraviglioso apprendere che c’è Qualcuno che non solo ha il desiderio, ma anche il potere di guarirci. La Bibbia dice molto riguardo Dio in quanto Guaritore.

Dio, come prima volta, si è rivelato come Guaritore del Suo popolo in uno strano incidente accaduto nel Vecchio Testamento descritto in Esodo capitolo 15. Dopo quattrocento anni di schiavitù, gli israeliti furono liberati dall’Egitto con la potente mano di Dio. Essi videro le piaghe che devastarono la più grande civiltà sulla faccia della terra. Hanno visto le acque stare ferme come delle mura su entrambi i lati. Hanno visto il migliore armamento del Faraone composto da cavalieri e dalle loro bighe affondare: i nemici che li avevano terrorizzati per tutta la loro vita erano stati sconfitti. In questo modo drammatico Dio ci ha dato un quadro del primo passo in cui noi oggi facciamo esperienza quando Lui inizia la nostra guarigione emotiva: la libertà dalla schiavitù del nostro passato.

Dio offre la Guarigione davanti al Passato

Quando gli Israeliti videro che la loro schiavitù in Egitto era finita e che i loro padroni di prima erano impotenti per poterli rendere schiavi nuovamente, gli israeliti non ebbero nessun motivo per temere od obbedire ai loro padroni precedenti.

Proprio come quegli israeliti, quando abbiamo fede in Gesù Cristo, noi siamo liberati dalla schiavitù del nostro vecchio padrone, Satana. Questa liberazione dovrebbe anche liberarci dall’influenza del nostro passato sulle nostre emozioni, ma mentre tutto questo può accadere all’istante, per la maggior parte di noi questo è un processo più graduale. La prima parte di Esodo 15 è una canzone di lode al Signore per la Sua grande vittoria sui nemici degli Israeliti: emotivamente si sentivano al settimo cielo. Poi è iniziato il viaggio verso la terra promessa.

Così come dice il libro dell’Esodo “Poi Mosè fece partire glIsraeliti dal Mar Rosso, ed essi si diressero verso il deserto di Shur; camminarono tre giorni nel deserto, e non trovarono acqua. E quando giunsero a Mara, non poterono bere le acque di Mara, perché erano amare; perciò quel luogo fu chiamato Mara. E il popolo mormorò contro Mosè, dicendo: Che berremo? (Esodo 15:22-24)

Tre giorni nel deserto senz’acqua, poi la delusione dell’acqua non potabile e i figli di Dio dimenticarono presto la Sua Potenza e il Suo interesse per loro. Avrebbero potuto dire “Guarda cosa Dio ha già fatto per noi! Dopo tutto ciò, troverà un modo per provvederci dell’acqua. Continueremo ad aver fiducia in Lui.” Ma Loro non lo fecero.

Gli Israeliti si lamentarono invece: un abitudine che persistette per tutto il viaggio. La storia nella Bibbia ci dice che loro si lamentarono di Mosè, ma in realtà si lamentavano di Dio che li stava guidando con una colonna di nuvola e una colonna di fuoco che si muoveva davanti a loro. Erano dei bambini nel loro cammino con Dio. Fortunatamente Dio comprese e fu molto paziente con loro. Nonostante il loro atteggiamento lamentoso, Dio rispose alla richiesta del loro portavoce: “Così Mosè gridò allEterno; e lEterno gli mostrò un legno chegli gettò nelle acque, e le acque divennero dolci. (Esodo 15:25)

Una soluzione così semplice per Dio e poi “lEterno diede al popolo una legge e un decreto e lo mise alla prova, e disse: «Se tu ascolti attentamente la voce dellEterno, il tuo DIO, e fai ciò che è giusto ai suoi occhi e porgi orecchio ai suoi comandamenti e osservi tutte le sue leggi, io non ti manderò addosso alcuna delle malattie che ho mandato addosso agli Egiziani, perché io sono lEterno che ti guarisco». (Esodo 15:25-27)

Nella versione originale Dio dice “Io sono Yavè-Rafà, il Signore che ti guarisce”. Rafà vuol dire “guarire, curare, riparare, alleviare”.

Dio diede questa promessa alla vecchia nazione d’Israele, ma essa include un principio che si applica a noi oggi:

La salute emotiva e spirituale sono i risultati dellobbedienza.

La salute è collegata all’obbedienza sia spirituale, fisica ed emotiva. Se noi obbediamo ai comandi contrari all’immoralità sessuale, non saremo contagiati dalle malattie trasmesse sessualmente che dilagano ai nostri tempi moderni e contemporaneamente la nostra autostima non soffrirà del fatto di essere usati, sminuiti e rigettati.

Se obbediamo al comando di non invidiare, avremo un attitudine sana sia nei rapporti interpersonali, sia per quello che possediamo. Saremo grati a Dio per ciò che ci ha dato, sia poco o molto, e saremo immuni alla scontentezza che è come un qualcosa di acido per le nostre emozioni.

Se obbediamo al comando di non rubare, avremo un sano rispetto verso noi stessi, una buona nomina e una buona fedina penale.

Se onoriamo i nostri genitori invece di ribellarci contro di loro, proteggeremo i nostri rapporti familiari.

Ci sono innumerevoli e sani benefici nell’avere una coscienza pulita e Dio ha messo alla prova il Suo popolo per provarlo e conoscerlo in modo reale: ha detto in modo chiaro che li avrebbe benedetti con la salute se essi avrebbero ubbidito ai Suoi comandi. C’è però molto che possiamo imparare dall’incidente accaduto nelle acque di Mara …

La Potenza della Croce

Lo strumento che Dio ha usato per risanare le acque amare è stato un pezzo di legno. Perché non si è usato il sale, la sostanza che Elia ha usato centinaia di anni più tardi? Perché non si è risanata soltanto attraverso una parola? Dio, invece, ha guidato Mosè a mettere un pezzo di legno nell’acqua perché quel pezzo di legno richiamava un’altra cosa: la croce di Gesù Cristo. La Croce è l’unico modo in cui le acque amare delle nostre vite possono essere risanate. In altre parole:

La Croce è il rimedio di Dio per il dolore emotivo.

Gli strumenti aggiuntivi di Dio per la Guarigione.

Centinaia di anni prima della nascita di Cristo, il profeta Isaia, profetizzando l’opera del Messia, disse: “Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità;il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti (Isaia 53: 4-5).

Isaia disse che Gesù sarebbe stato preso, caricato dei dolori, trafitto, stroncato e ferito per le nostre malattie, il nostro dolore (emotivo), le nostre trasgressioni, le nostre iniquità, per il nostro castigo.

Perché l’ha fatto? Per portarci pace e guarigione: Poiché Lui è

Dio, il nostro guaritore.

Isaia dice: “Per le Sue lividure, noi siamo stati guariti”. Alcuni insegnano che questo vuol dire che la guarigione fisica è garantita dalla redenzione di Cristo, ma l’apostolo Pietro interpretò questo passo biblico in modo diverso. Lui scrisse: “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti. Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime.( 1 Pietro 2:24-25).

Pietro applica le parole di Isaia per la nostra Salvezza. Dio sapeva che noi avevamo bisogno di essere guariti spiritualmente per ottenere guarigione emotiva. La Croce di Gesù Cristo, dove ha portato i nostri peccati e preso il nostro castigo, ha reso possibile la riconciliazione tra noi e Dio. Ciò ha permesso di ritornare a Lui per essere lavati e perdonati. Il Suo Sacrificio ci porta pace: questa è guarigione spirituale ed emotiva, no?

Forse starai pensando:e riguardo la guarigione fisica?

Ricordati che tutta la guarigione proviene da Dio, sia che avvenga attraverso il riposo, il bel tempo o con una buona dieta (i talenti dati da Dio ai medici o chirurghi) o sia attraverso i miracoli tramite la preghiera.

Per quanto riguarda le nostre emozioni, Dio usa, in aggiunta alla croce di Gesù Cristo, almeno quattro strumenti per guarirci: La Sua Parola, la Potenza che avviene nel lodarLo, lincoraggiamento del Suo Popolo e il dono di un immagine di sé stessi che è ad immagine di Dio. Guardiamo ora ognuna di queste componenti di guarigione spirituale.

La Parola di Dio porta Guarigione nel Presente

La potenza guaritrice di Dio la si vede, oltre ad altri passi biblici, nel salmo 107, un canto di lode al Signore per il Suo amore infallibile per il Suo popolo. Lui mostra questo amore attraverso la Sua liberazione quando essi gridarono a Lui nel bisogno: Soffrivano, gli stolti, per il loro comportamento ribelle, e per le proprie colpe; lanima loro rifiutava qualsiasi cibo, ed erano giunti fino alle soglie della morte. Nellangoscia, gridarono al SIGNORE ed egli li liberò dalle loro tribolazioni. Mandò la sua parola, li guarì e li salvò dalla morte (Salmo 107:17-20).

Qui vediamo delle persone che stavano soffrendo lafflizione per infermità fisica, emotiva e spirituale come conseguenza di persistente ribellione contro il Signore. Eppure, quando loro gridarono a Lui, LuiMandò la Sua parola e li guarì.

Dio come usa la Sua parola per guarire?

Gesù ha dimostrato questo dono divino meravigliosamente quando era sulla terra. Lui ha guarito qualsiasi afflizione di cui lumanità soffriva ed ha fatto così per dimostrare che Lui era lUnico che potesse guarirci dalla radice che è causa di tutti i nostri problemi: il peccato.

Prendiamo un evento specifico: in Luca capitolo 7 si parla di un centurione Romano il cui servo era ammalato e stava per morire. Il Centurione aveva sentito parlare di Gesù ed aveva mandato degli anziani giudei per chiederGli aiuto.

Gesù rispose alla richiesta di guarigione avviandosi verso la casa del Centurione, ma prima di arrivare lì, ci fu un altro messaggio mandato dal Centurione a Gesù: «Signore, non darti questincomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anchio sono uomo sottoposto allautorità altrui, e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: Vai, ed egli va; a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa questo, ed egli lo fa». (Luca 7:6-8).

Gesù ascoltò questa frase con stupore e disse alla folla di non aver mai visto una fede così tra i Giudei. Quando i messaggeri tornarono a casa del Centurione, videro che il servo era stato guarito.

Questo guerriero romano comprese lautorità e sapeva che Gesù aveva lautorità di guarire a distanza. Gesù ha potuto mandare la Sua Parola e guarire, ed è ciò che fece.

Lo fa anche oggi? Se lo fa, come lo fa?Qualè il nesso tra la Parola e la guarigione delle nostre emozioni? Per rispondere a queste domande, dobbiamo vedere i modi in cui Dio usa la Sua parola per guarirci: la nostra Lode per Lui.

La Potenza Guaritrice della Lode

Uno degli insegnamenti che abbiamo ricevuto dal Signore è:Rallegratevi sempre nel Signore (Filippesi 4:4). Questa è la Parola di Dio. Come può guarirci questa parola?

Immaginate di essere pieni di ansia, paura, scoraggiamento o dolore. Il Futuro incerto, senza lavoro, una malattia terminale in qualcuno della tua famiglia, i figli che si sono allontanati dal Signore e sono lontani anche da Te o sei in un grande dolore per la perdita di qualcuno che ami.

In mezzo ai tuoi guai, Dio ti manda questa parola per guarirti: Rallegrati sempre nel Signore.

Vedete, Dio è lunico punto di riferimento che non cambia nelle nostre vite. Quando tutte le altre cose vanno via – salute, famiglia, amici, soldi, posizione sociale – Dio rimane. Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e in eterno (Ebrei 13:8). Questo non è qualcosa per cui rallegrarsi? Non solo Dio è presente con noi, ma la Sua Parola ci dice che Lui ci ama e niente ci può separare dal suo grande amore incondizionato.

Unaltra parola che il Signore dice èSiate sempre gioiosi;non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. (1 Tessalonicesi 5:16-18).

Come possiamo applicare questo passo in modo pratico? Magari pregando in questo modo:

(con parole proprie) Signore, mi sento terribile: spaventato, preoccupato, rifiutato, a lutto ma la tua Parola mi assicura che niente su questa terra, sia il passato, presente o futuro, può spezzare la mia relazione con Te attraverso Cristo Gesù.

Poiché vivrò per leternità, il mio tempo sulla terra è come un piccolo puntino tra le pagine di eternità. Io posso rallegrarmi in te perché Tu non mi abbandonerai mai. Tu non smetterai mai di amarmi. Tu ascolti le mie preghiere quando grido a te così come hai fatto per il Tuo popolo in passato.

Mi hai dato la Tua Parola ed io scelgo di obbedirti. Mi rallegro in Te. Ti lodo. Ti ringrazio per chi Tu sei e per quello che hai fatto in me.

Fai questa preghiera in modo costante e posso garantirti praticamente che alla fine ci sarà un cambio nelle tue emozioni, ma Dio sa che abbiamo bisogno di aiuto, sia divino che umano. Lui provvederà questo aiuto.

Lo Spirito di Dio vive in noi

Quando abbiamo creduto in Gesù Cristo, Lui ha perdonato i nostri peccati e ci ha chiamato ad una nuova vita di obbedienza per Lui. Lui non ha detto Ora che ti ho perdonato, redimi il tuo modo di fare:fai del tuo meglio, metticela tutta. Cambierai te stesso. Che modo disperato sarebbe tutto ciò. . !

La cosa meravigliosa è che Lui sapeva che non avremmo potuto cambiare noi stessi o guarire noi stessi con le nostre proprie forze. Lui ci ha dato Qualcuno che ci aiuti. Lui ci ha dato il Suo Santo Spirito a vivere con noi. Lui è colui che ci da una nuova vita, ci rende una nuova creazione e ci mette nel corpo di Cristo. E Lui che ci rende capaci di comprendere le scritture e metterle in pratica (vedi 1 Corinzi 2:12-13).

Romani capitolo 8 ci insegna che lo Spirito ci rende liberi dalla schiavitù del peccato. Lui è il nostro nuovo Maestro. Lui ci guida nelle vie di Dio. Lui ci da la sicurezza che noi siamo figli di Dio e che possiamo entrare in sua presenza con libertà e familiarità. Lui ci aiuta nelle nostre debolezze. Lui interpreta le nostre preghiere e Lui intercede per noi. La nostra parte è piegarsi al Suo controllo, avere il cuore e la nostra mente per le cose che Lui desidera. La nostra parte è stare al passo con la Sua guida e fidarci che Lui ci darà la capacità di vivere piacendo a Dio. LUI è lunico che lavora nella parte più intima del nostro essere per darci il carattere di Gesù Cristo, il che è lo scopo supremo della nostra salvezza e delladozione nella Sua famiglia. La famiglia di Dio, i credenti, è ciò che Dio ha provveduto per laiuto e per la compagnia che abbiamo bisogno.

La Famiglia di Dio ci aiuta a guarire

Sebbene io voglia accennare qui lamicizia cristiana come strumento della guarigione di Dio, lo rinviamo fino al capitolo 18 in una spiegazione più approfondita. Per adesso è sufficiente dire che gli amici e i gruppi di supporto sono la chiave per la guarigione emozionale: essi sono efficaci perché noi esseri umani siamo stati creati per aver bisogno lun laltro.

La Bibbia dice che Dio ci ama e ci accetta, eppure abbiamo bisogno la dimostrazione tangibile dellamore e dellaccettazione dalle persone che vediamo, ascoltiamo e tocchiamo. Se una parte del corpo di Cristo soffre, ogni altra parte soffre con essa. Quindi, se sei in difficoltà, non fare il solitario: raggiungi gli amici cristiani, gruppi di sostegno o qualcuno che possa darti dei consigli cristiani e permettigli di aiutarti. Dagli il privilegio e lopportunità di pregare per te.

UnImmagine di Sé stessi come ad immagine di Dio incoraggia la Guarigione Emotiva

Dio usa anche un altro strumento potente per mantenerci emotivamente sani. Quando accettiamo Gesù Cristo nelle nostre vite, Dio ci da una nuova immagine di noi stessi in Cristo. Questo sano modo di vedere noi stessi è possibile solamente quando smettiamo di credere a quello che le nostre emozioni ci dicono e iniziamo a credere quello che Dio dice di Noi.

Ad esempio le nostre emozioni potrebbero dirci:Non credo che qualcuno mi abbia mai amato veramente, quindi qualcosa in me deve essere inamabile. Mi sento un perdente. Non credo di essere un buon cristiano. Non sento lAmore di Dio.

Al contrario, invece, se abbiamo un rapporto con Dio perché abbiamo creduto in Gesù Cristo, ecco cosa Lui vuole che noi ascoltiamo:Io ti amo, adesso sei mio figlio/a. Conosco tutto di te, il tuo passato, il tuo presente e il tuo futuro, ed Io ti accetto. Tu sei unito/a in Cristo. lo Spirito Santo alberga in Te. Non ti abbandonerò mai, sia in questo tempo né nelleternità.

Dovendo affrontare questi tipi di monologhi personali, a chi hai intenzione di credere? Alle tue emozioni o alla Parola di Dio? Non dobbiamo soltanto credere alla stima di Dio per noi, ma abbiamo bisogno di rifiutare quello che le nostre esperienze negative e le nostre emozioni ci dicono. Mentre noi costantemente rifiutiamo le impressioni negative che abbiamo creduto per anni e accettiamo il nostro nuovo status come quelli che Dio ama come il Suo unigenito Figlio, limmagine di noi stessi cambia.

Limmagine di sé stessi non cambia perché ci concentriamo sul fatto di piacere a noi stessi dicendo Sto facendo qualcosa di buono per me stesso e seguiamo altri suggerimenti che alimento la centralità su di noi. Limmagine di noi stessi cambia perché noi scegliamo di nostra volontà di credere a Dio e accettare il Suo amore per noi.

Si, Dio può guarire le nostre emozioni. Lui è il nostro guaritore, Lui vuole guarirci. Lui vuole liberarci dai devastanti ostacoli emotivi che bloccano la nostra crescita verso la maturità. Il fatto meraviglioso è che Lui ha il potere di guarire e Lui ha provveduto tutto ciò che è necessario per la nostra guarigione.

·         La Croce di Cristo

·         La Sua Parola

·         Il Rallegrarsi nella Lode

·         Lo Spirito Santo

·         Il Suo Corpo, la Chiesa e

·         Una nuova immagine di sé in Cristo.

Related Topics: Spiritual Life, Sanctification, Suffering, Trials, Persecution, Forgiveness, Comfort, Failure, Women's Articles

10. A Soberania De Deus Na Salvação (Romanos 9:1-24)

Introdução

À medida que o meu treinamento no seminário se aproximava do seu final, eu tinha de pensar no que deveria fazer após a graduação e onde isto seria. No meu pensamento, parece que eu tinha determinado que Houston, no Texas seria um lugar que eu não queria ir.

Embora eu nunca tenha verbalizado que Houston estava fora de cogitação, de alguma forma, se tornou aparente para mim que eu não consideraria seriamente indagações de lá. Naquele ponto a tempo, eu, interiormente, removi Houston da lista negra do meu coração, “Certo, Senhor, mesmo Houston,” eu suspirei.

Naquela noite, chegou uma chamada de um grupo de Houston, o qual eu não iniciara nem convidara. Enquanto eu considerei a oportunidade de ministério, devo admitir algum alívio quando ele não se materializou.

Tanto quanto gostamos de acreditar que somos tAotalmente submissos à soberania de Deus, virtualmente todos nós temos áreas as quais conscientemente ou inconscientemente fechamos, embora Deus possa ser “soberano” em algumas áreas de nossas vidas, porém em outras não.

A maioria dos Cristãos professa acreditar na soberania de Deus, porém recusa a concessão dela operar em certas áreas. A morte é usualmente atribuída à categoria de soberania de Deus porque não temos controle sobre ela de qualquer forma. Desastres são considerados assuntos da soberania de Deus, inclusive, com incrédulos referindo-se a certos desastres como “atos de Deus”.

Muito do evangelicalismo recusa concessão à soberania de Deus quando ela chega à salvação dos pecadores, como se esta recusa realmente pudesse mudar o fato da Sua soberania. Eles estão desejosos de conceder a Deus muito do crédito pela obra de Cristo na cruz e o trabalho do Espírito Santo em levar os homens à fé.

Porém eles não estão querendo admitir que Deus esteja no completo controle (pois isto é precisamente o que a soberania é – completo controle) da salvação dos pecadores perdidos. Homens têm um papel a desempenhar neste processo, porém claramente Deus está no controle, completo controle, do processo.

Este debate sobre o relacionamento entre o papel de Deus na salvação e o homem pode parecer reservado somente para os acadêmicos. Porém isto não é verdade, pois a soberania de Deus na salvação é uma doutrina crucial, como Martinho Lutero afirmou:

“Portanto, não é irreverente, curioso ou trivial, porém é útil e necessário para um Cristão, descobrir se a vontade faz alguma coisa ou nada nas questões pertencentes à salvação eterna...

Se não soubermos estas coisas, devemos não saber nada de nada das coisas Cristãs e deve ser pior do que qualquer gentio... Portanto, deixemos que qualquer um que não sinta isto confesse que ele não é Cristão.

Pois se eu sou ignorante do que, quão distante, e quanto posso e devo fazer em relação a Deus, será igualmente incerto e desconhecido para mim o que, quão distante, e quanto Deus pode e permite fazer em mim...

Porém quando as obras e o poder de Deus são desconhecidos desta forma, não posso adorar, louvar, agradecer, e servir a Deus, pois não sei quanto devo atribuir a mim mesmo e quanto a Deus.

Portanto compete a nós estarmos bem certos sobre a distinção entre o poder de Deus e o nosso próprio, o trabalho de Deus e o nosso próprio, se quisermos viver uma vida santa”.1

O que significa quando dizemos que Deus é soberano na salvação? Charles H. Spurgeon disse o seguinte a respeito, assim como pode ser dito pelos homens:

“Primeiro então, DIVINA SOBERANIA COMO EXEMPLIFICADA NA SALVAÇÃO. Se algum homem é salvo, ele é salvo pela graça divina e pela graça divina apenas; a razão da sua salvação não é achada nele, porém em Deus.

Nós não somos salvos como resultado de qualquer coisa que façamos ou que queiramos, porém nós queremos e fazemos como resultado da boa vontade e pela ação da Sua graça em nossos corações. Nenhum pecador pode impedir Deus; isto é, ele não pode ir adiante Dele, não pode antecipar-se a Ele.

Deus está sempre primeiro em questão de salvação. Ele está antes de nossas convicções, antes dos nossos desejos, antes dos nossos medos, e antes das nossas esperanças. Tudo que é bom ou será bom em nós é precedido pela graça de Deus e é o efeito de uma causa divina.”2

Novamente, a graça de Deus é soberana. Isto significa que Deus tem um absoluto direito de dar aquela graça onde Ele escolher e retê-la quando quiser.

Ele não é restrito a dá-la para qualquer homem, muito menos para todos os homens; se Ele escolhe dá-la para um homem e não para outro, Sua resposta é, “É o teu olho mau porque o meu olho é bom? Não posso fazer como quiser com o meu próprio? Eu terei misericórdia com quem Eu tiver misericórdia”3

As Escrituras dizem a mesma coisa, da mesma forma clara e enfaticamente:

44 - Ninguém pode vir a mim, se o Pai que me enviou o não trouxer; e eu o ressuscitarei no último dia. (João 6:44)

65 - E dizia: Por isso eu vos disse que ninguém pode vir a mim, se por meu Pai não lhe for concedido. (João 6:65)

48 - E os gentios, ouvindo isto, alegraram-se, e glorificavam a palavra do Senhor; e creram todos quantos estavam ordenados para a vida eterna. (Atos 13:48)

14 – E uma certa mulher, chamada Lídia, vendedora de púrpura, da cidade de Tiatira, e que servia a Deus, nos ouvia, e o SENHOR lhe abriu o coração para que estivesse atenta ao que Paulo dizia. (Atos 16:14)

34 - Porque, quem compreendeu a mente do Senhor? Ou quem foi seu conselheiro? 35 - Ou quem lhe deu primeiro a ele, para que lhe seja recompensado? 36 - Porque dele e por ele, e para ele, são todas as coisas; glória, pois, a ele eternamente. Amém. (Romanos 11:34-36)

30 - Mas vós sois dele, em Jesus Cristo, o qual para nós foi feito por Deus sabedoria, e justiça, e santificação, e redenção; 31 - Para que, como está escrito: Aquele que se gloria glorie-se no Senhor. (l Corintios 1:30-31)

6 - Tendo por certo isto mesmo, que aquele que em vós começou a boa obra a aperfeiçoará até ao dia de Jesus Cristo; (Filipenses 1:6)

5 - Não pelas obras de justiça que houvéssemos feito, mas segundo a sua misericórdia, nos salvou pela lavagem da regeneração e da renovação do Espírito Santo, (Tito 3:5)

2 - Olhando para Jesus, autor e consumador da fé, o qual, pelo gozo que lhe estava proposto, suportou a cruz, desprezando a afronta, e assentou-se à destra do trono de Deus. (Hebreus 12:2)

Aqueles que são salvos são salvos porque Deus os escolhe para salvação. O Santo Espírito deu vida para um espírito morto e entendimento para uma mente cega pelo pecado e por Satanás. Aqueles que são salvos podem ser ditos que escolheram Deus, porém somente após Deus primeiro os ter escolhido para salvação:

16 - Não me escolhestes vós a mim, mas eu vos escolhi a vós, e vos nomeei, para que vades e deis fruto, e o vosso fruto permaneça; a fim de que tudo quanto em meu nome pedirdes ao Pai ele vo-lo conceda. (João 15:16)

O outro lado da equação também é verdadeiro. Aqueles que são eternamente perdidos são perdidos porque Deus não os escolheu para salvação:

8 - Depois disto ouvi a voz do Senhor, que dizia: A quem enviarei, e quem há de ir por nós? Então disse eu: Eis-me aqui, envia-me a mim. 9 - Então disse ele: Vai, e dize a este povo: Ouvis, de fato, e não entendeis, e vedes, em verdade, mas não percebeis. 10 - Engorda o coração deste povo, e faze-lhe pesados os ouvidos, e fecha-lhe os olhos; para que ele não veja com os seus olhos, e não ouça com os seus ouvidos, nem entenda com o seu coração, nem se converta e seja sarado. (Isaías 6:8-10)

3 - E vi uma das suas cabeças como ferida de morte, e a sua chaga mortal foi curada; e toda a terra se maravilhou após a besta. 4 - E adoraram o dragão que deu à besta o seu poder; e adoraram a besta, dizendo: Quem é semelhante à besta? Quem poderá batalhar contra ela? 5 - E foi-lhe dada uma boca, para proferir grandes coisas e blasfêmias; e deu-se-lhe poder para agir por quarenta e dois meses.6 - E abriu a sua boca em blasfêmias contra Deus, para blasfemar do seu nome, e do seu tabernáculo, e dos que habitam no céu. 7 - E foi-lhe permitido fazer guerra aos santos, e vencê-los; e deu-se-lhe poder sobre toda a tribo, e língua, e nação. 8 - E adoraram-na todos os que habitam sobre a terra, esses cujos nomes não estão escritos no livro da vida do Cordeiro que foi morto desde a fundação do mundo. (Apocalipse 13:3-8)

8 - A besta que viste foi e já não é, e há de subir do abismo, e irá à perdição; e os que habitam na terra (cujos nomes não estão escritos no livro da vida, desde a fundação do mundo) se admirarão, vendo a besta que era e já não é, mas que virá. (Apocalipse 17:8)

Não entenda mal o que está sendo dito aqui. A fim de serem salvos os homens devem crer em Jesus Cristo como provisão de Deus para salvar os pecadores perdidos. E quando eles fazem isto, é porque Deus lhes deu o coração para assim fazerem. Os homens exercitam fé através do coração que Deus deu para eles para acreditarem:

6 - E o SENHOR teu Deus circuncidará o teu coração, e o coração de tua descendência, para amares ao SENHOR teu Deus com todo o coração, e com toda a tua alma, para que vivas. (Deuteronômio 30:6)

33 - Mas esta é a aliança que farei com a casa de Israel depois daqueles dias, diz o SENHOR: Porei a minha lei no seu interior, e a escreverei no seu coração; e eu serei o seu Deus e eles serão o meu povo. (Jeremias 31:33)

Da mesma forma, quando os homens são eternamente perdidos, é porque eles escolheram rejeitar a revelação de Deus (Romanos 1:18 ss) e Sua provisão para salvação em Jesus Cristo. Porque pecadores perdidos vão para o inferno?

Eles perecem porque eles não escolheram Deus. Eles também perecem porque Deus não escolheu salvá-los dos seus pecados e rebelião. Em termos mais simples, os homens vão para o inferno não somente porque Deus decretou, porém porque eles merecem (veja Apocalipse 16:4-7).4

Muitos textos como estes citados acima claramente refletem que salvação não é nosso trabalho, porém de Deus, e que não contribuímos nada para ela o que Ele já não tenha dado para nós pela Sua graça.

Nós tornaremos a esta lição para um texto o qual estabelece até mais energicamente do que os textos anteriores a soberania de Deus na salvação. A soberania de Deus na salvação pode ser deduzida de inúmeros textos bíblicos, e afirmada ou claramente declarada por outros textos.

Porém o nono capítulo de Romanos é dedicado a estabelecer a soberania de Deus na salvação. É a questão em vista e a conclusão de todo o capítulo.

Não é meramente implícito, ou mesmo especificado; é declarado, provado e mesmo defendido contra algumas das populares objeções a esta verdade. Por esta razão, devemos traçar a lógica inspirada de Paulo através dos primeiros 24 versículos de Romanos 9.

O Lamentável Dilema de Israel (Romanos 9:1-5)

1 - EM Cristo digo a verdade, não minto (dando-me testemunho a minha consciência no Espírito Santo): 2 - Que tenho grande tristeza e contínua dor no meu coração. 3 - Porque eu mesmo poderia desejar ser anátema de Cristo, por amor de meus irmãos, que são meus parentes segundo a carne; 4 - Que são israelitas, dos quais é a adoção de filhos, e a glória, e as alianças, e a lei, e o culto, e as promessas; 5 - Dos quais são os pais, e dos quais é Cristo segundo a carne, o qual é sobre todos, Deus bendito eternamente. Amém. (Romanos 9:1-5)

Nos primeiros oito capítulos do Livro de Romanos, Paulo estabelece a mais detalhada e raciocinada explanação do Evangelho de Jesus Cristo.

Em 1: 18-3:20, Paulo estabelece a doutrina da depravação do homem – aquela condição pecaminosa, decaída de cada ser humano, sem exceção – o que coloca os pecadores debaixo da sentença da divina condenação com nenhuma esperança de salvação fora da intervenção divina.

Em 3:21-5:21, Paulo explana a provisão divina pela qual os pecadores podem ser justificados pela fé em Cristo. Nos capítulos 6-8, Paulo fala das implicações presentes e futuras desta justificação pela fé.

Até agora, Paulo tem falado de ambos Judeus e Gentios como recipientes da justificação pela fé. Nos capítulos 9-11, ele equaciona para mostrar que a descrença dos Judeus e a salvação dos Gentios não são evidências de uma falha por parte da Palavra de Deus, porém ao contrário um muito inesperado, porém preciso cumprimento da Sua Palavra.

No capítulo 9, Paulo mostra que a doutrina da eleição é uma manifestação da soberania de Deus na salvação, e que ela explica a descrença de muitos Judeus, assim como a conversão de muitos Gentios.

Colocado simplesmente, aqueles muitos Judeus (e Gentios) que rejeitaram a obra de Jesus Cristo e que estão, portanto eternamente perdidos, são ilustrativos da soberania de Deus na salvação.

E aqueles Gentios (e Judeus) que chegaram à fé em Jesus como o Messias prometido são salvos como trabalho da soberania de Deus na salvação.

Duas Observações Cruciais

Antes de considerar os detalhes desta passagem, duas importantes observações devem ser feitas em relação ao texto como um todo. Estas observações são necessárias por causa daqueles que não querem reconhecer a soberania de Deus na salvação (incluindo especialmente a doutrina da eleição).

Eles procuram evitar o assunto ao insistir que Paulo está falando aqui de eleição coletiva, não eleição individual, e que esta eleição não é para salvação ou tormento eterno, porém ao contrário para certas bênçãos. O texto nos leva a diferir fortemente com esta visão e se opor a ela.

Primeiro, devemos observar que os versículos 1-5, reforçados pelos versículos 22-23, insistem que a salvação está em vista e nada menos. Em termos simples, Paulo está falando sobre céu e inferno, quem vai para lá e por que.

Paulo está grandemente aborrecido porque seus amigos-israelitas estão perdidos e debaixo da condenação divina. Porque ele diria que está desejoso de ser amaldiçoado, separado de Cristo, por interesse dos seus irmãos (Romanos 9:3)? A cura não deve ser mais severa que a doença e então nós vemos que a doença é aquela da condenação eterna.

Segundo, nós observamos que o texto não é a respeito de eleição coletiva, porém eleição individual. Dizer que a eleição é coleiva falha em entender que é precisamente o que a passagem é escrita para refutar.

Os Judeus amavam a doutrina da eleição, porque eles erradamente aplicavam eleição coletivamente aos descendentes de Abraão.5 Eles pensavam de si mesmos como os eleitos de Deus e todos os outros como os não eleitos.

Eles pensavam que todos os Judeus iriam para o céu e todos os Gentios para o inferno. Umas poucas fichas de participantes para o céu podem ser concedidas para uns poucos Gentios, porém estes deveriam se tornar prosélitos Judaicos. Eleição vista desta forma, era uma satisfação para os Judeus. Porém esta não é a eleição a qual a Palavra de Deus ensina.

Esta é exatamente o tipo de “eleição” que Paulo se opôs. Em Romanos 9 Paulo prova que a eleição de Deus não é coletiva, e que nem todos os descendentes físicos de Abraão ou Jacó (também chamado Israel) eram recipientes das bênçãos prometidas de Deus.

A falha da nação de Israel em relação ao Messias não foi uma falha da Palavra de Deus, porém a falha daqueles que presumiram que as promessas de bênçãos de Deus eram coletivas – pretendendo incluir todos os Judeus e excluir os Gentios.

Por isso, em Romanos 9:6-18, Paulo cita três ilustrações da eleição divina de Deus: Isaque, não Ismael (9:6-9); Jacó, não Esaú (9:10-13); e Moisés, não o Faraó (9:14-18)

De acordo com Paulo, o problema da descrença do Judeu (em Jesus como Messias) e a crença Gentia não é para ser explicada como se as promessas de Deus falharam. Ao contrário, as bênçãos da salvação de Deus nunca foram concedidas na base de quem são os homens ou do que eles fazem. Salvação sempre tem sido na base da divina eleição.

Nenhuma pessoa “digna” é escolhida porque ninguém é digno. Aqueles que são escolhidos são os indignos, para os quais a salvação é devida somente pela soberana graça de Deus. Neste capítulo de Romanos, Paulo insiste de que Deus finalmente determina o destino eterno dos homens.

Somente aqueles que Ele escolheu irão escolhê-Lo. Aqueles que Ele rejeitou irão persistentemente rejeitá-Lo. Deus escolhe alguns para serem salvos e ordena os demais para condenação eterna.

Em Romanos 9, Paulo não somente demonstra a verdade disto pelas Escrituras do Velho Testamento, ele também levanta as objeções que a doutrina da eleição provoca. Então ele as responde de uma forma que defende a doutrina da soberania de Deus na salvação.

Nos versículos 1-5 Paulo revela seu coração em relação aos seus companheiros israelitas. Ele escreve não como um traidor de sua nação, porém como um verdadeiro patriota. Ele ama seus companheiros israelitas e sacrificaria sua vida pelas suas salvações se ele pudesse. Ele escreve com um coração partido e um desejo sincero para ver seu próprio povo salvo.

A condição spiritual lamentável da nação de Israel não é devido a uma falta de revelação de Deus; ao contrário, é apesar dos privilégios espirituais incomparáveis que Deus derramou sobre os Judeus. Sua descrença, apesar dos muitos privilégios que Deus concedeu a eles, colocou-os a parte de outros. Considere alguns dos seus privilégios:

(1) Sua adoção como filhos (seu chamado para exercer a lei soberana de Deus na terra – Êxodo 4:22-23; II Samuel 7:12-16; Salmos 2:1-9; compare Romanos 8:18-25).

(2) A glória ( a revelação da glória de Deus para os Israelitas – Êxodo 40:30-35; I Reis 8:10-11)

(3) Os pactos ( Gênesis 12:1-3; 17:2; Deuteronômio 28-31)

(4) A entrega da Lei (Êxodo 20s.; Deuteronômio 5s.; Salmos 147:19)

(5) O serviço do templo (Deuteronômio 7:6; 14:1s.; Hebreus 9:1-10)

(6) As promessas de Deus (Atos 2:39; 13:32-33; Gálatas 3:13-22; Efésios 2:12)

(7) Os patriarcas (Deuteronômio 7:8; 10:15; Atos 3:13; Romanos 11:28)

(8) Os Judeus (especificamente a tribo de Judá) eram o povo do qual o Messias viria (Gêneses 12:1-3; 49:10; II Samuel 7:14; Mateus 1:1-16; Lucas 1:26-33)

In spite of her many privileges, Israel’s condition illustrates a principle closely related to the doctrine of the sovereignty of God in salvation or, more simply, divine election: God’s salvation is not directed toward the privileged, whom we might deem worthy of salvation, but to those pathetic souls who are unworthy of it, whom the unbelieving world considers undeserving to receive it.

Apesar dos seus muitos privilégios, a condição de Israel ilustra um princípio intimamente relacionado à doutrina da soberania de Deus na salvação ou, mais simplesmente, eleição divina: A salvação de Deus não é dirigida ao privilegiado, a quem podemos crer digno de salvação, porém para aquelas almas miseráveis as quais não são dignas dela, as quais o mundo incrédulo considera não merecedoras de recebê-la.

Os escribas e os Fariseus não podiam entender porque Jesus se associaria com “pecadores”. A resposta do nosso Senhor não foi aquela que eles queriam ouvir:

29 - E fez-lhe Levi um grande banquete em sua casa; e havia ali uma multidão de publicanos e outros que estavam com eles à mesa. 30 - E os escribas deles, e os fariseus, murmuravam contra os seus discípulos, dizendo: Por que comeis e bebeis com publicanos e pecadores? 31 - E Jesus, respondendo, disse-lhes: Não necessitam de médico os que estão sãos, mas, sim, os que estão enfermos; 32 - Eu não vim chamar os justos, mas, sim, os pecadores, ao arrependimento. (Lucas 5:29-32)

As palavras de Paulo aos Cristãos de Coríntios não são lisonjeiras também aos santos, porque elas enfatizam que a salvação é o resultado da escolha de Deus e que aqueles que Ele escolhe não são aqueles que esperaríamos:

26 - Porque, vede, irmãos, a vossa vocação, que não são muitos os sábios segundo a carne, nem muitos os poderosos, nem muitos os nobres que são chamados. 27 - Mas Deus escolheu as coisas loucas deste mundo para confundir as sábias; e Deus escolheu as coisas fracas deste mundo para confundir as fortes; 28 - E Deus escolheu as coisas vis deste mundo, e as desprezíveis, e as que não são para aniquilar as que são; 29 - Para que nenhuma carne se glorie perante ele. 30 - Mas vós sois dele, em Jesus Cristo, o qual para nós foi feito por Deus sabedoria, e justiça, e santificação, e redenção; 31 - Para que, como está escrito: Aquele que se gloria glorie-se no Senhor. (I Corintios 1:26-31)

Duas coisas são ditas neste texto as quais deveriam evitar qualquer Cristão de se tornar orgulhoso ou tomar qualquer crédito pela sua salvação. Primeiro, é Deus quem a fez totalmente.

É “por Seu fazer” que alguém é salvo (versículo 30). É Ele quem (primeiro) nos escolheu, não fomos nós que O escolhemos (João 15:16).

Segundo, não deveríamos ousar nos vangloriar em nós mesmos como Cristãos por que o tipo de pessoas que Deus mais frequentemente escolhe são aquelas que são tolas, fracas e vis (versículos 27-28). Se alguém se vangloriaria em sua salvação ele deve se vangloriar no Senhor, pois a salvação é do Senhor.

O erro do Judaísmo é assumir que sendo um participante dos privilégios nacionais de Israel (aqueles listados acima nos itens 4-5) asseguraria alguém de também ser um participante individual da benção da salvação eterna. João Batista atacou logo este erro nos Evangelhos:

8 - Produzi, pois, frutos dignos de arrependimento; 9 - E não presumais, de vós mesmos, dizendo: Temos por pai a Abraão; porque eu vos digo que, mesmo destas pedras, Deus pode suscitar filhos a Abraão. 10 - E também agora está posto o machado à raiz das árvores; toda a árvore, pois, que não produz bom fruto, é cortada e lançada no fogo. (Mateus 3:8-10)

Salvação não é determinada pelo ancestral ou raça de alguém; não é determinada na base de qualquer privilégio que alguém possa ter gozado. Salvação é baseada somente na eleição individual de Deus, resultando em fé em Jesus Cristo para o perdão dos pecados e a dádiva da vida eterna.

Alguns erradamente assumem que crescendo num lar Cristão assegura-lhes a benção da salvação. Existem privilégios envolvidos em ser parte da família Cristã (veja I Coríntios 7:12-14), porém não há nenhuma garantia que crescendo num lar Cristão isto irá salvá-lo.

Muitos pais Cristãos sentem-se culpados se um de seus filhos não crê em Cristo, porém eles não têm nenhum controle neste assunto. Tudo o que eles podem fazer é viver sua fé em obediência às Escrituras no contexto da família e reconhecer que salvação é do Senhor.

Crescer no meio de Cristãos não é garantia de salvação, assim como crescer num ambiente pagão não condena alguém à descrença. Assim como não podemos nos orgulhar da nossa própria salvação, ou daquela de qualquer outra pessoa, não deveríamos culpar a nós mesmos quando aqueles que amamos rejeitam o evangelho que abraçamos.

Alguma Coisa Está Errada Com o Plano? (Romanos 9:6-13)

6 - Não que a palavra de Deus haja faltado, porque nem todos os que são de Israel são israelitas; 7 - Nem por serem descendência de Abraão são todos filhos; mas: Em Isaque será chamada a tua descendência. 8 - Isto é, não são os filhos da carne que são filhos de Deus, mas os filhos da promessa são contados como descendência. 9 - Porque a palavra da promessa é esta: Por este tempo virei, e Sara terá um filho. 10 - E não somente esta, mas também Rebeca, quando concebeu de um, de Isaque, nosso pai; 11 - Porque, não tendo eles ainda nascido, nem tendo feito bem ou mal (para que o propósito de Deus, segundo a eleição, ficasse firme, não por causa das obras, mas por aquele que chama), 12 - Foi-lhe dito a ela: O maior servirá o menor. 13 - Como está escrito: Amei a Jacó, e odiei a Esaú. (Romanos 9:6-13)

Isaque, não Ismael – (Romanos 9:6-9)

Um primeiro olhar sugere que alguma coisa está errada. Se muitos Judeus estão rejeitando Jesus como seu Messias e muitos Gentios estão vindo à fé Nele, não é o reverso do que Deus prometeu? Alguma coisa está errada com o plano de Deus?

Mais diretamente, as promessas de Deus falharam? A Palavra de Deus falhou (versículo 6)? Paulo imediatamente nos informa que não houve nenhuma falha com a Palavra de Deus. Ele está pronto para provar que a Palavra está realmente sendo cumprida pelo que está acontecendo entre os Judeus e os Gentios. O plano de Deus para a salvação dos homens está sendo cumprido não como esperaríamos (veja Romanos 11:33-35, porém justamente como Deus prometeu.

A doutrina da eleição divina é a única explanação adequada para a descrença difundida dos Judeus e por muitos Gentios virem para a fé. Isto é importante para nós porque, em última análise, a suprema explanação para descrença e fé é divina eleição.

Como alguém explica a descrença e consequente julgamento dos homens? A resposta é dupla. Primeiro, os homens estão perdidos por que eles não escolheram aceitar a provisão de Deus da salvação em Jesus Cristo. Segundo, eles estão perdidos porque Deus não os escolheu. Em Romanos 9, a ênfase de Paulo é no segundo motivo.

O erro dos Judeus, que todos os Judeus são eleitos e, portanto deveriam ser salvos, foi baseado na suposição errada de que todos os Israelitas são eleitos de Deus, o verdadeiro Deus de Israel. Os Judeus assumiram que por causa deles serem fisicamente descendentes de Abraão, a eles estaria garantido um lugar no reino de Deus.

Paulo corrige esta ideia errônea, nos informando que só porque alguém é um descendente de Jacó (ou Israel), ele ou ela não é necessariamente um israelita verdadeiro.6 Nem é cada filho de Abraão um dos “filhos de Deus”;

Se ser um descendente físico de Abraão não é a base para alguém entrar nas bênçãos da salvação, o que determina quem recebe estas bênçãos? A resposta é simples: eleição divina.

Os “filhos de Deus” são aqueles que são os “filhos da promessa” (9:8). Deus prometeu a Abraão que ele teria um filho, e que através deste filho, as promessas de Deus seriam cumpridas. Ismael não era aquele filho.

Ismael era o resultado dos esforços de Abraão e Sara de produzirem um filho através de outro meio do que aquele que Deus pretendia – uma esposa substituta e mãe, Hagar. Destes dois “filhos” de Abraão, somente um era o filho da promessa – Isaque.

E assim nem todos os descendentes de Abraão eram os recipientes das bênçãos prometidas de Deus. Deus escolheu Isaque, e Ele rejeitou Ismael. A Palavra de Deus falhou porque Isaque foi escolhido e Ismael foi rejeitado? De maneira alguma, porque a promessa de Deus foi somente dada a Isaque.

Jacó, Não Esaú (Romanos 9:10-13)

Alguns podem objetar que o princípio da eleição pode dificilmente ser estabelecido na evidência da escolha de Deus por Isaque e Sua rejeição por Ismael.

Além de tudo, estes filhos tinham o mesmo pai, porém uma diferente mãe, e a mãe de Ismael era uma concubina. Não é de admirar que Ismael fosse rejeitado e Isaque escolhido.

Paulo então vai adiante para a sua segunda ilustração da eleição, a escolha de Deus por Jacó e Sua rejeição por Esaú (versículos 10-13). Estes dois filhos eram nascidos dos mesmos pais e eram até o produto da mesma união. Eles eram gêmeos. Dois filhos não poderiam ser mais similares, e mesmo assim Deus rejeitou um e escolheu o outro.

A escolha de Deus de Jacó sobre Esaú é contrária a tudo o que esperaríamos. Por costume, o primeiro filho recebia a primogenitura mesmo assim Deus indicou Sua escolha pelo filho mais novo de Rebeca antes mesmo de Jacó e Esaú serem nascidos:

21- E Isaque orou insistentemente ao SENHOR por sua mulher, porquanto era estéril; e o SENHOR ouviu as suas orações, e Rebeca sua mulher concebeu. 22 - E os filhos lutavam dentro dela; então disse: Se assim é, por que sou eu assim? E foi perguntar ao SENHOR. 23 - E o SENHOR lhe disse: Duas nações há no teu ventre, e dois povos se dividirão das tuas entranhas, e um povo será mais forte do que o outro povo, e o maior servirá ao menor. (Gênesis 25:21-23)

Deus indicou Sua escolha por Jacó sobre Esaú antes de nascerem sem consideração a qualquer trabalho que qualquer um deles faria. Alguns insistem que Deus escolhe quem Ele escolhe porque Ele sabe de antemão que eles irão escolhê-Lo.

Eles supõem que Deus escolhe aqueles que irão ser mais benéficos para Seu trabalho. Frequentemente eu ouço pessoas comentando em que Cristão dinâmico alguém se tornaria se ele fosse salvo.

Eles deveriam retomar as palavras de Paulo as quais indicam que a escolha de Deus de Jacó sobre Esaú foi feita sem qualquer consideração ao que eles poderiam fazer ou não, à parte dos seus trabalhos.

Não é que Deus fosse ignorante do que estes dois fariam; ao contrário, Sua escolha foi feita sem consideração das suas ações. Sua escolha foi uma declaração e demonstração da Sua soberania:

11 - Porque, não tendo eles ainda nascido, nem tendo feito bem ou mal (para que o propósito de Deus, segundo a eleição, ficasse firme, não por causa das obras, mas por aquele que chama), 12 - Foi dito a ela: O maior servirá o menor. (Romanos 9:11-12)

Não devemos falhar em notar que quando Deus escolheu Jacó sobre Esaú, Ele fez isto apesar da forte preferência de Isaque por Esaú (era sua Rebeca quem favorecia Jacó, enquanto Isaque preferia Esaú, Gênesis 25:28), e apesar dos esforços de Isaque em reverter as bênçãos para cair em Esaú (Gênesis 27).

Antes de começar, Jacó era a escolha de Deus, e Esaú foi rejeitado. Quando acabou, Jacó era o filho que recebeu as bênçãos de Deus, não Esaú. Para que não pensemos que a escolha de Deus por Jacó não incluía a Sua rejeição de Esaú, Paulo nos lembra:

13 - Como está escrito: Amei a Jacó, e odiei a Esaú. (Romanos 9:13)

A soberania de Deus foi demonstrada em Sua escolha por Jacó e em Sua rejeição de Esaú.

Moisés, Não o Faraó - Romanos (9:14-18)

14 - Que diremos, pois? que há injustiça da parte de Deus? De maneira nenhuma. 15 - Pois diz a Moisés: Compadecer-me-ei de quem me compadecer, e terei misericórdia de quem eu tiver misericórdia. 16 - Assim, pois, isto não depende do que quer, nem do que corre, mas de Deus, que se compadece. 17 - Porque diz a Escritura a Faraó: Para isto mesmo te levantei; para em ti mostrar o meu poder, e para que o meu nome seja anunciado em toda a terra. 18 - Logo, pois, compadece-se de quem quer, e endurece a quem quer. (Romanos 9:14-18)

Paulo levanta uma questão que espera uma resposta negativa: “Não há injustiça com Deus, há?” Se duvidamos qual resposta é esperada (o texto Grego deixa claro), a resposta de Paulo remove toda dúvida: “de maneira nenhuma”.

Naturalmente, Deus está livre de qualquer acusação de injustiça. Se esta pergunta pressupõe a resposta, ela também pressupõe a razão para perguntá-la. Paulo está ensinando eleição divina.

Deus escolhe um e rejeita outro, e quando Deus escolhe uma pessoa para salvação, Ele sempre o faz na base da graça, outorgada pela Sua escolha soberana e não na base de obras.

Se Paulo não estivesse ensinando a doutrina da eleição, esta pergunta seria inapropriada e mesmo não mereceria uma resposta. Porém Paulo estava ensinando eleição, o que é o porquê ele levanta a pergunta de justiça.

Como pode então Deus escolher salvar um homem e endurecer outro e não ser acusado de injustiça? A resposta é muito simples: graça. Salvação é um assunto da graça divina soberanamente outorgada sobre aqueles a quem Deus escolhe como seus receptores.

Graça é algo maravilhoso a qual Deus dá para os pecadores culpados que não são dignos das bênçãos de Deus. Justiça é sobre pessoas recebendo o que elas merecem. É injusto quando os homens trabalham para os seus empregadores e não são pagos. É injusto quando um criminoso culpado não é punido.

Deus não é injusto ao condenar pecadores ao tormento eterno, porque eles estão recebendo o que eles merecem. Além disso, Deus não é injusto ao salvar homens.

A punição para os pecadores os quais Deus salvou foi suportada pelo Senhor Jesus Cristo, que morreu no lugar dos pecadores, padecendo a ira de Deus. Deus é, portanto justo ao condenar os homens a suportar a sentença que merecem, e Ele é justo em salvar homens, cujas sentenças Cristo suportou:

21 - Mas agora se manifestou sem a lei a justiça de Deus, tendo o testemunho da lei e dos profetas; 22 - Isto é, a justiça de Deus pela fé em Jesus Cristo para todos e sobre todos os que creem; porque não há diferença. 23 - Porque todos pecaram e destituídos estão da glória de Deus; 24 - Sendo justificados gratuitamente pela sua graça, pela redenção que há em Cristo Jesus. 25 - Ao qual Deus propôs para propiciação pela fé no seu sangue, para demonstrar a sua justiça pela remissão dos pecados dantes cometidos, sob a paciência de Deus; 26 - Para demonstração da sua justiça neste tempo presente, para que ele seja justo e justificador daquele que tem fé em Jesus. (Romanos 3:21-26)

Observe o tom das palavras de Paulo em Romanos 9:14-18. Elas não são apologéticas. Paulo não está hesitante como ele deveria responder. Ele está corajoso e confiante. Ele está irritado que alguém possa mesmo sugerir que Deus é injusto na eleição. Ele não está tanto interessado em defender Deus como declarar a soberania de Deus.

Deus não é injusto na salvação de pecadores que merecem a ira eterna de Deus (versículos 15-16). Nem é Deus injusto na condenação de pecadores como o Faraó, cujo coração Deus endureceu (versículos 17-18).

Moisés e o Faraó eram mais do que apenas contemporâneos que se enfrentaram no êxodo. Moisés era o homem que parece ter sido o próximo na linha para ser o Faraó do Egito. Deus salvou Moisés, apontando-o para liderar o Seu povo fora da escravidão.

E Deus apontou o Faraó para ser aquele que recusaria libertar este povo da escravidão e cuja resistência proveria a ocasião para o poder de Deus ser declarado através de toda a terra.

Através de Moisés, Deus demonstrou Sua graça. Quando Deus começou revelar Sua glória a Moisés em Êxodo 33 (culminando no capítulo 34), Ele declarou que Sua misericórdia era para ser soberanamente outorgada para quem Ele escolhesse.

A razão para qualquer pessoa receber a graça não é para ser achada naquela pessoa, a receptora das Suas bênçãos, porém em Deus, o Abençoador. Graça é favor imerecido, e, portanto ela deve ser soberanamente outorgada, pois ninguém jamais seria digno dela.

Se alguém pudesse ser merecedor do favor de Deus (o que ninguém pode) as bênçãos de Deus não seriam na base da graça, mas de obras. Porém porque ninguém é digno do favor divino, cada bênção de Deus é outorgada na base da graça, com nenhum outro fator decidindo senão a soberana escolha de Deus.

Deus falou diretamente com Moisés (versículo 15) e indiretamente (através de Moisés e a Escritura) para o Faraó (versículo 17).O Faraó também foi escolhido, porém para um papel e destino bem diferente. Ele foi levantado de forma que o poder de Deus pudesse ser demonstrado por causa da sua teimosa oposição.

A vitória de Deus sobre o Faraó, através das pragas e depois através da separação do Mar Vermelho, foi amplamente proclamada (veja Êxodo 15:14-16). Deus foi glorificado através do endurecimento do coração do Faraó assim como Ele foi glorificado através de Moisés.

Está é uma importante verdade que parece escapar a muitos Cristãos. Muitos parecem pensar que Deus sofre alguma espécie de derrota quando pecadores perdidos não se arrependem e não chegam à fé Nele. Eles supõem que Deus somente é glorificado através da salvação do perdido e não através da condenação dos obstinados e resistentes pecadores.

De fato, Deus é glorificado através da salvação de pecadores e através da condenação de pecadores. Deus revela Sua misericórdia ao salvar pecadores e Seu poder ao triunfar sobre aqueles que se opõem a Ele. Deus não fica constrangido por aqueles que O rejeitam. Ele não “precisa” salvar os homens a fim de ser glorificado por eles.

Outra Objeção – (Romanos 9:19-23)

19 - Dir-me-ás então: Por que se queixa ele ainda? Porquanto, quem tem resistido à sua vontade? 20 - Mas, ó homem, quem és tu, que a Deus replicas? Porventura a coisa formada dirá ao que a formou: Por que me fizeste assim? 21 - Ou não tem o oleiro poder sobre o barro, para da mesma massa fazer um vaso para honra e outro para desonra? 22 - E que direis se Deus, querendo mostrar a sua ira, e dar a conhecer o seu poder, suportou com muita paciência os vasos da ira, preparados para a perdição; 23 - Para que também desse a conhecer as riquezas da sua glória nos vasos de misericórdia, que para glória já dantes preparou, (Romanos 9:19-23).

Existe uma resposta para esta pergunta, porém Paulo não irá responder a esta pergunta levantada antes de colocar um ponto muito importante. O versículo 19 não é apenas uma pergunta; é um insulto porque ela questiona a integridade de Deus. É na verdade uma denúncia contra Deus, um protesto. Ela não procura uma resposta; ela significa que fazendo a pergunta, Deus é silenciado.

Neste capítulo, Paulo estava ensinando sobre a soberania de Deus. Séculos antes de Paulo viver, Deus trouxe um rei da Babilônia ajoelhado. Este grande rei aprendeu algumas lições muito importantes sobre soberania. Nabucodonosor aprendeu primeiro que enquanto Deus outorga aos homens certo grau de soberania na terra (veja Daniel 2:37; 9:18ss.), a rigor somente Ele é soberano:

34 - Mas ao fim daqueles dias eu, Nabucodonosor, levantei os meus olhos ao céu, e tornou-me a vir o entendimento, e eu bendisse o Altíssimo, e louvei e glorifiquei ao que vive para sempre, cujo domínio é um domínio sempiterno, e cujo reino é de geração em geração. 35 - E todos os moradores da terra são reputados em nada, e segundo a sua vontade ele opera com o exército do céu e os moradores da terra; não há quem possa estorvar a sua mão, e lhe diga: Que fazes? 36 - No mesmo tempo tornou a mim o meu entendimento, e para a dignidade do meu reino tornou-me a vir a minha majestade e o meu resplendor; e buscaram-me os meus conselheiros e os meus senhores; e fui restabelecido no meu reino, e a minha glória foi aumentada. 37 - Agora, pois, eu, Nabucodonosor, louvo, exalto e glorifico ao Rei do céu; porque todas as suas obras são verdade, e os seus caminhos juízo, e pode humilhar aos que andam na soberba. (Daniel 4:34-37).

Especialmente importante para a resposta de Paulo em Romanos 9:20-21 é a declaração de Daniel 4:35.

(Daniel 4:35) - não há quem possa estorvar a sua mão, e lhe diga: Que fazes?

Soberania significa que aquele que é soberano está no completo controle, acima de questionamento de qualquer subordinado. Paulo é muito suscetível a este fato e então reage imediatamente, repreendendo a atitude do questionador. Quem é o homem para questionar a Deus? Deus é o Criador, e é Sua prerrogativa usar Sua criação (homens) de qualquer forma que Ele queira.

Os homens são Sua criação e eles não têm nenhum direito de questionar Seu Criador. Se Ele escolher usar um dos Seus vasos para Lhe trazer glória sendo um vaso preparado para destruição, isto é Seu direito. Se Deus decide trazer gloria para Si mesmo fazendo outro vaso como um vaso de misericórdia, um vaso o qual Ele salvará isto também é Sua prerrogativa.

O poder de Deus é demonstrado pelo derramar de Sua ira sobre os pecadores, como foi no Êxodo. A misericórdia e a graça de Deus são demonstradas pelo derramar da Sua graça em pecadores indignos, os salvado apesar dos seus pecados. Sua demora em destruir os “vasos de ira” é de propósito, permitindo-O mostrar Sua graça aos “vasos de misericórdia”. E estes “vasos de misericórdia” incluem alguns que são Judeus e alguns que são Gentios.

Gentios e Não Somente Judeus – (Romanos 9:24-29)

Estou constantemente admirado quão vagarosamente os discípulos (e eu!) pegaram o ensino do nosso Senhor. Mesmo após a morte, sepultamento, ressurreição e ascensão de nosso Senhor, vemos que os apóstolos foram vagarosos para abraçar o ensino do Velho Testamento e de Jesus no livro de Atos. Em Atos 1:8, Jesus lhes disse:

8 - Mas recebereis a virtude do Espírito Santo, que há de vir sobre vós; e ser-me-eis testemunhas, tanto em Jerusalém como em toda a Judéia e Samaria, e até aos confins da terra. (Atos 1:8)

Esta foi, porém uma repetição do que Jesus já tinha falado aos discípulos antes da Sua morte:

18 - E, chegando-se Jesus, falou-lhes, dizendo: É-me dado todo o poder no céu e na terra. 19 - Portanto ide, fazei discípulos de todas as nações, batizando-os em nome do Pai, e do Filho, e do Espírito Santo; 20 - Ensinando-os a guardar todas as coisas que eu vos tenho mandado; e eis que eu estou convosco todos os dias, até a consumação dos séculos. Amém. (Mateus 28:18-20)

Os discípulos procuraram evangelizar imediatamente os Gentios no Livro de Atos? Certamente não. Na verdade, eles resistiram a isto. A evangelização dos Gentios aconteceu apesar dos apóstolos mais do que por causa deles, outra evidência da soberania de Deus na salvação.

Foi necessária uma intensa perseguição para espalhar os crentes Judeus de Jerusalém (Atos 8:1 ss.). Foi necessária uma visão divina dramática e repetida para Pedro ir à casa de Cornélio, um Gentio, e pregar o evangelho (veja Atos 10:1ss.). E quando a palavra alcançou os ouvidos dos líderes Judeus da igreja de Jerusalém, Pedro foi chamado e reprendido por pregar aos Gentios (Atos 11:1-3)

O argumento de Pedro foi muito convincente. Eles tiveram que admitir que Deus tinha a intenção de salvar os Gentios também, porém note o que eles fizeram quando eles reconheceram isto – nada.

15 - E, quando comecei a falar, caiu sobre eles o Espírito Santo, como também sobre nós ao princípio. 16 - E lembrei-me do dito do Senhor, quando disse: João certamente batizou com água; mas vós sereis batizados com o Espírito Santo.17 - Portanto, se Deus lhes deu o mesmo dom que a nós, quando havemos crido no Senhor Jesus Cristo, quem era então eu, para que pudesse resistir a Deus? 18 - E, ouvindo estas coisas, apaziguaram-se, e glorificaram a Deus, dizendo: Na verdade até aos gentios deu Deus o arrependimento para a vida. 19 - E os que foram dispersos pela perseguição que sucedeu por causa de Estêvão caminharam até à Fenícia, Chipre e Antioquia, não anunciando a ninguém a palavra, senão somente aos judeus. 20 - E havia entre eles alguns homens cíprios e cirenenses, os quais entrando em Antioquia falaram aos gregos, anunciando o Senhor Jesus. 21 - E a mão do Senhor era com eles; e grande número creu e se converteu ao Senhor. (Atos 11:15-21)

Não fosse por causa daquele grupo anônimo de Judeus Helenistas, os quais não sabiam algo melhor do que compartilhar sua fé com os Gentios, a igreja predominantemente Gentia em Antioquia nunca teria sido estabelecida (humanamente falando, naturalmente).

Quando chegamos ao versículo 24 em Romanos 9, Paulo quer que os seus leitores entendam que a salvação de muitos Gentios e a descrença de muitos Judeus deveria chegar não com surpresa. Agora ele volta para o Velho Testamento para mostrar que longe das promessas de Deus terem falhado pela fé dos Gentios e descrença dos Judeus, Suas promessas foram realizadas.

23 - Para que também desse a conhecer as riquezas da sua glória nos vasos de misericórdia, que para glória já dantes preparou, 24 - Os quais somos nós, a quem também chamou, não só dentre os judeus, mas também dentre os gentios? 25 - Como também diz em Oséias: Chamarei meu povo ao que não era meu povo; E amada à que não era amada. 26 - E sucederá que no lugar em que lhes foi dito: Vós não sois meu povo; Aí serão chamados filhos do Deus vivo. 27 - Também Isaías clama acerca de Israel: Ainda que o número dos filhos de Israel seja como a areia do mar, o remanescente é que será salvo. 28 - Porque ele completará a obra e abreviá-la-á em justiça; porque o Senhor fará breve a obra sobre a terra. 29 - E como antes disse Isaías: Se o Senhor dos Exércitos nos não deixara descendência, Teríamos nos tornado como Sodoma, e teríamos sido feitos como Gomorra. 30 - Que diremos, pois? Que os gentios, que não buscavam a justiça, alcançaram a justiça? Sim, mas a justiça que é pela fé. 31 - Mas Israel, que buscava a lei da justiça, não chegou à lei da justiça. 32 - Por quê? Porque não foi pela fé, mas como que pelas obras da lei; tropeçaram na pedra de tropeço; 33 - Como está escrito: Eis que eu ponho em Sião uma pedra de tropeço, e uma rocha de escândalo; E todo aquele que crer nela não será confundido. (Romanos 9:23-33)

Conclusão

Todos os quais Deus escolhe para salvar são pecadores perdidos, mortos em seus delitos e pecados, cativos não somente pelos seus próprios pecados, porém do próprio Satanás, nada diferente daqueles que irão viver eternamente no inferno (veja Efésios 2:1-3).

Aqueles os quais Deus salva não O procuram; eles são salvos independentemente de procurarem serem justos (Romanos 9:30-33). Eles são salvos não pelo o que eles são ou por causa do que eles serão ou poderiam ser (Romanos 9:11)

Eles são escolhidos e salvos, não por causa de qualquer decisão que fizeram por Deus; ao contrário a decisão de confiar em Deus é o resultado do Seu fazer, não do homem (João 1:12; Atos 13:48; 16:14; Filipenses 1:29; 2:12-13).

Através do Seu Espírito, Deus regenera o morto em seus delitos e pecados, dando vida e fé e assim que a pessoa é agora levada a Ele (João 6:44) e expressa fé em Jesus Cristo para salvação, uma fé a qual também vem de Deus (Efésios 2:8-9; I Coríntios 4:7); salvação é então considerada como trabalho da soberania de Deus – não do homem (Romanos 9:11, 15-16; 11:36; I Coríntios 1:30-31; Hebreus 12:2).

Existem alguns angustiados porque Deus escolhe alguns e não outros? Não deveriam estar! Quando Deus escolhe salvar alguém, Ele escolhe um que nunca teria escolhido Ele primeiro. Michael Horton coloca isto desta forma:

“Essencialmente eleição é Deus fazendo a decisão por nós que nunca teríamos feito por Ele”.7

Deveríamos ser gratos que Deus elege alguns para a salvação; de outra forma, ninguém jamais seria salvo. Se Deus olhou para baixo e escolheu aqueles que iriam escolhê-Lo, Ele escolheria nenhum, pois nenhum O escolheria (veja Romanos 3:10-18)

Se Deus fosse para escolher aqueles que eram dignos da Sua salvação, Ele não escolheria nenhum. Eleição é a escolha de um Deus soberano para ter alguns. Eleição é baseada somente sob a graça de Deus, não sob qualquer mérito de nós mesmos.

Eleição é o trabalho da graça, e o único meio pelo qual os pecadores podem ser salvos. Não é uma doutrina para torturar, porém uma doutrina sob a qual deveríamos regozijar. Ela é a base para gratidão e louvor. Como Paulo disse no capítulo 12:

1 - ROGO-VOS, pois, irmãos, pela compaixão de Deus, que apresenteis os vossos corpos em sacrifício vivo, santo e agradável a Deus, que é o vosso culto racional. 2 - E não sede conformados com este mundo, mas sede transformados pela renovação do vosso entendimento, para que experimenteis qual seja a boa, agradável, e perfeita vontade de Deus. (Romanos 12:1-2)

A conclusão dos capítulos 9 -11 de Romanos não é um reconhecimento invejoso da soberania de Deus, porém um louvor alegre pela Sua soberania:

33 - Ó profundidade das riquezas, tanto da sabedoria, como da ciência de Deus! Quão insondáveis são os seus juízos, e quão inescrutáveis os seus caminhos! 34 - Porque, quem compreendeu a mente do Senhor? Ou quem foi seu conselheiro? (Romanos 35 - Ou quem lhe deu primeiro a ele, para que lhe seja recompensado? (Romanos 36 - Porque dele e por ele, e para ele, são todas as coisas; glória, pois, a ele eternamente. Amém. (Romanos 11:33-36)

A soberania de Deus é um incentivo à oração pela salvação do perdido e a fonte de conforto quando alguém rejeita Sua oferta de salvação em Cristo.

Saber que Deus é soberano na salvação é um grande incentivo para testemunhar, por que sei que Deus irá cumprir o Seu propósito. Apesar das minhas falhas ao apresentar o evangelho, e a cegueira daqueles aos quais é pregado, Deus é o Único que salva.

Meu trabalho e o seu no evangelismo nunca é em vão. Mesmo quando os homens rejeitam o evangelho, Deus é glorificado na pregação do Seu evangelho, quer os homens acreditem ou não. Ele é glorificado pela salvação dos pecadores e pela punição eterna dos pecadores.

Definitivamente, os homens não são salvos porque os convencemos ou mesmo porque eles tenham (primeiro) decidido escolher acreditar em Deus. Os homens são salvos porque Deus os escolheu, esclarecidos e iluminados pelo Seu Espírito para entenderem o evangelho, eficazmente chamados pela abertura dos seus corações para responderem ao evangelho.

Quem você preferia ter no controle do destino eterno dos homens, os homens pecadores ou um Deus amoroso, misericordioso e soberano? Para quem você apelaria para a salvação dos homens? Ele é um Deus que nos ama e que se deleita em responder nossas orações.

Regosijemo-nos porque a salvação de nossos amados está definitivamente em Suas mãos, e que podemos pedir a Ele que os salve. E quando os amados rejeitam o evangelho, sabemos que Ele é capaz de salvar. Quando os amados morrem sem chegar à fé, sabemos que isto não pegou Deus de surpresa, porem é uma parte do Seu grande plano eterno.

Frequentemente na nossa apresentação do evangelho, tememos deturpar Deus e diminuir a Sua glória no quadro que transmitimos para o perdido. O evangelho não deve ser visto como Deus implorando e pleiteando com os pecadores esperando desesperadamente que eles O escolham.

O evangelho é um mandamento e nós o proclamamos para os pecadores perdidos. Sabemos que não podemos convencer os homens dos seus pecados ou fazê-los se voltarem para Cristo, porém Deus pode e faz para todos os que Ele tem escolhido. Nunca retratemos um Deus “sem personalidade”, que é dependente das decisões dos homens, ao invés do verdadeiro Deus, que sempre realiza o que Seus propósitos.

Não é de admirar que o evangelho seja ofensivo para os pecadores perdidos que gostam de pensar que são “donos dos seus destinos”, os “capitães das suas almas”. Nós não estamos no controle, os homens perdidos são pecadores, que ofenderam um Deus justo e santo e que estão destinados para o inferno eternamente. Eles não podem fazer nada para se salvar.

Eles devem reconhecer seus pecados e se lançar sobre a misericórdia de Deus que se fez disponível no sangue derramado de Jesus Cristo, que morreu para pagar a sentença pelos homens pecadores e oferecer aos pecadores indignos Sua justiça.

O evangelho é uma oferta gloriosa para os pecadores perdidos, os quais não podem fazer nada para se salvarem. O evangelho é uma ofensa para os que têm justiça própria, que pensam que são salvos por eles mesmos, pelos seus próprios méritos.

Você reconheceu os seus pecados e culpa? Você se submeteu à soberania de Deus do universo e aceitou Sua provisão para sua salvação. Eu não posso convencê-lo ou convertê-lo.

Eu posso lhe falar que seus pecados merecem a vida eterna no inferno e que Deus pela Sua graça enviou Seu Filho, Jesus Cristo, para tomar o lugar dos pecadores e dar aos homens a Sua justiça. Ele prometeu que o Seu Espírito irá convencer pecadores perdidos dos seus pecados, da Sua justiça, e do julgamento eterno. Você se submeterá a Deus recebendo Seu meio de salvação, o único meio de salvação? Eu oro que você irá.

Qual é a Relação Entre Regeneração e Crença?

Considere estes pensamentos na relação entre regeneração e crença:

Todos os homens estão mortos nos seus delitos e pecados, indiferentes a Deus, e incapazes de fazer qualquer coisa para mudar sua condição (veja Efésios 2:1-3).

Aqueles mortos em seus delitos e pecados não entendem Deus; eles não captam o evangelho ou procuram Deus. Eles estão destinados para a ira divina, sem esperança separados da divina graça e intervenção.

Regeneração é o trabalho sobrenatural de Deus o qual dá vida ao homem morto (Efésios 2:5; Tito 3:5).

Fé é um presente o qual Deus dá para aqueles os quais Seu Espírito regenerou, então possibilitando e causando a escolha de Deus responder ao evangelho pela confiança em Jesus Cristo para salvação (Efésios 2:8-9).

Regeneração precede crença. Regeneração é o trabalho do Espírito Santo, dando vida àquele que está espiritualmente morto. Esta nova vida é expressa pela fé na pessoa e obra de Jesus Cristo. Deus é o iniciador, a primeira causa, e a fé do homem é, portanto o resultado do trabalho de Deus no homem.

Isto significa que a salvação é em última instância o trabalho de Deus. Ele é o iniciador; nós respondemos (veja I João 4:19) Ele é o autor e consumador da nossa fé (Hebreus 12:1-2) Ele completará o que começou em nós (Filipenses 1:6). Adequadamente, achamos Deus descrito como a causa da fé dos homens (Atos 13:48; 16:14).

A outra (incorreta) visão é que o homem primeiro atua, crendo em Deus, e então Deus responde outorgando a salvação, em resposta à fé do homem. Neste caso, o homem é a primeira causa.

O problema com esta visão é que ela contradiz as Escrituras. Ela nega a soberania de Deus e nega a depravação do homem. Como pode um homem morto, que odeia a Deus e não O procura, de repente, na sua própria iniciativa, recorre a Deus em fé (veja Romanos 3:9-18)?

Objeções à Divina Soberania

Muitas são as objeções à soberania divina. Vamos levantar algumas delas e oferecer a resposta bíblica.

Eleição de Deus é baseada em Seu pré-conhecimento, e pré-conhecimento é conhecimento de Deus, adiantado, de quem irá escolhê-Lo (textos como Romanos 8:29 são usados como provas).

(1) Pré-conhecimento algumas vezes se refere ao conhecimento prévio sobre alguém. Nas Escrituras é também usado como uma escolha feita adiante do tempo.

E “conhecer” algumas vezes significa “escolher” (Gênesis 18:19, veja nota marginal; Jeremias 1:5) e “prever” algumas vezes significa “escolher antes do tempo - de antemão”. Em Romanos 11:2 e I Pedro 1:20, “de antemão” não pode significar simplesmente “saber a respeito adiante do tempo”. Tem de significar “escolhido ou selecionado antes do tempo”.

(2) Se a escolha daqueles os quais Ele salvaria fosse baseado sobre Seu pré-conhecimento daqueles que O escolheriam, ninguém seria salvo por causa da depravação humana (veja João 6:37, 44; Romanos 3:9-18). Ninguém escolheria Deus a menos que Deus nos escolhesse primeiro, nos regenerasse, e nos desse a fé para responder ao evangelho.

(3) Se a escolha de Deus por nós é determinada pela nossa escolha por Ele, então nós somos os iniciadores, e Deus é o que responde. Isto contradiz as Escrituras (Hebreus 12:1-2; Filipenses 1:6, etc.), e ela é inconsistente com a soberania de Deus e com a natureza da graça.

(4) As Escrituras ensinam que Deus é o iniciador da fé e da salvação não o homem (João 6:44; Atos 13:48; 16:13; veja também Deuteronômio 30:6; Jeremias 31:31-34).

Que tal aqueles textos os quais chamam os homens a acreditar e aqueles que falam dos homens escolhendo Deus?

Os homens são chamados a se arrependerem e crerem em Jesus Cristo para serem salvos. Os homens são salvos pela fé. Todos aqueles que chegam a Ele, que chamam pelo nome do Senhor, serão salvos (João 6:37; Romanos 10:13). Porém esta resposta a qual aos homens é requerida para os homens expressarem é o resultado do soberano trabalho de salvação de Deus, e não a causa dele (João 1:12).

Soberania divina dirige ou exclui a responsabilidade humana.

De maneira nenhuma. Soberania divina é a base para a responsabilidade humana.

“Muitos tem muito tolamente dito que é quase impossível mostrar onde a soberania Divina termina e a responsabilidade da criatura começa. Aqui é onde a responsabilidade da criatura começa: na ordenação soberana do Criador. Quanto a Sua soberania, não há nem haverá qualquer término para ela”.8

“Deus é cavalheiro, e não força a Si mesmo para ninguém”

Esta declaração expressa uma visão distorcida da soberania de Deus e da depravação do homem. Se Deus não interviesse e superasse nossa doença letal do pecado e rebelião, ninguém seria jamais salvo. O evangelho é impossível fora da intervenção divina e permissão.

Quando Deus nos salva, Ele faz o morto viver, Ele remove nossa cegueira espiritual com visão, Ele abre nosso coração para responder, e Ele nos dá uma nova natureza a qual deseja Deus. Se não é tecnicamente correto dizer que Deus sobrepõe ao nosso desejo, Ele muito certamente muda nossa natureza e nossa vontade.

Implicações e Aplicações da Soberania Divina na Salvação

O assunto da soberania de Deus na salvação é vitalmente importante:

Portanto, não é irreverente, curioso ou trivial, porém útil e necessário para um Cristão, saber se o desejo (humano) irá fazer alguma coisa ou não em assuntos pertencentes à eterna salvação... Se nós não sabemos tais coisas, não sabemos nada de nada das coisas Cristãs e seriamos pior do que qualquer gentio...

Portanto, deixemos que qualquer um que não sente isto confesse que não é Cristão. Pois se eu sou ignorante disto, quão longe, e quanto eu posso e posso fazer em relação a Deus, isto será igualmente incerto e desconhecido para mim, quão longe, e quanto Deus pode e possa fazer em mim...

Porém quando o trabalho e o poder de Deus são desconhecidos desta forma, eu não posso adorar louvar, agradecer e servir a Deus, desde que não sei quanto devo atribuir a mim e quanto a Deus. Compete a nós, portanto estarmos bem certos a respeito da distinção entre o poder de Deus e o nosso próprio, o trabalho de Deus e o nosso, se queremos viver uma vida santa.9

Soberania é diametralmente oposta a tudo natural e decaído em nós, e é completamente consistente com o que a Bíblia ensina. Os homens naturalmente rejeitam a soberania de Deus e somente sobrenaturalmente eles a recebem.

Você resiste a ela? Não deveríamos estar surpresos. A doutrina da soberania de Deus é uma a qual ninguém acredita naturalmente a não ser que as Escrituras claramente a ensinem e o Espírito Santo mude nossos coração para aceitá-la. Você quer saber a verdade do assunto? Estude as Escrituras, e peça a Deus para lhe dar entendimento.

“A razão pela qual as pessoas hoje se opõem a ela (eleição) é porque eles têm Deus como sendo qualquer coisa, exceto Deus. Ele pode ser um psiquiatra cósmico, um pastor útil, um líder, um professor, qualquer coisa... somente não Deus. Por uma razão muito simples – eles querem ser Deus eles mesmos”.10

“É uma medida do nosso egocentrismo que nós até desprezaríamos Deus por nos amarmos antes de nós O amarmos”.11

Rejeitar ou resistir à soberania de Deus na salvação é uma questão muito séria:

Esta doutrina (da soberania de Deus) mostra a insensatez e a terrível perversidade da sua rejeição entusiástica contra a soberania de Deus neste assunto. Ela mostra que você não sabe que Deus é Deus. Se você soubesse isto, você estaria interiormente parado e quieto; você permaneceria humildemente e calmamente no pó diante de um Deus soberano e veria razão suficiente para isto.

Ao objetar e discutir sobre a justiça das leis e ameaças de Deus e Suas dispensações soberanas em relação a você e a outros, você se opõe à Sua divindade, você mostra sua ignorância da Sua grandeza divina e virtudes e que você não pode suportar que Ele deveria ter honra divina.

É dos pensamentos baixos, medíocres sobre Deus que você faz em sua mente se opondo à Sua soberania, que você não é sensato não vendo quão perigosa é sua conduta, e que coisa audaciosa é para tal criatura como homem lutar com seu Criador.12

Na Bíblia, a soberania de Deus não é uma verdade negativa, uma doutrina problemática a qual se deveria evitar se possível; ela é uma doutrina positiva que encoraja, conforta e motiva.

Corretamente o falecido Mr. Spurgeon disse em seu sermão em Mateus 20:15: Não há atributo mais confortante para Seus filhos do que aquele da Soberania de Deus.

Sob as mais adversas circunstâncias, na mais severa provação, eles acreditam que Soberania ordenou sua aflição, que a Soberania as sobrepôs, e que a Soberania os santificará a todos.

Não há nada pela qual os filhos devem mais sinceramente argumentar do que a doutrina do seu Mestre sobre toda a criação – a Majestade de Deus sobre todos os trabalhos das Suas próprias mãos – o Trono de Deus e Seu direito de sentar naquele Trono.

Por outro lado, não há doutrina mais odiada pelos mundanos, nenhuma verdade da qual eles fizeram tal futebol, como a grande, estupenda, porém ainda a mais certa doutrina da Soberania do infinito Jeová.

Os homens permitirão Deus estar em qualquer lugar exceto no Seu trono. Eles O permitirão estar em Seu culto para modelar mundos e fazer estrelas. Eles O permitirão estarem no ofertório para dar Suas esmolas e dar os Seus prêmios.

Eles O permitirão sustentar a terra e os pilares, ou acender as luzes do céu, ou governar as ondas do oceano sempre em movimento; porém quando Deus senta no Seu trono, Suas criaturas então rangem os dentes, e nós proclamamos um Deus entronizado, e Seu direito de fazer como Ele deseja com Seu próprio, dispor das Suas criaturas como Ele pensa melhor, sem consultá-los no assunto, então é que somos vaiados e execrados, e então é que os homens se tornam um ouvido surdo para nós, pois Deus no Seu trono não é o Deus que eles amam. Porém é o Deus no seu trono quem nós amamos pregar. É Deus no Seu trono quem nós confiamos.13

Questões a serem consideradas concernentes à Soberania de Deus na Salvação.

Porque os homens resistem ou rejeitam a doutrina da Soberania de Deus na salvação? Porque os Cristãos resistem ou rejeitam a soberania de Deus na salvação quando eles reconhecem a soberania de Deus em outros coisas?

Qual é a relação entre soberania de Deus na salvação e graça? Entre soberania de Deus e depravação humana? Porque a graça de Deus deve ser graça soberana?

Como a soberania de Deus na salvação afeta o evangelho? Como a depravação do homem e a resistência do homem à soberania de Deus na salvação tende a afetar o evangelho? [em outras palavras, como o homem natural ou não salvo teria o evangelho da forma que ele é?]

Como você pensa que a conversão de Paulo (como descrita em Atos 9, 22, 26) ajudou a prepará-lo para expressar o assunto da soberania de Deus na salvação?

Como a visão bíblica da soberania de Deus na salvação afetaria nossas orações pelo perdido? Nossa motivação para o evangelismo? Nossos métodos de evangelismo? A mensagem que proclamamos no evangelismo?

A soberania de Deus na salvação significa que você poderia ser um dos não eleitos e que você poderia não ser salvo mesmo que você quisesse ser? Significa que não podemos sempre saber se somos realmente salvos, desde que a salvação é feita por Deus e não por nós?

Citações Citáveis

As Escrituras dão muitos exemplos da liberdade de Deus na graça seletiva. Próximo a um tanque em Jerusalém ajuntava-se ‘uma grande multidão de pessoas doentes, cegos, coxos, paralíticos’ (João 5:3). Entretanto, Cristo caminha através da multidão e se dirige em direção de um homem – somente uma pessoa – e o cura da sua paralisia.

Agora, você deve entender que este era um lugar regular para uma porção de pessoas que esperavam que cada novo dia seria o seu dia para o milagre. Alguém pensaria que ali seria uma espécie de fila de cura, porém Jesus somente queria curar um homem aquele dia. Porque Ele não curou a todos?

Ele poderia ter curado; Ele tinha o poder. Porém Ele não escolheu fazer isto. Entretanto, estou para ouvir um sermão em quão injusto foi Jesus ao curar o homem no tanque aquele dia. Porque deveria ser diferente a eleição no domínio da nossa salvação?14

Na eleição chegamos ao Deus de Abraão, Isaque e Jacó; o Deus do ermo; o Deus da encarnação, morte e ressurreição de Cristo; o Deus que é tudo menos uma deidade frustrada que “não tem mãos a não ser nossas mãos’ e deve caminhar os chãos dos céus, balançando suas mãos, esperando que as pessoas irão “deixá-Lo ter Seu caminho’. Este é o Deus que é tudo menos um copiloto. “Deus resiste aos soberbos, mas dá graça aos humildes” (Tiago 4:6).15

Você pode estar pensando, ‘Eleição e evangelismo – ao mesmo tempo? Foi me dito que eles são mutuamente exclusivos!’Foi me dito isto também. Porém posso honestamente dizer que evangelismo nunca realmente significou o que ele significa após ter entendido a eleição.

Compartilhando a fé com não crentes se tornou um peso para muitos e o foi para mim, até esta verdade mudar meu pensamento. Eleição muda nosso evangelismo em três níveis: nossa mensagem, nossos métodos e nossa motivação.16

Porém ela pode ser contestada, não lemos repetidamente nas Escrituras que os homens desafiaram a Deus, resistiram à Sua vontade, quebraram os Seus mandamentos, desconsideraram Suas advertências, e se tornaram um ouvido surdo para todas as Suas exortações? Certamente que nós lemos. E isto anula tudo o que dissemos acima? Se isto anula, então a Bíblia plenamente se contradiz.

Porém esse não pode ser. O que o opositor se refere é simplesmente a fraqueza do homem contra a palavra externa de Deus, ao passo que o que nós mencionamos acima é o que Deus tem tencionado em Si mesmo. A regra de conduta que Ele deu para nós seguirmos é perfeitamente preenchida por nenhum de nós; Seus próprios ‘conselhos’ eternos são cumpridos em seus mínimos detalhes.17

Sendo infinitamente elevado, acima da mais alta criatura, Ele é o Mais Alto, Senhor do céu e da terra. Sujeito a ninguém, influenciado por ninguém, absolutamente independente; Deus faz o que Lhe agrada, somente como Ele se agrada, sempre como Ele se agrada. Ninguém pode lhe frustrar, ninguém pode impedi-Lo.

Assim Sua própria Palavra expressamente declara: ‘O meu conselho permanecerá de pé, farei toda a minha vontade’ (Isaías 46:10); ‘e segundo a sua vontade ele opera com o exército do céu e os moradores da terra; não há quem possa estorvar a sua mão’ (Daniel 4:35). Soberania divina significa que Deus é Deus de fato, assim como no nome, que Ele está no Trono do universo, dirigindo todas as coisas, trabalhando todas as coisas ‘conforme o conselho da sua vontade’ (Efésios 1:11).18

Esta doutrina (da soberania de Deus) mostra a insensatez e a terrível perversidade da sua rejeição entusiástica contra a soberania de Deus neste assunto. Ela mostra que você não sabe que Deus é Deus. Se você soubesse isto, você estaria interiormente parado e quieto; você permaneceria humildemente e calmamente no pó diante de um Deus soberano e veria razão suficiente para isto.

“A ousadia mais insana que qualquer homem pode fazer, a mais excessivamente estúpida coisa que qualquer homem pode fazer, a mais desesperadamente maldosa coisa que qualquer homem pode fazer, é retrucar contra Deus, entrar em controvérsia com Deus, criticar Deus, condenar Deus. Justamente é isto que muitas pessoas estão fazendo”.19

“O que somos, o melhor de nós? Vil – o melhor de nós é senão um pecador repulsivo. Podemos ainda não reconhecer o fato, porém é verdade. Nossas vidas foram atingidas totalmente pelo pecado. Você ainda se compromete permanecer em pé na presença deste Deus Santo, em cuja presença os serafins velam suas faces e seus pés, e retrucam contra Ele, para sugerir o que Deus deveria ser, para entrar em controvérsia com Deus, para criticar Deus por coisas as quais Ele tem visto para fazer, para murmurar contra Deus”.20

“Ele é… um Ser de infinita sabedoria. Olhamos para o céu estrelado acima de nossas cabeças, olhamos para estes maravilhosos mundos de luz que cintilam os céus à noite. Pensamos nas impressionantes coisas sobre suas imensidões e a incrível velocidade e impulso dos seus movimentos à medida que elas correm através do espaço, e quando olhamos para elas, se somos sábios, dizemos: ‘Oh Deus, que Ser de infinita sabedoria assim como de majestade Tu és que Tu podes guiar estes enormes inconcebíveis mundos à medida que eles vão girando através do espaço com tal velocidade incrível e impulso”.

“E muitos de vocês aqui nesta noite não hesitam olhar para o Deus infinitamente sábio que fez estas maravilhosas esferas de luz, que guia todo o universo no seu maravilhoso, estupendo e desconcertante curso, e tentam dizer a Ele o que pensam que Ele deveria fazer!

Nenhum companheiro de Patten jamais fez uma coisa insana. ‘Quem é você?’ O homem mais sábio na terra é apenas uma criança; o mais sábio filósofo não sabe muito; o maior homem de ciência sabe, porém muito pouco. O que ele sabe é quase nada comparado com o que ele não sabe. O que ele sabe, mesmo sobre o universo material, é quase nada comparado com o que ele não sabe”.21

Suponha uma criança de treze ou quatorze anos pegando um livro de filosofia demonstrando o produto mais maduro do melhor pensamento filosófico de hoje e começasse a criticá-lo, página por página. O que você pensaria? Você ficaria em pé e olharia para o menino e diria com imensa admiração: “Que brilhante garoto ele é?”

Não, você diria: “Que idiota convencido ele é para se comprometer, na sua idade e com seu conhecimento limitado, a criticar o melhor pensamento filosófico do dia!” Porém ele não seria tão idiota convencido quanto você ou eu seríamos tentando criticar um Deus infinitamente sábio, pois nós somos muito menos do que crianças comparados com o Deus infinito.

O mais profundo filósofo de hoje é apenas uma criança pequena comparado com o Deus infinito. E assim você, que não tem nenhuma pretensão de ser um filósofo, toma o Livro de Deus, você uma pequena criança, um infante, toma este Livro o qual representa a melhor sabedoria de Deus,e você se senta e o folheia página por página, e tenta criticá-lo, e as pessoas ficam olhando para você e admiram e dizem: ‘Que erudito!’ Porém os anjos olham para baixo e dizem: ‘Que tolo!’ E o que Deus diz? ‘Ri-se aquele que habita nos céus, o Senhor zomba deles’ (Salmos 2:4).22

Nunca clareou em algumas pessoas que o próprio Deus poderia por alguma possibilidade saber mais do que eles sabem. Nunca clareou em mim por anos, e nestes tempos eu era um Universalista. Eu pensava que todos os homens seriam enfim salvos. Eu era um Universalista porque eu tinha um argumento para a salvação final de cada um para o qual eu não podia ver resposta possível.

Eu pensava se eu não posso ver uma resposta, o porquê, ninguém poderia. Assim eu desafiava qualquer um a se reunir comigo naquele argumento e respondê-lo. Eu fui ao redor com minha cabeça bem alta e disse: ‘Eu achei uma razão irrespondível para o Universalismo’. Eu pensava que eu era um Universalista por todo o tempo e que qualquer que não fosse Universalista não era bem colocado.

“Um dia me ocorreu que um Deus infinitamente sábio poderia possivelmente saber mais do que eu. Aquilo nunca clareou em mim antes. Clareou em mim também que era possível que um Deus de infinita sabedoria poderia ter milhares de boas razões para fazer uma coisa, quando eu, na minha finita insensatez, não poderia ver mesmo uma. Assim meu Universalismo afetuosamente estimado virou em cinzas.”

“Se você pegar aquele pensamento, de que um Deus infinitamente sábio possa possivelmente saber mais do que você mesmo e que este Deus em Sua infinita sabedoria possa ter milhares de boas razões para fazer uma coisa quando você mesmo não pode ver uma – você terá aprendido uma das maiores verdades teológicas do dia – uma que irá resolver muitos dos seus problemas complicados na Bíblia.”

“Os homens tentam pegar a infinita sabedoria e imaginam que eles podem espremê-la dentro da capacidade das suas reduzidas mentes. Porém como eles não podem espremer a sabedoria infinita nas suas reduzidas mentes, eles dizem: ‘Eu não acredito que o Livro é a Palavra de Deus, porque existe algo nele que não posso entender a sua filosofia’. Por que você deveria entender a filosofia dele? De qualquer modo, quem é você? Quanto de uma mente você tem, de qualquer forma? Há quanto tempo você a tem? Quanto tempo você irá mantê-la? Quem a deu para você?”23

“Não é nosso negócio achar a filosofia das coisas; não é nosso negócio ver a razão das coisas. É nosso negócio ouvir o que Deus tem para dizer, e quando Ele disser acreditar nele, se você pode ou não entender a filosofia dele”.24

Existe mais uma classe que está retrucando contra Deus, aquela que são os homens que ao invés de aceitar Jesus Cristo como seu Salvador e se entregar a Ele como seu Senhor e Mestre e abertamente confessá-Lo como tal diante do mundo, estão dando desculpas por não fazer isto. Jesus disse em João 6:37, ‘e o que vem a mim, de modo nenhum o lançarei fora’. Deus fala em Apocalipse 22:17, ‘e quem quiser receba de graça a água da vida’.

Qualquer um pode vir a Cristo, e qualquer um que vier será recebido e salvo. Ainda muitos de vocês, ao invés de vir, estão dando pretextos para não vir.

Para cada desculpa que você der você estará retrucando contra Deus, você estará entrando em controvérsia com Deus, você estará condenando Deus, que o convida para vir.

Você não pode moldar uma desculpa para não vir e aceitar a Cristo que não condene Deus. Cada desculpa que qualquer mortal faça para não aceitar a Cristo, em última análise, condena Deus.25

 

Traduzido por Césio J. de Moura


1 Martin Luther, The Bondage of the Will (Philadelphia: Westminster, 1975), p. 117, as cited by Michael Scott Horton, Putting Amazing Back Into Grace (Nashville: Thomas Nelson Publishers, 1991), p. 60.

2 Charles Haddon Spurgeon, The New Park Street Pulpit, vol. 4 (a message preached on August 1, 1858, at the Music Hall, Royal Surrey Gardens, cited by Warren Wiersbe, Classic Sermons on the Sovereignty of God (Grand Rapids: Kregel Publications, 1994), 114-115.

3 Spurgeon, as cited by Wiersbe, pp. 116-117.

4 Devemos também ter em mente que Satanás tem uma mão na descrença do perdido, já que ele procura manter os homens do evangelho (Marcos 4:3-4, 13-14), procura cegar os homens para o evangelho (II Coríntios 4:3-4), e também procura corromper e distorcer o evangelho (II Coríntios 11:4. 13-15).

5 João Batista reconheceu e identificou este erro quando ele disse aos escribas e Fariseus: “E não presumais de vós mesmos, dizendo: Temos por pai a Abraão; porque eu vos digo que, mesmo destas pedras, Deus pode suscitar filhos a Abraão”. (Mateus 3:9).

6 Em outra passagem, Paulo explica que um verdadeiro Israelita é um filho de Deus pela fé em Cristo, quer seja Judeu ou Gentio (veja Romanos 4:16-17; Gálatas 6:16). Incidentalmente, em Romanos 4, Paulo chama a atenção que Abraão era realmente um Gentio (incircunciso) quando ele se tornou um crente (veja 4:10-12).

7 Michael Scott Horton, Putting Amazing Back Into Grace, p. 45.

8 A. W. Pink, The Attributes of God, p. 29.

9 Martin Luther, The Bondage of the Will (Philadelphia: Westminster, 1975), p. 117, as cited by Michael Scott Horton, Putting Amazing Back Into Grace (Nashville: Thomas Nelson Publishers, 1991), p. 60.

10 D. James Kennedy, Truths That Transform (Old Tappan, NJ: Revell, 1974), as cited by Michael Horton, Putting Amazing Back Into Grace (Nashville: Thomas Nelson Publishers, 1991), p. 43.

11 Michael Horton, p. 45.

12 Jonathan Edwards, taken from The Words of Jonathan Edwards (vol. 2, 1976), published by Banner of Truth Trust, as cited by Warren Wiersbe, Classic Sermons on the Sovereignty of God (Grand Rapids: Kregel Publications, 1994), p. 107.

13 A. W. Pink, The Attributes of God, p. 27.

14 Horton, p. 50.

15 Michael Horton, Putting The Amazing Back Into Grace, pp. 58-59.

16 Horton, p. 66.

17 Pink, p. 25.

18 Pink, p. 27.

19 Torrey, Wiersbe, p. 45.

20 Torrey, p. 47.

21 Torrey, p. 48.

22 Torrey, p. 49.

23 Torrey, p. 57.

24 Torrey, p. 58.

25 Torrey, p. 58.

Related Topics: Soteriology (Salvation), Election, Predestination, Character of God

From the series: 2 Samuel (Português)

13. A Morte do Filho de Davi (II Samuel 12:14-31)

Introdução

Há algo realmente trágico na morte de uma criança. Minha esposa e eu, como tantos outros pais, passamos pelo trauma de acordar e encontrar nosso filho morto no berço. Esse mal é conhecido como SMSI ou Síndrome da Morte Súbita Infantil. Num momento a criança está saudável e feliz, noutro, ela se foi. É realmente um choque. Nós, no entanto, sentimos uma paz inexplicável em meio à tristeza. Vários anos depois, a questão de para onde vão os bebês quando morrem foi levantada na aula de teologia no seminário. Lembro-me da discussão acadêmica, dos versículos bíblicos citados e das conclusões alcançadas. Finalmente, levantei a mão e disse:

Para minha esposa e eu, essa não é uma questão teórica. Nós perdemos um filho ainda bebê. Sabemos como é. Também conhecemos todos os textos bíblicos citados e estamos familiarizados com as diferentes opiniões sobre o assunto. Entretanto, quando nosso filho se foi, nós sentimos uma paz e uma confiança que vão muito além daquilo que estamos discutindo. Sabíamos que o Deus a quem confiamos nossa alma é bom e perfeito, e que Ele faria o que fosse melhor com nosso filho. Não foram os argumentos discutidos hoje que nos deram paz, foi o próprio Deus, e na Sua paz nós descansamos.

O texto desta lição é um dos mais usados para consolar pais que perdem um filho ainda pequeno. Gostaria de dizer que minha opinião sobre esse assunto, sem dúvida, é moldada pela minha experiência. Devo, no entanto, adverti-los que não falo com muita objetividade, mas da perspectiva de alguém que vivenciou a perda de um filho. Sei que nem todos em nossa igreja aceitam minhas conclusões sobre o destino das crianças quando morrem, talvez nem mesmo os presbíteros. 

Como alguém que perdeu um filho ainda na infância, fico satisfeito com as conclusões a que cheguei. Devo salientar que elas foram resultado de inferências e processos lógicos. Nem sempre foram baseadas em afirmações claras e taxativas. Como tal, não devem ser defendidas tão categoricamente quanto opiniões que possuem sustentação bíblica clara, direta e repetitiva. Como tal, podem e devem ser rejeitadas por aqueles que chegam a conclusões diferentes, também fundamentadas em lógica e inferência. Em uma análise final, todos nós precisamos admitir que nossas conclusões sobre esse assunto não são tão indiscutíveis quanto outras verdades claramente afirmadas nas Escrituras. Enfim, precisamos confiar no Deus a quem entregamos nossa alma e nosso destino eterno. Como disse Abraão há muito tempo: “Não fará justiça o Juiz de toda a terra?” (Gênesis 18:25).

Tendo dito isso, podemos observar que, de acordo com nosso texto, Davi sentiu uma paz incrível diante da morte do seu primeiro filho com Bate-Seba, uma paz que intrigou e surpreendeu aqueles que testemunharam os fatos. Ao examinar esta passagem, vamos atentar para a resposta dada por Davi à pergunta feita por seus servos. Vamos procurar aprender de seus lábios a razão pela qual ele conseguiu louvar e adorar Deus quando perdeu o filho.

Visão Geral e Recapitulação

Depois de se tornar rei de Israel, as coisas iam muito bem para Davi; talvez bem até demais. Ele parecia ter o toque de Midas: tudo em que tocava se transformava em ouro. Deus lhe dera êxito em todos os seus empreendimentos. No entanto, como o Israel de antigamente, momentaneamente Davi pareceu se esquecer de que seu sucesso era consequência da graça de Deus, não fruto de seus próprios esforços. O primeiro vislumbre de seu excesso de confiança se encontra em II Samuel 7, quando ele expressa o desejo de construir uma casa para Deus. Em resposta, Deus o relembra de que seus feitos são manifestações da Sua graça (7:8-9). Prosseguindo, Deus afirma que há ainda muitas coisas boas reservadas para Israel, as quais também serão obras Suas (7:10-11). Tendo gentilmente censurado Davi por supor que Ele realmente precise de uma “casa”, Deus promete edificar-lhe uma “casa” muito melhor, uma que será uma dinastia eterna:

“Dar-te-ei, porém, descanso de todos os teus inimigos; também o SENHOR te faz saber que ele, o SENHOR, te fará casa. Quando teus dias se cumprirem e descansares com teus pais, então, farei levantar depois de ti o teu descendente, que procederá de ti, e estabelecerei o seu reino. Este edificará uma casa ao meu nome, e eu estabelecerei para sempre o trono do seu reino. Eu lhe serei por pai, e ele me será por filho; se vier a transgredir, castigá-lo-ei com varas de homens e com açoites de filhos de homens. Mas a minha misericórdia se não apartará dele, como a retirei de Saul, a quem tirei de diante de ti. Porém a tua casa e o teu reino serão firmados para sempre diante de ti; teu trono será estabelecido para sempre.” (II Samuel 7:11b-16). 

Nos capítulos seguintes, porém, a arrogância de Davi parece aumentar. Isso fica bem claro em II Samuel 11. Israel está em guerra com os filhos de Amom e, na primavera (época em que os reis saíam à guerra), Davi manda seu exército sitiar Rabá, capital amonita, onde os últimos inimigos buscam refúgio. Ele não sai à batalha junto com seu exército, mas permanece em Jerusalém, entregando-se à boa vida enquanto os soldados acampam ao ar livre. Ele se levanta perto da hora em que os soldados (e outras pessoas) costumam ir para a cama. Ao perambular pelo terraço do palácio, sem querer ele vê algo que não deve: uma jovem se banhando; provavelmente, a lavagem cerimonial feita em obediência à lei. A moça é muito bonita e Davi decide que a quer. Ele manda mensageiros para inquirir sobre sua identidade. A resposta — que ela é Bate-Seba, esposa de Urias, o heteu — deveria colocar um ponto final na questão, mas Davi não tem intenção de ser privado de qualquer coisa que deseje. Ele manda buscá-la e se deita com ela. 

Para Davi, tudo termina depois daquela noite de autoindulgência. Ele não quer outra esposa e, aparentemente, nem mesmo um caso, só uma noite de prazer. Mas Deus tem outros planos. Bate-Seba concebe e manda dizer-lhe que está grávida. Quando fracassam as tentativas de Davi para levar Urias (e o povo) a pensar que ele (Urias) é o pai da criança, Davi, com o auxílio de Joabe, o envia para a batalha com o fim de ser morto. Após Bate-Seba prantear a morte do marido, Davi a leva para casa e a toma por esposa. Agora sim, ele espera que tudo esteja acabado. 

Tudo isso, no entanto, desagrada a Deus, e Ele não dará descanso ou paz a Davi até que este reconheça seu pecado e se arrependa. Depois de algum tempo de aflição (ver Salmo 32:3-4), Deus envia Natã com uma história, uma história que deixa Davi profundamente transtornado. Ele fica furioso. Ele diz com veemência que o homem rico que roubou a cordeirinha do homem pobre deve morrer! Natã interrompe seu discurso com as seguintes palavras: “Tu és o homem!” (II Samuel 12:7). Quando ouve Natã falando do seu pecado, Davi desmorona e declara: “Pequei contra o SENHOR” (II Samuel 12:13).

A resposta de Natã à confissão de Davi é ao mesmo tempo consoladora e perturbadora. Embora Davi mereça morrer por causa dos seus pecados, ele não morrerá, porque Deus o perdoou (12:13). Que alívio essas palavras devem ter causado! Mas o que se segue transpassa seu coração: o filho, fruto do seu pecado, vai morrer. É a reação de Davi à morte desse filho que iremos enfocar nesta lição.

Observações

Antes de voltarmos a atenção para a história propriamente dita, gostaria de fazer algumas observações que podem nos auxiliar na compreensão do texto.

Este é o primeiro de uma série de acontecimentos dolorosos na vida de Davi resultantes do pecado relacionado a Urias e Bate-Seba. Em nosso texto, Davi irá sofrer a perda da criança concebida pela união pecaminosa com a esposa de Urias, Bate-Seba. Em seguida, sua filha será violentada por um de seus filhos. Em retaliação ao pecado de Amnom, ele será assassinado por Absalão. Depois, Absalão se rebelará contra o próprio pai e, durante algum tempo, assumirá o trono. Nesse meio tempo, ele também irá para a cama com algumas das concubinas de Davi, diante de todo Israel e no terraço do palácio de onde Davi viu Bate-Seba pela primeira vez. Todas essas coisas são, direta ou indiretamente, consequências do pecado de Davi com Bate-Seba. 

A trágica morte do filho de Davi é consequência do seu pecado, mas não é a pena que ele merece. A pena para adultério e assassinato era a morte, tanto para um quanto para outro. Davi merecia morrer pelas duas coisas: pelo adultério e pelo assassinato. No entanto, Natã deixa bem claro que o pecado de Davi foi “perdoado”. A morte da criança é uma consequência dolorosa do seu pecado, mas, em si mesma, não é a sua punição. Sua punição foi retirada, foi paga pelo Senhor Jesus Cristo. 

O jejum observado por Davi é coisa séria. No Velho Testamento hebraico havia uma forma singular de dar ênfase a alguma coisa. O hebraico antigo repetia a palavra como ênfase. Assim, quando Deus disse a Adão que ele “certamente morreria” (Gênesis 2:17), Ele disse algo como: “você vai morrer a morte”. Por isso, a Tradução Literal de Young interpreta: “E da árvore do conhecimento do bem e do mal não comerás, pois no dia em que dela comeres — a morte tu morrerás.”

Em nosso texto, Deus usa esse método de repetição para enfatizar a certeza da morte da criança:

“Mas, posto que com isto deste motivo a que blasfemassem os inimigos do SENHOR, também o filho que te nasceu morrerá.” (II Samuel 12:14)

A mesma repetição é encontrada no verso 16: “Buscou Davi a Deus pela criança; jejuou Davi e, vindo, passou a noite prostrado em terra.”

Somente nas notas marginais da Versão King James é que vemos a tradução literal “jejuou um jejum”. O caso é que o jejum de Davi não foi feito por acaso. Foi algo que ele fez com muita seriedade, pois era uma questão de vida ou morte.

Outra vez, Bate-Seba não é importante neste texto, mas sim Davi. Quem cometeu o adultério foi Davi, enquanto (em minha interpretação da história) Bate-Seba foi apenas uma vítima. É por isso que só ele é importante no texto que descreve seu jejum e sua oração, suplicando a Deus pela vida da criança.

Neste texto, o autor muda a forma de se referir a Bate-Seba. No verso 15, ele fala de Bate-Seba, a mãe da criança que morreu, como a “viúva de Urias” (“a mulher de Urias”, na versão ARA). No verso 24, há uma mudança significativa. Nele, o autor se refere à mesma mulher, a mãe do segundo filho de Davi, Salomão, como “sua esposa Bate-Seba” (“Bate-Seba, sua mulher”, versão ARC). Deus não só aceita este segundo filho, como também aceita Bate-Seba como esposa de Davi.

Os acontecimentos finais do capítulo 12 nos dão uma sensação de desfecho. Devemos entender este pecado na vida de Davi como exceção, não a regra:

“Porquanto Davi fez o que era reto perante o SENHOR e não se desviou de tudo quanto lhe ordenara, em todos os dias da sua vida, senão no caso de Urias, o heteu.” (I Reis 15:5)

Portanto, os capítulos 11 e 12 de II Samuel são quase um parêntese, quando retratam esse período incomum da vida de Davi. Essa foi uma época em que ele não foi um “homem segundo o coração de Deus”. Assim, o início do capítulo 11 descreve a saída de Israel para a guerra, enquanto Davi fica em casa (11:1). Os versos 26 a 31 do capítulo 12 registram como Davi se apresenta na guerra e, quando ela é vencida, como Israel retorna a Jerusalém. Há aqui uma sensação de desfecho, de finalização, a qual creio que o autor pretendia que sentíssemos. Além disso, descobrimos que o texto também registra a morte do primeiro filho de Bate-Seba, seguida do relato do nascimento de Salomão, o qual reinaria em lugar de Davi, seu pai.

Nossa Abordagem

Há muitas maneiras de abordar esta passagem. Poderíamos dissecá-la, dando ênfase aos nuances de cada palavra e de cada frase. Prefiro não fazer isso, pois já apontei os detalhes que considero importantes. Assim, abordarei o texto mais ou menos da forma como Michael Landon, antigo ator e diretor de televisão, teria feito. É provável que muitos já tenham assistido (pelo menos os mais velhos) alguns trabalhos dirigidos por Michael. Ele tinha um jeito especial de captar a emoção do momento e retratá-la com dramaticidade. Lembro-me de um episódio em que ele ficou sabendo, para surpresa sua, que uma mulher ficara cega. Quando ele mostrou ao público o quanto a condição da mulher o abalara, até eu tive de enxugar os olhos. Nosso texto tem alguns momentos muito emocionantes, os quais eu creio que Michael Landon teria gostado de enfatizar. Por isso, tentarei capturar as emoções de Davi, e daqueles próximos a ele, enquanto ele lidava com a morte do filho, fruto do seu pecado.

O Pronunciamento de Natã (12:13-15a)

“Disse Natã a Davi: Também o SENHOR te perdoou o teu pecado; não morrerás. Mas, posto que com isto deste motivo a que blasfemassem os inimigos do SENHOR, também o filho que te nasceu morrerá. Então, Natã foi para sua casa. E o SENHOR feriu a criança que a mulher de Urias dera à luz a Davi; e a criança adoeceu gravemente.”

Davi se condenou com as suas próprias palavras ao reagir à história de Natã sobre o roubo da cordeirinha: “Tão certo como vive o SENHOR, o homem que fez isso deve ser morto” (12:5). A lei certamente não previa tal pena para um ladrão, mas condenava adúlteros e assassinos. De acordo com a Lei, Davi deveria ser morto por causa dos seus pecados. No entanto, com base na graça divina advinda da futura morte de Cristo, ele foi perdoado e teve a garantia de que não morreria. As palavras de Natã devem ter sido um grande alívio para ele, pois ele sabia que não merecia outra coisa além da ira de Deus. Sua sensação de alívio, contudo, foi muito breve, pois Natã ainda não terminara o que tinha a dizer:

“Mas, posto que com isto deste motivo a que blasfemassem os inimigos do SENHOR, também o filho que te nasceu morrerá.” (verso 14)

Natã garantiu a Davi que a punição merecida fora removida (ou seja, transferida para Cristo). Mas Deus não podia permitir que Seu nome fosse blasfemado e, com isso, parecesse que Ele não se importava com o pecado de Davi. A Bíblia nos ensina, desde o princípio, que o salário do pecado é a morte (ver Gênesis 2:17; 4:8, 23: 5:1 e ss; Romanos 6:23). Para Deus, deixar os pecados de Davi sem nenhuma consequência dolorosa seria dar ocasião aos ímpios para concluir que Ele não odeia realmente o pecado, nem toma alguma atitude quando pecamos.

A lei de Moisés foi dada para diferenciar Israel das outras nações. Foi dada para que eles refletissem o caráter de Deus no mundo. Quando Davi pecou, ele violou a lei de Deus, além de desonrá-lO. Essa hipocrisia era observada pelas outras nações e resultava em desonra a Deus. Séculos mais tarde, Paulo faria a mesma acusação contra os judeus:

“Tu, pois, que ensinas a outrem, não te ensinas a ti mesmo? Tu, que pregas que não se deve furtar, furtas? Dizes que não se deve cometer adultério e o cometes? Abominas os ídolos e lhes roubas os templos? Tu, que te glorias na lei, desonras a Deus pela transgressão da lei? Pois, como está escrito, o nome de Deus é blasfemado entre os gentios por vossa causa.” (Romanos 2:21-24)

Em outro lugar, o apóstolo ensina a Timóteo que os presbíteros — líderes da igreja cujas vidas estão sob o escrutínio público — que persistem no pecado devem ser corrigidos publicamente, a fim de que todos aprendam (I Timóteo 5:19-20). Deus se preocupa muito com Sua reputação. Ele trabalha de forma a instruir não só aqueles que observam, mas também os anjos (ver Êxodo 32:9-14; 34:10; Efésios 3:8-10).

Deus não podia ignorar o pecado de Davi, pois a desobediência deste a Seus mandamentos era de conhecimento público. Assim como suas vitórias e seus triunfos, os pecados de Davi também deviam ser bem conhecidos entre os gentios. Ao tirar a vida da criança concebida em pecado, Deus Se manifestou para aqueles que estavam observando. Talvez eles pensassem que, se Deus não ligava para o pecado do Seu povo, também não ligaria para os deles. Assim, zombariam Dele com a convicção de que poderiam continuar pecando.

Anos atrás, dei aula para a sexta série. Não era muito frequente, mas, de vez em quando, algum dos alunos quebrava alguma regra de forma ostensiva e era preciso levá-lo para fora e aplicar-lhe um castigo. Minha classe (e todas as das proximidades) sabia o que ia acontecer quando eu saía da aula com alguém1. Entretanto, quando o aluno era encaminhado para o gabinete do Diretor, quase sempre a coisa era diferente. O Diretor lhe passava um pequeno sermão e o cara-de-pau voltava pra classe com um enorme sorriso no rosto. Tanto ele quanto os outros sabiam que ele tinha se safado, apesar da sua conduta. Deus não podia permitir que Davi saísse impune desse pecado monumental sem tomar alguma atitude, algo que todos vissem. A morte da criança era para disciplinar Davi e calar aqueles que quisessem usar seu pecado como desculpa para blasfemar contra Deus; era para proclamar e exaltar a glória de Deus.

A Reação de Davi à Doença e Morte de Seu Filho (12:15b-23) 

“E o SENHOR feriu a criança que a mulher de Urias dera à luz a Davi; e a criança adoeceu gravemente. Buscou Davi a Deus pela criança; jejuou Davi e, vindo, passou a noite prostrado em terra. Então, os anciãos da sua casa se achegaram a ele, para o levantar da terra; porém ele não quis e não comeu com eles. Ao sétimo dia, morreu a criança; e temiam os servos de Davi informá-lo de que a criança era morta, porque diziam: Eis que, estando a criança ainda viva, lhe falávamos, porém não dava ouvidos à nossa voz; como, pois, lhe diremos que a criança é morta? Porque mais se afligirá. Viu, porém, Davi que seus servos cochichavam uns com os outros e entendeu que a criança era morta, pelo que disse aos seus servos: É morta a criança? Eles responderam: Morreu. Então, Davi se levantou da terra; lavou-se, ungiu-se, mudou de vestes, entrou na Casa do SENHOR e adorou; depois, veio para sua casa e pediu pão; puseram-no diante dele, e ele comeu. Disseram-lhe seus servos: Que é isto que fizeste? Pela criança viva jejuaste e choraste; porém, depois que ela morreu, te levantaste e comeste pão. Respondeu ele: Vivendo ainda a criança, jejuei e chorei, porque dizia: Quem sabe se o SENHOR se compadecerá de mim, e continuará viva a criança? Porém, agora que é morta, por que jejuaria eu? Poderei eu fazê-la voltar? Eu irei a ela, porém ela não voltará para mim.”

Após Natã deixar Davi, Deus fere o filho deste com a “mulher de Urias”. Não sabemos qual foi a doença, mas sabemos que a criança morre depois de sete dias.2 Davi lamentou a perda de Saul e de Jônatas, mortos em batalha (II Samuel 1), a morte de Abner por Joabe (II Samuel 3) e até mesmo a morte de Naás, o rei amonita (II Samuel 10). Aqui, no entanto, seu lamento não é pela morte da criança (pois ela ainda não morreu), mas de arrependimento. Ele lamenta em sinal de arrependimento, enquanto suplica a Deus pela vida do menino.

É certo Davi suplicar pela criança, quando Deus já havia dito que iria tirar-lhe a vida? Creio que a resposta é “Sim!”. Davi sabia que algumas profecias eram advertências sobre o julgamento divino em caso de não haver arrependimento. Às vezes, Deus anunciava um julgamento que só ocorreria se as pessoas não se arrependessem. A esperança pela compaixão divina em resposta ao arrependimento humano está registrada em Jeremias 18:5-8:

“Então, veio a mim a palavra do SENHOR: Não poderei eu fazer de vós como fez este oleiro, ó casa de Israel? — diz o SENHOR; eis que, como o barro na mão do oleiro, assim sois vós na minha mão, ó casa de Israel. No momento em que eu falar acerca de uma nação ou de um reino para o arrancar, derribar e destruir, se a tal nação se converter da maldade contra a qual eu falei, também eu me arrependerei do mal que pensava fazer-lhe.” (Jeremias 18:5-8)

Essa esperança de perdão foi confirmada na antiga Nínive (para desgosto de Jonas, ver Jonas 3 e 4), e também em Manassés (II Crônicas 33:10-13). 

Além disso, Davi talvez tenha entendido a questão do ponto de vista da aliança davídica, que Deus fizera com ele pouco tempo antes:

“Quando teus dias se cumprirem e descansares com teus pais, então, farei levantar depois de ti o teu descendente, que procederá de ti, e estabelecerei o seu reino. Este edificará uma casa ao meu nome, e eu estabelecerei para sempre o trono do seu reino. Eu lhe serei por pai, e ele me será por filho; se vier a transgredir, castigá-lo-ei com varas de homens e com açoites de filhos de homens. Mas a minha misericórdia se não apartará dele, como a retirei de Saul, a quem tirei de diante de ti.” (II Samuel 7:12-15)

Será que ele sentia ser essa criança a herdeira do trono? Se foi isso, certamente ele tinha razão em esperar que Deus a poupasse.

Ele tinha razão ao presumir que a vida da criança estava nas mãos divinas, e o melhor a fazer era suplicar ao Senhor para lhe poupar a vida. Davi acreditava na soberania de Deus, por isso, descansou nEle. Suas orações não foram apenas expressão do seu arrependimento, mas exercício da sua fé. Crer na soberania de Deus não o impediu de agir (jejuar e orar); sua fé o levou a tomar uma atitude.

Apesar da sua tristeza, da sua sinceridade e da sua persistência em suplicar pela vida da criança, Deus negou-lhe o pedido. O menino morreu. Davi não devia estar com ele quando isso ocorreu, senão teria visto por si mesmo. Ele percebeu os servos conversando em voz baixa, talvez olhando furtivamente em sua direção. Eles estavam receosos de lhe contar, pois temiam que talvez ele pudesse se afligir. O texto não é totalmente claro sobre a quem Davi poderia afligir. Note que, pelo uso de itálico, a NAB (New American Bible — Nova Bíblia Norte-Americana) indica que o pronome se foi acrescentado pelos tradutores. Não tenho certeza de que os servos temessem somente pelo bem estar de Davi. Talvez eles também temessem por si mesmos. Creio que a Nova Versão Internacional transmite melhor a ambiguidade do texto original:

“Sete dias depois a criança morreu. Os conselheiros de Davi ficaram com medo de dizer-lhe que a criança estava morta, e comentaram: “Enquanto a criança ainda estava viva, falamos com ele, e ele não quis escutar-nos.” Como vamos dizer-lhe que a criança morreu? Ele poderá cometer alguma loucura!” (II Samuel 12:18, NVI)3

Resumindo, o que ninguém queria era ser o portador das más notícias. Afinal, se Davi levou a doença da criança tão a sério, não levaria a notícia da sua morte ainda mais?4 Eles nem precisaram dizer nada, pois ele, instintivamente, soube que a criança se fora. As palavras de Natã foram cumpridas, como Davi pôde observar no rosto dos servos. Quando perguntou se a criança estava morta, eles não conseguiram negar. Disseram que sim.

O que acontece a partir daí é que deixa os servos de Davi perplexos. Enquanto a criança estava doente, eles não conseguiram levantá-lo do chão, nem fazê-lo comer alguma coisa. Por isso, presumiram que a situação ficaria ainda pior quando soubesse da morte do filho. Em vez disso, Davi se levantou, lavou-se, ungiu-se, mudou suas vestes, foi à casa do Senhor e adorou. Depois, voltou para casa e pediu comida. Quando a colocaram diante dele, ele comeu.

Os servos ficaram surpresos e intrigados. Um texto no Novo Testamento talvez nos ajude a explicar o que era de se esperar:

“Então os discípulos de João Batista chegaram perto de Jesus e perguntaram: — Por que é que nós e os fariseus jejuamos muitas vezes, mas os discípulos do senhor não jejuam? Jesus respondeu: — Vocês acham que os convidados de um casamento podem estar tristes enquanto o noivo está com eles? Claro que não! Mas chegará o tempo em que o noivo será tirado do meio deles; então sim eles vão jejuar!” (Mateus 9:14-15, NTLH)

Davi devia chorar após a morte da criança. Do ponto de vista dos servos, ele se entristeceu tanto enquanto ela ainda estava viva, que eles temeram pelo que poderia acontecer quando lhe dissessem que estava morta. Finalmente, eles reúnem coragem e lhe perguntam como ele conseguiu reagir com tanta calma ao saber da sua morte. Ele então lhes dá a razão da sua mudança de atitude. Creio que a reação incomum de Davi pode ser explicada desta forma:

A morte da criança não foi surpresa para Davi, pois ele já tinha sido advertido por Natã. Por intermédio do profeta, Deus o informou que seu filho, fruto da sua união pecaminosa com Bate-Seba, “a viúva de Urias”, morreria. Essa morte foi a vontade revelada de Deus. O grande pesar de Davi foi para expressar seu arrependimento diante dessa vontade. Sua atitude indica que ele aceitou a morte da criança como a vontade do Senhor.

Natã já tinha explicado a Davi o motivo para a morte da criança. A finalidade dessa morte não era puni-lo. A punição apropriada para seus pecados, de acordo com a lei, era a morte. Natã não lhe comunicou a redução da pena, mas o completo perdão, pois a culpa e a punição tinham sido “removidas” (12:13). O propósito para a morte da criança foi didático. Teve a intenção de calar qualquer blasfêmia por parte dos “inimigos de Deus”. A fim de que ninguém pudesse concluir erroneamente que o Deus de Israel tinha ignorado o pecado de Davi ao quebrar Sua lei, o Senhor mostrou claramente que Ele não iria tolerar esse pecado, mesmo tendo sido cometido por um homem segundo o Seu próprio coração. A morte do filho de Davi foi uma lição direta para os inimigos de Deus.

A tristeza de Davi durante a doença da criança foi um ato de arrependimento, não de pesar pela perda de um ente querido:

“Respondeu ele: Vivendo ainda a criança, jejuei e chorei, porque dizia: Quem sabe se o SENHOR se compadecerá de mim, e continuará viva a criança? Porém, agora que é morta, por que jejuaria eu? Poderei eu fazê-la voltar? Eu irei a ela, porém ela não voltará para mim.”

A morte da criança foi aceita como a resposta final de Deus às petições de Davi por sua vida. Essa é a essência da resposta de Davi à pergunta feita pelos servos. Enquanto a criança estava viva, ele jejuou, chorou e orou. Mas agora ela está morta. Davi fez tudo o que podia. Deus lhe deu uma resposta clara e definitiva: “Não”. Davi vê a morte como o momento de cessar de fazer o que era adequado só em vida. Alguém já disse: “Onde há vida, há esperança.” Quanto à esperança da cura, Deus mostrou a Davi que era hora de parar de tentar persuadi-lO a não tirar a vida da criança.

Vejo um exemplo parecido da aceitação da morte como uma questão encerrada no capítulo 13, quando Davi encontra certo conforto no fato de seu filho Amnom estar morto:

“Então, o rei Davi cessou de perseguir a Absalão, porque já se tinha consolado acerca de Amnom, que era morto.” (II Samuel 13:39)

O consolo de Davi, até certo ponto, foi encontrado na morte de Amnom. Em sua cabeça, era como se Deus tivesse encerrado um capítulo. A morte de seu filho com Bate-Seba foi a resposta final de Deus a seu pedido pela vida da criança.

Davi é consolado pelo fato de que aquilo que ele pede (e lhe é negado) é graça. A graça de Deus, pela sua própria natureza, é graça soberana. Frequentemente ela é definida como “favor imerecido”. Deixando de lado por um momento essa definição simples, vejamos como Davi pôde ser consolado pelo fato de que aquilo que ele pediu — e é foi negado — é uma questão de graça.

Já ressaltei as palavras de Jeremias 18, onde o arrependimento é encorajado e onde Deus deixa Suas opções em aberto, no que diz respeito ao cancelamento (ou retardamento) do julgamento ameaçado. Há uma passagem bem parecida no livro de Joel, onde o arrependimento é incentivado e a compaixão divina é dita como uma possibilidade:

“Ainda assim, agora mesmo, diz o SENHOR: Convertei-vos a mim de todo o vosso coração; e isso com jejuns, com choro e com pranto. Rasgai o vosso coração, e não as vossas vestes, e convertei-vos ao SENHOR, vosso Deus, porque ele é misericordioso, e compassivo, e tardio em irar-se, e grande em benignidade, e se arrepende do mal. Quem sabe se não se voltará, e se arrependerá, e deixará após si uma bênção, uma oferta de manjares e libação para o SENHOR, vosso Deus?” (Joel 2:12-14, ênfase do autor).

Tanto em Jeremias como nesta passagem de Joel, os pecadores são encorajados a se arrepender exatamente da mesma forma como vemos Davi se arrependendo e suplicando a Deus em nosso texto. O apelo do pecador penitente — para Deus Se comparecer e reter Seu juízo — é fundamentado na Sua graça, não nos méritos do pecador. E justamente por ser uma questão de graça é que não nos atrevemos a presumir que Deus tenha de fazê-lo. Portanto, em Jeremias e Joel5 somos incentivados a esperar pela possibilidade da compaixão divina, mas não presumimos que Deus realmente vá Se compadecer.

Podemos ver um exemplo do tipo certo de pensamento no livro de Daniel. Seus três amigos, Sadraque, Mesaque e Abede-Nego, recusaram-se a se ajoelhar diante da imagem do rei Nabucodonosor. O rei ficou furioso, mas lhes deu uma segunda chance. Se eles se curvassem na oportunidade seguinte, não seriam punidos; mas, se se recusassem, seriam lançados na fornalha de fogo ardente. Esta foi a resposta dos três a tal oferta:

“Responderam Sadraque, Mesaque e Abede-Nego ao rei: Ó Nabucodonosor, quanto a isto não necessitamos de te responder. Se o nosso Deus, a quem servimos, quer livrar-nos, ele nos livrará da fornalha de fogo ardente e das tuas mãos, ó rei. Se não, fica sabendo, ó rei, que não serviremos a teus deuses, nem adoraremos a imagem de ouro que levantaste.” (Daniel 3:16-18)

Os três sabiam que estavam obedecendo a Deus e não aos homens. Eles sabiam que Deus podia livrá-los da fornalha ardente. Eles não se atreveram a presumir que Ele o faria, por isso, responderam a Nabucodonosor de forma a deixar a opção em aberto. Deus poderia livrá-los, pois era capaz disso. No entanto, se Ele o faria ou não, eles não ousavam pressupor. De qualquer forma, eles não fariam o que o rei exigia, pois antes de mais nada, estavam comprometidos a servir a Deus.

Davi sabia que Deus poderia salvar seu filho. Ele também sabia que se Deus o fizesse, seria somente pela Sua graça, não com base em algum mérito. Se Deus tivesse poupado a vida do seu filho, Davi teria ficado muito feliz. Mas, quando a morte da criança deixou claro que Deus tinha Se recusado a poupar sua vida, Davi ainda pôde sentir-se consolado, pois sabia que a graça é sempre concedida soberanamente. A decisão de Deus não é estabelecida por méritos humanos, sendo um ato soberano, não determinado por alguma força externa, mas pela livre escolha do próprio Deus. Esse é o ponto defendido por Paulo quando ele fala da salvação como consequência da eleição soberana de Deus, muito antes de o homem ter nascido, antes de ter feito qualquer bem ou mal (como se isso pudesse afetar o resultado da escolha de Deus):

“Isto é, estes filhos de Deus não são propriamente os da carne, mas devem ser considerados como descendência os filhos da promessa. Porque a palavra da promessa é esta: POR ESSE TEMPO, VIREI, E SARA TERÁ UM FILHO. E não ela somente, mas também Rebeca, ao conceber de um só, Isaque, nosso pai. E ainda não eram os gêmeos nascidos, nem tinham praticado o bem ou o mal (para que o propósito de Deus, quanto à eleição, prevalecesse, não por obras, mas por aquele que chama), já fora dito a ela: O MAIS VELHO SERÁ SERVO DO MAIS MOÇO. Como está escrito: AMEI JACÓ, PORÉM ME ABORRECI DE ESAÚ.” (Romanos 9:8-13)

No caso do povo de Nínive, Deus Se compadece e a cidade é poupada (para o total desprazer de Jonas). No caso de Davi, Deus não Se compadece. Legalmente Davi não podia se zangar com Deus, pois não merecia o que pediu. Na verdade, ele merecia algo bem pior do que aquilo que recebeu. Ninguém se atreve a ficar chateado com Deus quando Ele não dá o que não é merecido. Nada pode ser reivindicado na graça divina. Quando ela é concedida, devemos recebê-la com gratidão, como indignos dela; quando não é concedida, devemos humildemente reconhecer, em primeiro lugar, que nada merecemos.

Somente essas cinco razões já são base suficiente para a atitude de Davi em nosso texto. Contudo, há ainda mais uma coisa para a qual gostaria de chamar sua atenção: Davi acha conforto e consolo na morte da criança porque tem certeza de que, embora a criança não possa voltar a ele em vida, ele estará com ela no céu:

“Porém, agora que é morta, por que jejuaria eu? Poderei eu fazê-la voltar? Eu irei a ela, porém ela não voltará para mim.” (II Samuel 12:23)

Creio que haja somente uma forma desse versículo fazer algum sentido, e é entendendo que Davi diz algo como: “Não posso trazê-la de volta à vida, para estar comigo mais uma vez, mas posso ansiar para estar com ela no céu, depois da minha morte.”

Nem todos aceitam essa conclusão. Alguns acham que Davi tem certeza de um dia estar reunido com essa criança no céu. Eles não concluem necessariamente que todos os bebês vão para lá quando morrem. Quem crê no batismo infantil talvez fique tentado a acreditar que eles vão. Há também quem tenha a firme convicção de que, como os bebês não podem se arrepender e crer em Jesus Cristo, nenhum vai para o céu ao morrer. Se fosse assim, as palavras de Davi teriam de ser entendidas como: “Não posso trazer a criança de volta à vida, mas me juntarei a ela no túmulo.” Quero chamar a atenção para essa última ideia primeiro, para depois tentar defender meu próprio ponto de vista, de que os bebês quando morrem (quando ainda não têm entendimento) vão para o céu.

Há quem entenda que Davi esteja falando em juntar-se à criança no túmulo. Pelo contexto do texto, acho difícil entender dessa forma. Davi jejuou, chorou e orou tanto que seus servos ficaram preocupados com seu bem-estar. Eles não conseguiram convencê-lo a se levantar do chão ou a comer. De repente, após a morte da criança, sua vida continua como se nada tivesse acontecido e, quando os servos lhe perguntam o motivo, ele dá a resposta encontrada em nosso texto. Uma parte da resposta é que, embora ele não possa trazer a criança de volta, algum dia ele estará com ela. Para algumas pessoas, ele está dizendo:

“Eu queria muito demonstrar meu arrependimento e suplicar a Deus pela vida da criança. Mas agora ela está morta, e sei que será sepultada no lote nº 23 do Cemitério Descanse em Paz. Para minha grande alegria e conforto, sei que serei sepultado no lote nº 24. É por isso que sinto-me consolado na minha dor. Nós ficaremos lado a lado no túmulo.”6

Simplesmente não acho que essa explicação seja adequada para o consolo e para a conduta de Davi. Creio que ele está olhando para além do túmulo, para seu encontro com a criança na ressurreição. Não sentimos a mesma sensação com as palavras de Paulo no texto abaixo?

“Não queremos, porém, irmãos, que sejais ignorantes com respeito aos que dormem, para não vos entristecerdes como os demais, que não têm esperança. Pois, se cremos que Jesus morreu e ressuscitou, assim também Deus, mediante Jesus, trará, em sua companhia, os que dormem. Ora, ainda vos declaramos, por palavra do Senhor, isto: nós, os vivos, os que ficarmos até à vinda do Senhor, de modo algum precederemos os que dormem. Porquanto o Senhor mesmo, dada a sua palavra de ordem, ouvida a voz do arcanjo, e ressoada a trombeta de Deus, descerá dos céus, e os mortos em Cristo ressuscitarão primeiro; depois, nós, os vivos, os que ficarmos, seremos arrebatados juntamente com eles, entre nuvens, para o encontro do Senhor nos ares, e, assim, estaremos para sempre com o Senhor. Consolai-vos, pois, uns aos outros com estas palavras.” (I Tessalonicenses 4:13-18)

Advertências e Precauções

Creio ser necessário admitir que a ideia de que todos os bebês vão para o céu quando morrem é algo no qual todos nós gostaríamos muito de acreditar. Só por isso, já temos motivo suficiente para examinar o assunto com muito cuidado e cautela. Eu também diria que apenas o texto de II Samuel seria uma evidência bem pequena para minhas conclusões se não houvesse outros textos e preceitos que lhe dessem suporte. É verdade ainda que minhas conclusões são baseadas em inferências. Assim sendo, também gostaria de dizer que qualquer outra opinião sobre o assunto é inferencial e baseada (em minha opinião) em evidências ainda menores.

Permitam-me esclarecer ainda uma última coisa antes de continuar minha argumentação. Este assunto (Quando morrem, os bebês vão para o céu?) não é algo que deva dividir os cristãos evangélicos. Esta não é uma questão primordial da fé cristã e não deve ser vista como heresia, sejam quais forem as opiniões (citadas acima) defendidas. Em última análise, devemos concordar com o fato de que Deus seria justo e estaria certo em mandar qualquer ser humano (inclusive os bebês) para o inferno, se Ele assim o desejasse. Além do mais, quem quer conhecer e amar a Deus deve confiar nEle em relação a essa questão. Ás vezes, determinados tópicos e questionamentos não são claramente respondidos. Em tais casos creio que isso seja deliberado, de modo a termos de confiar no próprio Deus.

Outras Evidências

Com tais ressalvas, deixem-me listar os fatores que me levaram à conclusão de que, quando os bebês morrem, eles vão o céu. Vou enfocar quatro linhas de evidência.

Primeiro, no livro de Jonas, Deus claramente distingue crianças de adultos, e repreende Jonas por desejar que o julgamento divino recaia sobre os pequeninos. Todo mundo conhece a história de como Jonas, o profeta de Israel, recebeu instrução para ir a Nínive e proclamar o julgamento divino sobre aquela cidade ímpia. Nós nos lembramos de como ele se rebelou, e de como, finalmente, foi compelido a ir à cidade, onde proclamou a derramamento da ira de Deus sobre os ninivitas dentro de 40 dias. O povo de Nínive se arrependeu, e Deus Se compadeceu deles. Jonas ficou furioso. Ele queria que o Senhor destruísse aquela cidade perversa e todos que ali viviam. Desafiadoramente ele permanece fora da cidade, esperando pela destruição ameaçada e cancelada por Deus. Jonas esperou no maior calorão só para ver a morte dos ninivitas. Então, a narrativa continua:

“Então, Jonas saiu da cidade, e assentou-se ao oriente da mesma, e ali fez uma enramada, e repousou debaixo dela, à sombra, até ver o que aconteceria à cidade. Então, fez o SENHOR Deus nascer uma planta, que subiu por cima de Jonas, para que fizesse sombra sobre a sua cabeça, a fim de o livrar do seu desconforto. Jonas, pois, se alegrou em extremo por causa da planta. Mas Deus, no dia seguinte, ao subir da alva, enviou um verme, o qual feriu a planta, e esta se secou. Em nascendo o sol, Deus mandou um vento calmoso oriental; o sol bateu na cabeça de Jonas, de maneira que desfalecia, pelo que pediu para si a morte, dizendo: Melhor me é morrer do que viver! Então, perguntou Deus a Jonas: É razoável essa tua ira por causa da planta? Ele respondeu: É razoável a minha ira até à morte. Tornou o SENHOR: Tens compaixão da planta que te não custou trabalho, a qual não fizeste crescer, que numa noite nasceu e numa noite pereceu; e não hei de eu ter compaixão da grande cidade de Nínive, em que há mais de cento e vinte mil pessoas, que não sabem discernir entre a mão direita e a mão esquerda, e também muitos animais?” (Jonas 4:5-11)

Jonas ficou irado com Deus. E o motivo da sua ira foi chocante. Ele se irou por causa da graça que o Senhor demonstrou para com os ímpios ninivitas. Jonas ficou furioso por Deus ter perdoado pecadores indignos, quando eles se arrependeram de seus pecados. Mas ele estava totalmente errado, pois parece ter presumido que a bênção de Deus para os judeus tinha outro fundamento — o simples fato de serem judeus. Jonas odiava a graça, especialmente quando era concedida a quem ele considerava um pecador indigno.7 A triste ironia é que ele não conseguia ver que as bênçãos de Deus sobre Israel e sobre ele também eram baseadas única e exclusivamente na graça divina. Enfim, até mesmo Jonas parecia acreditar em algo mais além da graça.

Mas Deus lhe deu uma lição na graça. Ele providenciou para o profeta rebelde e carrancudo uma fonte de sombra, muito embora Jonas não tivesse motivo algum para ficar ali naquele sol quente. Quando Deus retirou a planta, e com isso a sombra que esta proporcionava a Jonas, o profeta ficou louco da vida. Deus, então, perguntou-lhe o motivo da sua ira. Será que Jonas merecia a planta e a sua sombra? Por que ele ficou tão bravo quando Deus a retirou? Jonas não merecia esse cuidado gracioso de Deus, mas, de alguma forma, ele achava que sim.

Agora Deus muda o foco da atenção de Jonas da lição prática para o verdadeiro problema, a destruição ou livramento dos ninivitas. Por que o profeta está tão interessado na condenação de 120.000 pessoas que não conseguem diferenciar a mão direita da mão esquerda? Para mim, o texto parece sugerir que Deus vê essas pessoas diferentemente da forma como Ele vê os ninivitas mais velhos. Quem pode discernir entre a mão direita e a esquerda também pode discernir entre o bem e o mal. Embora Jonas esteja ansioso para condenar essas crianças, Deus não está. Deus não discute com ele sobre a graça demonstrada para com os israelitas (adultos) arrependidos. Ele censura Jonas por desejar que as crianças sofram a ira divina junto com os adultos. Jonas não faz distinção entre crianças e adultos ninivitas; mas Deus faz. A base para tal distinção é o nosso assunto neste estudo sobre a morte do filho de Davi.

Deus repreende Jonas porque o profeta não quer fazer distinção entre os imorais (mas arrependidos) ninivitas adultos e as 120.000 crianças daquela cidade. A distinção não é só uma questão de idade, mas de capacidade de raciocínio. Essas 120.000 crianças não são capazes de distinguir entre a mão direta e a mão esquerda. Se é assim, e se elas não conseguem distinguir coisas concretas, como poderão distinguir coisas abstratas, como o bem e o mal? Como poderão, conscientemente, escolher entre deliberadamente desobedecer a Deus ou crer e obedecer a Ele? Deus também menciona os animais. Eles não podem escolher servir ou não a Deus, não por causa da sua idade, mas por causa da sua natureza incapaz de raciocinar. Jonas teria prazer em ver as crianças e o gado sofrendo a ira de Deus; Deus o repreende por pensar dessa forma. Será que esse princípio não se aplica a todas as crianças, e não apenas às crianças ninivitas? Creio que sim.

Segundo, de acordo com a antiga aliança, bem como com a nova, os filhos não devem sofrer a condenação divina pelos pecados dos pais.

“Os pais não serão mortos em lugar dos filhos, nem os filhos, em lugar dos pais; cada qual será morto pelo seu pecado.” (Deuteronômio 24:16)

“Eis que vêm dias, diz o SENHOR, em que semearei a casa de Israel e a casa de Judá com a semente de homens e de animais. Como velei sobre eles, para arrancar, para derribar, para subverter, para destruir e para afligir, assim velarei sobre eles para edificar e para plantar, diz o SENHOR. Naqueles dias, já não dirão: Os pais comeram uvas verdes, e os dentes dos filhos é que se embotaram. Cada um, porém, será morto pela sua iniquidade; de todo homem que comer uvas verdes os dentes se embotarão. Eis aí vêm dias, diz o SENHOR, em que firmarei nova aliança com a casa de Israel e com a casa de Judá. Não conforme a aliança que fiz com seus pais, no dia em que os tomei pela mão, para os tirar da terra do Egito; porquanto eles anularam a minha aliança, não obstante eu os haver desposado, diz o SENHOR. Porque esta é a aliança que firmarei com a casa de Israel, depois daqueles dias, diz o SENHOR: Na mente, lhes imprimirei as minhas leis, também no coração lhas inscreverei; eu serei o seu Deus, e eles serão o meu povo. Não ensinará jamais cada um ao seu próximo, nem cada um ao seu irmão, dizendo: Conhece ao SENHOR, porque todos me conhecerão, desde o menor até ao maior deles, diz o SENHOR. Pois perdoarei as suas iniquidades e dos seus pecados jamais me lembrarei.” (Jeremias 31:27-34, ênfase do autor)

Seja na antiga aliança, seja na nova, as crianças não devem ser condenadas pelos pecados dos pais. Cada um deve ser condenado pelo seu próprio pecado. Em Romanos 5, Paulo escreve:

“Portanto, assim como por um só homem entrou o pecado no mundo, e pelo pecado, a morte, assim também a morte passou a todos os homens, porque todos pecaram. Porque até ao regime da lei havia pecado no mundo, mas o pecado não é levado em conta quando não há lei. Entretanto, reinou a morte desde Adão até Moisés, mesmo sobre aqueles que não pecaram à semelhança da transgressão de Adão, o qual prefigurava aquele que havia de vir.” (Romanos 5:12-14)

Em outras palavras, o pecado de Adão foi imputado a toda raça humana. Mesmo antes de a Lei ser entregue, os homens já eram pecadores por natureza. E por isso, todos morrem a morte física. O pecado de Adão tornou toda a raça humana pecaminosa por natureza.

Em Romanos 7, Paulo fala sobre viver sem a lei, e depois sob a lei:

Outrora, sem a lei, eu vivia; mas, sobrevindo o preceito, reviveu o pecado, e eu morri. (Romanos 7:9)

Pelo texto, parece que ele está falando da idade do entendimento. Na infância, ele “vivia sem lei”, pois não era capaz de compreendê-la e, dessa forma, discernir entre o bem e o mal. Já que ele era incapaz de entender a necessidade ou a natureza da escolha diante de si, ainda não estava vivo para a lei. No entanto, chegou a época em que se tornou vivo para a lei e, nesse momento, ele caiu sob sua maldição.

Nos capítulos 1 a 3 de Romanos, Paulo dá a base para o restante da epístola. Ele procura demonstrar que todos os homens são pecadores, sujeitos à ira eterna de Deus e incapazes de salvarem a si mesmos por suas próprias obras (necessitando, portanto, do dom da salvação em Cristo por meio da graça divina). A conclusão de Paulo (de que todos são pecadores) vem resumida no capítulo 3, à medida que ele faz uma lista de citações do Velho Testamento:

Que se conclui? Temos nós qualquer vantagem? Não, de forma nenhuma; pois já temos demonstrado que todos, tanto judeus como gregos, estão debaixo do pecado; como está escrito: NÃO HÁ JUSTO, NEM UM SEQUER, NÃO HÁ QUEM ENTENDA, NÃO HÁ QUEM BUSQUE A DEUS; TODOS SE EXTRAVIARAM, À UMA SE FIZERAM INÚTEIS; NÃO HÁ QUEM FAÇA O BEM, NÃO HÁ NEM UM SEQUER. A GARGANTA DELES É SEPULCRO ABERTO; COM A LÍNGUA, URDEM ENGANO, VENENO DE VÍBORA ESTÁ EM SEUS LÁBIOS, A BOCA, ELES A TÊM CHEIA DE MALDIÇÃO E DE AMARGURA; SÃO OS SEUS PÉS VELOZES PARA DERRAMAR SANGUE, NOS SEUS CAMINHOS, HÁ DESTRUIÇÃO E MISÉRIA; DESCONHECERAM O CAMINHO DA PAZ. NÃO HÁ TEMOR DE DEUS DIANTE DE SEUS OLHOS. (Romanos 3:9-18)

A acusação é a conclusão de tudo o que Paulo escreve até ali, começando no capítulo 1, especialmente o verso 18:

“A ira de Deus se revela do céu contra toda impiedade e perversão dos homens que detêm a verdade pela injustiça;”

Como Paulo faz para provar que os homens são pecadores e estão sob a condenação divina? No capítulo um, ele mostra que os gentios, os quais nunca ouviram o evangelho, são pecadores e estão sob condenação. Presume-se que eles nunca ouviram o evangelho de Jesus Cristo. No entanto, eles receberam a revelação divina sobre Deus, a qual deliberadamente rejeitaram. Essa revelação foi feita por intermédio da natureza:

“Porque os atributos invisíveis de Deus, assim o seu eterno poder, como também a sua própria divindade, claramente se reconhecem, desde o princípio do mundo, sendo percebidos por meio das coisas que foram criadas. Tais homens são, por isso, indesculpáveis; porquanto, tendo conhecimento de Deus, não o glorificaram como Deus, nem lhe deram graças; antes, se tornaram nulos em seus próprios raciocínios, obscurecendo-se-lhes o coração insensato. Inculcando-se por sábios, tornaram-se loucos e mudaram a glória do Deus incorruptível em semelhança da imagem de homem corruptível, bem como de aves, quadrúpedes e répteis.” (Romanos 1:20-23)

Creio que o raciocínio seja o seguinte: Deus Se revela a todos os homens por meio da natureza. Essa revelação não é completa, e não inclui as boas novas de perdão dos pecados pela obra substitutiva de Cristo na cruz do Calvário. Mesmo assim, a reação de uma pessoa à revelação de Deus na natureza demonstra como ela reagiria se mais coisas lhe fossem reveladas. A revelação de Deus na natureza foi rejeitada por aqueles que a receberam, os quais a transformaram em sua própria religião, adorando a criatura em vez do Criador. Em Romanos 2, e na primeira parte do capítulo 3, Paulo mostra que Deus, com justiça, condena os homens como pecadores, porque eles não vivem de acordo com o padrão da sua própria consciência, e muito menos de acordo com os padrões estabelecidos na lei de Moisés. Ele mostra que todos são pecadores, merecedores da ira eterna de Deus, pois já receberam determinada revelação e a rejeitaram, pervertendo a verdade a eles relevada e trocando-a por algo no qual preferem acreditar.

Todo aquele que é condenado como pecador em Romanos 1 a 3 já recebeu a revelação de Deus e tem capacidade mental para compreendê-la e reagir a ela, mas a rejeitou. O que estou falando é que fetos e bebês (não tentarei definir onde tem início a assim chamada “idade do entendimento”) nunca receberam tal revelação e não têm capacidade para rejeitá-la como uma coisa ruim ou aceitá-la como uma coisa boa. Eles ainda não pecaram no sentido de saber o que é certo, decidindo deliberadamente fazer o que é errado.

É nesse ponto que algumas pessoas começam a ficar incomodadas. Elas receiam que dizendo isso estejam negando a natureza pecaminosa de toda raça humana, inclusive das crianças. Elas temem que seja o equivalente a dizer que crianças pequenas são inocentes. Não estou dizendo isso de forma alguma. Quer seja um feto, quer seja um bebê, todo descendente de Adão (isto é, todo ser humano, independentemente da sua idade) é pecador por natureza. A natureza pecaminosa é consequência do pecado de Adão, a qual foi imputada a toda sua descendência. Há uma diferença, no entanto, em ser pecador por natureza e ser pecador de fato. Um bebezinho recém-nascido é pecador por natureza, mas não se tornará um pecador atuante até deliberadamente fazer o que sabe ser errado. Sem contar as mortes prematuras, toda criança pecadora por natureza desabrochará numa criança pecadora de fato.

Mas o que acontece com as crianças que morrem antes de se tornarem pecadoras de fato? Se fôssemos concluir que são condenadas ao inferno por toda eternidade, por qual(is) pecado(s) seriam punidas? Eu teria de dizer que é pelo pecado de Adão. Elas sofreriam eternamente devido à sua natureza pecaminosa, por terem nascido. Creio que a distinção feita por Deus em Jonas 4 foi entre ninivitas pecadores de fato e ninivitas pecadores por natureza, mas não de fato. Creio que Deus repreende Jonas por querer ver pecadores por natureza (apenas) sofrerem a ira divina como se fossem pecadores por vontade e ação. Em que base Deus pode salvar pecadores por natureza para não serem condenados? Esse é o próximo tópico de discussão.

Terceiro, em Romanos 5 Paulo ensina que a morte sacrificial de nosso Senhor Jesus Cristo expia o pecado de Adão, a fim de que nenhum de seus descendentes seja condenado ao inferno devido ao seu pecado (de Adão). Se entendo as Escrituras corretamente, a única razão para uma criancinha ir para o inferno é por causa do pecado de Adão. Tanto a antiga como a nova aliança dizem que não é assim, pois as crianças não devem ser punidas pelos pecados dos pais. Romanos 5 nos diz como Deus criou um meio para os pequenos serem salvos da condenação. A questão abordada neste capítulo é: “Como uma pessoa — Jesus Cristo — pode salvar que nEle crê?” “Como um só homem pode salvar a muitos, morrendo por eles?”

A resposta dada por Paulo em Romanos 5 é muito simples: “Um só homem (Adão) trouxe o pecado para toda raça humana; da mesma forma, um só Homem (Jesus Cristo) deu a solução para o problema do pecado de todos os que creem.”

“Se, pela ofensa de um e por meio de um só, reinou a morte, muito mais os que recebem a abundância da graça e o dom da justiça reinarão em vida por meio de um só, a saber, Jesus Cristo. Pois assim como, por uma só ofensa, veio o juízo sobre todos os homens para condenação, assim também, por um só ato de justiça, veio a graça sobre todos os homens para a justificação que dá vida.” (Romanos 5:17-18)

“Pois assim está escrito: O primeiro homem, Adão, foi feito alma vivente. O último Adão, porém, é espírito vivificante. Mas não é primeiro o espiritual, e sim o natural; depois, o espiritual. O primeiro homem, formado da terra, é terreno; o segundo homem é do céu. Como foi o primeiro homem, o terreno, tais são também os demais homens terrenos; e, como é o homem celestial, tais também os celestiais. E, assim como trouxemos a imagem do que é terreno, devemos trazer também a imagem do celestial.” (I Coríntios 15:45-49)

Nosso Senhor Jesus Cristo é chamado de “o último Adão” porque Ele é o Único que pode reverter os efeitos do pecado de Adão. Ele o faz, não por salvar automaticamente todas as pessoas, mas por fazer expiação pelos pecados dos homens, de modo que todo aquele que recebe o dom da salvação tenha seus pecados perdoados e receba a vida eterna. Todas as crianças herdam a natureza pecaminosa de Adão. Elas não possuem essa natureza por terem cometido algum pecado, mas por terem nascido na raça humana. A natureza pecaminosa foi obtida involuntariamente. O argumento de Paulo em Romanos 5 é um argumento “muito maior”. Segundo ele, o que quer que Adão tenha feito ao pecar, Cristo fez (ou melhor, desfez), muito mais. Se uma criança vai para o inferno só por causa do pecado de Adão, então a obra de Cristo no Calvário não fez “tanto” assim. Quem sofre a ira eterna de Deus por causa do pecado é quem, deliberadamente, se rebela contra Deus e rejeita a revelação divina manifesta a ele. Quem ainda não praticou ato deliberado para se identificar com o pecado de Adão, e morre antes de praticá-lo, é involuntariamente coberto pelo sangue derramado de Jesus Cristo. Portanto, Adão pode ter corrompido toda raça humana, mas Cristo fez muito mais quando expiou o pecado de Adão e transformou pecadores culpados em santos perdoados. A morte de Cristo na cruz do Calvário é o meio pelo qual os pequeninos são salvos da culpa e da condenação da sua natureza pecaminosa, do mesmo modo que é o meio pelo qual todos (os adultos) que creem são salvos.

É assim que explico a confiança e a paz demonstradas por Davi quando seu filho morreu. Ele sabia que ele mesmo não morreria, pois seus pecados haviam sido “removidos”. Sob a antiga aliança não havia salvação para ele, só a condenação da morte. Por isso, ele teve de ser liberto da ira divina pela providência de Deus em Jesus Cristo de acordo com a nova aliança. Esta é a base para a salvação de qualquer santo, tanto do Novo como do Antigo Testamento. Se Deus foi gracioso com Davi, com base na nova aliança, não seria Ele também gracioso com seu filho, com base na mesma aliança?

Quarto, a convicção de que bebês são salvos pelo sangue de Cristo é uma posição sustentada por alguns dos mais conceituados estudiosos das Escrituras. A posição doutrinária da igreja ao longo de sua história não tem a autoridade das Escrituras, mas ajuda a validar ou por em dúvida as interpretações contemporâneas da Bíblia. Quando alguém sustenta uma opinião ou interpretação, da qual a Igreja sempre discordou ao longo da sua história, tal interpretação certamente é posta em xeque. Deixem-me mencionar algumas citações que expressam o ponto de vista de alguns conceituados teólogos e pregadores do passado.

Vamos começar com Charles Haddon Spurgeon:

“Bem, há uma ou duas questões secundárias nas Escrituras que também parecem lançar um pouco de luz sobre o assunto. Não se esqueçam do caso de Davi. Seu filho com Bate-Seba teve de morrer como punição pelo pecado de seu pai. Davi orou, jejuou e se entristeceu profundamente; finalmente, ele ficou sabendo que a criança era morta. Ele parou de jejuar e disse: “Eu irei a ela, porém ela não voltará para mim.” Ora, para onde ele esperava ir? Bom, para o céu, é claro. Portanto, a criança deve ter ido para lá, pois ele disse: “Eu irei a ela.” Não o ouço dizendo o mesmo de Absalão. Ele não se estendeu sobre seu corpo e disse: “Eu irei a ele”; Davi não tinha esperanças para esse filho rebelde. Pela criança, ele não disse: “Ó, meu filho. Quem me dera que eu morrera por ti!” Não, ele podia deixar o bebê partir em plena confiança, pois disse: “Eu irei a ele.” “Eu sei”, ele poderia ter dito, “que o Senhor estabeleceu comigo uma aliança eterna, em tudo bem definida e segura; e, quando eu andar pelo vale da sombra da morte, não temerei mal algum, porque Ele está comigo; eu irei ao meu filho e, no céu, seremos reunidos um ao outro.”8

E outra vez:

“Ora, que cada mãe e pai aqui presentes saibam com certeza que a criança está muito bem se Deus a tomou de vocês ainda bebê. Nunca se ouviu sua declaração de fé — ela não era capaz disso; ela não foi batizada em nome de Jesus, nem sepultada com Ele no batismo; ela não podia dar “a resposta certa diante de Deus”; contudo, tenham certeza absoluta de que ela está bem, em sentido bem maior e melhor do que o bem de vocês mesmos; ela está bem sem restrições, sem exceções; infinitamente bem, eternamente “bem”. Talvez vocês digam: “Que motivos temos para acreditar que ela está bem?” Antes de examinar a questão, gostaria de fazer uma observação. Dizem que os calvinistas creem na perdição de alguns pequeninos. Tais acusações são vis, enganosas e caluniosas, pois quem as faz sabe que são falsas. Não ouso sequer esperar, embora o desejasse fazê-lo, que eles distorçam nossas doutrinas por ignorância. Maldosamente repetem coisas que já foram negadas milhares de vezes, as quais sabem não ser verdade. Em conselho a John Knox, Calvino interpreta o segundo mandamento — “demonstrando misericórdia para com milhares deles que me amam” — como se referindo a gerações, por isso, ele parece ensinar que as crianças que morrem ainda bebês, e cujos ancestrais foram tementes a Deus, não importando quão distantes, são salvas. Com certeza, isso inclui toda uma descendência. Quanto aos calvinistas atuais, não conheço nenhuma exceção, mas todos nós esperamos e cremos que quem morre ainda na infância seja salvo. O Dr. Gill9, considerado nos últimos tempos um modelo fiel do calvinismo, para não dizer do ultracalvinismo, ele mesmo não sugere por um momento sequer que algum bebê tenha perecido, mas afirma ser este um assunto obscuro e misterioso; no entanto, é sua opinião, a qual ele crê ter a garantia das Escrituras, que todos aqueles que adormecem ainda na infância não perecem, mas são contados entre os eleitos de Deus e, por isso, entram no descanso eterno. Nós nunca ensinamos o contrário e, quando alguém nos acusa, eu respondo: “Pense o que quiser, nós nunca dissemos tal coisa, e você sabe disso. Se ousar repetir essa infâmia, que a mentira cubra seu rosto de vergonha, se é que você ainda consegue ficar vermelho.” Jamais pensamos dessa forma. Com poucas e raras exceções, tão raras que só as ouvimos de lábios caluniadores, nunca sequer imaginamos que bebezinhos entrem na perdição quando morrem, mas sim que entram no paraíso de Deus.”10

Finalmente, ouçamos Loraine Boettner, o qual cita a posição de vários outros teólogos:

“A maioria dos teólogos calvinistas sustentam que quem morre ainda na infância é salvo. As Escrituras parecem ensinar com relativa clareza que os filhos dos crentes são salvos, mas são praticamente silentes quanto aos filhos dos ímpios. A Confissão de Fé de Westminster não se manifesta quanto aos filhos dos ímpios que morrem antes de chegar à idade do entendimento. Onde as Escrituras não se manifestam, a Confissão de Fé também não. Os grandes teólogos, no entanto, conscientes do fato de que “as ternas misericórdias de Deus permeiam todas as suas obras” e, confiantes na Sua imensurável misericórdia, nutrem a bondosa esperança de que, uma vez que esses pequeninos nunca cometeram um verdadeiro pecado por si mesmos, o pecado herdado seria perdoado e eles seriam salvos totalmente dentro dos princípios evangélicos.”

Essa, por exemplo, era a posição defendida por Charles Hodge, W. G. T. Shedd e B. B. Warfield. Diz o Dr. Warfield, a respeito de quem morre ainda na infância: “Seu destino é determinado, independentemente da sua escolha, por um decreto incondicional de Deus; sua execução é suspensa sem qualquer ação da sua parte; sua salvação é operada por uma aplicação incondicional da graça de Cristo à sua alma, por meio da operação imediata e irresistível do Espírito Santo, antes de, e sem levar em conta, qualquer ação da sua própria vontade... E se a morte na infância realmente depende da providência de Deus, seguramente é Deus que, na Sua providência, seleciona esta vasta multidão para ser participante da Sua salvação incondicional... Isso é o mesmo que dizer que eles são incondicionalmente predestinados para a salvação desde a fundação do mundo.”11

Conclusão

Prolongamos um pouco este triste incidente no qual Davi encontra alegria e conforto, mas permitam-me concluir apontando algumas áreas de aplicação.

Primeiro, este texto (juntamente com os outros mencionados) oferece conforto para todos aqueles que sofreram (ou irão sofrer) a perda de um bebezinho. Creio que nosso Senhor resumiu muito bem a questão quando disse: “Deixai vir a mim os pequeninos e não os embaraceis, porque dos tais é o reino de Deus.” (Lucas 18:16). Como é bom saber que os nossos pequeninos estão em Seus braços!”

Segundo, aprendemos com este episódio que, mesmo quando Deus perdoa os nossos pecados, Ele não remove todas as suas consequências dolorosas. Os pecados de Davi com Bate-Seba e Urias foram perdoados, mas a morte da criança ainda era necessária. O pecado traz consequências muito tristes. Muito embora nossos erros sejam perdoados, eles nunca valem o preço das consequências.

Terceiro, Deus Se preocupa muito mais com a Sua própria reputação do que com a nossa felicidade. Algumas pessoas pensam que Deus é uma espécie de gênio da lâmpada, que fica aguardando cada um de seus pedidos, tentando satisfazer todos os seus desejos. Davi teria ficado muito feliz em receber seu filho de volta, mas a reputação de Deus exigia que Ele lidasse com a situação de forma a deixar bem claro como Se sente um Deus santo e justo em relação ao pecado.

Quarto, podemos aprender também uma lição sobre a oração não atendida. Davi orou com toda sinceridade, mas Deus claramente lhe disse: “Não!”. Davi ficou satisfeito com isso. Ele não protestou, nem reclamou. Ele aceitou a vontade de Deus como sendo o melhor. Ele cultuou a Deus a despeito da sua perda e dor. Ele não sofreu porque não tinha fé. Ele sabia que Deus o tinha ouvido e tinha lhe respondido. Quantos de nós louvamos a Deus quando Ele nos diz “não”?

Finalmente, a esperança e a alegria do cristão em meio às provações e tribulações são ocasião para o testemunho da sua fé em Jesus Cristo. Os servos de Davi esperavam que ele (re)agisse de forma diferente ao saber da morte do filho. Eles se surpreenderam com a maneira pela qual ele encontrou consolo, alegria e desejo de adorar a Deus, quando sua família foi afetada pela tragédia. Eles lhe perguntaram sobre sua esperança e Davi pôde lhes dar uma razão para ela. Nossa reação aos sofrimentos e tribulações nos dá a mesma oportunidade. Que aprendamos a descansar nAquele a quem confiamos a nossa esperança, para então compartilhar essa esperança com quem não a possui (ver I Pedro 3:15).

Tradução: Mariza Regina de Souza


1 O que, aliás, era feito na presença de outro professor, o qual servia como testemunha.

2 Quando Deus feriu a Nabal, este morreu dez dias depois. Ver I Samuel 25:38.

3 A Nova Versão King James é semelhante, quando interpreta: “Talvez ele faça algo ruim. (NT: em português, a versão que mais se assemelha é a Nova Tradução na Linguagem de Hoje, que diz: “Ele poderá fazer alguma loucura!”)

4 Não sabemos realmente se algum dos servos sabia das palavras de Natã sobre a morte da criança. Se não, é provável que não tenham entendido a razão pela qual Davi leva tão a sério seu lamento de arrependimento e sua petição.

5 E também Jonas 3.

6 Sou forçado a recordar as palavras de Barzilai em II Samuel 19:37. Existe um certo consolo em ser sepultado perto dos nossos parentes, mas isso não parece ser consolo suficiente para explicar as palavras e a atitude de Davi em nosso texto.

7 Nisso, Jonas não é muito diferente dos escribas e fariseus hipócritas da época de Jesus.

8 “Salvação Infantil”, The Metropolitan Tabernacle Pulpit, sermão proferido na manhã de domingo do dia 29 de setembro de 1861 pelo Rev. C. H. Spurgeon, no Tabernáculo Metropolitano, Newington.

9 Nota da tradutora: Cerca de um século antes de Spurgeon, o Dr. John Gill ocupou o púlpito da igreja que veio a se tornar o Tabernáculo Metropolitano.

10 Spurgeon, no mesmo serão acima.

11 Loraine Boettner, A Doutrina Reformada da Predestinação (Filadélfia: The Presbyterian and Reformed Publishing Company, 1963 (11a. edição), pp. 143-144.

From the series: 2 Samuel (Português)

A Juventude de Davi: Base de Treinamento para Liderança Cristã

Introdução1

No início da minha adolescência, meus pais compraram um antigo “resort. É preciso entender, no entanto, que naquela época o emprego da palavra “resort” era um pouco mais liberal do que hoje em dia; por isso, o lugar não tinha nada a ver com o tipo de lugar em que pensamos quando ouvimos a palavra “resort” atualmente. Aliás, o lugar não era nenhuma ilha da fantasia. Havia somente seis chalés; cinco deles bem rústicos, com apenas um cômodo, um pequeno vestíbulo, uma ou duas camas, uma penteadeira e um fogão a lenha. O “chalé de luxo” tinha quatro cômodos2, um dos quais incluía algo que não poderia ser encontrado em mais nenhum outro lugar da propriedade: um lavatório. Essa era a época das “casinhas” (banheiro fora de casa). Até algum tempo depois, não havia banheiro sequer na casa dos meus pais. Meus afazeres nesse lugar incluíam tirar o lixo, cortar, rachar e colocar a lenha na lareira.

Não era uma vida ruim para um garoto e, em diversos aspectos, recordo-me daqueles dias com muito carinho. No entanto, na época, algo me incomodava. Um amigo meu, colega de classe, morava a algumas centenas de metros lago abaixo. Enquanto eu tinha muitos afazeres todos os dias (a maior parte do tempo), ele parecia não ter nada para fazer. Se eu quisesse ir a alguma parte do lago, tinha de ir de bote. Ele, por outro lado, tinha uma lancha. Tecnicamente, a lancha não era dele, era do pai; mas, na prática, ele podia usá-la quando quisesse. Seu pai não só o deixava usar a lancha, mas também fornecia o equipamento e a gasolina. Meu amigo tinha um amplo rol de amigos, entre os quais belas garotas. Quando passava velozmente por mim, eu acenava para ele e voltava à limpeza dos botes3.

Não me entenda mal. Embora eu o invejasse, ele era meu amigo. Ele era muito legal e me deixava dirigir a lancha e esquiar na água sempre que eu pudesse. Mesmo assim, as coisas ainda pareciam meio injustas para mim. Por que ele tinha tudo tão fácil e eu tinha que dar duro para conseguir o que queria? Hoje, recordando aqueles dias, posso entender como Deus usou aquelas experiências para moldar minha vida. Foi a boa mão de Deus que me fez passar por tudo aquilo, para o meu bem e, afinal, para a Sua glória.

Esta lição é sobre a juventude de Davi e como Deus o preparou para ser um futuro líder. Quando comparo os primeiros anos de Saul com os de Davi (aquilo que sabemos sobre eles), não posso deixar de pensar nos anos da minha adolescência, pelo menos da forma como os via. Saul parece ter tido tudo muito fácil, enquanto Davi teve de dar duro. Vamos começar revendo os primeiros dias da vida de Saul, bem como sua unção como rei de Israel.

O Cenário da Unção de Saul

Todos devem se lembrar do motivo pelo qual Saul foi designado como o primeiro rei de Israel. A história está em I Samuel 8. Lá está escrito que o profeta Samuel já estava velho e que seus dois filhos eram corruptos4. Isso, com certeza, gerava muita inquietação com relação ao futuro da liderança da nação. Assim, os israelitas pedem um rei a Samuel, o que, em muitos aspectos, era apenas um pretexto.

“Então, os anciãos todos de Israel se congregaram, e vieram a Samuel, a Ramá, e lhe disseram: Vê, já estás velho, e teus filhos não andam pelos teus caminhos; constitui-nos, pois, agora, um rei sobre nós, para que nos governe, como o têm todas as nações.” (I Sm. 8:4-5)5

Essa é apenas uma parte da história, a qual se desenrolará pelo restante do capítulo. Samuel fica muito desgostoso com o pedido (exigência?), mas Deus lhe diz que, na verdade, a rejeição de Israel é a Ele como rei.

“Disse o SENHOR a Samuel: Atende à voz do povo em tudo quanto te diz, pois não te rejeitou a ti, mas a mim, para eu não reinar sobre ele.” (I Sm. 8:7)

Deus, então, diz a Samuel para informar o povo sobre os altos custos de um “grande governo”. O que eles querem, na realidade, é inferior ao que eles já têm, mas a um preço bem mais alto. Por isso, Samuel lhes diz que seu rei será muito caro, pois terão de pagar impostos, ceder terras, filhos e filhas. O povo, no entanto, não se dá por vencido:

“Porém o povo não atendeu à voz de Samuel e disse: Não! Mas teremos um rei sobre nós. Para que sejamos também como todas as nações; o nosso rei poderá governar-nos, sair adiante de nós e fazer as nossas guerras.” (I Sm. 8:19-20)

Tendo os israelitas sido prevenidos sobre os custos de um rei, Deus diz a Samuel para lhes dar o que pedem (veremos que sempre que exigimos aquilo que Deus não quer nos dar, pagaremos muito caro por nossa tolice)6. Os capítulos 9 e 10 de I Samuel descrevem o processo de instalação de Saul como o primeiro rei de Israel.

Certamente, Deus não foi pego de surpresa por esse pedido. Na Lei de Moisés Ele já havia estabelecido uma série de preceitos para a escolha e para a conduta do rei de Israel7. Em I Samuel, a instalação de Saul ocorrerá em três etapas.

Fase 1: Saul é Ungido (I Samuel 9:1–10:16)

Esta sequência de acontecimentos é muito interessante, principalmente se comparada à narrativa da unção de Davi, no capítulo 16. Diferentemente de Davi, Saul não é um mero rapazote quando é ungido rei de Israel8. Há uma razão para isso: espera-se que ele assuma a liderança de imediato, ao passo que Davi terá um longo período de preparação.

Além disso, é difícil encontrar no caráter de Saul algo que o qualifique para o governo da nação. As únicas coisas que parecem distingui-lo são sua aparência e sua constituição física. Ele é um homem bem-apessoado, cuja altura o diferencia de qualquer outro israelita9. Podemos até dizer que ele é o “Golias” de Israel. Seu pai, Quis, é apresentado como um “homem importante” (NET Bible) ou um “poderoso homem de valor” (NASB) — (“homem de bens” - ARA)10.

Creio que podemos dizer ainda que Quis é um homem relativamente rico. Não acho que um pobre pudesse ter uma manada de jumentas11, por exemplo. Além disso, sabemos que ele tem uma porção de servos, um dos quais acompanha Saul na busca pelas jumentas extraviadas12. Essa caça às jumentas parece dar ao leitor algumas indicações sobre o caráter de Saul. Em primeiro lugar, ele parece incapaz de encontrá-las. Sem dúvida, essa é uma parte do plano divino; mas é de se estranhar sua falta de habilidade — habilidade, creio, como a de Davi em cuidar das ovelhas do pai.

Após alguns dias de busca infrutífera, Saul está ansioso para largar tudo e voltar para casa13. Seu servo, no entanto, não está tão ansioso para retornar de mãos vazias. É dele a idéia de “perguntar para Deus”, consultando um “vidente” ou “profeta” (Samuel) que ele conhece, o qual mora na cidade. Por que esse pensamento não ocorreu a Saul? Por que ele parece ignorar a presença do profeta ou seu poder de ajudar nessa situação? Minha opinião é que o servo parece mais bem informado a respeito das coisas espirituais que Saul.

Essa idéia é reforçada pela narrativa da unção de Saul. Depois dos acontecimentos do capítulo 8, restam poucas dúvidas de que é Samuel quem vai designar o primeiro rei de Israel. Não é de admirar que o tio de Saul esteja tão interessado no que aconteceu entre Saul e Samuel14. Em seguida à unção de Saul, Samuel lhe fala sobre os sinais que irão confirmar a presença de Deus em sua vida como rei. Primeiro ele garante que as jumentas já foram encontradas15. Depois, que Saul encontrará três homens a caminho de Betel:

“Quando dali passares adiante e chegares ao carvalho de Tabor, ali te encontrarão três homens, que vão subindo a Deus a Betel: um levando três cabritos; outro, três bolos de pão, e o outro, um odre de vinho. Eles te saudarão e te darão dois pães, que receberás da sua mão.” (I Samuel 10:3-4)

As provisões de Saul e do servo tinham se esgotado16. A farta refeição sacrificial feita em companhia de Samuel saciou-os por algum tempo, mas o encontro com os três homens acaba reabastecendo seu suprimento de pão. Deus providencia tudo o que é necessário a Saul, não apenas o encontro das jumentas, mas também alimento suficiente para sua jornada de volta para casa. Certamente Deus também irá suprir suas necessidades quando ele for rei. No entanto, Saul irá precisar de força e sabedoria para cumprir seus deveres, por isso, ele recebe a evidência da presença e do poder do Espírito Santo em sua vida:

“Então, seguirás a Gibeá-Eloim, onde está a guarnição dos filisteus; e há de ser que, entrando na cidade, encontrarás um grupo de profetas que descem do alto, precedidos de saltérios, e tambores, e flautas, e harpas, e eles estarão profetizando. O Espírito do SENHOR se apossará de ti, e profetizarás com eles e tu serás mudado em outro homem. Quando estes sinais te sucederem, faze o que a ocasião te pedir, porque Deus é contigo.” (I Samuel 10:5-7)

Quando Saul se volta para deixar Samuel, acontece mais uma coisa que demonstra a presença do Espírito Santo:

“Sucedeu, pois, que, virando-se ele para despedir-se de Samuel, Deus lhe mudou o coração; e todos esses sinais se deram naquele mesmo dia. Chegando eles a Gibeá, eis que um grupo de profetas lhes saiu ao encontro; o Espírito de Deus se apossou de Saul, e ele profetizou no meio deles. Todos os que, dantes, o conheciam, vendo que ele profetizava com os profetas, diziam uns aos outros: Que é isso que sucedeu ao filho de Quis? Está também Saul entre os profetas? Então, um homem respondeu: Pois quem é o pai deles? Pelo que se tornou em provérbio: Está também Saul entre os profetas?” (I Samuel 10:9-12)

O que quero que você perceba é a expressão de surpresa de quem testemunha (ou ouve sobre) este incidente. As pessoas parecem incrédulas. Ver Saul entre os profetas, e profetizando, é algo tão fora do normal que elas ficam chocadas, quase divertidas: “Está também Saul entre os profetas?” Creio que Saul não é considerado um homem muito espiritual, por isso, essa evidência do Espírito Santo atuando em sua vida parece boa demais para ser verdade. Nada do que vimos até agora nos faz concluir que ele seja um homem temente a Deus, cujo caráter é o fator primordial para Deus escolhê-lo como o primeiro rei de Israel. O povo quer um homem que possa liderá-los na guerra, e é isso o que Deus lhes dá.

Fase 2: Saul é Indicado por Sortes (I Samuel 10:17-27)

Ficou claro para Saul que ele seria o primeiro rei de Israel, mas não para a nação. Sem dúvida, a notícia de que ele estava entre os profetas já havia circulado, mas Deus também determinou que Sua escolha deveria ser conhecida de todos. Samuel reúne o povo em Mispa e relembra-lhes o pecado de exigir um rei, rejeitando, desta forma, a liderança do Senhor17.

Em seguida, ele faz o lançamento de sortes até Saul ser indicado como o rei escolhido de Deus. No entanto, quando o procuram, Saul não é encontrado em parte alguma. Deus, então, mostra que ele está escondido no meio da bagagem. Será que foi o Espírito do Senhor que tornou Saul humilde, relembrando-o das suas limitações?18 O povo o tira do esconderijo e, quando observam melhor, percebem que ele sobressai a todos do ombro para cima. Saul é um gigante (que se esconde no meio da bagagem). Alguns homens corajosos, cujos corações são tocados por Deus, imediatamente se unem a ele, acompanhando-o até sua casa em Gibeá.

Há outros, entretanto, cujos corações não são tocados por Deus. Tais homens são malignos e bastante céticos quanto ao que Saul pode fazer por eles. Vendo sua hesitação e seu refúgio entre a bagagem, duvidam da sua capacidade de salvá-los dos perigos enfrentados pela nação. Humanamente falando, eles estão certos, mas Deus havia Se comprometido a capacitar Saul para exercer o seu ofício.

Fase 3: Saul é Coroado após a Vitória contra os Amonitas (I Samuel 11:1-15)

Naás e os amonitas ameaçam os israelitas há algum tempo. Na verdade, esse é um dos fatores contribuintes para a exigência de Israel de ter um rei19. Após a designação de Saul, Naás ousadamente ameaça entrar guerra contra o povo de Jabes-Gileade se eles não se renderem. O povo está disposto a se render, mas Naás não está disposto a se contentar com uma vitória tão simples. Para deixar a situação ainda pior, além da rendição, ele também pretende arrancar o olho direito de cada cidadão (homem?) de Jabes. Os anciãos pedem uma semana para ver se algum irmão israelita vem em seu auxílio. Se ninguém vier, eles prometem se entregar.

Quando a notícia chega em Gibeá, Saul é poderosamente tomado pelo Espírito Santo de Deus e fica furioso. Ele abate uma junta de bois e envia os pedaços por todo Israel, ameaçando fazer o mesmo com os bois de qualquer um que deixe de se apresentar em defesa do povo de Jabes-Gileade. O resultado é um ajuntamento impressionante de israelitas e uma derrota estrondosa de Naás e seu exército — e grande popularidade para Saul. Aqueles que o apoiam querem identificar os maledicentes que questionaram sua capacidade de livrá-los dos inimigos da nação. A reação de Saul revela que este é um de seus melhores momentos como rei de Israel. Ele dá glória a Deus pela vitória e se recusa a vingar-se dos oponentes numa ocasião tão gloriosa. É neste momento que Saul parece ser oficialmente empossado como rei:

“Então, disse o povo a Samuel: Quem são aqueles que diziam: Reinará Saul sobre nós? Trazei-os para aqui, para que os matemos. Porém Saul disse: Hoje, ninguém será morto, porque, no dia de hoje, o SENHOR salvou a Israel. Disse Samuel ao povo: Vinde, vamos a Gilgal e renovemos ali o reino. E todo o povo partiu para Gilgal, onde proclamaram Saul seu rei, perante o SENHOR, a cuja presença trouxeram ofertas pacíficas; e Saul muito se alegrou ali com todos os homens de Israel.” (I Samuel 11:12-15)

Ótimo começo para Saul. Ele livrará Israel de muitos inimigos20, mas não parece ser um homem espiritual ou mesmo ter bom caráter. Ele é o que o povo quer e também o que eles merecem. Daí em diante, Saul servirá como pano de fundo para Davi, com quem seu caráter e conduta estarão sempre em contraste.

A Designação de Davi como Substituto de Saul (I Samuel 16)

Rapidamente as coisas começam a desandar no governo de Saul, como podemos ver nos capítulos 13 a 15 de I Samuel21. Em vez de esperar por Samuel como foi instruído22, Saul resolve ele mesmo oferecer o holocausto e as ofertas pacíficas. Sua desobediência resulta na repreensão de Deus por intermédio de Samuel e, como consequência, ele é informado de que seu reinado não durará:

“Então, disse Samuel a Saul: Procedeste nesciamente em não guardar o mandamento que o SENHOR, teu Deus, te ordenou; pois teria, agora, o SENHOR confirmado o teu reino sobre Israel para sempre. Já agora não subsistirá o teu reino. O SENHOR buscou para si um homem que lhe agrada e já lhe ordenou que seja príncipe sobre o seu povo, porquanto não guardaste o que o SENHOR te ordenou.” (I Samuel 13:13-14)

O capítulo 14 é deveras interessante. Enquanto Saul é mostrado como um homem vacilante, que toma decisões tolas, Jônatas é mostrado como um homem de fé e coragem, um homem como Davi. Não é de admirar que eles se tornem amigos íntimos. Jônatas é tão parecido com Davi que poderia muito bem ter sido um grande rei, se Saul não tivesse sido morto em batalha ou removido do trono de alguma outra forma. Entretanto, Davi é o escolhido de Deus, e também da linhagem de Judá, da qual virá o Messias23.

Se isso não bastasse, Saul desobedece novamente e, desta vez, não há nenhuma desculpa — embora ele faça o possível para arranjar alguma. Deus ordena que ele reúna o exército e destrua totalmente os amalequitas, devido à maneira como eles trataram os israelitas quando estes tentavam entrar na terra prometida:

“Assim diz o SENHOR dos Exércitos: Castigarei Amaleque pelo que fez a Israel: ter-se oposto a Israel no caminho, quando este subia do Egito. Vai, pois, agora, e fere a Amaleque, e destrói totalmente a tudo o que tiver, e nada lhe poupes; porém matarás homem e mulher, meninos e crianças de peito, bois e ovelhas, camelos e jumentos.” (I Samuel 15:2-3)

A obediência de Saul é parcial, não total, o que, na verdade, é desobediência:

“Então, feriu Saul os amalequitas, desde Havilá até chegar a Sur, que está defronte do Egito. Tomou vivo a Agague, rei dos amalequitas; porém a todo o povo destruiu a fio de espada. E Saul e o povo pouparam Agague, e o melhor das ovelhas e dos bois, e os animais gordos, e os cordeiros, e o melhor que havia e não os quiseram destruir totalmente; porém toda coisa vil e desprezível destruíram.” (I Samuel 15:7-9)

Já é hora de Israel ter um novo rei, como Deus disse no capítulo 13:

“Já agora não subsistirá o teu reino. O SENHOR buscou para si um homem que lhe agrada e já lhe ordenou que seja príncipe sobre o seu povo, porquanto não guardaste o que o SENHOR te ordenou.” (I Samuel 13:14)

Deus rejeita Saul por um rei “segundo o Seu coração”. Já é tempo de Samuel parar de sentir pena de Saul e providenciar a designação do próximo rei de Israel (e a substituição de Saul).

“Disse o SENHOR a Samuel: Até quando terás pena de Saul, havendo-o eu rejeitado, para que não reine sobre Israel? Enche um chifre de azeite e vem; enviar-te-ei a Jessé, o belemita; porque, dentre os seus filhos, me provi de um rei. Disse Samuel: Como irei eu? Pois Saul o saberá e me matará. Então, disse o SENHOR: Toma contigo um novilho e dize: Vim para sacrificar ao SENHOR. Convidarás Jessé para o sacrifício; eu te mostrarei o que hás de fazer, e ungir-me-ás a quem eu te designar.” (I Samuel 16:1-3)

A lealdade de Samuel é enorme. No entanto, o homem a quem ele é tão leal (Saul) é o mesmo pelo qual ele receia ser morto se souber o que ele está prestes a fazer: designar outro homem como rei de Israel (a propósito, a maneira como Samuel é recebido pelos anciãos de Belém, no verso 4, demonstra serem verdadeiros seus temores). Saul tornou-se um Herodes, que matará qualquer rival ao trono. Deus, no entanto, dá instruções a Samuel para auxiliá-lo no cumprimento da sua tarefa com certa privacidade. Ele deve ir a Belém, onde realizará um sacrifício, não muito diferente daquele onde Saul foi designado rei.

Jessé e sete de seus filhos são convidados para o sacrifício. Quando Samuel põe os olhos em Eliabe, o primogênito de Jessé, não tem dúvidas de que ele é o escolhido de Deus para ser rei. Afinal, Eliabe é o primogênito de Jessé, o qual, normalmente, assume a liderança da família na ausência do pai. Pelo visto, Eliabe parece ter algumas qualidades parecidas com as de Saul:

“Sucedeu que, entrando eles, viu a Eliabe e disse consigo: Certamente, está perante o SENHOR o seu ungido. Porém o SENHOR disse a Samuel: Não atentes para a sua aparência, nem para a sua altura, porque o rejeitei; porque o SENHOR não vê como vê o homem. O homem vê o exterior, porém o SENHOR, o coração.” (I Samuel 16:6-7)

Não seria natural concluir que, aparentemente, Eliabe é “alto, moreno e bonitão”? Contudo, Deus não está para designar outro Saul. Ele está mais interessado no coração do rei. E assim, começando pelo mais velho, todos os filhos de Jessé passam diante de Samuel. Ele fica confuso, pois Deus não indica nenhum deles como Seu escolhido. Por isso, ele pergunta a Jessé se há algum outro filho. É aqui que Davi entra em cena. Ele não foi convidado para o sacrifício porque é considerado jovem demais. Ele cuida do rebanho enquanto seus irmãos mais velhos participam da cerimônia. Entretanto, quando o chamam, é ele quem Deus indica como Seu escolhido. Samuel unge Davi e o Espírito do Senhor desce poderosamente sobre ele. Tudo isso é feito na presença de Jessé e de seus outros filhos, para que todos saibam que Davi é o escolhido de Deus, não um deles.

Em minha opinião, os versos 14 a 23 do capítulo 16 de I Samuel servem como uma espécie de conclusão para o verso 13. A época exata dos acontecimentos narrados nesses versos não é muito clara para mim. Repare no início do verso 14:

“Tendo-se retirado de Saul o Espírito do SENHOR, da parte deste um espírito maligno o atormentava.” (I Samuel 16:14)

O Espírito do Senhor retira-se24 de Saul. Com certeza o leitor fará a ligação entre esta afirmação e o verso 13, onde é dito que o Espírito se apossa de Davi. Creio que a ligação lógica é evidente, mas não tenho certeza quanto à ligação cronológica. Em outras palavras, não creio que devamos, necessariamente, presumir que o Espírito do Senhor se retire de Saul e entre imediatamente em Davi. Sou mais propenso a pensar que o Espírito deixa Saul algum tempo antes de Davi ser ungido por Samuel. A desobediência de Saul no capítulo 13 parece ocorrer logo após sua posse; e sua desobediência do capítulo 15, algum tempo depois, talvez um pouco antes da unção de Davi. Algum tempo deve ter decorrido entre os dois grandes pecados de Saul e, talvez seja nessa época que o Espírito se retira e “um espírito maligno da parte do Senhor” se apossa dele.

Os versos 14 a 23 parecem demonstrar pelo menos três coisas. Primeira, uma conexão lógica entre o Espírito do Senhor se retirando de Saul e entrando em Davi. Com certeza isso serve para salientar que Deus está prestes a remover Saul do trono e substituí-lo por Davi. Segunda, os versos finais do capítulo 16 revelam a providência de Deus na preparação de Davi para o seu reinado sobre Israel. Davi é só um rapazinho, cuja vida pode ser resumida de forma simples e direta: pastor de ovelhas. Como servo de Saul, ele se familiariza com “as maneiras de um rei”. Ele observa a forma de Saul governar e aprende o cerimonial do palácio. Como escudeiro de Saul, ele também aprende a ser guerreiro e líder militar. Esse emprego é um treinamento, tão próximo do rei quanto possível.

Terceira, há também uma estranha ironia nesta passagem. Davi é empregado pelo rei para acalmá-lo sempre que o espírito maligno o atormentar. Não são a música e a conduta de Davi tão inspiradas pelo Espírito, que o mesmo Espírito que um dia capacitou Saul agora o conforta pelo ministério do seu substituto, Davi? Além disso, Davi foi designado como futuro rei de Israel em lugar de Saul. Ele, então, é escolhido por Saul como seu escudeiro. Não concordam comigo que Davi, mais do que qualquer outra pessoa, é a chave para a vida ou morte de Saul? Ele seria mais ou menos como a linha ofensiva do Dallas Cowboys, onde Saul seria o quarterback Tony Romo. Se a linha ofensiva falhar, ou não jogar direito, Romo será massacrado pelo time adversário. Tudo o que Davi precisa fazer é diminuir um pouco a velocidade e... Saul vai para o espaço! A mesma pessoa que irá substituí-lo como rei tem também o trabalho de protegê-lo.

Após analisar brevemente os acontecimentos descritos em I Samuel relacionados à unção de Davi e sua preparação para o governo de Israel, vamos considerar também outro aspecto de seu preparo, descrito no capítulo 17. Retornemos ao lugar onde ele é levado à presença de Saul, pois é ali que ele se oferece para subir contra Golias:

“Ouvidas as palavras que Davi falara, anunciaram-nas a Saul, que mandou chamá-lo. Davi disse a Saul: Não desfaleça o coração de ninguém por causa dele; teu servo irá e pelejará contra o filisteu. Porém Saul disse a Davi: Contra o filisteu não poderás ir para pelejar com ele; pois tu és ainda moço, e ele, guerreiro desde a sua mocidade. Respondeu Davi a Saul: Teu servo apascentava as ovelhas de seu pai; quando veio um leão ou um urso e tomou um cordeiro do rebanho, eu saí após ele, e o feri, e livrei o cordeiro da sua boca; levantando-se ele contra mim, agarrei-o pela barba, e o feri, e o matei. O teu servo matou tanto o leão como o urso; este incircunciso filisteu será como um deles, porquanto afrontou os exércitos do Deus vivo. Disse mais Davi: O SENHOR me livrou das garras do leão e das do urso; ele me livrará das mãos deste filisteu. Então, disse Saul a Davi: Vai-te, e o SENHOR seja contigo.” (I Samuel 17:31-37)

Esses versos nos dizem muitas coisas, tanto de Saul como de Davi. Saul, o Golias de Israel, não consegue reunir coragem para lutar contra o gigante filisteu, mas está ansioso para conversar com quem se atreva a fazê-lo. O grande problema é que o “guerreiro” (Davi) é apenas um garoto. Davi lhe assegura que tem “experiência em combate”. Quando foi preciso, ele não lutou contra nenhum gigante como Golias, mas contra feras perigosas que tentavam roubar suas ovelhas.

Gostaria que você prestasse bastante atenção ao que Davi diz nesse trecho, pois sua escolha das palavras pode facilmente passar despercebida. Ele não está dizendo que uma vez matou um urso e outra, um leão. Ele está dizendo que matou tanto ursos como leões. Por isso, seus anos como pastor de ovelhas serviram para prepará-lo para a batalha contra Golias. Enquanto cuidava do rebanho ele teve oportunidade de lutar tanto com ursos quanto com leões: “quando veio um leão ou um urso e tomou um cordeiro do rebanho...25. As palavras jactanciosas de Golias não são mais intimidadoras do que o rugido de um leão furioso ou o rosnado de um urso faminto à procura de alimento. Davi lutou de mãos nuas contra essas criaturas mortais e sempre prevaleceu. Sob sua responsabilidade, nenhuma costeleta de carneiro foi servida a animais selvagens.

No entanto, Davi não toma para si o crédito por esses feitos, como se eles fossem seus. Ele deixa claro para Saul que foi o Senhor quem o livrou das garras do leão e do urso; e é por isso que ele sabe que Deus o livrará das mãos “deste filisteu26. Ele está certo disso, pois o “incircunciso filisteu afrontou os exércitos do Deus vivo27. Ele não tem dúvida alguma de que Deus defenderá o Seu próprio nome, destruindo esse tagarela blasfemo.

Só mais uma coisa me vem à mente, a qual pode ter fortalecido a confiança de Davi para lutar contra Golias. Presumindo que ele já fora ungido por Samuel, ele tinha, então, o poder do Espírito do Senhor para capacitá-lo a prevalecer contra Golias. Além do mais, como ungido de Deus, o Senhor não permitiria que um filisteu incircunciso matasse Seu rei, da mesma forma que não permitiu que um urso ou um leão o fizessem. Segurança divina e capacitação do Espírito do Senhor dão muita coragem a um homem que confia em Deus.

Assim, Saul despacha Davi para a batalha, com sua armadura e a bênção: “Vai-te, e o SENHOR seja contigo.” Será que ele pretendia mesmo enviar Davi para lutar de acordo com as condições impostas por Golias? Golias tinha desafiado Israel a mandar apenas um guerreiro para lutar contra ele. Se esse guerreiro prevalecesse e o matasse (parece que Golias fez uma promessa), então, todo o exército filisteu se renderia. Se, contudo, Golias matasse o campeão de Israel, então, o exército israelita deveria se render. É óbvio que os filisteus não pretendiam se render, mas sim tentar escapar.

Saul versus Davi

Saul realmente não tem as qualidades necessárias para ser rei. Ele não tem personalidade, nem experiência. Ele recebe o Espírito do Senhor, mas prefere claramente seguir os desejos da carne a ceder à ação do Espírito. Deus, por fim, retira Seu Espírito dele e envia no lugar um espírito maligno; e Deus retira Saul do trono e coloca nele um homem segundo o Seu coração.

Mesmo antes de se tornar rei, nada parece faltar a Saul. Aparentemente, filho único de um benjamita rico, ele não tem de enfrentar as mesmas provações que Davi enfrenta — sozinho. Davi, por outro lado, é o caçula de oito irmãos. Ele faz o trabalho que ninguém quer — cuidar de um pequeno rebanho de ovelhas — um serviço que oferece muitos perigos e também muitas horas de solidão. Entretanto, olhando para trás, podemos ver que Deus desejava que Seu rei fosse pastor e, qual o melhor preparo para isso do que pastoreando um rebanho de ovelhas? Moisés, da mesma forma, teve muitos anos de experiência pastoreando os rebanhos de seu sogro, preparando-se para conduzir o rebanho de Deus do Egito à terra prometida.

Quem poderia pensar que os primeiros anos da vida de Davi haviam sido divinamente determinados, a fim de que suas experiências o preparassem para as tarefas impressionantes de enfrentar Golias, de lidar com a ira ciumenta do rei (Saul) ou com os desafios de liderar a nação? Deus começou a preparar Davi desde muito cedo. Na verdade, creio que podemos dizer com segurança que Ele começou a prepará-lo para sua missão quando Davi ainda estava no ventre da sua mãe:

“Pois tu formaste o meu interior, tu me teceste no seio de minha mãe.

Graças te dou, visto que por modo assombrosamente maravilhoso me formaste; as tuas obras são admiráveis, e a minha alma o sabe muito bem;

os meus ossos não te foram encobertos, quando no oculto fui formado e entretecido como nas profundezas da terra.

Os teus olhos me viram a substância ainda informe, e no teu livro foram escritos todos os meus dias, cada um deles escrito e determinado, quando nem um deles havia ainda.” (Salmo 139:13-16)

“A mim me veio, pois, a palavra do SENHOR, dizendo: Antes que eu te formasse no ventre materno, eu te conheci, e, antes que saísses da madre, te consagrei, e te constituí profeta às nações.” (Jeremias 1:4-5)

Pense na mão de Deus sobre a vida de Davi. Deus determina que ele seja o último dos oito filhos de Jessé. Por causa disso, Ele também determina que o trabalho de guardar o pequeno rebanho de ovelhas de seu pai recaia sobre ele. Deus divinamente guia Samuel para ungi-lo como futuro rei de Israel e, depois, capacita-o com Seu Espírito muitos anos antes de ele se tornar rei, para ele poder matar os ursos e leões que tentam roubar as ovelhas de seu pai, e para poder enfrentar Golias em batalha. Deus dá a Davi horas e horas de solidão, para ele meditar em Sua Palavra e ser hábil no toque da harpa, e para aprender a usar a funda com precisão. A capacidade de Davi em todas essas coisas faz com que ele tenha contato íntimo com Saul, a fim de aprender a governar. Às vezes, ele o faz imitando Saul; outras, talvez mais frequentes, vendo os erros cometidos pelo rei. Em todas essas coisas, no entanto, Deus está moldando Davi para os anos e tarefas que virão.

Isso não se aplica somente a Davi, tantos anos atrás; aplica-se também aos cristãos de hoje. O Dr. S. Lewis Johnson foi um dos grandes pregadores de sua época. Ele foi Diretor do Departamento de Novo Testamento (Grego) do Seminário Teológico de Dallas por quase 25 anos. Antes de aceitar a salvação, ele estava em dúvida quanto ao que iria estudar na Faculdade. Ele era um jogador de golfe muito bom, por isso, decidiu estudar algo que lhe permitisse ter as tardes livres para jogar: foi estudar grego. Posteriormente, ele foi levado à fé pelo ministério do Dr. Donald Grey Barnhouse, e o resto todo mundo sabe. Deus o estava preparando para o seu chamado antes mesmo de ele ser salvo.

Meu amigo, se você é cristão, Deus tem um propósito e um chamado para sua vida. Você já sabe qual é ele? Pois deveria, e pela providência de Deus, você saberá. Deus o formou ainda no ventre da sua mãe, a fim de que você coloque em prática esse chamado. Da mesma forma, Deus tem moldado você por intermédio das suas experiências, começando na sua infância. Sem dúvida, na época, essas experiências não pareciam parte de um plano maior. E, muito provavelmente, muitas delas, como as de Davi, não foram nada agradáveis. À medida que me recordo da minha vida, posso ver a mão de Deus me moldando e preparando para o que Ele me chamou a fazer. Se você é cristão, também deveria começar a ver a mão de Deus em sua vida.

Aprendendo a ser um pastor fiel, Davi não só aprendeu a liderar a nação como pastor, mas tornou-se também um tipo do Senhor Jesus, o Grande Pastor:

“Veio a mim a palavra do SENHOR, dizendo: Filho do homem, profetiza contra os pastores de Israel; profetiza e dize-lhes: Assim diz o SENHOR Deus: Ai dos pastores de Israel que se apascentam a si mesmos! Não apascentarão os pastores as ovelhas? Comeis a gordura, vestis-vos da lã e degolais o cevado; mas não apascentais as ovelhas. A fraca não fortalecestes, a doente não curastes, a quebrada não ligastes, a desgarrada não tornastes a trazer e a perdida não buscastes; mas dominais sobre elas com rigor e dureza.” (Ezequiel 34:1-4) 

“Por isso, assim lhes diz o SENHOR Deus: Eis que eu mesmo julgarei entre ovelhas gordas e ovelhas magras. Visto que, com o lado e com o ombro, dais empurrões e, com os chifres, impelis as fracas até as espalhardes fora, eu livrarei as minhas ovelhas, para que já não sirvam de rapina, e julgarei entre ovelhas e ovelhas. Suscitarei para elas um só pastor, e ele as apascentará; o meu servo Davi é que as apascentará; ele lhes servirá de pastor. Eu, o SENHOR, lhes serei por Deus, e o meu servo Davi será príncipe no meio delas; eu, o SENHOR, o disse.” (Ezequiel 34:20-24)

Não sabemos exatamente quando Davi começou a ter fé no Deus de Israel, mas seu relacionamento com Ele parece ter crescido muito nos primeiros anos como pastor. Relacionamento com Deus começa quando O aceitamos como o nosso pastor:

[Salmo de Davi]

O SENHOR é o meu pastor;

nada me faltará.

Ele me faz repousar em pastos verdejantes.

Leva-me para junto das águas de descanso;

refrigera-me a alma.

Guia-me pelas veredas da justiça por amor do seu nome.

Ainda que eu ande pelo vale da sombra da morte,

não temerei mal nenhum, porque tu estás comigo;

o teu bordão e o teu cajado me consolam.

Preparas-me uma mesa na presença dos meus adversários,

unges-me a cabeça com óleo;

o meu cálice transborda.

Bondade e misericórdia certamente me seguirão todos os dias da minha vida;

e habitarei na Casa do SENHOR para todo o sempre. (Salmo 23:1-6)

O Senhor Jesus é o “Bom Pastor”, em quem devemos confiar para ter a vida eterna.

“Eu sou o bom pastor. O bom pastor dá a vida pelas ovelhas. O mercenário, que não é pastor, a quem não pertencem as ovelhas, vê vir o lobo, abandona as ovelhas e foge; então, o lobo as arrebata e dispersa. O mercenário foge, porque é mercenário e não tem cuidado com as ovelhas.” (João 10:11-13)

Ele conquistou a salvação para os pecadores perdidos tornando-Se Ele mesmo (metaforicamente) um cordeiro — o Cordeiro de Deus:

“Quem creu em nossa pregação? E a quem foi revelado o braço do SENHOR? Porque foi subindo como renovo perante ele e como raiz de uma terra seca; não tinha aparência nem formosura; olhamo-lo, mas nenhuma beleza havia que nos agradasse. Era desprezado e o mais rejeitado entre os homens; homem de dores e que sabe o que é padecer; e, como um de quem os homens escondem o rosto, era desprezado, e dele não fizemos caso. Certamente, ele tomou sobre si as nossas enfermidades e as nossas dores levou sobre si; e nós o reputávamos por aflito, ferido de Deus e oprimido. Mas ele foi traspassado pelas nossas transgressões e moído pelas nossas iniqüidades; o castigo que nos traz a paz estava sobre ele, e pelas suas pisaduras fomos sarados. Todos nós andávamos desgarrados como ovelhas; cada um se desviava pelo caminho, mas o SENHOR fez cair sobre ele a iniqüidade de nós todos. Ele foi oprimido e humilhado, mas não abriu a boca; como cordeiro foi levado ao matadouro; e, como ovelha muda perante os seus tosquiadores, ele não abriu a boca. Por juízo opressor foi arrebatado, e de sua linhagem, quem dela cogitou? Porquanto foi cortado da terra dos viventes; por causa da transgressão do meu povo, foi ele ferido. Designaram-lhe a sepultura com os perversos, mas com o rico esteve na sua morte, posto que nunca fez injustiça, nem dolo algum se achou em sua boca.” (Isaías 53:1-9, ênfase minha)

Não é de admirar que João Batista apresente Jesus desta forma:

“Respondeu-lhes João: Eu batizo com água; mas, no meio de vós, está quem vós não conheceis, o qual vem após mim, do qual não sou digno de desatar-lhe as correias das sandálias. Estas coisas se passaram em Betânia, do outro lado do Jordão, onde João estava batizando. No dia seguinte, viu João a Jesus, que vinha para ele, e disse: Eis o Cordeiro de Deus, que tira o pecado do mundo! É este a favor de quem eu disse: após mim vem um varão que tem a primazia, porque já existia antes de mim. Eu mesmo não o conhecia, mas, a fim de que ele fosse manifestado a Israel, vim, por isso, batizando com água. E João testemunhou, dizendo: Vi o Espírito descer do céu como pomba e pousar sobre ele. Eu não o conhecia; aquele, porém, que me enviou a batizar com água me disse: Aquele sobre quem vires descer e pousar o Espírito, esse é o que batiza com o Espírito Santo. Pois eu, de fato, vi e tenho testificado que ele é o Filho de Deus.” (João 1:26-34)

Quando passamos a confiar em Jesus como o “Cordeiro de Deus”, o Único que morreu pelos nossos pecados e que ressuscitou da morte, então nos tornamos capazes de olhar para o passado e ver como Deus nos preparou desde a nossa concepção para o serviço para o qual Ele nos salvou. Se você confia em Jesus, então Deus o salvou para um propósito. Ele tem um trabalho específico para o qual Ele prepara você. Eu o exorto a fazer disso um motivo de oração e a buscar os ministérios que Deus coloca em seu caminho.

Se você é um jovem que confia em Jesus, gostaria de lhe dizer que Deus já está trabalhando na sua vida. Aprenda as lições que Ele tem para lhe ensinar. Aprenda a confiar nEle e a cumprir fielmente suas obrigações, dependendo do poder do Espírito de Deus. Isso o preparará para os dias vindouros e para o chamado do Senhor. Cuidado com suas decisões e com seus hábitos, pois eles o seguirão quando for adulto. Maus hábitos são empecilhos que você terá de superar (pela graça de Deus). Hábitos cristãos o prepararão para os desafios que estão à sua frente. Reconheça que Deus está trabalhando em sua vida desde já, preparando-o para aquilo que Ele tem para você no futuro.

O programa de desenvolvimento de Deus para liderança começa desde cedo em sua vida. Ele não é realizado em sala de aula, nem por meio de um curso formal (ainda que tais cursos possam ser muito benéficos); ele ocorre na escola da vida. Deus nos coloca em situações difíceis e desafiantes para aprofundar nossa confiança em Jesus e fortalecer nosso compromisso com Ele. O programa de Deus envolve submissão e sofrimento. Deus não Se interessa tanto pela aparência externa quanto pelo nosso coração. Confiemos nEle para que Ele faça de nós homens e mulheres segundo o Seu coração.

Tradução: Mariza Regina de Souza


1 Direitos autorais © 2007 pela Community Bible Chapel, 418 E. Main Street, Richardson, TX 75081. Esta é a versão editada da Lição nº 1 de Tornando-se um Líder Segundo o Coração de Deus: Estudos na Vida de Davi, minissérie de Seguindo a Jesus em um Mundo Egocêntrico, preparada por Robert L. Deffinbaugh em 11 de março de 2007. Qualquer pessoa tem liberdade para usar este material apenas com fins educacionais, com ou sem referência à autoria. A igreja acredita que o material aqui apresentado está fundamentado nos ensinos das Escrituras, e deseja favorecer, não restringir, seu uso potencial como auxílio ao estudo da Palavra de Deus. A publicação é uma concessão da Community Bible Chapel.

2 Este é o chalé onde eu Jeanette, minha esposa, passamos o primeiro verão quando nos casamos. Agora ele nos pertence. O valor do imposto está estimado em US$ 750,00, e mato com mais de um metro de altura cresce no telhado.

3 Estou certo de que minhas lembranças são meio distorcidas, mas era assim que me parecia naquela época.

4 I Samuel 8:1-3.

5 A menos que haja outra indicação, todas as citações das Escrituras são da NET Bible. A NEW ENGLISH TRANSLATION (Nova Tradução em Inglês), também conhecida como NET BIBLE, é uma versão inteiramente nova da Bíblia, não uma revisão ou atualização de outra versão em inglês. Ela foi concluída por mais de vinte estudiosos da Bíblia, os quais trabalharam a partir dos melhores textos hebraico, aramaico e grego atualmente disponíveis. O projeto de tradução originalmente teve início como uma tentativa de fornecer uma versão eletrônica de uma tradução moderna para distribuição pela Internet ou em CD. Pessoas de todos os lugares do mundo com acesso à Internet poderão usá-la e imprimí-la para uso pessoal, sem qualquer custo. Além disso, quem desejar compartilhá-la com outras pessoas pode imprimir quantas cópias quiser e distribui-las livremente. A Bíblia encontra-se disponível no site: www.netbible.org

6 Ver Salmo 106:15

7 Ver Deuteronômio 17:14-20

8 Em I Samuel 13:1, as evidências dos manuscritos são problemáticas (na verdade, não existem) quanto à idade de Saul na época de sua unção como rei, e quanto ao tempo que ele reinou. Minha versão antiga da NASB diz que ele tinha quarenta anos; a versão mais recente (1995) diz que tinha trinta, junto com muitas outras. A ESV nem mesmo se arrisca a sugerir sua idade. Minha opinião é que ele não era nenhum rapazote quando se tornou rei de Israel, como Davi quando foi ungido por Samuel.

9 I Samuel 9:2

10 A nota à margem da NASB indica que isso pode se referir à riqueza ou influência de alguém, mas em sentido mais comum refere-se a um homem que se distingue em batalha.

11 O texto deixa claro que esses animais são jumentas. Embora o texto de Jeremias 2:24 fale de jumentas selvagens, talvez explique o motivo da fuga dessas “fêmeas”.

12 I Samuel 9:3

13 I Samuel 9:5

14 I Samuel 10:14-16

15 I Samuel 10:2

16 I Samuel 9:7

17 I Samuel 10:18-19

18 Ver I Samuel 15:17

19 Ver I Samuel 12:12-13

20 Ver I Samuel 14:47-48

21 À luz de I Samuel 14:47-48, não seria certo concluir que o reinado de Saul tenha sido só uma sequência de erros. Ele realmente teve muitos êxitos como líder de Israel na guerra. Os capítulos 13 a 15 não pretendem caracterizar sua carreira militar, mas relevar as falhas morais e espirituais que levaram seu reino a ser retirado dele e dado a Davi.

22 I Samuel 10:8

23 Gênesis 49:10

24 As traduções diferem quanto a se o Espírito (já) tinha se retirado de Saul ou se acabara de fazê-lo (como indicado pela NASB e outras versões: “o Espírito do Senhor deixou Saul”).

25 I Samuel 17:34

26 I Samuel 17:37

27 I Samuel 17:36

8. A Graça De Deus

Introdução

Para ilustrar a graça de Deus, tenho frequentemente contado a estória verídica de meu amigo que comprou um Jaguar conversível novinho após retornar como veterano do Vietnã. Enquanto ainda usando seu uniforme de faxina do exército, meu amigo começou cedo numa manhã a dirigir num trecho ermo de uma estrada em Oklahoma.

Decidido a ver quão rápido seu carro poderia correr, ele acelerou até sua máxima velocidade. Assim que ele chegou ao topo de uma pequena colina, ele alcançou a velocidade máxima. E lá, no topo da colina, fora de visão, até ser muito tarde, estava um guarda rodoviário com seu radar. Meu amigo sabia que estava tudo acabado, embora ele andasse cerca de uma milha até fazer o carro parar, ele sentou esperando o guarda alcançá-lo.

O guarda parou o seu carro e lentamente se aproximou do meu amigo, que estava esperando com a sua carteira de motorista em suas mãos. “Você tem uma ideia de quão rápido você estava indo?” ele perguntou. “Não exatamente” meu amigo respondeu delicadamente. “Cento e sessenta e três milhas por hora,” o guarda respondeu. “Isto soa certo para mim,” meu amigo disse.

Meu amigo não esperava a próxima frase do guarda: “Você se importaria se eu desse uma olhada no motor?” ele perguntou. “De maneira alguma,” meu amigo falou. Depois de mais ou menos meia hora, os dois homens acabaram de tomar um copo de café numa cafeteria próxima antes do guarda ir embora, sem ter dado uma multa para o meu amigo!

Costumo dizer que se o guarda pagou pelo café, isto era graça.1 Porém realmente não é a espécie de graça da qual a Bíblia fala. Em resposta ao pedido de Moisés para ver a glória de Deus (Êxodo 33:18), Deus permitiu que Moisés visse uma porção dela:

5 - E o SENHOR desceu numa nuvem e se pôs ali junto a ele; e ele proclamou o nome do SENHOR. 6 - Passando, pois, o SENHOR perante ele, clamou: O SENHOR, o SENHOR Deus, misericordioso e piedoso, tardio em irar-se e grande em beneficência e verdade; 7 - Que guarda a beneficência em milhares; que perdoa a iniquidade, e a transgressão e o pecado; que ao culpado não tem por inocente; que visita a iniquidade dos pais sobre os filhos e sobre os filhos dos filhos até à terceira e quarta geração. (Êxodo 34:5-7)

A glória de Deus é vista, em parte, pela Sua graça. Ele é misericordioso e piedoso (versículo 6). Porém, além disso, Deus não deixa o culpado sem punição (versículo 7). A graça de Deus não ignora o pecado; ela  pune o pecado, porém de uma forma a qual perdoa quem é culpado.

Eu, portanto devo revisar minha ilustração, adicionando uma pequena ficção para mais acuradamente descrever a graça de Deus. Quando meu amigo alcançou o topo da colina a 163 milhas por hora, ele apertou com força no freio, fazendo o carro sair do controle, batendo no carro do guarda, quase o destruindo e ferindo muito o guarda.  Ao invés de deixar meu amigo ir, sem uma multa, o guarda deve escrever uma multa, e então pagar ele mesmo a multa. Ele deve permitir o meu amigo não pagar por nada – mesmo o café. Agora isto deve ser graça, a espécie de graça que a Bíblia fala a graça de Deus por aqueles que são salvos.

Nossa lição considera a graça de Deus, um assunto tão imenso que poderíamos levar a eternidade tentando penetrá-lo. Consequentemente, tentarei sumarizar alguns dos elementos essenciais da graça de Deus chamando a sua atenção para três histórias da Bíblia as quais descrevem a graça de Deus.

A primeira história é a de Jacó e a graça de Deus (Gênesis 25-32; Oséias 12:2-6), a segunda é a de Jonas e a graça de Deus, e a última sobre Jesus e a mulher pega em adultério (João 8:1-11). Nestas três histórias, encontraremos um homem que finalmente cessa de lutar com Deus e os homens e se lança na graça de Deus (Jacó). Consideraremos um homem que é profeta, e que odeia a graça de Deus (Jonas). E veremos uma mulher que é recipiente da graça de Deus, enquanto permanece condenada por alguns dos auto-justos pares (a mulher de João 8:1-11)

Jacó e a Graça de Deus2

Jacó não é o primeiro exemplo da graça de Deus, porém é um dos exemplos mais impactantes do Velho Testamento. Parece que levou 130 anos para Jacó começar a apreender o que significa viver pela graça de Deus (veja Gênesis 47:9). Existe um ponto de virada crucial na vida de Jacó onde ele começa a confiar na graça de Deus. É este ponto de virada, registrado em Gênesis 32:22-32 e mais cuidadosamente interpretado em Oséias 12:2-6, sobre o qual gostaria de focalizar nossa atenção.

Mesmo antes de nascer, Jacó era um homem que lutava com outros.

21 - E Isaque orou insistentemente ao SENHOR por sua mulher, porquanto era estéril; e o SENHOR ouviu as suas orações, e Rebeca sua mulher concebeu. 22 - E os filhos lutavam dentro dela; então disse: Se assim é, por que sou eu assim? E foi perguntar ao SENHOR. 23 - E o SENHOR lhe disse: Duas nações há no teu ventre, e dois povos se dividirão das tuas entranhas, e um povo será mais forte do que o outro povo, e o maior servirá ao menor. 24 - E cumprindo-se os seus dias para dar à luz, eis gêmeos no seu ventre. 25 - E saiu o primeiro ruivo e todo como um vestido de pelo; por isso chamaram o seu nome Esaú. 26 - E depois saiu o seu irmão, agarrada sua mão ao calcanhar de Esaú; por isso se chamou o seu nome Jacó. E era Isaque da idade de sessenta anos quando os gerou. (Gênesis 25:21-26)

Quando os meninos cresceram, Jacó pensou em ir em frente lutando com seu irmão:

27 - E cresceram os meninos, e Esaú foi homem perito na caça, homem do campo; mas Jacó era homem simples, habitando em tendas. 28 - E amava Isaque a Esaú, porque a caça era de seu gosto, mas Rebeca amava a Jacó. 29 - E Jacó cozera um guisado; e veio Esaú do campo, e estava ele cansado; 30 - E disse Esaú a Jacó: Deixa-me, peço-te, comer desse guisado vermelho, porque estou cansado. Por isso se chamou Edom. 31 - Então disse Jacó: Vende-me hoje a tua primogenitura. 32 - E disse Esaú: Eis que estou a ponto de morrer; para que me servirá a primogenitura? 33 - Então disse Jacó: Jura-me hoje. E jurou-lhe e vendeu a sua primogenitura a Jacó. 34 - E Jacó deu pão a Esaú e o guisado de lentilhas; e ele comeu, e bebeu, e levantou-se, e saiu. Assim desprezou Esaú a sua primogenitura. (Gênesis 25:27-34)

A última gota no relacionamento entre Jacó e Esaú ocorreu quando Jacó enganou seu pai fazendo pensar que ele era Esaú, e com isso obtendo as bênçãos do seu pai (Gênesis 27). Na realidade, foi Jacó que era para governar sobre Esaú. Isaque parece tentar reverter o fato de que Jacó tomaria o lugar do primogênito, assim como Deus tinha indicado (Gênesis 25:23). Porém Rebeca e Jacó estavam errados na forma que obtiveram a benção de Isaque. De novo, Jacó estava lutando com os homens e não de uma forma que o recomenda.

Como resultado da sua decepção, Esaú ficou furioso com Jacó, assim seus pais o enviaram para Pada-arã para ter uma esposa (Gênesis 27:41-28:5). No seu caminho, Jacó tem uma visão a qual indica que a terra onde ela estava eram as “portas do céu” (28:10-17). Era para servir como um forte incentivo para Jacó retornar e não ficar permanentemente em Pada-arã. Após sua dramática visão, Jacó fez uma aliança com Deus, uma que o mostra ainda lutando e falhando em descansar na graça de Deus:

20 - E Jacó fez um voto, dizendo: Se Deus for comigo, e me guardar nesta viagem que faço, e me der pão para comer, e vestes para vestir; 21 - E eu em paz tornar à casa de meu pai, o SENHOR me será por Deus; 22 - E esta pedra que tenho posto por coluna será casa de Deus; e de tudo quanto me deres, certamente te darei o dízimo. (Gênesis 28:20-22)

Alguns podem ver a promessa de Jacó como uma espécie de “fé garantia”; Eu vejo de outra forma. Observem todos os “se” do compromisso de Jacó com Deus são baseados na realização de Deus em suprir as necessidades de Jacó, como Jacó as define. Se Deus: (1) protegê-lo na sua jornada, (2) provê-lo com alimento e vestimenta adequada, e (3) trazê-lo para a casa do seu pai em segurança, então Jacó terá o Senhor como seu Deus, e então ele lhe dará um dízimo.

A ordem é justamente o oposto do que Deus requer de nós. É para “buscai primeiro o reino de Deus e a Sua justiça,” e então “todas estas coisas” (como alimento e vestimenta) nos serão acrescentadas (Mateus 6:33). Considere como a oferta de Jacó contrasta com estas palavras do nosso Senhor:

25 - Por isso vos digo: Não andeis cuidadosos quanto à vossa vida, pelo que haveis de comer ou pelo que haveis de beber; nem quanto ao vosso corpo, pelo que haveis de vestir. Não é a vida mais do que o mantimento, e o corpo mais do que o vestuário? (Mateus 6:25)

O arranjo de Jacó com Deus é um que o próprio Satanás concordaria:

9 - Então respondeu Satanás ao SENHOR, e disse: Porventura teme Jó a Deus debalde? 10 - Porventura tu não cercaste de sebe, a ele, e a sua casa, e a tudo quanto tem? A obra de suas mãos abençoaste e o seu gado se tem aumentado na terra. 11 - Mas estende a tua mão, e toca-lhe em tudo quanto tem, e verás se não blasfema contra ti na tua face. (Jó 1:9-11)

E assim achamos o mesmo velho Jacó em Pada-arã “servindo” seu tio Labão. Ele está de novo lutando com os homens, procurando adiantar-se às custas de outros. Somente depois de Jacó deixar a casa de Labão e a terra de Pada-arã ele finalmente chega a se agarrar com graça. Quando Jacó está para entrar na terra de Canaã, ele sabe que deve encontrar seu irmão Esaú, e isto coloca uma ameaça considerável para sua segurança. Uma luta com um anjo do Senhor parece ser um significante ponto de virada para Jacó.

22 - E levantou-se aquela mesma noite, e tomou as suas duas mulheres, e as suas duas servas, e os seus onze filhos, e passou o vau de Jaboque. 23 - E tomou-os e fê-los passar o ribeiro; e fez passar tudo o que tinha. 24 - Jacó, porém, ficou só; e lutou com ele um homem, até que a alva subiu. 25 - E vendo este que não prevalecia contra ele, tocou a juntura de sua coxa, e se deslocou a juntura da coxa de Jacó, lutando com ele. 26 - E disse: Deixa-me ir, porque já a alva subiu. Porém ele disse: Não te deixarei ir, se não me abençoares. 27 - E disse-lhe: Qual é o teu nome? E ele disse: Jacó. 28 - Então disse: Não te chamarás mais Jacó, mas Israel; pois como príncipe lutaste com Deus e com os homens, e prevaleceste. 29 - E Jacó lhe perguntou, e disse: Dá-me, peço-te, a saber o teu nome. E disse: Por que perguntas pelo meu nome? E abençoou-o ali. 30 - E chamou Jacó o nome daquele lugar Peniel, porque dizia: Tenho visto a Deus face a face, e a minha alma foi salva. 31 - E saiu-lhe o sol, quando passou a Peniel; e manquejava da sua coxa. 32 - Por isso os filhos de Israel não comem o nervo encolhido, que está sobre a juntura da coxa, até o dia de hoje; porquanto tocara a juntura da coxa de Jacó no nervo encolhido. (Gênesis 32:22-32)

Desta narração sozinha, seria possível chegar à conclusão errada. Podemos erroneamente supor que Jacó realmente sobrepujou o anjo (um fato surpreendente!) e devido à luta persistente de Jacó com os homens (e Deus) através dos anos, ele finalmente prevaleceu. Deus agora está à disposição de Jacó.

Porém isto não é o que foi. Sabemos da história que este “anjo” era realmente Deus (versículo 30). Poderia Jacó sobrepujar Deus num jogo de luta? Sabemos depois que enquanto a luta parecia estar empatada, quando chegou o tempo, o anjo acertou sopro paralisante em Jacó golpeando sua coxa que seu quadril deslocou (versículo 25). Jacó está agora sem posição para barganhar com Deus afinal. A interpretação desta história é dada centenas de anos depois pelo profeta Oséias falando da nação Israelita, à qual Jacó personificava.

1 - EFRAIM se apascenta de vento, e segue o vento leste; todo o dia multiplica a mentira e a destruição; e fazem aliança com a Assíria, e o azeite se leva ao Egito. 2 - O SENHOR também com Judá tem contenda, e castigará Jacó segundo os seus caminhos; segundo as suas obras o recompensará. 3 - No ventre pegou do calcanhar de seu irmão, e na sua força lutou com Deus. 4 - Lutou com o anjo, e prevaleceu; chorou, e lhe suplicou; em Betel o achou, e ali falou conosco, 5 - Sim, o SENHOR, o Deus dos Exércitos; o SENHOR é o seu memorial. 6 - Tu, pois, converte-te a teu Deus; guarda a benevolência e o juízo, e em teu Deus espera sempre. (Oséias 12:1-6)

Rebelde Israel está sendo repreendido pelo profeta Oséias. Eles estão para serem repudiados por Deus por um período de tempo, os tempos dos Gentios. Eles não confiaram em Deus nem obedeceram a Sua aliança com Ele. Eles, como a prostituta Gomer, estão colhendo o que semearam.

Porém existe um meio de voltar, um meio de entrar nas bênçãos de Deus, na Sua graça. Este meio é pedir humildemente a Deus pela graça. Isto é o que Oséias diz à nação de Israel o que Jacó tinha de fazer (lembre que o nome de Jacó foi mudado para Israel em Gênesis 32:27-28). Toda a sua vida ele estava lutando com Deus e com os homens. Ele estava tentando estar à frente pela sua própria astúcia, trapaça e esforço.

Porém quando o anjo atingiu Jacó, ele não tinha jeito de “forçar” o anjo a abençoa-lo. Tudo o que ele podia fazer era chorar e implorar por misericórdia (pelo favor de Deus). Jacó finalmente aprendeu como as bênçãos de Deus são dadas para os homens – não por apossá-las, porém pela graça. Enquanto Jacó rapidamente esqueceu esta lição, houve, contudo um ponto de virada significante, pois finalmente uma vez Jacó procurou as bênçãos de Deus pela graça.

Jonas e a Graça de Deus (Jonas 3 e 4)

Graça foi a base do lidar de Deus com Israel como foi o Seu lidar com os Gentios. Quando corretamente entendida, a Lei foi um presente da divina graça de Deus. A entrada de Israel nas bênçãos da aliança de Deus foi pela graça (Deuteronômio 30:1-14).

Os outros profetas falaram da graça de Deus como a base do Seu lidar com o Seu povo e a base para a esperança e louvor de Israel (Isaías 30:18-19; Jeremias 3:12; Joel 2:12-14; Amós 5:15). Como um profeta de Deus, esperaríamos que Jonas se deleitasse na graça de Deus. Tal simplesmente não foi o caso.

Em Jonas 1, os marinheiros gentios foram corteses com Jonas a medida que tentavam desesperadamente salvar sua vida com o risco das suas próprias vidas. Eles oraram a Deus, preocupados que eles não tomassem a vida de um homem inocente. Porém Jonas não mostrou nenhuma graça para com eles. Parecia se importar pouco que ele ameaçou suas vidas pela sua rebelião contra Deus. Eles praticamente tiveram de arrancar a verdade dele, que ele era profeta do único Deus, o Deus que fez os céus e a terra.

Em Jonas 2, Deus preserva a vida de Jonas por um meio que parecia ser a sua destruição – um peixe gigante. Jonas estava se afogando. Somente momentos de vida restavam. De repente ele foi envolvido na escuridão. Ao seu redor estavam paredes de carne pegajosa. O odor devia ser ruim. Ele havia sido engolido por um peixe! Parecia ser uma morte mais lenta ainda a qual esperava Jonas. E então ele deve ter observado que o peixe era a rigor sua salvação. Enquanto dentro do peixe, Jonas fez uma oração registrada no segundo capítulo de Jonas. Uma olhada mais cuidadosa na oração de Jonas revela que era realmente um poema. Mais precisamente um salmo. Quando vemos as referências marginais na nossa Bíblia, concluímos que é um salmo no qual Jonas usa muitos termos e expressões encontradas nos salmos.

Contudo, este “salmo” é semelhante aos salmos do Livro de Salmos somente na forma e vocabulário. Não é semelhante a quaisquer salmos da Bíblia em termos de ênfase ou teologia. Jonas fala muito de si mesmo, da sua experiência, do seu perigo, da sua agonia. Ele fala muito pouco de Deus. Ele fala de olhar e orar ao templo santo de Deus (versículos 4,7). Ele fala numa maneira depreciativa dos pagãos e se eleva em comparação:

8 - Os que observam as falsas vaidades deixam a sua misericórdia. 9 - Mas eu te oferecerei sacrifício com a voz do agradecimento; o que votei pagarei. Do SENHOR vem a salvação. (Jonas 2:8-9)

O que está faltando é qualquer referência ao seu próprio pecado ou qualquer sugestão de arrependimento. É interessante de que Jonas está no “cativeiro” como resultado do seu pecado, e ele faz referência ao templo de Deus. Considere, contudo, este texto o qual muito precisamente demonstra como um Israelita pecador é para se arrepender.

36 - Quando pecarem contra ti (pois não há homem que não peque), e tu te indignares contra eles, e os entregares diante do inimigo, para que os que os cativarem os levem em cativeiro para alguma terra, remota ou vizinha, 37 - E na terra, para onde forem levados em cativeiro, caírem em si, e se converterem, e na terra do seu cativeiro, a ti suplicarem, dizendo: Pecamos, perversamente procedemos e impiamente agimos; 38 - E se converterem a ti com todo o seu coração e com toda a sua alma, na terra do seu cativeiro, a que os levaram presos, e orarem para o lado da sua terra, que deste a seus pais, e para esta cidade que escolheste, e para esta casa que edifiquei ao teu nome, 39 - Ouve, então, desde os céus, do assento da tua habitação, a sua oração e as suas súplicas, e executa o seu direito; e perdoa ao teu povo que houver pecado contra ti. (II Crônicas 6:36-39)

Salomão não somente indica que um Israelita o qual está em um país distante deve se voltar para o templo santo de Deus e orar por perdão, ele também dá as palavras certas que um Judeu arrependido deve usar para expressar este arrependimento:

37b - Pecamos, perversamente procedemos e impiamente agimos (versículo 37).

Quando damos uma olhada no corredor da história de Israel, aqueles que verdadeiramente se arrependeram dos seus pecados e dos pecados da sua nação seguiram este padrão estabelecido por Salomão:

6 - Estejam, pois, atentos os teus ouvidos e os teus olhos abertos, para ouvires a oração do teu servo, que eu hoje faço perante ti, dia e noite, pelos filhos de Israel, teus servos; e faço confissão pelos pecados dos filhos de Israel, que temos cometido contra ti; também eu e a casa de meu pai temos pecado. 7 - De todo nos corrompemos contra ti, e não guardamos os mandamentos, nem os estatutos, nem os juízos, que ordenaste a Moisés, teu servo. (Neemias 1:6-7).

33 - Porém tu és justo em tudo quanto tem vindo sobre nós; porque tu tens agido fielmente, e nós temos agido impiamente. 34 - E os nossos reis, os nossos príncipes, os nossos sacerdotes, e os nossos pais não guardaram a tua lei, e não deram ouvidos aos teus mandamentos e aos teus testemunhos, que testificaste contra eles. (Neemias 9:33-34).

5 - Pecamos, e cometemos iniquidades, e procedemos impiamente, e fomos rebeldes, apartando-nos dos teus mandamentos e dos teus juízos; (Daniel 9:5)

Alguém ousaria dizer que o “salmo” de Jonas é uma expressão de arrependimento? Ele fala dos Gentios como pecadores e de si mesmo (e, por conclusão, todos os Judeus) como justos (Jonas 2:8-9). De Jonas 1, isto é difícil de defender, Jonas, o profeta, está agindo como um pagão, enquanto os marinheiros pagãos estão reverenciando o Deus de Israel.

Alguns apontam as últimas palavras do pseudo-salmo de Jonas como uma última expressão de arrependimento:

9 – “Salvação é do Senhor” (versículo 9)

Eu acho que não, embora eu tenha somente recentemente chegado a esta conclusão. “Salvação é do Senhor”, é também uma citação dos Salmos. Considere a expressão mais completa desta declaração no Salmo 3:

6 - Não temerei dez milhares de pessoas que se puseram contra mim e me cercam. 7 - Levanta-te, SENHOR; salva-me, Deus meu; pois feriste a todos os meus inimigos nos queixos; quebraste os dentes aos ímpios. 8 - A salvação vem do SENHOR; sobre o teu povo seja a tua bênção. (Selá.) (Salmos 3:6-8).

Observe especialmente as últimas palavras do versículo 8, as palavras que Jonas não incluiu, porém as quais creio ele sugeriu. Jonas queria que Deus salvasse Seu povo Israel e condenasse os Gentios ao inferno (como o versículo 4 deixa muito evidente) Suas palavras em Salmos 2 expressam alivio mais do que expressam louvor, elas focam mais em Jonas do que em Deus, e elas esperam pela libertação dos Judeus mais do que dos Gentios. Lembre que Jonas recebeu ordem para orar pelo povo de Nínive e ele recusou! Ele não queria estes Gentios ímpios salvos, somente os Judeus dignos.

Isto soa duro? É, e também é verdade. É sobre isto que o Livro todo de Jonas se refere. Jonas o rebelde, o profeta não arrependido, é o quadro da nação de Israel. Ele ilustra a recusa dos Judeus de ser a “luz para os Gentios”, tomarem as boas novas da graça de Deus para os infiéis. Os Judeus achavam que Deus os escolheu porque eles eram melhores, mais merecedores, e que Ele tinha rejeitado os Gentios, condenando-os para o inferno eternamente porque eles não eram merecedores das Suas bênçãos.

Se Jonas se arrependesse, ele teria dado a volta; ele mudaria o seu coração e suas ações, assim como a palavra arrependimento implica. Isto quer dizer que ele teria ido imediatamente para Nínive, para onde Deus tinha previamente o mandado ir. Ao invés, o capítulo 3 começa com a repetição desta ordem. Ele não vai para Nínive até Deus ordenar, novamente. E assim ele relutantemente vai para Nínive, onde ele proclama a mensagem que Deus deu para ele.3

Se você quiser ver arrependimento genuíno, não olhe para Jonas; olhe para os Ninivitas. O povo da cidade acreditou em Deus (versículo 5) e começou a jejuar. Até o gado foi incluído no jejum. O rei, da mesma forma, se arrependeu e jejuou, o que parece que ele fez sem ouvir pessoalmente a Jonas, porém por ter ouvido sua mensagem de segunda mão (veja versículo 6). O rei chamou ao jejum, e ele levou a nação ao arrependimento com certa sensação de confiança de que Deus era gracioso e que Ele deveria deixar a sua destruição se eles se arrependessem. Isto tem boa base bíblica:

5 - Então veio a mim a palavra do SENHOR, dizendo: 6 - Não poderei eu fazer de vós como fez este oleiro, ó casa de Israel? Diz o SENHOR. Eis que, como o barro na mão do oleiro, assim sois vós na minha mão, ó casa de Israel. 7 - No momento em que falar contra uma nação, e contra um reino para arrancar, e para derrubar, e para destruir, 8 - Se a tal nação, porém, contra a qual falar se converter da sua maldade, também eu me arrependerei do mal que pensava fazer-lhe. (Jeremias 18:5-8).

12 - Ainda assim, agora mesmo diz o SENHOR: Convertei-vos a mim de todo o vosso coração; e isso com jejuns, e com choro, e com pranto. 13 - E rasgai o vosso coração, e não as vossas vestes, e convertei-vos ao SENHOR vosso Deus; porque ele é misericordioso, e compassivo, e tardio em irar-se, e grande em benignidade, e se arrepende do mal. 14 - Quem sabe se não se voltará e se arrependerá, e deixará após si uma bênção, em oferta de alimentos e libação para o SENHOR vosso Deus? (Joel 2:12-4).

E assim Deus cedeu do mal que ele tinha ameaçado através de Jonas, e a cidade foi poupada (3:10). Isto é o que fez Jonas ficar chateado com Deus. Imagine isto, Jonas, o profeta, adverte os homens da ira justa de Deus contra os pecadores e este pecador Jonas está bravo com Deus e nem mesmo reluta em descarregar totalmente sua raiva em Deus. Não acho a graça de Deus para com os Ninivitas tão admirável como a Sua graça por Jonas. Ele deveria ser um pequeno montinho de cinzas humanas a estas alturas, e, entretanto aqui está ele, balançando seu punho na face de Deus. E Deus lhe diz tão gentilmente, “é razoável esta tua ira?” (4:4,10).

A oração de Jonas no capítulo 4 é absolutamente surpreendente. Ele protesta contra Deus na base da Sua graça, compaixão, benignidade, e se arrepender do mal (versículo 2). Este é o único lugar na Bíblia onde uma pessoa protesta contra Deus ao invés de louvá-Lo por estes atributos. Tais atributos são a essência da glória de Deus de acordo com Êxodo 34:6.Eles se tornam a base para a intercessão dos homens, pedindo perdão divino para os pecadores (Números 14:18). Eles são a base para o arrependimentos dos homens (Deuteronômio 4:31; Joel 2:12-14) e a razão pela qual Deus persevera com seu povo pescoço-duro (Neemias 9:17, 31). Eles são a base para os atos de salvação de Deus (Salmo 116:5) e perdão (Salmo 103:8-10). Eles são a motivação e a base para o louvor dos homens a Deus (Salmo 114:4; 145:8). Entretanto Jonas acha estes atributos repulsivos e repugnantes, a base para protestar com Deus.

À medida que a história se desenrola, finalmente achamos Jonas feliz. Apesar do fato de Deus ter perdoado os Ninivitas e cessado o dia da destruição, Jonas constrói uma pequena cabana fora da cidade, na esperança de que Deus ainda a destruiria, e ele teria o prazer de vê-la ir-se em fumaça. No calor intenso (com o qual Jonas não tinha razão para sofrer), Deus graciosamente dá a Jonas uma planta para provê-lo com sombra. E então Deus tirou a planta dali, o que fez Jonas mais bravo ainda. Deus pergunta a Jonas se estava certo para ele estar bravo em relação a planta. Jonas assegurou a Deus que ele tinha todo o direito.

Por um longo tempo eu pensei que o pecado de Jonas era aquele do egoísmo e preocupação com o seu próprio conforto. Finalmente, percebi o que penso ser a mensagem por trás deste livro. Jonas estava bravo com a graça de Deus. Ele estava bravo porque Deus mostrou graça para com os Ninivitas. Jonas estava feliz porque Deus mostrou graça para com ele na sombra da planta, porém ficou furioso quando Deus a tirou. Jonas não merecia aquela planta, e ele mais certamente não a adquiriu. Foi um presente da graça de Deus, e Deus poderia dá-la ou, ainda livremente, tirá-la.

Jonas queria as bênçãos de Deus. Ele esperava as bênçãos de Deus. E ele ficou bravo quando Deus tirou estas bênçãos dele ou as deu para outros. Jonas queria a graça de Deus, porém não como graça. Ele queria os benefícios e as bênçãos de Deus, mas como alguém que as merecia ao invés de um pecador indigno que não as merecia. Isto é o que enraiveceu Jonas sobre o lidar de Deus com os Ninivitas. Ele tinha de admitir que isto era graça, porém ele detestou a graça. A graça deixa humilde o recipiente das bênçãos de Deus. Graça indica o não merecimento do recipiente. Jonas queria ser abençoado, porém não no terreno da graça.

O problema de Jonas é precisamente aquele dos Judeus, ambos de quando em quando. Jonas foi auto justificado. Pessoas auto justificadas não querem confessar seus pecados e pedir pela graça de Deus. Eles pensam que são merecedoras das bênçãos de Deus, e eles se tornam bravos somente quando Deus não preenche todos os seus desejos. Jonas, como os israelitas dos seus dias, e como os Judeus dos dias de Jesus, eram pecadores auto justificados que esperavam as bênçãos de Deus como se eles merecessem, e eles ficavam bravos quando Deus mostrava graça para o indigno. Jonas, como muitos de quando em quando, detestavam a graça de Deus.

A Graça de Nosso Senhor Jesus Cristo

2 - E pela manhã cedo tornou para o templo, e todo o povo vinha ter com ele, e, assentando-se, os ensinava. 3 - E os escribas e fariseus trouxeram-lhe uma mulher apanhada em adultério; 4 - E, pondo-a no meio, disseram-lhe: Mestre, esta mulher foi apanhada, no próprio ato, adulterando. 5 - E na lei nos mandou Moisés que as tais sejam apedrejadas. Tu, pois, que dizes? 6 - Isto diziam eles, tentando-o, para que tivessem de que o acusar. Mas Jesus, inclinando-se, escrevia com o dedo na terra. 7 - E, como insistissem, perguntando-lhe, endireitou-se, e disse-lhes: Aquele que de entre vós está sem pecado seja o primeiro que atire pedra contra ela. 8 - E, tornando a inclinar-se, escrevia na terra. 9 - Quando ouviram isto, redarguidos da consciência, saíram um a um, a começar pelos mais velhos até aos últimos; ficou só Jesus e a mulher que estava no meio. 10 - E, endireitando-se Jesus, e não vendo ninguém mais do que a mulher, disse-lhe: Mulher, onde estão aqueles teus acusadores? Ninguém te condenou? 11 - E ela disse: Ninguém, Senhor. E disse-lhe Jesus: Nem eu também te condeno; vai-te, e não peques mais. (João 8:2-11).

Sabemos que quando nosso Senhor veio à terra, Ele era a personificação da graça e da verdade (João 1:14) Um incidente na vida e ministério de nosso Senhor fala muito sobre a graça que nosso Senhor mostrou aos homens. Enquanto Ele estava no templo ensinando, os escribas e Fariseus pensaram em embaraçá-Lo trazendo diante Dele uma mulher que tinha sido pega no ato de adultério4“no próprio ato” (versículo 4). Sendo auto justificados, estes hipócritas não estavam preocupados sobre a ira de Deus contra seus próprios pecados, porque eles olhavam para os outros – como esta mulher – como pecadores. Como Jesus mostrou tal compaixão com os pecadores e desde que Ele passou muito tempo com eles, os escribas e Fariseus pensaram em colocar Jesus numa situação impossível. Eles pensaram fazê-Lo ou olhar leve com o pecado ou tomar uma linha dura com o pecado e perder a moral com o povo colocando esta mulher para morrer.

Eles Lhe lembraram de que a Lei requeria que esta mulher morresse. Eles estavam certos, naturalmente, porém também requeria a morte do homem também (veja Levítico 20:10ss.; Deuteronômio 22:22ss.). Eles então pediram que Ele desse Sua opinião do que deveria ser feito com esta mulher. Jesus iria desafiar a Lei de Moisés?

Jesus estava mais interessado na hipocrisia dos escribas e Fariseus do que colocar esta mulher para morrer. Se pecadores eram para morrer (pois o salário do pecado é a morte – a alma que pecar deve morrer), então que os sem pecado atirem a primeira pedra. Ninguém teve a coragem de clamar estar sem pecado. Ninguém alegou ser justo o suficiente para pronunciar julgamento e começar a execução. Assim todos os acusadores desta mulher desapareceram um por um, do mais velho para o mais jovem.

Jesus então falou para a mulher, perguntando onde estavam os seus acusadores. Ela respondeu que ninguém ficou para acusá-la. Jesus então disse, “Nem eu te condeno, vá, e não peques mais”.

Está claro destas palavras que ela tinha pecado. Porque então o nosso Senhor não a condenou? Somente Ele estava “sem pecado”. Somente Ele poderia ter atirado a primeira pedra. Ao invés, Ele falou para ela que Ele não a condenava e que era para ela ir seu caminho, porém para não continuar sua vida de pecado.

Porque o Senhor Jesus podia fazer e dizer tais coisas? Porque Jesus não obedeceu a Lei atirando a pedra nesta mulher? A razão é simples e pode ser resumida em apenas uma palavra: graça. O propósito de Jesus em Sua primeira vinda não era condenação, porém salvação. Ele veio procurar e salvar os perdidos. Ele podia corretamente recusar atirar a pedra nesta mulher, não porque a Lei estivesse errada, porém porque Seu propósito ao vir era sofrer a sentença de morte Ele mesmo. Ele veio para morrer pelos pecados daquela mulher, e então Ele não iria mais certamente lançar a pedra nela. Ele não estava minimizando o pecado dela, ou suas consequências, porém ao invés Ele estava antecipando aquele dia quando Ele iria suportar a punição pelos pecados na cruz do Calvário. Isto, meu amigo, é a graça de Deus, a graça a qual nosso Senhor veio prover através da Sua morte substitutiva no lugar dos pecadores.

Conclusão

Não há palavra mais doce aos ouvidos dos pecadores do que a palavra graça. E não há nada mais repulsivo para o auto justificado do que a palavra graça, pois o auto justificado nega seus pecados e busca as bênçãos de Deus como se as merecesse.

Você já pensou alguma vez ser tão pecador para Deus salvar? Então graça é a boa nova que Deus tem para você. Sua salvação não é baseada em quão bom você é, e sua salvação não é proibida por quão pecador você tenha sido.

Jesus veio ao mundo para salvar os pecadores, e o apóstolo Paulo nos diz que ele ganha o primeiro lugar por ser o “principal dos pecadores” (I Timóteo 1:15). Você deve ficar na fila atrás de Paulo (e de mim) se você quer pensar em si mesmo como muito pecador. Você nunca é tão pecador para ser salvo, somente quando muito bom, muito auto justificado. Em nenhum lugar a graça é mais eloquente, mais gloriosa, mais preciosa, do que quando ela fica em contraste com o pecado – nosso pecado.

Antes de nos tornarmos muito convencidos em nossa condenação de homens como Jonas, deixe-me perguntar se você já esteve bravo alguma vez com Deus. Eu me arrisco a dizer que você já esteve, se você reconhece e admite ou não. E porque você ficou bravo com Deus? Porque você sentiu que Deus não deu o que você merece. Você estava bravo porque Deus não estava lidando com você na base de algo outro do que a graça. Graça não está obrigada a dar ao indigno pecador coisa nenhuma. E o indigno pecador não tem terreno para protestar se Deus retém a Sua graça, pois não era alguma coisa que ele ganhou ou mereceu de qualquer forma.

Graça é uma nova tão maravilhosa, como uma oferta gloriosa, para aqueles que são pecadores, porque eles sabem que merecem nada mais do que a ira de Deus. Graça é somente repulsiva para o auto justificado. Graça é  também a base para a humildade. Graça declara que todos os homens são iguais em sua condição perdida. “Porque todos pecaram e carecem da glória de Deus” (Romanos 3:23). Todos são merecedores de sofrerem eternamente no inferno. Cada pecador está perdido e amaldiçoado fora da graça de Deus. Graça não somente declara todos estarem igualmente perdidos, graça declara que todos que são salvos são iguais também. Não somos salvos porque boas obras, por nossos esforços ou méritos. Somos salvos pela obra de Jesus Cristo na cruz do Calvário, pela Sua morte substitutiva em nosso lugar, e Sua ressurreição e ascensão para a mão direita do Pai. Graça coloca todos os homens no nível do chão. Não há lugar para vanglória com referência à graça, exceto vangloriar no Único que tem sido gracioso conosco.

Graça é a regra de vida, e é também o tema dominante de nossas vidas onde vivemos neste mundo e servimos a Deus na Sua igreja. É para mostrarmos graça para os outros, assim como Deus tem sido gracioso para conosco. Graça está também debaixo de ataque daqueles como Jonas e os Judeus líderes religiosos dos tempos do Novo Testamento. Sempre devemos estar em guarda contra aqueles que solapam a graça.

De todas as verdades as quais deveriam mexer com a sua alma, incentivar seu louvor e serviço, e produzir humildade e gratidão, está a verdade de que Deus é um Deus de graça, e que a graça se manifestou na pessoa de Jesus Cristo. Se você for receber a graça de Deus, você deve fazê-lo aceitando o presente gracioso da salvação que Deus proveu em e através de Cristo. Que os nossos corações e mentes sejam continuamente impactados pela “maravilhosa graça de Jesus”.

Citações Citáveis

Em Deus misericórdia e graça são uma; porém assim que elas nos alcançam elas parecem como duas, relacionadas, porém não idênticas.

Assim como misericórdia é a bondade de Deus confrontando a miséria humana e culpa, assim a graça é Sua bondade dirigida ao débito e demérito humanos. É pela Sua graça que Deus atribui mérito onde não existia nenhum previamente e declara nenhum débito estar onde um tinha estado antes.

Graça é o bom prazer de Deus que Se inclina para outorgar benefícios sobre o não merecedor. É um princípio auto existente inerente à natureza divina e que aparece a nós como uma tendência auto causada para apiedar-se do desprezível, poupar o culpado, dar boas vindas ao desterrado, e favorecer aqueles que estavam antes em desaprovação. Seu uso para nós homens pecadores é nos salvar e fazer-nos sentar junto nos lugares celestiais para demonstrar para os tempos a excedente riqueza da bondade de Deus para nós  em Cristo Jesus.5

É o eterno e absoluto favor livre de Deus, manifestado na outorga das bênçãos espirituais e eternas ao culpado e ao indigno.6

Graça é a provisão para os homens que são tão decaídos que não podem levantar o machado da justiça, tão corruptos que não podem mudar suas próprias naturezas, tão avessos a Deus que não podem se voltar para Ele, tão cegos que não podem vê-Lo, tão surdos que não podem ouvi-Lo, e tão mortos que Ele mesmo deve abrir seus túmulos a levantá-los na ressurreição.7

Desde que a humanidade foi banida do Jardim ao leste, ninguém retornou jamais para o divino favor exceto através da completa bondade de Deus. E onde quer que a graça achasse qualquer homem sempre foi por Jesus Cristo. Graça na verdade veio por Jesus Cristo, porém ela não esperou pelo Seu nascimento na manjedoura ou Sua morte na cruz antes de se tornar atuante.

Cristo é o Cordeiro morto desde a fundação do mundo. O primeiro homem na história humana a ser restabelecido na companhia de Deus veio através da fé em Cristo. Nos velhos tempos os homens olhavam adiante para a obra redentora de Cristo; nos últimos tempos eles olhavam para trás para ela, porém sempre eles chegaram e chegam pela graça, através da fé.8

Porém nada aborrece mais o homem natural e trás à superfície sua inimizade inata e inveterada contra Deus do que pressionar nele a eternidade, liberdade, e a absoluta soberania da graça Divina. Que Deus deva ter formado Seu propósito do eterno, sem consultar a criatura, é muito humilhante para o coração não quebrantado. Esta graça não pode ser adquirida ou ganha por qualquer esforço do homem. E esta graça única que apraz ser seu objetivo preferido, levanta protesto dos rebeldes arrogantes.9

Traduzido por Césio J. de Moura


1 De fato, um leitor de www.bible.org comentou, “Se fosse graça bíblica o guarda não pagaria pelo café, ele pagaria a multa que era requerida por lei, assim como Jesus fez”.

2 Outros textos do Velho Testamento os quais são produtivos para um estudo da graça de Deus são Gênesis 6:8; Deuteronômio 8:11-20; Neemias 9 (todo); Salmo 6:1-3; 103:6-18; Isaías 30:15-18; Joel 2:11-17; Zacarias 12:10 – 13:1.

3 Eu duvido muito que ele tenha feito com zelo ou com alegria. Ele provavelmente fez um trabalho tão mal quanto possível, alcançando apenas o requerimento mínimo de obediência. Posso dizer isto com segurança baseado no capítulo 4.

4 Que interessante que o homem não foi trazido à frente. Seguramente eles sabiam quem era o homem se ela foi pega no “próprio ato”. Que hipocrisia!

5 A. W. Tozer, The Knowledge of the Holy, p. 100.

6 Abraham Booth, The Reign of Grace (as cited by Pink, The Attributes of God, p. 60.).

7 G. S. Bishop, as cited by Pink, Attributes, p. 64.

8 Tozer, Knowledge of the Holy, p. 102.

9 Pink, Attributes of God, p. 61.

11. A Proximidade De Deus (Êxodo 33:1-16; 34:8-10; Deuteronômio 4:1-7)

Introdução

É interessante que um número de livros escritos sobre os atributos de Deus têm pouco se tiver algo para dizer no assunto da onipresença de Deus. A. W. Tozer comenta sobre a onipresença de Deus:

Poucas outras verdades são ensinadas nas Escrituras com tanta clareza como a da divina onipresença. Aquelas passagens atestando esta verdade são tão claras que necessitaria esforço considerável para não entendê-las. Elas declaram que Deus é onipresente em Sua criação, que não há lugar no céu ou na terra ou inferno onde os homens possam se esconder da Sua presença. Elas ensinam que Deus é ao mesmo tempo muito longe e perto, e que Nele os homens se movem e vivem e tem o seu ser.1

O que os Cristãos que creem na Bíblia desafiariam a verdade de que Deus é onipresente? E, entretanto temo que enquanto acreditamos ser esta doutrina verdadeira nas Escrituras, não sentimos ela ser verdade na vida, uma verdade que se aplica no modo que vivemos. Porém ela afeta nossas vidas diariamente! Tenho abordado o assunto da onipresença de Deus como “A Proximidade de Deus”, pois como cedo descobriremos a proximidade de Deus é uma das aspirações mais altas dos Cristãos – o maior bem. Esta verdade impacta grandemente nossas atitudes e ações. Considere então a proximidade de Deus, a constante presença de Deus em nossas vidas.

A Queda do Homem: Proximidade Perdida (Gênesis 3:6-10)

6 - E viu a mulher que aquela árvore era boa para se comer, e agradável aos olhos, e árvore desejável para dar entendimento; tomou do seu fruto, e comeu, e deu também a seu marido, e ele comeu com ela. 7 - Então foram abertos os olhos de ambos, e conheceram que estavam nus; e coseram folhas de figueira, e fizeram para si aventais. 8 - E ouviram a voz do SENHOR Deus, que passeava no jardim pela viração do dia; e esconderam-se Adão e sua mulher da presença do SENHOR Deus, entre as árvores do jardim. 9 - E chamou o SENHOR Deus a Adão, e disse-lhe: Onde estás? 10 - E ele disse: Ouvi a tua voz soar no jardim, e temi, porque estava nu, e escondi-me. (Gênesis 3:6-10).

Parece que antes da queda de Adão e Eva estes dois eram privilegiados de gozar da companhia e comunhão íntima com Deus. Do versículo 8, podemos inferir que Deus diariamente andava no jardim pela viração do dia, e que Adão e Eva gozavam este tempo com Ele. Porém quando eles escolheram confiar no diabo ao invés de Deus e desobedecer à ordem de Deus, eles pecaram. Este pecado levou-os a fugirem de Deus com medo. Eles se esconderam Dele. Pecado resulta em separação de Deus:

1 - EIS que a mão do SENHOR não está encolhida, para que não possa salvar; nem agravado o seu ouvido, para não poder ouvir. 2 - Mas as vossas iniquidades fazem separação entre vós e o vosso Deus; e os vossos pecados encobrem o seu rosto de vós, para que não vos ouça. (Isaías 59:1-2).

O restante da Bíblia é sobre o plano e propósito de Deus para lidar com o pecado do homem e assim poder de novo gozar a companhia de Deus em Sua presença. Em Gênesis 3:15, a primeira promessa de salvação é registrada na Bíblia:

15 - E porei inimizade entre ti e a mulher, e entre a tua semente e a sua semente; esta te ferirá a cabeça, e tu lhe ferirás o calcanhar. (Gênesis 3:15).

O restante da Bíblia é a história de como Deus cumpre esta promessa de salvação de forma que o homem pecador possa de novo se aproximar de um Deus santo.

O Êxodo e a Proximidade de Deus2

O êxodo não foi somente um tempo quando Deus livrou os Israelitas cativos da escravidão no Egito. Foi um tempo quando Deus se colocou a parte de todos os outros “deuses” (especialmente os deuses do Egito) e quando Ele colocou a parte os Israelitas dos Egípcios (Êxodo 9:4-6; 11:7). Deus separou Seu povo de Israel dos Egípcios pelas pragas, porém mais significativamente, Ele distinguiu Israel pela Sua presença:

15 - Então lhe disse: Se tu mesmo não fores conosco, não nos faças subir daqui. 16 - Como, pois, se saberá agora que tenho achado graça aos teus olhos, eu e o teu povo? Acaso não é por andares tu conosco, de modo a sermos separados, eu e o teu povo, de todos os povos que há sobre a face da terra? (Êxodo 33:15-16).

7 - Pois, que nação há tão grande, que tenha deuses tão chegados como o SENHOR nosso Deus, todas as vezes que o invocamos?(Deuteronômio 4:7).

E assim foi que Deus podia estar perto do Seu povo Israel. O grande dilema era que os Israelitas eram um povo teimoso e pecador. Sua presença como Deus santo provaria ser perigosa porque Sua santidade requeria Dele lidar com o pecado:

1 - DISSE mais o SENHOR a Moisés: Vai, sobe daqui, tu e o povo que fizeste subir da terra do Egito, à terra que jurei a Abraão, a Isaque, e a Jacó, dizendo: À tua descendência a darei. 2 - E enviarei um anjo adiante de ti, e lançarei fora os cananeus, e os amorreus, e os heteus, e os perizeus, e os heveus, e os jebuseus, 3 - A uma terra que mana leite e mel; porque eu não subirei no meio de ti, porquanto és povo de dura cerviz, para que te não consuma eu no caminho. 4 - E, ouvindo o povo esta má notícia, pranteou-se e ninguém pôs sobre si os seus atavios. 5 - Porquanto o SENHOR tinha dito a Moisés: Dize aos filhos de Israel: És povo de dura cerviz; se por um momento subir no meio de ti, te consumirei; porém agora tira os teus atavios, para que eu saiba o que te hei de fazer. (Êxodo 33:1-5).

Deus prometeu ver que Israel tomasse posse da terra prometida de Canaã, porém Ele declinou de prometer que estaria presente entre o Seu povo. Este povo pecador simplesmente não poderia sobreviver na presença de um Deus santo. Moisés, contudo, não estabeleceria nada menos do que Deus morar no meio do Seu povo. Isto distinguiu Israel das outras nações.3 Note como Moisés pleiteia com Deus, recusando a promessa pessoal de Deus com ele, e pressionando pela presença de Deus entre o Seu povo, Israel:

13 - Agora, pois, se tenho achado graça aos teus olhos, rogo-te que me faças saber o teu caminho, e conhecer-te-ei, para que ache graça aos teus olhos; e considera que esta nação é o teu povo. 14 - Disse pois: Irá a minha presença contigo para te fazer descansar. 15 - Então lhe disse: Se tu mesmo não fores conosco, não nos faças subir daqui. 16 - Como, pois, se saberá agora que tenho achado graça aos teus olhos, eu e o teu povo? Acaso não é por andares tu conosco, de modo a sermos separados, eu e o teu povo, de todos os povos que há sobre a face da terra? (Exodo 33:13-16).

Se o problema da presença de Deus estava fixado na natureza pecadora dos Israelitas, a solução foi achada no caráter de Deus. Deus não é somente santo, Ele é também gracioso e perdoador. Eis aqui a chave que Moisés estava procurando, e Deus a reteve perante Ele como Ele manifestou Sua gloria para ele na montanha:

5 - E o SENHOR desceu numa nuvem e se pôs ali junto a ele; e ele proclamou o nome do SENHOR. 6 - Passando, pois, o SENHOR perante ele, clamou: O SENHOR, o SENHOR Deus, misericordioso e piedoso, tardio em irar-se e grande em beneficência e verdade; 7 - Que guarda a beneficência em milhares; que perdoa a iniquidade, e a transgressão e o pecado; que ao culpado não tem por inocente; que visita a iniquidade dos pais sobre os filhos e sobre os filhos dos filhos até à terceira e quarta geração. 8 - E Moisés apressou-se, e inclinou a cabeça à terra, adorou, 9 - E disse: Senhor, se agora tenho achado graça aos teus olhos, vá agora o Senhor no meio de nós; porque este é povo de dura cerviz; porém perdoa a nossa iniquidade e o nosso pecado, e toma-nos por tua herança. (Êxodo 34:5-9)

Existe somente um caminho possível para uma pessoa pecadora permanecer na presença de Deus, e este é através da graça. Deus pode permanecer no meio de um povo pecador porque Ele é um Deus que perdoa o pecado. Ainda não foi esclarecido exatamente como este perdão seria realizado, porém a aliança Mosaica deu uma ideia. (veja Colossenses 2:16-17) A Lei de Moisés definiu o que agradava e desagradava a Deus, o que era puro ou impuro (ou corrompido) para a nação. Evitar corrupção era impossível, porém a Lei também fez provisão para a transgressão da Lei pelo homem. A aliança Mosaica introduziu o Tabernáculo e o sistema sacrificial, onde Deus podia permanecer no meio de um povo pecador sendo separado pelas barreiras do Tabernáculo. Somente certos Israelitas (os sacerdotes Levíticos) podiam ficar próximos de Deus através da realização dos ritos religiosos e rituais da nação.

A presença de Deus se manifestou no santo dos santos, onde o olhar dos homens era evitado para que não morressem. E os homens foram informados que somente pelo derramamento de sangue eles poderiam se aproximar do seu Deus em adoração. Todo este sistema prenunciou a vinda do Messias, o “Cordeiro de Deus”, que suportaria os pecados do mundo e cujo sangue derramado limparia os homens dos seus pecados.

A Proximidade de Deus nos Salmos e nos Profetas

Apesar da distância que os Israelitas deviam manter do seu Deus debaixo da Lei, o povo de Deus olhava para frente para um dia futuro quando eles entrariam numa íntima comunhão com Deus. Isto foi simbolicamente representado por uma refeição, primeiro antecipa no Êxodo, e depois frequentemente referido no Salmos:

9 - E subiram Moisés e Arão, Nadabe e Abiú, e setenta dos anciãos de Israel. 10 - E viram o Deus de Israel, e debaixo de seus pés havia como que uma pavimentação de pedra de safira, que se parecia com o céu na sua claridade. 11 - Porém não estendeu a sua mão sobre os escolhidos dos filhos de Israel, mas viram a Deus, e comeram e beberam. (Êxodo 24:9-11).

5 - Preparas uma mesa perante mim na presença dos meus inimigos, unges a minha cabeça com óleo, o meu cálice transborda. 6 - Certamente que a bondade e a misericórdia me seguirão todos os dias da minha vida; e habitarei na casa do SENHOR por longos dias. (Salmo 23:5-6)

4 - Uma coisa pedi ao SENHOR, e a buscarei: que possa morar na casa do SENHOR todos os dias da minha vida, para contemplar a formosura do SENHOR, e inquirir no seu templo. (Salmo 27:4).

Seria errado concluir que gozar da presença de Deus seria apenas uma futura esperança para o santo do Velho Testamento. O Salmo 73 fala da presença de Deus no meio da aflição. Asafe, após uma considerável agonia sobre a prosperidade do ímpio e o sofrimento dos santos (ou assim ele suponha), chegou a entender que a última bênção na vida não é a prosperidade ou a ausência de dor, porém a presença de Deus, mesmo se isto se torna real para nós na pobreza ou na dor:

25 - Quem tenho eu no céu senão a ti? e na terra não há quem eu deseje além de ti. 26 - A minha carne e o meu coração desfalecem; mas Deus é a fortaleza do meu coração, e a minha porção para sempre. 27 - Pois eis que os que se alongam de ti, perecerão; tu tens destruído todos aqueles que se desviam de ti. 28 - Mas para mim, bom é aproximar-me de Deus; pus a minha confiança no Senhor DEUS, para anunciar todas as tuas obras. (Salmo 73:25-28).

O Salmo 139 é a expressão de Davi do seu gozo na presença de Deus na sua vida. É um dos grandes salmos do saltério e um no qual achamos conforto também:

1 - SENHOR, tu me sondaste, e me conheces. 2 - Tu sabes o meu assentar e o meu levantar; de longe entendes o meu pensamento. 3 - Cercas o meu andar, e o meu deitar; e conheces todos os meus caminhos. 4 - Não havendo ainda palavra alguma na minha língua, eis que logo, ó SENHOR, tudo conheces. 5 - Tu me cercaste por detrás e por diante, e puseste sobre mim a tua mão. 6 - Tal ciência é para mim maravilhosíssima; tão alta que não a posso atingir. 7 - Para onde me irei do teu espírito, ou para onde fugirei da tua face? 8 - Se subir ao céu, lá tu estás; se fizer no inferno a minha cama, eis que tu ali estás também. 9 - Se tomar as asas da alva, se habitar nas extremidades do mar, 10 - Até ali a tua mão me guiará e a tua destra me susterá. 11 - Se disser: Decerto que as trevas me encobrirão; então a noite será luz à roda de mim. 12 - Nem ainda as trevas me encobrem de ti; mas a noite resplandece como o dia; as trevas e a luz são para ti a mesma coisa; 13 - Pois possuíste os meus rins; cobriste-me no ventre de minha mãe. 14 - Eu te louvarei, porque de um modo assombroso, e tão maravilhoso fui feito; maravilhosas são as tuas obras, e a minha alma o sabe muito bem. 15 - Os meus ossos não te foram encobertos, quando no oculto fui feito, e entretecido nas profundezas da terra. 16 - Os teus olhos viram o meu corpo ainda informe; e no teu livro todas estas coisas foram escritas; as quais em continuação foram formadas, quando nem ainda uma delas havia. 17 - E quão preciosos me são, ó Deus, os teus pensamentos! Quão grandes são as somas deles! 18 - Se as contasse, seriam em maior número do que a areia; quando acordo ainda estou contigo. 19 - Ó Deus, tu matarás decerto o ímpio; apartai-vos portanto de mim, homens de sangue. 20 - Pois falam malvadamente contra ti; e os teus inimigos tomam o teu nome em vão. 21 - Não odeio eu, ó SENHOR, aqueles que te odeiam, e não me aflijo por causa dos que se levantam contra ti? 22 - Odeio-os com ódio perfeito; tenho-os por inimigos. 23 - Sonda-me, ó Deus, e conhece o meu coração; prova-me, e conhece os meus pensamentos. 24 - E vê se há em mim algum caminho mau, e guia-me pelo caminho eterno.

Os profetas falaram do tempo quando Deus iria ficar próximo do Seu povo para salvá-lo dos seus pecados e para morar com ele em íntima companhia. Os profetas expuseram a hipocrisia daqueles Israelitas que fingiam estar próximos de Deus porém seus corações estavam distantes:

13 - Porque o Senhor disse: Pois que este povo se aproxima de mim, e com a sua boca, e com os seus lábios me honra, mas o seu coração se afasta para longe de mim e o seu temor para comigo consiste só em mandamentos de homens, em que foi instruído; (Isaías 29:13).

Mera justiça cerimonial não era suficiente. Os homens não experimentariam a proximidade de Deus até entenderem a verdadeira religião. A verdadeira religião era possuir e praticar o caráter de Deus, viver o caráter de Deus na nossa conduta, ao invés do que repetitivamente realizar rituais ou fazer profissões sem sentido:

1 - CLAMA em alta voz, não te detenhas, levanta a tua voz como a trombeta e anuncia ao meu povo a sua transgressão, e à casa de Jacó os seus pecados. 2 - Todavia me procuram cada dia, tomam prazer em saber os meus caminhos, como um povo que pratica justiça, e não deixa o direito do seu Deus; perguntam-me pelos direitos da justiça, e têm prazer em se chegarem a Deus, 3 - Dizendo: Por que jejuamos nós, e tu não atentas para isso? Por que afligimos as nossas almas, e tu não o sabes? Eis que no dia em que jejuais achais o vosso próprio contentamento, e requereis todo o vosso trabalho. 4 - Eis que para contendas e debates jejuais, e para ferirdes com punho iníquo; não jejueis como hoje, para fazer ouvir a vossa voz no alto. 5 - Seria este o jejum que eu escolheria, que o homem um dia aflija a sua alma, que incline a sua cabeça como o junco, e estenda debaixo de si saco e cinza? Chamarias tu a isto jejum e dia aprazível ao SENHOR? 6 - Porventura não é este o jejum que escolhi, que soltes as ligaduras da impiedade, que desfaças as ataduras do jugo e que deixes livres os oprimidos, e despedaces todo o jugo? 7 - Porventura não é também que repartas o teu pão com o faminto, e recolhas em casa os pobres abandonados; e, quando vires o nu, o cubras, e não te escondas da tua carne? 8 - Então romperá a tua luz como a alva, e a tua cura apressadamente brotará, e a tua justiça irá adiante de ti, e a glória do SENHOR será a tua retaguarda. 9 - Então clamarás, e o SENHOR te responderá; gritarás, e ele dirá: Eis-me aqui. Se tirares do meio de ti o jugo, o estender do dedo, e o falar iniquamente; 10 - E se abrires a tua alma ao faminto, e fartares a alma aflita; então a tua luz nascerá nas trevas, e a tua escuridão será como o meio-dia. 11 - E o SENHOR te guiará continuamente, e fartará a tua alma em lugares áridos, e fortificará os teus ossos; e serás como um jardim regado, e como um manancial, cujas águas nunca faltam. 12 - E os que de ti procederem edificarão as antigas ruínas; e levantarás os fundamentos de geração em geração; e chamar-te-ão reparador das roturas, e restaurador de veredas para morar. (Isaías 58:1-12)

Os profetas advertiram que se o povo de Deus não se arrependesse, professasse e praticasse verdadeira justiça, então eles iriam ver Deus ficando perto para julgar ao invés de ficar perto para salvar:

5 - E chegar-me-ei a vós para juízo; e serei uma testemunha veloz contra os feiticeiros, contra os adúlteros, contra os que juram falsamente, contra os que defraudam o diarista em seu salário, e a viúva, e o órfão, e que pervertem o direito do estrangeiro, e não me temem, diz o SENHOR dos Exércitos. (Malaquias 3:5).

Deus está sempre perto no sentido de que Ele vê e ouve o que os homens estão fazendo, e Ele lida com os homens de acordo:

23 - Porventura sou eu Deus de perto, diz o SENHOR, e não também Deus de longe? 24 - Esconder-se-ia alguém em esconderijos, de modo que eu não o veja? diz o SENHOR. Porventura não encho eu os céus e a terra? diz o SENHOR. 25 - Tenho ouvido o que dizem aqueles profetas, profetizando mentiras em meu nome, dizendo: Sonhei, sonhei. 26 - Até quando sucederá isso no coração dos profetas que profetizam mentiras, e que só profetizam do engano do seu coração? 27 - Os quais cuidam fazer com que o meu povo se esqueça do meu nome pelos seus sonhos que cada um conta ao seu próximo, assim como seus pais se esqueceram do meu nome por causa de Baal. (Jeremias 23:23-27).

Aqueles que não “ficassem perto” de Deus pela fé seriam condenados:

2 - Não obedeceu à sua voz, não aceitou o castigo; não confiou no SENHOR; nem se aproximou do seu Deus. (Sofonias 3:2).

Àqueles que se arrependessem e confiassem na vinda do Messias de Deus foi prometido um Deus que estaria perto, vivendo no meio da Nova Jerusalém:

35 - Dezoito mil canas por medida terá ao redor; e o nome da cidade desde aquele dia será: O SENHOR ESTÁ ALI. (Ezequiel 48:35).

A Proximidade de Deus nos Evangelhos

Deus ficou perto dos homens na encarnação. Nosso Senhor ficou perto para salvar Seu povo na pessoa do Senhor Jesus Cristo. Em cumprimento da profecia de Isaías 7:14, Seu nome será Emanuel, significando “Deus conosco” (Mateus 1:23). Os escritores do Novo Testamento deixaram claro que Jesus era Deus trazido perto para salvar (Veja Mateus 1:23; João 1:1-18; I João 1:1-3; 4:12-13; Hebreus 1:1-3; 2:1-4). Havia aqueles que vinham para Jesus como o Salvador, porém aqueles que O rejeitaram como seu Messias não o queriam por perto (veja Marcos 5:17; Lucas 4:28-29).Na cruz do Calvário, as multidões gritaram, “Fora com Ele” Eles estavam preferindo mais um assassino do que o Príncipe da Vida (Lucas 23:18).

A Proximidade de Deus nas Epístolas

É o escritor aos Hebreus que fala muito da superioridade da obra de Cristo em relação aos sacrifícios do Velho Testamento. O sistema do Velho Testamento não podia remover o pecado do homem, tornando-o apto a entrar na presença de um Deus santo. É o sangue derramado de Jesus Cristo que provê o perdão de pecados e possibilita alguém entrar na presença de Deus com confiança:

16 - Cheguemos, pois, com confiança ao trono da graça, para que possamos alcançar misericórdia e achar graça, a fim de sermos ajudados em tempo oportuno. (Hebreus 4:16).

19 - (Pois a lei nenhuma coisa aperfeiçoou) e desta sorte é introduzida uma melhor esperança, pela qual chegamos a Deus. (Hebreus 7:19).

25 - Portanto, pode também salvar perfeitamente os que por ele se chegam a Deus, vivendo sempre para interceder por eles. (Hebreus 7:25).

1 - PORQUE tendo a lei a sombra dos bens futuros, e não a imagem exata das coisas, nunca, pelos mesmos sacrifícios que continuamente se oferecem cada ano, pode aperfeiçoar os que a eles se chegam. (Hebreus 10:1).

19 - Tendo, pois, irmãos, ousadia para entrar no santuário, pelo sangue de Jesus, 20 - Pelo novo e vivo caminho que ele nos consagrou, pelo véu, isto é, pela sua carne, 21 - E tendo um grande sacerdote sobre a casa de Deus, 22 - Cheguemo-nos com verdadeiro coração, em inteira certeza de fé, tendo os corações purificados da má consciência, e o corpo lavado com água limpa, (Hebreus 10:19-22).

Não somente o sangue de Cristo corrige o problema do pecado do homem, permitindo os homens “ficar perto” de Deus, ele também corrige a dificuldade de relacionamento dos homens com os homens, removendo de uma vez por todas as barreiras entre aqueles que são amigos-santos:

11 - Portanto, lembrai-vos de que vós noutro tempo éreis gentios na carne, e chamados incircuncisão pelos que na carne se chamam circuncisão feita pela mão dos homens; 12 - Que naquele tempo estáveis sem Cristo, separados da comunidade de Israel, e estranhos às alianças da promessa, não tendo esperança, e sem Deus no mundo. 13 - Mas agora em Cristo Jesus, vós, que antes estáveis longe, já pelo sangue de Cristo chegastes perto. 14 - Porque ele é a nossa paz, o qual de ambos os povos fez um; e, derrubando a parede de separação que estava no meio, 15 - Na sua carne desfez a inimizade, isto é, a lei dos mandamentos, que consistia em ordenanças, para criar em si mesmo dos dois um novo homem, fazendo a paz, 16 - E pela cruz reconciliar ambos com Deus em um corpo, matando com ela as inimizades. 17 - E, vindo, ele evangelizou a paz, a vós que estáveis longe, e aos que estavam perto; 18 - Porque por ele ambos temos acesso ao Pai em um mesmo Espírito. 19 - Assim que já não sois estrangeiros, nem forasteiros, mas concidadãos dos santos, e da família de Deus; 20 - Edificados sobre o fundamento dos apóstolos e dos profetas, de que Jesus Cristo é a principal pedra da esquina; 21 - No qual todo o edifício, bem ajustado, cresce para templo santo no Senhor. 22 - No qual também vós juntamente sois edificados para morada de Deus em Espírito. (Efésios 2:11-22).

O céu não é tanto um lugar onde os santos se entregam nas bênçãos de Deus como é o lugar onde os santos gozam da presença de Deus:

16 - Porque o mesmo Senhor descerá do céu com alarido, e com voz de arcanjo, e com a trombeta de Deus; e os que morreram em Cristo ressuscitarão primeiro. 17 - Depois nós, os que ficarmos vivos, seremos arrebatados juntamente com eles nas nuvens, a encontrar o Senhor nos ares, e assim estaremos sempre com o Senhor. 18 - Portanto, consolai-vos uns aos outros com estas palavras. (I Tessalonicenses 4:16-18).

2 - E eu, João, vi a santa cidade, a nova Jerusalém, que de Deus descia do céu, adereçada como uma esposa ataviada para o seu marido. 3 - E ouvi uma grande voz do céu, que dizia: Eis aqui o tabernáculo de Deus com os homens, pois com eles habitará, e eles serão o seu povo, e o mesmo Deus estará com eles, e será o seu Deus. (Apocalipse 21:2-3).

3 - E ali nunca mais haverá maldição contra alguém; e nela estará o trono de Deus e do Cordeiro, e os seus servos o servirão. 4 - E verão o seu rosto, e nas suas testas estará o seu nome. 5 - E ali não haverá mais noite, e não necessitarão de lâmpada nem de luz do sol, porque o Senhor Deus os ilumina; e reinarão para todo o sempre. (Apocalipse 22:3-5)

Inferno, por outro lado, é o lugar onde os homens estarão eternamente separados da presença de Deus: 10 - Entra nas rochas, e esconde-te no pó, do terror do SENHOR e da glória da sua majestade. (Isaías 2:10).

19 - Então os homens entrarão nas cavernas das rochas, e nas covas da terra, do terror do SENHOR, e da glória da sua majestade, quando ele se levantar para assombrar a terra. 20 - Naquele dia o homem lançará às toupeiras e aos morcegos os seus ídolos de prata, e os seus ídolos de ouro, que fizeram para diante deles se prostrarem. 21 - E entrarão nas fendas das rochas, e nas cavernas das penhas, por causa do terror do SENHOR, e da glória da sua majestade, quando ele se levantar para abalar terrivelmente a terra. (Isaías 2:19-21).

9 - Os quais, por castigo, padecerão eterna perdição, ante a face do Senhor e a glória do seu poder, (II Tessalonicenses 1:9).

15 - E os reis da terra, e os grandes, e os ricos, e os tribunos, e os poderosos, e todo o servo, e todo o livre, se esconderam nas cavernas e nas rochas das montanhas; 16 - E diziam aos montes e aos rochedos: Caí sobre nós, e escondei-nos do rosto daquele que está assentado sobre o trono, e da ira do Cordeiro; 17 - Porque é vindo o grande dia da sua ira; e quem poderá subsistir? (Apocalipse 6:15-17).

11 - E vi um grande trono branco, e o que estava assentado sobre ele, de cuja presença fugiu a terra e o céu; e não se achou lugar para eles. 12 - E vi os mortos, grandes e pequenos, que estavam diante de Deus, e abriram-se os livros; e abriu-se outro livro, que é o da vida. E os mortos foram julgados pelas coisas que estavam escritas nos livros, segundo as suas obras. 13 - E deu o mar os mortos que nele havia; e a morte e o inferno deram os mortos que neles havia; e foram julgados cada um segundo as suas obras. 14 - E a morte e o inferno foram lançados no lago de fogo. Esta é a segunda morte. 15 - E aquele que não foi achado escrito no livro da vida foi lançado no lago de fogo. (Apocalipse 20:11-15).

Princípios Referentes À Onipresença

Não como um estudo exaustivo da doutrina da onipresença divina, podemos sumarizar um número de princípios ensinados nas Escrituras nesta importante e confortante doutrina.

(1) Deus é onipresente na Sua criação, porque Ele está sempre consciente de tudo o que está acontecendo em qualquer lugar. Ele está constantemente ciente da injustiça, do pecado, da fidelidade. Seus olhos estão sempre vendo; Seus ouvidos (falando antropomorficamente – falando de Deus em termos humanos) estão sempre atentos aos clamores dos homens, especialmente dos oprimidos e penitentes (II Crônicas 16:9; Salmo 34:15; Provérbios 5:21; 15:3; Amós 9:8; Zacarias 4:10; I Pedro 3:12).

(2) Deus soberanamente escolhe alguns para a salvação eterna, aos quais traz mais próximos do que outros, e assim distingue os Cristãos dos incrédulos (Números 16:5; Salmo 65:4; Êxodo 33:16; Deuteronômio 4:7; Provérbios 18:24).

(3) A presença de Deus não é somente entre o Seu povo porém é agora no Seu povo, através do ministério do Espírito Santo (Salmo 51:11; 139:7; João 14:17-18, 23; 16:7-15). Frequentemente eu imaginava como Jesus podia dizer aos Seus discípulos que seria melhor para Ele deixa-los (João 16:7) Finalmente estou começando a entender o porquê.

Enquanto na terra no Seu corpo físico, nosso Senhor estava presente entre o Seu povo, especialmente os discípulos. Porém quando o Senhor subiu ao céu, Ele enviou Seu Santo Espírito para morar no Seu povo, assim que Ele é sempre presente com cada crente, não importa onde ela ou ele possa estar. É o Santo Espírito de Deus que traz a presença de Deus no Seu povo.

(4) Deus está presente conosco através da Sua Palavra.

14 - Porque esta palavra está mui perto de ti, na tua boca, e no teu coração, para a cumprires. (Deuteronômio 30:14).

151 - Tu estás perto, ó SENHOR, e todos os teus mandamentos são a verdade. (Salmo 119:151).

(5) Deus está sempre presente com os que Ele escolheu (Salmo 139:7-12). Não te deixarei, nem te desampararei. (Hebreus 13:5b).

(6) Deus está especialmente próximo de nós em alguns momentos. Ele está sempre próximo de nós em “tempos de necessidade” (Hebreus 4:16).4 Ele está próximo quando confessamos e abandonamos nossos pecados (Salmo 76:7; Isaías 59:2; II Coríntios 6:16-18) Ele está próximo do quebrantado de coração (Salmo 34:18; compare Mateus 5:3ss.; II Coríntios 7:6). Ele está conosco (mesmo 2 ou 3 de nós) quando estamos reunidos em Seu nome (Mateus 18:20). Ele está conosco quando cumprimos a Grande Comissão (Mateus 28:18-20). Ele está conosco quando estamos sendo disciplinados por Ele como um Pai amoroso (veja Hebreus 12:3-13). Ele está próximo quando clamamos a Ele em verdade (Salmo 145:18). Ele está perto quando O tratamos como santo (Levítico 10:3). Ele está perto de nós quando nos “chegamos próximo” a Ele (Tiago 4:8).

Conclusão:
As implicações Práticas da Proximidade de Deus

Nosso estudo nos leva a ponderar várias áreas de aplicação. Primeiro, gostaria de perguntar uma questão que estimulo você responder honestamente e seu próprio coração e alma: Você crê que a proximidade de Deus é o seu melhor bem? Se não, você está perseguindo um objetivo menor do que o melhor.

Moisés era um homem que tinha a mais íntima comunhão com Deus de todos os Israelitas (veja Êxodo 33:11), e ainda assim ele não estava contente com isto. Ele queria conhecer a Deus ainda mais intimamente, estar mesmo mais perto Dele (veja Êxodo 33:17-18). Vamos examinar nossos corações para ver se desejamos estar perto Dele. Se nosso desejo de estar perto Dele está faltando, não é de admirar que não tenhamos grande anseio pelo céu. Se não desejamos a proximidade de Deus, nossos desejos estão distorcidos na melhor das hipóteses e provavelmente são destrutivos.

Segundo, deixe-me fazer outra pergunta: Supondo que você deseja ter a espécie de proximidade de Deus da qual a Bíblia fala, você realmente sente a proximidade de Deus? Se não, o problema é realmente muito simples – pecado. O pecado separa os homens de Deus. Pode ser que você não goze o sentimento da proximidade de Deus porque você é um pecador perdido, condenado para a eterna separação de Deus, fora da Sua graça. Em Jesus Cristo, Deus se aproxima dos homens para Se revelar e para prover um caminho pelo qual o problema do pecado possa ser remediado e comunhão entre os homens e Deus possa ser restaurada. Ele, o filho de Deus sem pecado, suporta a pena pelo pecado, a pena pelo seu pecado. Recebendo o presente do perdão de Deus e a vida eterna em Cristo, você pode se tornar um filho de Deus e gozar por toda a eternidade a benção de estar perto do coração de Deus.

Se você é um crente genuíno em Jesus Cristo e ainda assim não sente a “proximidade de Deus” seu problema está enraizado no pecado também. A solução deste dilema é simples: arrependimento.

Estas palavras, escritas para a igreja complacente e sem amor de Laodicéia, expressa o convite que nosso Senhor oferece para todos aqueles que confiaram Nele e cresceram frios, cresceram em separado. Estas palavras são a oferta de comunhão íntima – proximidade de Deus – para todos os que se arrependerem e retornarem a Cristo como seu primeiro amor:

14 - E ao anjo da igreja que está em Laodicéia escreve: Isto diz o Amém, a testemunha fiel e verdadeira, o princípio da criação de Deus: 15 - Conheço as tuas obras, que nem és frio nem quente; quem dera foras frio ou quente! 16 - Assim, porque és morno, e não és frio nem quente, vomitar-te-ei da minha boca. 17 - Como dizes: Rico sou, e estou enriquecido, e de nada tenho falta; e não sabes que és um desgraçado, e miserável, e pobre, e cego, e nu; 18 - Aconselho-te que de mim compres ouro provado no fogo, para que te enriqueças; e roupas brancas, para que te vistas, e não apareça a vergonha da tua nudez; e que unjas os teus olhos com colírio, para que vejas. 19 - Eu repreendo e castigo a todos quantos amo; sê pois zeloso, e arrepende-te. 20 - Eis que estou à porta, e bato; se alguém ouvir a minha voz, e abrir a porta, entrarei em sua casa, e com ele cearei, e ele comigo. 21 - Ao que vencer lhe concederei que se assente comigo no meu trono; assim como eu venci, e me assentei com meu Pai no seu trono. 22 - Quem tem ouvidos, ouça o que o Espírito diz às igrejas. (Apocalipse 3:14-22).

Através dos anos, tenho observado que muitos Cristãos tem aceitado um conjunto de falsos padrões para determinar a presença de Deus em suas vidas. Muitos pregadores de televisão (e outros) ensinam que o teste de espiritualidade e presença de Deus em sua vida é saúde, riqueza, e sucesso na vida. Nosso estudo deve ter indicado ao contrário. Deus está próximo do quebrantado de coração, não necessariamente próximo do povo bonito cujas vidas parecem tão “abençoadas”.

Tenho me lembrado das histórias de Moisés e Elias, cujas experiências eu nunca realmente comparei. Creio que há uma lição para nós aprendermos com Elias após ele escapar de Jezabel e procurado achar a Deus e ser reassegurado da Sua presença no monte Horebe, onde Moisés teve um dramático encontro com Deus:

2 - Então Jezabel mandou um mensageiro a Elias, a dizer-lhe: Assim me façam os deuses, e outro tanto, se de certo amanhã a estas horas não puser a tua vida como a de um deles. 3 - O que vendo ele, se levantou e, para escapar com vida, se foi, e chegando a Berseba, que é de Judá, deixou ali o seu servo. 4 - Ele, porém, foi ao deserto, caminho de um dia, e foi sentar-se debaixo de um zimbro; e pediu para si a morte, e disse: Já basta, ó SENHOR; toma agora a minha vida, pois não sou melhor do que meus pais. 5 - E deitou-se, e dormiu debaixo do zimbro; e eis que então um anjo o tocou, e lhe disse: Levanta-te, come. 6 - E olhou, e eis que à sua cabeceira estava um pão cozido sobre as brasas, e uma botija de água; e comeu, e bebeu, e tornou a deitar-se. 7 - E o anjo do SENHOR tornou segunda vez, e o tocou, e disse: Levanta-te e come, porque te será muito longo o caminho. 8 - Levantou-se, pois, e comeu e bebeu; e com a força daquela comida caminhou quarenta dias e quarenta noites até Horebe, o monte de Deus. 9 - E ali entrou numa caverna e passou ali a noite; e eis que a palavra do SENHOR veio a ele, e lhe disse: Que fazes aqui Elias? 10 - E ele disse: Tenho sido muito zeloso pelo SENHOR Deus dos Exércitos, porque os filhos de Israel deixaram a tua aliança, derrubaram os teus altares, e mataram os teus profetas à espada, e só eu fiquei, e buscam a minha vida para ma tirarem. 11 - E Deus lhe disse: Sai para fora, e põe-te neste monte perante o SENHOR. E eis que passava o SENHOR, como também um grande e forte vento que fendia os montes e quebrava as penhas diante do SENHOR; porém o SENHOR não estava no vento; e depois do vento um terremoto; também o SENHOR não estava no terremoto; 12 - E depois do terremoto um fogo; porém também o SENHOR não estava no fogo; e depois do fogo uma voz mansa e delicada. 13 - E sucedeu que, ouvindo-a Elias, envolveu o seu rosto na sua capa, e saiu para fora, e pôs-se à entrada da caverna; e eis que veio a ele uma voz, que dizia: Que fazes aqui, Elias? 14 - E ele disse: Eu tenho sido em extremo zeloso pelo SENHOR Deus dos Exércitos, porque os filhos de Israel deixaram a tua aliança, derrubaram os teus altares, e mataram os teus profetas à espada, e só eu fiquei; e buscam a minha vida para ma tirarem. (I Reis 19:2-14)

Elias tinha sido instruído por Deus para simplesmente informar o rei que a seca iria acabar logo porque estava para chover (I Reis 18:1). Elias parece ter pensado na grande confrontação no Monte Carmelo por ele mesmo.

Foi uma dramática demonstração de poder e presença de Deus, porém falhou completamente em trazer a nação de Israel ao arrependimento. Elias estava devastado. Ele queria morrer. Ele não era melhor do que o seus pais, os profetas que foram antes dele.

Falei deste texto várias vezes, porém de certa forma sempre passei por cima do fato claramente declarado de que Elias chegou no Monte Horebe, o “monte de Deus” (I Reis 19:8) Com a força do alimento o qual o anjo do Senhor proveu (19:5-8), Elias rumou para o Monte Horebe. Elias queria uma repetição dos eventos de Êxodo 19:16-20? Parece que sim:

16 - E aconteceu que, ao terceiro dia, ao amanhecer, houve trovões e relâmpagos sobre o monte, e uma espessa nuvem, e um sonido de buzina mui forte, de maneira que estremeceu todo o povo que estava no arraial. 17 - E Moisés levou o povo fora do arraial ao encontro de Deus; e puseram-se ao pé do monte. 18 - E todo o monte Sinai fumegava, porque o SENHOR descera sobre ele em fogo; e a sua fumaça subiu como fumaça de uma fornalha, e todo o monte tremia grandemente. 19 - E o sonido da buzina ia crescendo cada vez mais; Moisés falava, e Deus lhe respondia em voz alta. 20 - E, descendo o SENHOR sobre o monte Sinai, sobre o cume do monte, chamou o SENHOR a Moisés ao cume do monte; e Moisés subiu. (Êxodo 19:16-20).

Moisés e os Israelitas tiveram uma visão espetacular da Glória de Deus quando Ele manifestou a Sua glória do topo da montanha santa. Parece que Elias queria reproduzir esta experiência para seu próprio reconforto:

11 - E Deus lhe disse: Sai para fora, e põe-te neste monte perante o SENHOR. E eis que passava o SENHOR, como também um grande e forte vento que fendia os montes e quebrava as penhas diante do SENHOR; porém o SENHOR não estava no vento; e depois do vento um terremoto; também o SENHOR não estava no terremoto; 12 - E depois do terremoto um fogo; porém também o SENHOR não estava no fogo; e depois do fogo uma voz mansa e delicada. 13 - E sucedeu que, ouvindo-a Elias, envolveu o seu rosto na sua capa, e saiu para fora, e pôs-se à entrada da caverna; e eis que veio a ele uma voz, que dizia: Que fazes aqui, Elias? (I Reis 19:11-13)

Creio que Elias pensou que se ele pudesse ir para aquela montanha santa e reproduzisse a experiência de Moisés ele seria inundado pela presença do Senhor de uma forma espetacular. Porém mesmo que Elias tenha visto as mesmas coisas que Moisés viu, Deus não estava em nenhum destes dramáticos eventos. A presença de Deus se revelou numa pequena, calma voz. Ocasionalmente, Deus pode se revelar para nós como ele fez para Moisés, porém mais frequentemente Ele se mostrará para nós como Ele fez para Davi (em Salmo 119) e Asafe (em Salmo 73). Ele se revelará para nós nos tempos de dificuldades de nossas vidas e em formas que nos não iriamos antecipar necessariamente. Aprendamos a nos regozijarmos na presença de Deus nas pequenas formas as quais não parecem dramáticas e excitantes como podemos querer.

Finalmente, a (oni) presença de Deus deveria nos inspirar a “praticar a presença de Deus”. Devo admitir que embora tivesse ouvido esta expressão frequentemente, porém nunca tinha verdadeiramente apreendido o que significa “praticar a presença de Deus”. Como entendo agora os ensinos de Paulo neste assunto, praticando a presença de Deus é viver cada dia como se Deus estivesse presente – o que Ele está! A vida de Paulo foi vivida diante de Des e constantemente vista como sendo testemunhada pelo nosso Senhor (para não mencionar outros). Vamos lembrar que nossa conduta, nosso testemunho, nosso serviço, é sempre conduzido diante Dele que está sempre presente (Veja Jeremias 17:16; João 1:48; II Coríntios 2:17; 4:2; 7:12; 8:21; 12:19).

E vamos olhar para frente para aquele dia quando nosso Senhor retornará para esta terra para derrotar e destruir Seus inimigos e deixar-nos viver para sempre na presença de Deus, como agora nós dizemos continuamente,

28 - Mas para mim, bom é aproximar-me de Deus; (Salmo 73:28 a).

Traduzido por Césio J. de Moura.


1 A. W. Tozer, The Knowledge of the Holy (San Francisco: Harper and Row, Publishers, 1961), p. 80.

2 See especially Exodus 3:5, 12, 17:7; 19:22; 24:2; 33:1-16; 34:8-17; Numbers 1:51; 3:10, 38; 17:13; 18:3-4; Deuteronomy 4:1-7; 5:27.

3 Não posso ajudar a não ser imaginar se nós agarraríamos tão tenazmente como Moisés para pedir que Deus fosse presente entre o Seu povo. Tão frequentemente, Deus é apenas um meio para o fim. Para Moisés, Deus era o fim. Moisés não queria as bênçãos de Deus sem Deus, pois em sua mente, a suprema benção era o povo de Deus permanecer na presença de Deus.

4 Observe as ocasiões no Livro de Atos quando o nosso Senhor (ou um anjo) aparece para o apóstolo Paulo para encorajá-lo e fortifica-lo (por exemplo, Atos 27:23-26).

Mengapa Pria Diam

Related Media

Pelajaran 1

Bulan yang lalu saya membaca dua buku yang benar-benar mengubah pandanganku tentang banyak hal dan membantuku lebih memahami diri sendiri. Judulnya adalah Adam Diam ditulis oleh Larry Crabb. Isinya sangat bagus, sehingga aku membacanya dua kali. Disebut Adam Diam karena Larry memulainya dengan bertanya dimanakah Adam saat Hawa berbicara dengan ular.

Tradisi selalu mengajarkan sesuatu, dan saya selalu beranggapan bahwa Hawa sendirian saat itu, dan sesudah dia ditipu ular dan memakan buah itu, dia mencari Adam dan memberikan buah itu kepada Adam untuk dimakan. Tetapi Crabb mengatakan bahwa Adam bersama Hawa saat dia berbicara dengan ular. Ketika saya membaca ayat Kejadian, dan membuka alkitab untuk membaca ayat berikut ini:

Kejadian 3:6 mengatakan,

Ketika perempuan itu melihat bahwa buah pohon itu baik untuk dimakan, dan dapat membuka mata dan pohon itu menjadikannya berhikmat, dia mengambil buahnya dan memakannya; dan dia memberikan buah itu kepada suaminya yang disisinya, (sela) dan Adam memakannya.

Wow! Adam bersama Hawa saat itu! Saya tidak tahu bagaimana pendapat anda,. tetapi hal ini mengubah pandanganku. Kita selalu membicarakan bagaimana Hawa ditipu, (faktanya kita membaca hal itu tiga minggu yang lalu dalam 1 Tim 2:14 di kelas.) Dan setelah saya pikirkan secara mendalam, Hawalah pertama kali yang selalu disalahkan untuk semua kekacauan yang kita alami walaupun kita tahu bahwa Adam juga bertanggung jawab.

Tapi bagaimana dengan fakta bahwa Adam berdiri di sana sepanjang waktu saat Hawa berbicara dengan ular? Saya pikir hal ini memberikan perspektif baru tentang tanggung jawab Adam atas kejadian itu. Apa yang diungkapkan hal ini kepada kita tentang tidak melakukan apapun karena kita tidak yakin apa yang seharusnya kita lakukan ataupun katakan? Menurutku hal ini memastikan bahwa tidak melakukan apapun terlihat lebih berdosa.

Jika Adam ada di sana, lalu kenapa dia tidak mengatakan sesuatu? Kenapa dia tidak memberitahu ular bahwa dia sesat? Kenapa dia tidak menegur Hawa bahwa ia salah paham mengenai perintah untuk tidak memakan buah pohon itu? Kenapa dia tidak menyarankan agar mereka pergi ke tempat lain untuk membicarakan situasi tersebut? Kenapa dia tidak menghentikan Hawa ketika ia memetik buah terlarang?

Mengapa Adam diam? Saya tidak akan menjawabnya sekarang. Jawabannya akan jelas setelah kita mempelajari beberapa konsep.

Kita akan membagi pelajaran ini ke dalam topik berikut:

·         Pencarian Pria Sejati

·         Manusia adalah model--Tuhan berperan dalam penciptaan, karena manusia diciptakan menurut gambar Allah dan kita perlu mempelajari apa yang diperlukan untuk hal itu.

·         Tanggung jawab manusia- hidup seturut dengan gambar Allah.

·         Kecenderungan alamiah manusia - diam.

--------------------------------------

·         Pembicaraan yang tidak perlu.

·         Alasan untuk diam

·         Solusi

·         Tanggung jawab wanita

Pencarian "Pria Sejati"

Saya ingat pertama kalinya mendengar pembicaraan tentang "pria sejati" semasa kuliah ketika seseorang berkata, "Pria sejati tidak makan puding kering." Ada banyak lelucon tentang "pria sejati" sesudahnya, tapi hanya lelucon itu satu-satunya yang masih saya ingat.

Pandangan tradisional tentang pria sejati adalah pria berdada bidang, percaya diri, tangguh, tanpa emosi dan sukses. Jika Anda pernah membaca buku Louis L'Amour, tokoh utama selalu tinggi, gelap dan tak dapat dikalahkan dan juga tidak banyak bicara. John Wayne dan Clint Eastwood selalu memainkan peran seperti itu dalam film.

Namun selama sepuluh tahun terakhir ini pria diharapkan lebih sensitif, lebih rentan, berbagi perasaan mereka, dan sering menangis. Pria seharusnya lebih peduli tentang hubungannya dengan orang lain dibandingkan berusaha untuk berprestasi dan menaklukkan dunia. Saya ingat komentar ayah saya sepertinya tidak akan ada aktor yang dapat menggantikan John Wayne dan Clint Eastwood. Mungkin inilah alasannya. Tipe karakter mereka sudah ketinggalan jaman. John Wayne telah digantikan oleh Billy Crystal.

Saya pikir gambaran tentang John Wayne sebagai pria tangguh adalah model menyesatkan tentang bagaimana pria seharusnya. Tapi saya juga berpikir bahwa lembut, rentan, hampir-hampir seperti homo-seksual yang dibombardir oleh media sekuler merupakan ayunan pendulum yang terlalu jauh bergerak ke arah lain.

Jelas ada masalah, tapi apa solusinya? Sebenarnya seperti apakah pria sejati itu?

Di dunia Kekristenan, kita sudah berusaha mencari jawabannya. Kita mengadakan Seminar Kehidupan Keluarga, Promise Keepers Conventions, ratusan buku self-help mengenai bagaimana menjadi ayah yang baik, bagaimana menjadi suami yang baik, bagaimana menjadi apapun yang baik. Daftar buku self-help tidak ada habisnya.

Menurut saya frase "self-help" signifikan. Saya tidak bermaksud  mendiskreditkan salah satu hal yang saya sebutkan di atas, karena semua hal itu memiliki peranan. Kenyataannya, self help muncul karena orang-orang merasakan bahwa gereja tidak dapat menyelesaikan masalah mereka. Ada kecenderungan, ketika menyadari ada masalah, kita mencari sebuah buku yang ditulis oleh beberapa ahli dengan jawaban atau pergi ke "konselor profesional" atau pergi ke seminar untuk mempelajari beberapa tips untuk dilakukan atau untuk menerapkan prinsip-prinsip, sehingga lebih termotivasi untuk bekerja keras, dan lalu kita pulang ke rumah dan berusaha keras untuk mengikuti langkah-langkah yang dianjurkan. Kita melakukannya selama beberapa minggu atau beberapa bulan ke depan. Tapi akhirnya, kita kembali pada kebiasaan lama dan menunggu seminar berikutnya. Mungkin itu sebabnya Promise Keepers harus diadakan setiap tahun. Kita tidak menepati janji. Masalahnya adalah bahwa kita melakukan semua hal ini dengan mengandalkan usaha kita, bukan mengandalkan Tuhan.

Jaman sekarang, terlalu banyak pria yang tekun mencari kejantanan mereka, dibandingkan mencari kehendak Tuhan. Jika anda membaca biografi orang Kristen yang hebat di masa lalu, seperti Dwight L. Moody, Hudson Taylor, dsb., sangat jelas kalau mereka mencari Tuhan terlebih dahulu. Mereka pria-pria yang sangat saleh. Dan lihatlah apa yang Tuhan kerjakan melalui mereka. Mereka dikenal sebagai orang hebat. Karenanya, saya pikir sangatlah wajar jika dikatakan,” jalan satu-satunya menjadi jantan adalah dengan kesalehan.” (Crabb, hal 32)

Bagaimana caranya menjadi orang saleh? Dengan memancarkan pribadi Tuhan. Kita tidak dapat melakukan hal itu jika kita tidak tahu seperti apakah Tuhan. Jadi kita perlu mempelajari pribadi Tuhan yang dikenal dengan nama teologi. Saya hampir ragu untuk mengatakan bahwa karena hal itulah maka orang-orang pada umumnya berpikir kalau teologi sangat membosankan, tetapi anda akan melihat bahwa teologi sangatlah relevan. Relevan karena jika ingin hidup saleh, kita haruslah mengetahui seperti apakah Tuhan.

Model: Peranan Tuhan dalam Penciptaan

Kejadian 1:2 mengatakan bahwa bumi belum berbentuk dan kosong dan kegelapan menutupi permukaannya. Dengan kata lain, semuanya kacau. Kemudian, ketika semuanya gelap dan kacau, Tuhan berbicara kepada kegelapan dan Dia menciptakan kehidupan dan keindahan.

Selama bartahun-tahun, orang-orang berdebat tentang “Gap Theory” atau “Restitution Theory” yang menyatakan bahwa ada dua penciptaan. Setelah penciptaan pertama, setan mengacaukan bumi sehingga Tuhan membangun kembali. Semuanya ini dianggap terjadi di suatu tempat antara Kej. 1:1 dan Kej 1:3.

Saya pikir alasan kenapa teori ini menjadi terkenal karena mencoba untuk menjelaskan bahwa ada kekacauan. Pertanyaan orang-orang terjawab, “Kenapa Tuhan menciptakan kekacauan di bumi di awal dan kemudian kembali dan membereskan kekacauan itu kemudian?” “Restitution Theory” juga populer karena ilmu pengetahuan mengatakan bahwa bumi berumur ribuan tahun. Sebuah “Kesenjangan” antara penciptaan pertama dan kedua meninggalkan sebuah ruang untuk itu. Fakta bahwa bumi kelihatannya sudah berumur ribuan tahun dapat dijelaskan tanpa sebuah teori kesenjangan. Jika Tuhan yang menciptakan sebuah pohon, dan kita memotongnya besoknya, berapa banyak lingkaran pohon itu? 50?100? Tuhan menciptakan pohon, manusia, termasuk bumi,dengan umur yang jelas. Jadi kita tidak membutuhkan teori kesenjangan sebagai jawaban evolusi.

Dan juga, sebuah pemahaman yang baik dari Ibrani yang menunjukkan bahwa tidak ada referensi untuk sebuah kesenjangan dalam waktu yang terdapat dalam Kej. 1:3.

Jadi, mengapa sebagian bumi tidak berbentuk dan kosong dalam ayat.2? menurutku alasan lainnya adalah teologis.

Ketika Musa menulis kitab Kejadian, ia meringkas banyak hal. Dia menggambarkan 6000 tahun hanya dalam beberapa halaman, dan kemudian fokus pada Abraham, Ishak, Yakub, dan Yusuf. Saya pikir Musa sangat selektif tentang catatan peristiwa. Dia hanya mencatat apa yang dia tulis karena mereka membuat titik teologis. Oleh karena Kej 1:2 adalah pernyataan teologis dan juga sebagai pernyataan sejarah. Hal tersebut tidak hanya menunjukkan urutan kronologis peristiwa.

Ketika saya mengatakan hal itu adalah pernyataan teologis, maksud saya, bagian tentang bumi yang belum berbentuk dan kosong adalah untuk membuat pernyataan tentang Allah-untuk memberitahu seperti apakah Tuhan itu. Apa yang dinyatakan tentang Allah adalah Allah yang bergerak dalam kegelapan dan kekacauan dan menciptakan ketertiban dan kehidupan. Pernyataan itu ada sehingga manusia, yang diciptakan untuk hidup sesuai dengan citra Allah, akan mengetahui perannya. Yaitu bergerak ke dalam kekacauan dan menciptakan ketertiban dan kehidupan.

Hal itulah yang membawa kita ke titik berikutnya.

Tanggung Jawab Manusia: Hidup sesuai citra Allah

Kejadian 1:26 mengatakan bahwa manusia diciptakan menurut gambar Allah dan salah satu tujuannya adalah menguasai ciptaan lainnya. Manusia diperintahkan untuk membantu menjaga ketertiban tersebut. Hal pertama yang dilakukan Adam adalah menamai hewan-heawan. Sehingga ada tiga hal yang harus diperhatikan:

·         Ini menunjukkan keunggulannya atas para hewan, dan memenuhi perintah untuk menguasai ciptaan.

·         Ini memenuhi perannya yang diciptakan sesuai dengan citra Allah dan mengambil bagian dalam menciptakan ketertiban sehingga tidak terjadi kekacauan.

Lori dan saya mendiskusikan hal ini pada suatu hari. Jika hewan tidak memiliki nama, Anda akan mengatakan hal-hal seperti ... Saya melihat seekor hewan, berbulu kuning ada di sungai hari ini. Orang lain akan mengatakan, "Lehernya panjang?" Kemudian Anda akan berkata, "Tidak, lehernya pendek .." Lalu orang lain akan mengatakan, "bercorak garis-garis?" "Tidak, yang berbintik-bintik ... "Dan seterusnya dan seterusnya. Pastilah akan terjadi kekacauan.

·         Adam juga bertindak "seperti" Tuhan karena penamaan hewan melibatkan berbicara ke dalam situasi dimana tidak ada aturan.

Dalam bayangan saya pastilah menamai semua hewan itu tidak mudah. Bayangkan jika seseorang membawa beratus-ratus spesies hewan kepada Anda supaya dinamai. Apakah Anda kewalahan? Tentu saja. Mungkin saja sama seperti ketika memilih sebuah nama untuk bayi Anda. Dan jika Anda seperti kami, Anda tidak akan menentukan sebuah nama sampai ibu dan bayi keluar dari rumah sakit.

Jadi, Kejadian 1:3 mengatakan Tuhan berbicara dan kemudian dalam Kej 2:19-20 manusia berbicara. Ada hubungan logis antara keduanya. Manusia mencerminkan gambar Allah dengan berbicara kepada kekacauan dan menciptakan ketertiban.

Hal itulah dasar teologis untuk pelajaran ini. Tuhan berbicara kepada kekacauan dan menciptakan kehidupan dan ketertiban. Manusia diciptakan menurut gambar Allah dan salah satu tanggung jawab manusia adalah berbicara pada kekacauan dan menciptakan kehidupan dan ketertiban.

Bagaimana hal ini berlaku untuk kita saat ini? Kita tidak perlu menamai hewan.

Bagi saya, itu berarti bahwa bila hidup ini kacau, saya perlu bicara. Saya harus mengatakan sesuatu dan perlu melakukan sesuatu. Saya harus terlibat. Saya tidak boleh tinggal diam. Jika saya tetap diam, saya seperti Adam di taman. Saya berdosa.

Kecenderungan Alamiah Manusia: Diam

Jika Adam adalah satu-satunya orang dalam Alkitab yang diam, maka mungkin kita dapat mengatakan bahwa kesimpulan ini diragukan. Namun, ada beberapa contoh dalam Alkitab tentang orang-orang yang diam. Mari kita pelajari mereka dan lihat apa yang mereka peroleh

Pelajaran dari Adam

Kita sudah membahas hal ini, tapi saya ingin membuatnya sebagai bagian dari daftar sehingga saya bisa menanyakan apa akibat dari sikap diam Adam? Hasilnya adalah bahwa jutaan orang telah menjalani kehidupan yang sengsara dan kemudian meninggal dan sebagian besar telah pergi ke neraka.

Pelajaran dari Abraham

Semua orang kemungkinan besar tahu tentang janji Allah kepada Abraham (Kej 15)-bahwa ia akan memiliki anak laki-laki dan menjadi bapa banyak bangsa, melalui Abraham Allah akan memberkati dunia. Setelah sepuluh tahun, dan tidak juga ada anak, Sarah datang kepada Abraham dan mengatakan, supaya mengambil hambanya, Hagar, dan punya anak dengan dia, sehingga janji Allah bisa menjadi kenyataan. Apa yang Abraham katakan tentang hal itu? Tidak ada. Kej 16:02 berkata bahwa dia mengikuti saran Sarah.

Lalu setelah Hagar melahirkan Ismail, Sarah cemburu dan mengatakan pada Abraham apa yang dia ingin lakukan pada budaknya. Dan Sarah memperlakukan Hagar dengan kasar.

Dan, Abraham diam dan melakukan apa yang dikatakan Sarah. Apa hasilnya? Konflik Arab/Israel yang masih mengamuk sampai saat ini.

Pelajaran dari Lot

Kita mengetahui dari 2 Petrus 2:07 f bahwa Lot adalah orang yang benar, tetapi hal itu tidak disebutkan dalam Kejadian. Dia tinggal di Sodom dan Gomora dan diam tentang kejahatan di sekelilingnya. Ketika ia menawarkan kedua putrinya kepada kerumunan orang untuk melindungi utusan Allah, itu bukanlah tindakan seorang pria yang kuat. Pada akhir cerita, ketika mereka melarikan diri dari kota, dan istri Lot melihat ke belakang, ke Sodom dan berubah menjadi tiang garam, menjadi jelas siapa yang ingin tinggal di Sodom dan Gomora dan siapa yang benar-benar ingin menyelamatkan keluarga. Jika jiwa Lot tersiksa karena kejahatan di sekelilingnya (2 Pet 2:8), mengapa dia tidak pergi? Karena istrinya tidak mau. Lot diam dan pasif.

Beberapa saat kemudian, putri Lot melakukan incest dengan Lot saat ia mabuk dan mereka hamil. Jadi, kita melihat kerusakan lebih parah karena kepasifan Lot.

Pelajaran dari Betuel

Apakah Anda ingat kisah tentang bagaimana Ishak mendapatkan istrinya? Ayahnya, Abraham, mengirimkan hambanya ke kampung halamannya untuk mencari seorang istri bagi putranya, Ishak. Menurut Kej 24, hambanya pergi ke sumur, bertemu dengan Ribka, pergi ke rumahnya, dan melakukan tawar-menawar dengan kakaknya, Laban tentang pernikahan Ribka dengan Ishak. Pada akhirnya, (Kej 24:50) menyatakan bahwa Betuel setuju untuk tawaran itu. Menurutku hanya Laban yang berperan, dan peran Betuel hanyalah tentang pengaturan pengiring di perjalanan. Saya tidak bisa memastikan hal itu, tetapi tidak ada yang diceritakan tentang peranannya, dan Betuel tidak berbicara sampai akhir cerita.

Apa hasilnya? Dia memiliki dua anak yang sangat dominan. Laban dan Ribka. Kita tahu bahwa Ribka sangat berperan dalam penipuan terhadap Ishak ketika Yakub menipu ayahnya agar mendapat berkat keluarga. Dan kita tahu bahwa Laban membuat hidup Yakub sengsara ketika ia berusaha menikahi Rahel dan ia mendapatkan Lea sebagai ganti Rahel. Jadi, dengan menjadi seorang ayah yang diam dan tidak terlibat, Betuel berperan menciptakan dua anak yang manipulatif dan sangat dominan.

Pelajaran dari Ishak

Kita tidak perlu membaca Kejadian lebih jauh sebelum kita membahas pria pasif berikutnya - Ishak. Dia adalah orang yang sangat pasif. Jika Anda membaca Kejadian, Anda melihat bahwa ia tidak melakukan sesuatu dengan benar kecuali membiarkan ayahnya hampir mengorbankan dirinya.

Ishak mengetahui nubuat Allah bahwa anaknya yang lebih tua, Esau, akan melayani anak bungsu, Yakub, tetapi dia lebih suka Esau menjadi seorang pria yang kuat dan jantan yang selalu pergi berburu. Dan di akhir hidupnya, ia akan terus maju dan memberkati Esau meskipun dia harus mengabaikan nubuat. Kenapa? Saya pikir lebih mudah untuk mengikuti tradisi dengan memberkati anak tertua daripada mempercayai Tuhan dan memberkati Yakub. Mengapa? Mungkin ia takut reaksi Esau? Selain itu, Esau adalah pemburu. Mungkin dia takut tentang anggapan orang lain jika mengetahui hal tersebut. Karena dia takut untuk bertindak, istrinya mencoba mengambil alih dan menangani masalah itu. Ini menjadi bumerang dan keluarga terpecah dan Ishak dan Ribka tidak pernah melihat Yakub lagi.

Kesimpulan

Disini ada lima contoh pria yang diam. Pada setiap kejadian, hasilnya mengakibatkan luka terhadap yang lain. Katakanlah hasilnya adalah kekacauan.

Ketika Allah berbicara, Dia menertibkan kekacauan. Ketika manusia gagal untuk bertindak sesuai dengan citra Allah, dan berbicara, hasilnya adalah kekacauan yang lebih banyak. Sangatlah penting untuk memahami: kegagalan itu merusak hubungan. Dan semuanya adalah tentang – hubungan. Bagaimana sikap pasif saya akan mempengaruhi hubungan saya dengan orang lain. Alkitab mengatakan bahwa hal itu akan menghancurkan.

·         Adam diam menghancurkan hubungannya dengan Allah dan isrtinya.

·         Abraham diam menghasilkan konflik Arab/Israel.

·         Hubungan Lot dengan putri dan istrinya tidak baik.

·         Ishak tidak memiliki hubungan yang baik dengan istrinya ataupun anaknya, Yakub. Hal ini jelas ketika Anda membaca cerita tentang penipuan terhadap Ishak mengenai berkat. Ishak tidak pernah berbicara dengan Ribka. Dia tidak pernah berbicara dengan Yakub (kecuali saat dia pikir Yakub adalah Esau). Ribka tidak pernah berbicara dengan Esau. Dan Yakub tidak pernah berbicara dengan Esau. Anda lihat sebuah keluarga dibangun dari atas ke bawah.

Perhatikan bahwa dalam setiap kondisi tersebut, saat pria diam, perempuan melangkah maju dan mengambil alih kendali. Allah mengatakan bahwa itulah kecenderungan alamiah wanita dalam Kej. 3:16

Jadi, kecenderungan alamiah manusia adalah diam. Tapi dari apa yang kita pelajari sejauh ini dengan gambaran manusia sebagai “Tipe pendiam yang kuat.” Ketika Anda memahami prinsip-prinsip tersebut, hal itu membuat Anda ingin mengubahnya menjadi "Tipe pendiam yang lemah."

Ringkasan

·         Apa yang kita pelajari adalah Allah berbicara ke dalam kekacauan dan menciptakan ketertiban dan kehidupan.

·         Manusia diciptakan menurut gambar Allah dan juga harus berbicara ke dalam kekacauan dan menciptakan ketertiban dan kehidupan.

·         Tapi kecenderungan alamiah manusia adalah menghindari kekacauan dan diam.

·         Ketika dia melakukan hal itu dia menciptakan kekacauan lebih banyak dan menghancurkan hubungan.

Pekerjaan rumah

Apa yang saya ingin Anda lakukan sebagai pekerjaan rumah minggu ini adalah menyadari tindakan yang sudah dan yang belum Anda lakukan. Saat kehidupan terlihat membingungkan atau kacau, apa yang Anda lakukan? Apakah Anda menghilangkan kekacauan itu secara emosional? Apakah Anda mengambilnya dan melakukan sesuatu? Apakah Anda menindasnya dan mencoba mengendalikan situasi? Pikirkan bagaimana Anda bereaksi terhadap gangguan dalam hidup Anda, dan ketika kita membahas alasan kenapa diam minggu depan, hal itu akan mengenai tujuan.

Pelajaran 2

Minggu lalu kita memulai pelajaran tentang mengapa para pria diam.

·         Hal pertama yang kita lihat adalah bahwa hasrat kebanyakan pria menjadi “pria sejati.” Tetapi yang biasanya kita lakukan ialah mencari tahu hal-hal yang akan dilakukan ataupun strategi untuk diikuti yang akan membantu kita menjadi pria sejati. Kita sering melakukan hal ini dengan mengandalkan diri sendiri dan biasanya gagal. Kesimpulannya adalah untuk menjadi pria sejati, kita tidak perlu khawatir mengenai caranya, namun berjuang menjadi pria saleh.

·         Hidup saleh berarti hidup seperti Allah, jadi kita perlu mempelajari seperti apakah Allah. Di Kej 1:2 kita melihat bahwa Allah bergerak ke dalam kegelapan dan kekacauan dan menciptakan kehidupan dan keteraturan dengan berbicara.

·         Jika manusia diciptakan sesuai dengan citra Allah jadi manusia perlu melakukan hal yang sama. Pria perlu bergerak ke dalam kekacauan dan kegelapan dan menciptakan keteraturan dan kehidupan. Kita melakukan hal itu dengan berbicara dan melakukan sesuatu – dengan terlibat secara emosional.

·         Namun kecenderungan alamiah manusia adalah menghindari kegelapan. Kecenderungan alamiah kita adalah menghindari siatuasi yang kacau—Adam, Abraham, Lot, Betuel, dan Ishak. Dari semua contoh tersebut, pria berada dalam kondisi yang kacau ataupun semrawut. Itulah kenyataan hidup. Tetapi mereka tidak melakukan apapun, dan sehingga istri mereka menyodorkan saran, atau penipuan atau mengambil alih. Pada semua contoh itu, hasilnya adalah kekacauan yang lebih banyak dan hancurnya hubungan.

·         Jadi, kesimpulan pelajaran minggu yang lalu: ketika Allah berbicara, dia mengubah kekacauan menjadi keteraturan. Ketika manusia gagal bertindak sesuai dengan citra Allah, dan berbicara, hasilnya adalah kekacauan yang lebih banyak. Sangatlah penting untuk menyadari: hal itu melukai hubungan.

Minggu ini kita akan mendiskusikan mengapa para pria diam.

Realita Misteri

Ada banyak hal dalam kehidupan yang menyenangkan, seperti kekuasaan, pengaruh, uang, status, hubungan, prestasi, kesuksesan, harta, makanan, seks, rekreasi, dll. Semua hal ini membawa kebaikan pada tempatnya, tetapi kita cenderung berpikir kalau hal-hal itulah sumber kebahagiaan. Semua hal itu membuat kita merasa senang, tetapi mereka tidak memberikan kebahagiaan sejati. Semua hal tersebut tidak memberikan kepuasan hati.

·         Jika anda mencari kebahagiaan dengan uang, uang tidak akan pernah cukup. Saya tahu anda telah mendengar ilustrasi tentang Jhon D. Rockefeller saat ditanya seberapa banyakkah uang supaya cukup, dan dia menjawab, “hanya sedikit.” Kita tidak dapat percaya kalau kita yang jadi milyuner, kita akan menginginkan lebih banyak tetapi itu jika yang kita cari supaya bahagia, ataupun keamanan yang kita inginkan.

·         Jika seks adalah sesuatu yang kita perlukan untuk menemukan kebahagiaan, pasanganmu tidak akan pernah memuaskanmu.

·         Jika kekuasaaan adalah tempat dimana mencari kebahagiaan, maka anda tidak akan pernah merasa cukup.

·         Jika harta benda adalah tempat yang anda coba untuk menemukan kebahagian, maka rumahmu tidak akan pernah cukup besar dan mobilmu tidak akan pernah cukup baru.

·         Jika hal ini yang Anda cari supaya bahagia, saat benda ini diambil, anda akan merasa hancur.

Allah ingin kita menikmati hal-hal tersebut, tetapi menikmatinya bukanlah alasan Allah menempatkan kita disini. Allah menciptakan kita dengan sebuah tujuan. Seluruh isi Alkitab diringkas dengan dua perintah – kasihilah Tuhan Allahmu dan kasihilah sesamamu. Dan Paulus meringkas seluruh hukum itu dengan pernyataan – kasihilah sesamamu, sehingga tujuan Allah bagi kita agar mencintai sesama – membangun hubungan, terlibat dalam kehidupan orang lain dan menolong mereka untuk datang kepada Allah. Kita akan menemukan kebahagiaan yang lebih banyak dalam hidup ini saat kita melakukan hal itu. Tetapi hubungan kacau. Kita mendiskusikan tentang kekacauan minggu lalu. Semrawut=kacau. Hubungan=kacau. Hubungan melibatkan misteri.

Kita membenci kekacauan dan misteri. Apa yang benar-benar kita inginkan adalah kepastian dalam hidup.

·         Kepastian dengan agama kita. Kita menginginkan kepastian dalam kepercayaan kita. Kita menginginkan semuanya hitam dan putih. Kita ingin berpikir bahwa ada jawaban yang dapat dipastikan benar dan kita berdebat tentang pokok-pokok doktrin dan gereja terpecah sehingga kita dapat bersantai dengan semua orang yang percaya dengan cara-cara yang kita lakukan dan yang akan memperkuat opini kita sehingga membuat kita merasa yakin. Sangat sulit untuk kebanyakan orang untuk menyadari bahwa Allah Maha Besar dan kita terbatas dan karenanya ada beberapa hal yang tidak kita pahami. Ada beberapa hal dalam Alkitab yang tidak jelas.

·         Kepastian dalam proses pengambilan keputusan. Kita ingin tahu apakah keputusan yang kita buat sudah benar. Kita ingin Allah menunjukkan dengan jelas apa yang seharusnya kita lakukan. Tetapi keputusan penuh dengan misteri. Ada misteri pada saat menentukan siapa yang akan kita nikahi, pekerjaan yang akan kita ambil, apakah harus merenovasi rumah, mobil yang akan dibeli, investasi saham yang mana, dsb. Kebanyakan kita lumpuh karena proses pengambilan keputusan dan membuat kesalahan. Kita tidak dapat menentukan apa yang akan kita lakukan, jadi kita tidak melakukan apapun.

·         Kepastian tentang hubungan kita. Tidak ada kepastian dalam hubungan. Yang ada hanya misteri dan kekacauan dalam hubungan. Orang-orang kecewa. Mereka menjatuhkan kita, mereka menyakiti kita ... bagaimana reaksi orang-orang jika saya melakukan ini atau itu? Apakah istri saya tetap mencintai saya saat dia mengetahui saya takut akan ...? kenapa istriku depresi? Mengapa anakku jadi pengacau di sekolah?

Jadi apa yang coba kita lakukan adalah menemukan cara untuk melenyapkan misteri. Bagaimana kita menghilangkan atau menghalau misteri?

Mencari hal-hal yang pasti

Teologi Resep

Banyak orang memiliki teologi resep. Teologi resep menjanjikan kepastian yang palsu. Dengan teologi resep, maksud saya, keyakinan bahwa jika kita menemukan formula ataupun prinsip-prinsip yang tepat, dan kemudian mengikutinya, maka kehidupan kita lancar. Kita benar-benar menyukai tips untuk dilakukan. Itulah salah satu alasan mengapa buku self-help, the promise keepers conventions dan seminar kehidupan keluarga sangat populer. Kita biasanya pulang dari seminar dengan daftar hal-hal yang harus dilakukan. Beberapa orang membaca buku, pergi ke seminar dan pulang dengan keyakinan akan dihukum karena dosa mereka dan mengambil sebuah keputusan baru untuk lebih mempercayai Tuhan ketika mereka melangkah maju dalam kehidupan. Tetapi yang lainnya pulang dari seminar dengan sejumlah cara-cara baru yang akan diikuti. Teologi resep mengatakan, "Jika saya mengambil kaus kaki saya, membersihkan dapur untuk menyenangkan istri dan tidak menonton sepak bola di Senin malam, maka pernikahan saya akan menakjubkan." Ketika cara itu tidak berhasil, maka kesimpulannya adalah bahwa cara itu salah dan kita akan mencari cara lain. Kita tidak pernah menyadari yang benar-benar perlu kita lakukan adalah belajar bagaimana menjalin hubungan dengan istri.

Menurutku salah satu bagian terbaik dan yang paling sering disalahgunakan adalah Efesus 5:25. Dikatakan bahwa suami harus mengasihi istrinya seperti Kristus mengasihi jemaat dan telah menyerahkan diri-Nya baginya. Saya pernah mendengar orang berkhotbat mengenai ayat ini dan apa yang mereka pahami adalah bahwa kita perlu mengorbankan diri untuk istri. Kemudian mereka memberikan daftar yang dapat mereka lakukan untuk mengorbankan diri. Tapi, konsep ayat ini adalah Kristus datang ke dunia untuk membangun hubungan dengan pria. Kita menolak Dia dan membunuh-Nya. Apa artinya bagi para suami adalah bahwa suami harus bergerak maju untuk membangun hubungan dengan istrinya. Dalam prosesnya, istri akan menolaknya, berdebat dengan dia, mengecewakannya, tidak menanggapinya, menyakitinya, dll. Itulah bentuk pengorbanan dirinya dimana dia rela terluka dalam proses membangun hubungan dengan istrinya. Pengorbanan untuk bersedia memasuki kekacauan dan misteri sebuah hubungan.

Melanjutkan hidup

Cara lain kita yang dapat kita coba untuk menghilangkan misteri dengan mencoba mengabaikan kebutuhan akan hubungan dan menyimpulkan bahwa kita juga mungkin "melanjutkan hidup." Jadi kita menjauhkan diri dari orang-orang dan mencurahkan energi kita terhadap hal-hal yang dapat dikelola, dalam bidang yang kita kuasai. Seringkali kemampuan seperti bakat atletik, prestasi akademik, atau bakat mekanik yang memberikan kita perasaan berkuasa, kompeten, penghargaan, dll. Bila hubungan terlalu membingungkan, terlalu mengecewakan, kita beralih ke hal-hal yang membawa kesenangan yang kita bicarakan sebelumnya. Tapi hal-hal itu hanya sekilas, jadi kita menghabiskan lebih banyak waktu dan lebih banyak di tempat kerja atau tenggelam dalam hobi kita, atau dalam hal memperbaiki semua hal, mencoba untuk memenuhi kerinduan hati kita.

Misalnya, jika Anda seorang programmer komputer, saya pikir sangat tepat mengatakan bahwa pekerjaan Anda tidak pernah dilakukan, dan jika terjadi hal-hal yang buruk di rumah, akan lebih mudah untuk sering bekerja lembur. Anda dapat berkata jujur pada istri bahwa Anda sibuk, karena pekerjaan itu, Anda selalu sibuk. Dan untuk membuatnya lebih menarik, pemrograman komputer adalah tempat yang aman untuk bersembunyi dari orang-orang. Sebuah komputer hanya sebuah kotak bodoh yang melakukan persis apa yang Anda katakan. Jadi Anda yang memegang kendali. Dan ketika Anda melakukan pemrograman atau desain grafis atau apa pun, Anda menjadi kreatif. Ini menarik dan memenuhi kehendak Allah dengan cara yang salah.

Atau mungkin solusinya adalah pergi bermain golf atau pergi memancing. Kegiatan yang menyenangkan, menantang dan paling penting, tidak membutuhkan usaha sebanyak yang diperlukan sebuah hubungan.

Jadilah seorang Tiran

Cara lain untuk mencoba untuk menghilangkan misteri adalah menjadi seorang tiran. Jika Anda sombong dan dogmatis, Anda dapat bisa mengalahkan orang lain sesering mungkin supaya tunduk sehingga mereka tidak akan mempertanyakan Anda atau setidaknya menjaga jarak yang aman dengan mereka sehingga Anda tidak harus berurusan dengan masalah.

Menumpulkan rasa sakit

Cara lainnya yang dapat dicoba untuk menghilangkan misteri adalah dengan menumpulkan rasa sakit melalui alkohol, pornografi, dll. Dari empat cara yang sudah disebutkan, cara inilah yang paling sedikit diterima secara sosial, tetapi metode lain sama jahatnya dan berdosa.

Dapatkah Anda memikirkan cara lain yang dapat kita coba untuk menghilangkan misteri?

Tiga Tipe Hubungan

Kita harus memahami prinsip bahwa setiap orang bertindak. Tindakan mendefinisikan keberadaan seorang pria. Jika kita tidak bergerak ke arah yang baik, maka kita akan bergerak ke arah yang buruk. Tindakan yang baik, berarti bertindak karena merasa tidak bahagia lalu datang kepada Allah. Tindakan yang salah adalah yang ditujukan tidak lain hanya untuk menghilangkan ketidakbahagiaan diri sendiri. Hal-hal yang baru saja kita bicarakan, menumpulkan rasa sakit, menjadi tiran, melanjutkan kehidupan, dan teologi resep merupakan contoh tindakan yang buruk – sebagai upaya untuk mengurangi rasa sakit.

Karena pria adalah makhluk fundamental relasional, semua gerakan akan terlihat paling jelas dalam cara seorang pria berhubungan.

Pria Malang

Pria malang tahu bahwa dia membutuhkan hubungan supaya bahagia, tapi yang dia mempunyai pandangan yang salah mengenai hubungan. Apa yang diinginkannya adalah orang lain yang datang kepadanya dan memenuhi kebutuhannya, tanpa adanya usaha darinya. Dia mencari kebahagiaan pada orang dan bukan pada Allah. Dia mengharapkan orang memberikan kesenangan seperti yang kita bicarakan sebelumnya.

Ini adalah jenis orang yang pulang setiap malam dan mungkin menghela napas dengan berat ketika ia pulang ke rumah sehingga keluarganya akan tahu betapa kerasnya dia telah bekerja sepanjang hari untuk mereka (Itu bohong, Dia bekerja untuk dirinya sendiri..). Dia ingin mereka perduli padanya, tapi dia mengirimkan sinyal yang seolah-olah mengatakan supaya mereka tidak mengharapkan apapun dari dia.

Ini adalah jenis orang yang merasa seperti martir karena dia menikah dengan seorang wanita yang tidak berminat pada seks. Kenyataannya adalah istrinya tidak menanggapinya, karena dia tidak bergerak ke arahnya dan karenanya tidak ada tanggapan. Ketika istrinya tidak memenuhi kebutuhannya, ia merasa seperti martir dan merasa dibenarkan untuk bergairah kepada wanita lain ataupun berselingkuh, karena haknya akan kebutuhan seksualnya harus dipenuhi dan istrinya tidak memenuhi kebutuhannya.

Yang perlu dilakukan pria ini adalah melihat tindakan buruknya-menyadari kejahatannya dan bertobat. Tetapi pria malang miskin tidak menyadarinya.

Contohnya Raja Saul. Dia memiliki kebutuhan akan penghormatan. Ketika ia gagal membunuh semua orang Amalek dan hewan mereka seperti yang diperintahkan Allah (ia membiarkan raja dan sapi dan domba hidup) dan hal itu diketahui Samuel, dia mulai bertarung dan mengatakan bahwa mereka dibiarkan hidup untuk dikorbankan kepada Allah. Ketika Samuel mengatakan lebih baik taat daripada memberi korban, Saul mengatakan, dia telah berdosa, tapi kemudian segera meminta Samuel untuk kembali bersamanya ke ibu kota dan berdiri di sampingnya dalam ibadah umum. Ketika Samuel ternyata meninggalkannya, Saul meraih jubah Samuel dan jubah itu robek. Kemudian Samuel mengatakan, bahwa jubah yang robek adalah sebuah ilustrasi bahwa Allah akan merobek kerajaan dari Saul. Saul mengatakan, "Aku telah berdosa," tapi dengan cepat menambahkan, "tapi tolong tunjukkan rasa hormatmu sekarang sebelum para tua-tua dan orang-orang Israel ..." Dia lebih peduli dengan penampilan dan menjaga rasa hormat dari orang-orang dibandingkan dengan dosanya. 1Sam 15:13-30.

Pria tangguh

Dangkal namun stabil adalah gambaran pria ini. Dia mempunyai sikap "melanjutkan hidup" yang kita bahas sebelumnya. Pria ini adalah "tipe pendiam yang kuat" yang kita bicarakan minggu lalu. Dia jarang berbicara tentang perjuangan pribadi dan cenderung cepat "menyelesaikan" semua ketegangan dalam hubungan yang tidak bisa dia hindarkan atau abaikan. Dia memusatkan energinya pada hal-hal yang dikuasainya dengan baik dan tidak bersedia, bahkan hanya untuk sesaat, untuk menghibur diri dengan melibatkan diri pada sesuatu yang tidak dikuasainya dengan baik misalnya hubungan. Dia ingin tinggal di mana dia merasa nyaman. Dia ingin menghilangkan misteri.

Menjadi tangguh tidak berarti kasar atau kejam. Dia tidak harus kasar. Dia bisa menjadi ramah sepanjang waktu - dan biasanya begitu. Dia baik, sempurna, hanya saja tidak terlibat secara emosional. Ia memiliki banyak kenalan, tetapi tidak punya teman dekat.

Dia tidak membiarkan dirinya merasakan apapun. Pria malang merasakan luka, dan sibuk dengan itu. Pria tangguh mengabaikannya.

Pria saleh

Orang saleh peka, tetapi tidak asyik pada diri sendiri ataupun mengeluh. Dia terluka oleh hubungan yang retak, tapi bukannya menuntut orang lain untuk datang kepadanya atau melarikan diri, dia memutuskan memakai lukanya dan mendorongnya untuk bergerak maju memperbaiki hubungan. Dia bersedia mengorbankan kesenangan (logis atau tidak logis) sehingga dia dapat membantu orang lain. Dia melepaskan orang lain dari kendalinya dan mendorong mereka sehingga mereka bebas berjuang dengan kesepian dan keegoisan dan rasa sakit. Dia menjadi seperti itu melalui perjuangan dan telah berhasil melewati sisi lain – ke arah Allah. Dia juga ingin membantu orang lain menemukan Tuhan.

Jadi, ada tiga gaya dalam menjalin hubungan - Anda dapat menjadi pria malang, selalu mendorong orang lain agar memenuhi kebutuhan Anda. Atau Anda bisa menjadi pria tangguh dan mengabaikan perasaan Anda dan perasaan orang lain dan memusatkan energi Anda pada hal-hal yang Anda kuasai. Atau Anda bisa menjadi orang yang saleh dan dapat merasakan rasa sakit dan penderitaan orang lain, namun menggunakannya untuk pertumbuhan pribadi, dan kemudian menggunakan pertumbuhan Anda untuk membantu orang lain bertumbuh.

Pembicaraan yang tidak perlu

Kita membahas mengenai Adam yang diam mulai minggu yang lalu. Sekarang Anda sudah tahu bahwa diam itu tidak baik. Melarikan diri dari hubungan tidak baik.

Anda juga mungkin membuat kesimpulan sebagai konsekuensinya berarti kita perlu berbicara.

Seperti biasanya, ketika kita belajar apa yang seharusnya tidak dilakukan, kita melompat jauh dan memutuskan bahwa kita akan memperbaiki masalah. Tetapi biasanya kita melakukan hal ekstrim yang berlawanan. Jadi, kita perlu memahami hal yang harus diperhatikan. Kita perlu memahami pembicaraan yang tidak perlu.

Berbicara bukanlah sekedar berbicara

Anda dapat berbicara banyak dan tapi tidak pernah menyentuh akar masalah yang sesungguhnya. Mungkin Anda berbicara tentang olahraga atau tentang komputer sepanjang waktu dan tidak pernah memiliki percakapan yang berarti. Saya menyebutkan komputer karena itulah kelemahan saya. Ketika kita melakukan hal ini, kita masih diam tentang hal-hal penting, meskipun mulut kita terbuka lebar.

Paulus mengatakan dalam 1Kor 13:1 bahwa ketika kita berbicara tanpa kasih, maka kita adalah gong berisik dan drum yang gemerincing. Tujuan utama dari pelajaran kita minggu lalu dan hari ini adalah bagaimana memiliki hubungan yang lebih baik. Bagaimana mengasihi. Jadi pernyataan Paulus dalam 1Kor 13 sangat tepat. Ef 04:15 f juga terkait tentang Paulus menyatakan tentang berbicara kebenaran dalam kasih.

Berbicara tidak hanya sekedar berbicara.

Saya katakan lagi, karena saat ini, saya ingin menjelaskan tujuan pelajaran kita, berbicara juga melibatkan tindakan. Melibatkan baik kata maupun perbuatan. Jika Anda hanya mengatakan Anda akan melakukan sesuatu dan tidak pernah melakukannya, maka itu tidak ada artinya. Yakobus berbicara tentang hal itu dalam Yakobus 2. Berbicara berarti terlibat. Dan saya pikir saya harus menekankan bahwa itu berarti terlibat secara emosional.

Berbicara bukan berarti mendominasi

Berbicara bukanlah mengendalikan situasi dengan berteriak keras atau mempermalukan orang lain supaya patuh atau taat. Hal itu hanya merubah seseorang di dalam dan menjauh dari Allah. Anda juga akan mematikan orang lain supaya mengikuti instruksi Anda atau mendorong mereka untuk memberontak. Anda dapat melihat hal ini pada anak-anak Anda. Jika ini cara Anda menjalin hubungan, seorang anak mungkin puas dan selalu patuh dan yang lainnya selalu kesulitan di sekolah.

Apa yang ingin saya jelaskan adalah  saya tidak mengatakan bahwa pria harus mendominasi dalam setiap situasi dan hubungan. Saya tidak mengatakan bahwa kita harus dogmatis dan memberitahu istri kita supaya tutup mulut saat mereka tidak setuju.

Ketika Anda melakukan itu, Anda bukanlah orang yang kuat. Anda hanya benar-benar mencoba mengambil kendali (karena kedagingan Anda) dan memaksakan ketertiban dalam sebuah situasi dan membuat orang lain mundur sehingga Anda tidak harus berurusan dengan masalah ini. Anda bersembunyi seperti yang Adam lakukan di taman Eden.

Kesimpulan

Semua hal di atas adalah contoh karena tidak bicara. Jadi apa yang harus dibicarakan?

Berbicara adalah mengatakan atau melakukan apa pun yang diperlukan kepada orang lain dan mengarahkan diri sendiri dan orang lain agar mempercayai Allah di tengah-tengah kehidupan, di tengah-tengah kekacauan.

Seperti apakah yang disebut diam: Beberapa contoh di jaman modern:

Contoh 1

Memberi kesaksian adalah contoh yang baik dari kekacauan. Ketika Anda sedang bercakap-cakap dengan seseorang dan topik berganti dimana Anda dengan mudah bisa bertanya tentang keyakinan pribadi mereka, apa yang Anda lakukan? Apakah Anda berbicara? Apakah Anda bertanya kepada mereka? Atau apakah Anda mengabaikan dorongan Roh Kudus karena takut tanggapan mereka yang mungkin akan menolak Anda? Apa yang perlu Anda lakukan adalah terus maju dan bertanya kepada mereka dan mempercayakan hasilnya pada Allah. Anda perlu bergerak ke dalam kekacauan dan berbicara. Tapi terlalu sering, kita takut dan kita diam.

Contoh 2

Saya sedang membaca buku lain baru-baru ini tentang rasa malu yang mendasari hubungan dan saya menyadari bahwa apa yang saya baca dalam buku yang berkaitan dengan topik kita. Buku ini mengatakan bahwa jika Anda dibesarkan dalam keluarga di mana Anda mendengar hal-hal seperti, "Kamu tidak akan memakai yang kamu ..." atau "Saya tidak percaya kamu melakukan itu ...", dll. Lalu salah satu cara yang dilakukan orang tua Anda untuk mengendalikanmu adalah melalui rasa malu. Beberapa orang menyebutnya hubungan yang didasarkan rasa malu. Seseorang yang tumbuh di lingkungan seperti itu akan merendahkan ide dan kemampuan diri sendiri.

Dengan pemikiran seperti itu, pikirkan tentang situasi berikut ini: Seorang suami dan istri memiliki pendapat yang berbeda tentang sesuatu. Apa artinya? Ini hanya berarti mereka masing-masing memiliki pendapat yang berbeda. Ini tidak berarti salah satu dari mereka salah dan yang lainnya benar. Jika seorang pria menikah dengan seorang wanita yang memiliki pendapat dan kepercayaan diri yang kuat, maka dia mungkin bersikap seolah suami salah setiap kali mereka berbeda pendapat. Jika suami dibesarkan dalam suatu hubungan yang didasarkan pada rasa malu, maka ia akan merasa bahwa pendapatnya salah ketika berbeda dengan istrinya. Jika ia mengikuti kecenderungan alamiahnya sehingga dia diam, maka ia akan diam dan membiarkan istrinya mendikte kebijakan keluarga. Itu bukan kepemimpinan. Saya tidak mengatakan bahwa suami harus selalu melakukan pendapatnya karena dia pemimpin. Saya mengatakan bahwa ia perlu mengevaluasi dengan jujur ​​dan terbuka dan kemudian melakukan apa yang dia pikir yang terbaik untuk keluarganya.

Tapi apa yang akan terjadi jika suami berhadapan dengan istrinya dan katanya, "Sayang, saya tidak berpikir kita harus melakukan itu. Saya pikir kita harus melakukan ini sebagai gantinya." Dia mungkin mengikuti saran suaminya. Dia mungkin juga berdebat dengan suaminya atau marah, atau menyakiti dan menghindarinya. Bagaimana jika keputusannya ternyata buruk? Kemudian istrinya mungkin berkata, "aku sudah bilang kan." Bahkan jika istrinya tidak berkata seperti itu, sang istri pastilah berpikiran seperti itu.

Itulah kehidupan nyata dan itulah kekacauan. Hal yang mungkin menjelaskan mengapa Lot mengikuti keinginan istrinya untuk tinggal di Sodom dan Gomora.

Contoh 3

Apa yang Anda katakan atau lakukan ketika guru sekolah anak Anda atau guru sekolah Minggu menemui Anda dan mengatakan Johnny mengganggu anak lain atau curang saat ujian, dll? Apakah Anda memukul pantatnya ketika ia pulang ke rumah atau mengurungnya selama sebulan? Atau apakah Anda bertanya kepadanya untuk menentukan apa yang sedang terjadi dengan pikirannya yang belum matang sehingga dia ingin melakukan hal-hal itu? Mungkin dia sedang mencari perhatian karena dia tidak mendapatkannya di rumah. Dia mungkin membutuhkan disiplin, tetapi hanya melakukan disiplin seringkali hanyalah upaya untuk mengendalikan situasi dan anak selama dia serumah dengan Anda. Anda dapat mendisiplinkan dan tidak pernah benar-benar terlibat. Jika Anda tidak pernah berusaha pada hubungan dan mencari tahu mengapa dia berperilaku seperti itu, maka ketika dia meninggalkan rumah, dia akan melakukan apa yang diinginkan hatinya.
Itu kacau. Situasi seperti itu membuat banyak pria membeku, diam, dan melarikan diri ke beberapa hal yang mereka kuasai dengan baik, atau mereka menyerang dalam kemarahan dan mencoba untuk memaksa orang lain menuruti keinginan mereka.

Solusi

Saya tidak bisa memberikan cara untuk diikuti. Anda harus memahami kecenderungan Anda dan menyadari saat Anda tergelincir melakukan hal yang sama dan kemudian berbalik kepada Allah dan bergerak maju. Solusinya adalah mempercayai Tuhan dan bergerak ke arah lain ke dalam kekacauan tersebut.

Ada kebenaran yang terkandung dalam daftar dan cara. Tapi kami menempatkan kereta di depan kuda. Daftar dan cara yang sebenarnya merupakan deskripsi tentang seperti apakah hubungan yang baik lebih dari yang mereka maksudkan disana.

Inilah orang saleh, pria jantan, saat menghadapi situasi kacau mengatakan, "Saya tidak tahu apa yang harus dilakukan Tuhan, tapi saya pikir ini yang terbaik untuk keluarga saya dan saya akan melakukannya dan hasilnya kupercayakan kepadaMu.

Tanggung Jawab Wanita

Memahami perjuangan pria dan dirimu sendiri.

·         Memahami kecenderungan alamiah untuk turun tangan dan mengambil kendali (Kejadian 3:16).

·         Jangan coba-coba, hal itu akan tampak bekerja untuk sementara waktu, tetapi pada akhirnya, kekacauan akan terjadi. (Hakim-Hakim).

·         Percayalah pada Tuhan dan tunggu.

·         Ini adalah kebalikan dari tanggung jawab pria yaitu:

·         Percayalah pada Tuhan dan maju. Tanggung jawab pria adalah mempercayai Tuhan dan berbicara.

·         Tanggung jawab Anda adalah untuk mempercayai Tuhan dan diam.

Hampton Keathley IV, Th.M. lulus pada tahun1995 dari Dallas Theological Seminary. Hampton melayani sebagai web master untuk Biblical Studies Foundation dan telah berkontribusi dengan memberikan banyak materi untuk digunakan pada situs web.

Related Topics: Fathers, Marriage, Leadership, Men's Articles, Failure

15. O Deus Perdoador

Introdução

Uma das fascinantes passagens das Escrituras no Novo Testamento é a descrição da aparição do nosso Senhor, após a ressurreição, aos dois discípulos na estrada de Emaús. Naquela jornada, nosso Senhor ensinou àqueles homens o que deve ter sido o mais excitante estudo bíblico de todos os tempos. No decorrer daquela jornada, nosso Senhor falou estas palavras para aqueles dois homens:

25 - E ele lhes disse: Ó néscios, e tardos de coração para crer tudo o que os profetas disseram! 26 - Porventura não convinha que o Cristo padecesse estas coisas e entrasse na sua glória? 27 - E, começando por Moisés, e por todos os profetas, explicava-lhes o que dele se achava em todas as Escrituras. (Lucas 24:25-27).

Um pouco depois, Jesus apareceu para os 11 discípulos:

44 - E disse-lhes: São estas as palavras que vos disse estando ainda convosco: Que convinha que se cumprisse tudo o que de mim estava escrito na lei de Moisés, e nos profetas e nos Salmos. 45 - Então abriu-lhes o entendimento para compreenderem as Escrituras. 46 - E disse-lhes: Assim está escrito, e assim convinha que o Cristo padecesse, e ao terceiro dia ressuscitasse dentre os mortos, 47 - E em seu nome se pregasse o arrependimento e a remissão dos pecados, em todas as nações, começando por Jerusalém. 48 - E destas coisas sois vós testemunhas. (Lucas 24:44-48)

Como nós gostaríamos de estar lá quando nosso Senhor ensinou esta lição. Ao menos gostaríamos de ter tido este estudo registrado nas Escrituras.1 Mesmo das poucas palavras que Lucas registrou existem algumas verdades importantes para aprendermos.Primeiro, é nos dito que os sofrimentos e glória de Jesus são um assunto registrado repetidamente no Velho Testamento, o que Pedro indica em outro lugar (veja I Pedro 1:10-12).Segundo, aprendemos que Jesus ensinou aos Seus discípulos sobre Seu sofrimento e glória desde o início da Bíblia até os eventos de Sua morte, sepultamento e ressurreição. Terceiro, notem que o que Jesus ensinou aos discípulos é, em essência, o evangelho. A base para o “arrependimento para o perdão dos pecados”, o qual era para ser proclamado (como o evangelho) “para todas as nações, começando por Jerusalém” (versículo 47) é o sofrimento, morte e ressurreição de nosso Senhor.

Nosso assunto para esta lição é o perdão de Deus, ou em termos de um atributo de Deus, “o Deus perdoador”. Devemos procurar seguir o padrão de nosso Senhor quando considerarmos o perdão de Deus. Iremos primeiro mostrar que Deus é caracterizado por ser um Deus perdoador. Então, começando no primeiro Livro da Bíblia, iremos mostrar como o propósito de Deus de perdoar os pecados foi cumprido em Cristo.

Nesta lição, mais passagem da Escritura é citada com menos comentário e interpretação porque a Bíblia é muito clara no assunto de perdão de pecados (assim como em muitos outros assuntos), e quero permitir que as Escrituras falem por si mesmas neste nosso assunto.Eu estimulo você a ler as Escrituras cuidadosamente para colher a bonita história do nosso Deus perdoador, que cumpriu o

Deus é um Deus Perdoador

Repetidamente nas Escrituras Deus é representado como o Deus que perdoa os pecados.

5 - E o SENHOR desceu numa nuvem e se pôs ali junto a ele; e ele proclamou o nome do SENHOR. 6 - Passando, pois, o SENHOR perante ele, clamou: O SENHOR, o SENHOR Deus, misericordioso e piedoso, tardio em irar-se e grande em beneficência e verdade; 7 - Que guarda a beneficência em milhares; que perdoa a iniqüidade, e a transgressão e o pecado; que ao culpado não tem por inocente; que visita a iniquidade dos pais sobre os filhos e sobre os filhos dos filhos até à terceira e quarta geração. (Êxodo 34:5-7).

17 - E recusaram ouvir-te, e não se lembraram das tuas maravilhas, que lhes fizeste, e endureceram a sua cerviz e, na sua rebelião, levantaram um capitão, a fim de voltarem para a sua servidão; porém tu, ó Deus perdoador, clemente e misericordioso, tardio em irar-te, e grande em beneficência, tu não os desamparaste. (Neemias 9:17).

5 - Pois tu, Senhor, és bom, e pronto a perdoar, e abundante em benignidade para todos os que te invocam. (Salmo 86:5).

4 - Mas contigo está o perdão, para que sejas temido. (Salmo 130:4)

9 - Ao Senhor, nosso Deus, pertencem a misericórdia, e o perdão; pois nos rebelamos contra ele, (Daniel 9:9).

Pecado é um Sério Problema para Todos

Perdão de pecados é tão importante porque cada um é um pecador, e as consequências do pecado são devastadoras:

15 - E tomou o SENHOR Deus o homem, e o pôs no jardim do Éden para o lavrar e o guardar. 16 - E ordenou o SENHOR Deus ao homem, dizendo: De toda a árvore do jardim comerás livremente, 17 - Mas da árvore do conhecimento do bem e do mal, dela não comerás; porque no dia em que dela comeres, certamente morrerás. (Gênesis 2:15-17).

22 - Então disse o SENHOR Deus: Eis que o homem é como um de nós, sabendo o bem e o mal; ora, para que não estenda a sua mão, e tome também da árvore da vida, e coma e viva eternamente, 23 - O SENHOR Deus, pois, o lançou fora do jardim do Éden, para lavrar a terra de que fora tomado. 24 - E havendo lançado fora o homem, pôs querubins ao oriente do jardim do Éden, e uma espada inflamada que andava ao redor, para guardar o caminho da árvore da vida. (Gênesis 3:22-24).

4 – “a alma que pecar, essa morrerá”. (Ezequiel 18:4b).

23 - Porque todos pecaram e destituídos estão da glória de Deus; (Romanos 3:23).

12 - Portanto, como por um homem entrou o pecado no mundo, e pelo pecado a morte, assim também a morte passou a todos os homens por isso que todos pecaram. (Romanos 5:12).

23 – “Porque o salário do pecado é a morte,...” (Romanos 6:23a).

14 - Porque bem sabemos que a lei é espiritual; mas eu sou carnal, vendido sob o pecado. 24 - Miserável homem que eu sou! quem me livrará do corpo desta morte? (Romanos 7:14, 24).

12 - E vi os mortos, grandes e pequenos, que estavam diante de Deus, e abriram-se os livros; e abriu-se outro livro, que é o da vida. E os mortos foram julgados pelas coisas que estavam escritas nos livros, segundo as suas obras. 13 - E deu o mar os mortos que nele havia; e a morte e o inferno deram os mortos que neles havia; e foram julgados cada um segundo as suas obras. 14 - E a morte e o inferno foram lançados no lago de fogo. Esta é a segunda morte. 15 - E aquele que não foi achado escrito no livro da vida foi lançado no lago de fogo. (Apocalipse 20:12-15).

Deus: A Única Esperança do Homem Para o Perdão

Desde o primeiro pecado da humanidade – o pecado de Adão e Eva – ficou cada vez mais claro que somente Deus pode perdoar os pecados. As palavras de maldição faladas por Deus no Jardim do Éden implicou que Ele resolveria o problema do pecado do homem através da descendência de Eva, que iria derrotar Satanás:

15 - E porei inimizade entre ti (Satanás) e a mulher, e entre a tua semente e a sua semente; esta [a semente da mulher, que será o Messias] te ferirá a cabeça [um ferimento mortal], e tu lhe ferirás o calcanhar [um ferimento não fatal]. (Gênesis 3:15).

Esta é a primeira profecia referente à salvação do homem por meio do perdão de pecados e a derrota de Satanás. Ela fala da vinda do Messias, que será da semente da mulher (humana), e irá derrotar Satanás enquanto incorrendo ferimento Ele mesmo.

Deus depois explicou que a “semente” da mulher seria a semente de Abraão, e que através desta “semente” todas as nações da terra seriam abençoadas (Gênesis 12:1-3)

Através do neto de Abraão, Jacó (depois chamado Israel), a nação de Israel foi formada. Os Israelitas foram para o Egito durante a vida de José e permaneceram cerca de 400 anos, até Deus guiar os Israelitas para fora do seu cativeiro dos Egípcios e trazê-los para a terra prometida de Canaã. Deus fez uma aliança com a nação de Israel, dando a ela a Lei no Monte Sinai. Durante a ausência de Moisés, os Israelitas cometeram um grande pecado contra Deus, fazendo um bezerro de ouro e o adorando como seu “deus” (Êxodo 32).//Somente depois da intercessão de Moisés, Deus consentiu em continuar a estar no meio deste povo quando entraram na terra prometida. Quando Moisés pensava conhecer Deus mais intimamente por ver Sua gloria, Deus revelou isto de Si mesmo para Moisés:

18 - Então ele disse: Rogo-te que me mostres a tua glória. 19 - Porém ele disse: Eu farei passar toda a minha bondade por diante de ti, e proclamarei o nome do SENHOR diante de ti; e terei misericórdia de quem eu tiver misericórdia, e me compadecerei de quem eu me compadecer. (Êxodo 33:18-19).

6 - Passando, pois, o SENHOR perante ele, clamou: O SENHOR, o SENHOR Deus, misericordioso e piedoso, tardio em irar-se e grande em beneficência e verdade;7 - Que guarda a beneficência em milhares; que perdoa a iniquidade, e a transgressão e o pecado; que ao culpado não tem por inocente; que visita a iniquidade dos pais sobre os filhos e sobre os filhos dos filhos até à terceira e quarta geração. (Êxodo 34:6-7).

Vários fatos importantes emergem destes versículos.

Primeiro: perdão é o resultado da compaixão e graça de Deus. O Deus que “perdoa a iniquidade” (34:7) é o Deus que é “misericordioso e piedoso, tardio em irar-se e grande em beneficência e verdade;” (34:6) Perdão é uma questão da graça divina.

Segundo, porque o perdão de Deus é uma questão de graça, ele é um presente da soberana graça de Deus. Deus outorga perdão para aqueles a quem Ele escolhe perdoar. Ninguém é merecedor desta graça, e, portanto ninguém tem qualquer reivindicação na graça de Deus como manifestada no perdão dos pecados. Deus disse para Moisés, “e terei misericórdia de quem eu tiver misericórdia, e me compadecerei de quem eu me compadecer.” (33:19). Deus perdoa aqueles a quem Ele escolhe para perdoar. Perdão é alguma coisa a qual nós, como pecadores culpados, não temos nenhum direito de esperar ou pedir.

Terceiro, a graça de Deus ao perdoar pecadores de nenhuma forma coloca a justiça de Deus de lado a qual requer a punição dos pecadores culpados.

7 - Que guarda a beneficência em milhares; que perdoa a iniquidade, e a transgressão e o pecado; que ao culpado não tem por inocente; que visita a iniquidade dos pais sobre os filhos e sobre os filhos dos filhos até à terceira e quarta geração.(Êxodo 34:7).

Alguns pensam que estão sendo bondosos quando eles ignoram o pecado – quando eles simplesmente se recusam a lidar com ele. Muitos pais pensam que estão sendo bondosos quando não punem seus filhos por desobediência. A graça de Deus não coloca de lado a punição pelos pecados, ela substituiu Aquele que foi punido pelo pecado. Mesmo bem no começo na história do lidar de Deus com Seu povo, Deus deixou bem claro que Sua graça não significa que Ele vê o pecado com indulgência. Deus lida severamente com o pecado. Quando Ele perdoa os homens pelo pecado, Ele ainda pune aquele pecado. A punição pelo pecado, como nós devíamos ver, é suportada pelo Senhor Jesus Cristo no lugar do pecador.

Finalmente, note que o perdão dos pecados de nenhuma forma remove qualquer obrigação do objeto da graça de Deus de obedecer a Deus. Baseado na auto revelação de Deus da Sua gloria, e declaração da Sua graça e compaixão pelas quais Ele perdoa o pecado, Moisés apela para Deus pelos Israelitas:

9 - E disse: Senhor, se agora tenho achado graça aos teus olhos, vá agora o Senhor no meio de nós; porque este é povo de dura cerviz; porém perdoa a nossa iniquidade e o nosso pecado, e toma-nos por tua herança. (Êxodo 34:9).

Moisés apela pelo perdão divino para o seu povo e recebe a certeza de que Deus estará presente com Seu povo quando Ele os leva para a terra prometida de Canaã. Porém imediatamente vemos que o resultado do perdão é uma obrigação de viver de acordo com a aliança que Deus estabeleceu com Seu povo:

10 - Então disse: Eis que eu faço uma aliança; farei diante de todo o teu povo maravilhas que nunca foram feitas em toda a terra, nem em nação alguma; de maneira que todo este povo, em cujo meio tu estás, veja a obra do SENHOR; porque coisa terrível é o que faço contigo. 11 - Guarda o que eu te ordeno hoje; eis que eu lançarei fora diante de ti os amorreus, e os cananeus, e os heteus, e os perizeus, e os heveus e os jebuseus. 12 - Guarda-te de fazeres aliança com os moradores da terra aonde hás de entrar; para que não seja por laço no meio de ti. 13 - Mas os seus altares derrubareis, e as suas estátuas quebrareis, e os seus bosques cortareis. 14 - Porque não te inclinarás diante de outro deus; pois o nome do SENHOR é Zeloso; é um Deus zeloso. 15 - Para que não faças aliança com os moradores da terra, e quando eles se prostituirem após os seus deuses, ou sacrificarem aos seus deuses, tu, como convidado deles, comas também dos seus sacrifícios, 16 - E tomes mulheres das suas filhas para os teus filhos, e suas filhas, prostituindo-se com os seus deuses, façam que também teus filhos se prostituam com os seus deuses. 17 - Não te farás deuses de fundição. (Exodo 34:10-17, ver também versos 18-26).

Ser povo de Deus e ter Deus no seu meio requer uma solução para o pecado. Também requer estabelecer um padrão de justiça, o qual serve para definir exatamente o que é pecado. Assim, achamos a declaração dos termos do compromisso Mosaico dado imediatamente após a petição de Moisés por graça e perdão para o seu povo. Eles são os mandamentos que Deus estabeleceu em Êxodo 34:10-26, os quais estão contidos nos dez mandamentos e os quais os Israelitas rapidamente começaram desprezar e se rebelar contra, como podemos ver logo.

Se o pecado não pode ser ignorado, porém deve ser punido, como isto pode ser realizado? Sobre a Lei do Velho Testamento, os homens podiam oferecer sacrifícios para Deus pelos seus pecados. Em particular, o Dia anual da Expiação era a ocasião quando os pecados da nação de Israel eram lidados pelo ano que passou:

29 - E isto vos será por estatuto perpétuo: no sétimo mês, aos dez do mês, afligireis as vossas almas, e nenhum trabalho fareis nem o natural nem o estrangeiro que peregrina entre vós. 30 - Porque naquele dia se fará expiação por vós, para purificar-vos; e sereis purificados de todos os vossos pecados perante o SENHOR. 31 - É um sábado de descanso para vós, e afligireis as vossas almas; isto é estatuto perpétuo. 32 - E o sacerdote, que for ungido, e que for sagrado, para administrar o sacerdócio, no lugar de seu pai, fará a expiação, havendo vestido as vestes de linho, as vestes santas; 33 - Assim fará expiação pelo santo santuário; também fará expiação pela tenda da congregação e pelo altar; semelhantemente fará expiação pelos sacerdotes e por todo o povo da congregação. 34 - E isto vos será por estatuto perpétuo, para fazer expiação pelos filhos de Israel de todos os seus pecados, uma vez no ano. E fez Arão como o SENHOR ordenara a Moisés. (Levítico 16:29-34).

O Dia anual de Expiação não afastava realmente o pecado; ele simplesmente adiava o julgamento divino. Podemos comparar os pecados de Israel a um débito financeiro, o sacrifício oferecido no Dia da Expiação não pagava o principal; ele somente pagava o rendimento do ano passado. O pecado não foi pago; ele foi adiado para o outro ano. Ano após ano, o débito crescia. Algum dia, de alguma forma, deve haver o pagamento para o pecado. E assim deveria ser.

A nação de Israel muito rapidamente começou a pecar contra Deus desobedecendo ao Seu compromisso. Repetidamente os Israelitas pecaram, e repetidamente Deus graciosamente habitou com este povo determinado e desobediente (veja Deuteronômio 1-3; Neemias 9:6-38; Salmo 78; Daniel 9:4-15). Finalmente, a primeira geração foi proibida de entrar na terra prometida. Eles morreram no deserto, e seus filhos e filhas estavam a ponto de entrarem naquela terra como o Livro de Deuteronômio começa. O compromisso Mosaico é novamente reiterado, os dez mandamentos foram repetidos em Deuteronômio 5. Porém não há nota de otimismo aqui. O problema fundamental da rebelião de Israel é a condição dos corações dos Israelitas:

29 - Quem dera que eles tivessem tal coração que me temessem, e guardassem todos os meus mandamentos todos os dias, para que bem lhes fosse a eles e a seus filhos para sempre. (Deuteronômio 5:29)

4 - Porém não vos tem dado o SENHOR um coração para entender, nem olhos para ver, nem ouvidos para ouvir, até ao dia de hoje. (Deuteronômio 29:4).

Em Deuteronômio, está claro que os Israelitas não irão manter o acordo de Deus com eles e que a nação experimentará as “maldições” escritas no livro, especialmente no capítulo 28.Apesar da sua desobediência, ainda há esperança para a nação porque Deus é um Deus perdoador, e Seu perdão não é baseado no merecimento ou valor do homem.Consequentemente, Moisés fala para o povo que após eles terem sido levados para fora da terra prometida e vivido no cativeiro entre as nações, Deus irá cumprir Suas promessas e abençoar esta nação:

1 - E SERÁ que, sobrevindo-te todas estas coisas, a bênção ou a maldição, que tenho posto diante de ti, e te recordares delas entre todas as nações, para onde te lançar o SENHOR teu Deus, 2 - E te converteres ao SENHOR teu Deus, e deres ouvidos à sua voz, conforme a tudo o que eu te ordeno hoje, tu e teus filhos, com todo o teu coração, e com toda a tua alma, 3 - Então o SENHOR teu Deus te fará voltar do teu cativeiro, e se compadecerá de ti, e tornará a ajuntar-te dentre todas as nações entre as quais te espalhou o SENHOR teu Deus. 4 - Ainda que os teus desterrados estejam na extremidade do céu, desde ali te ajuntará o SENHOR teu Deus, e te tomará dali;5 - E o SENHOR teu Deus te trará à terra que teus pais possuíram, e a possuirás; e te fará bem, e te multiplicará mais do que a teus pais. (Deuteronômio 30:1-5).

Deus promete cumprir Suas promessas para com o Seu povo quando eles se arrependerem e retornarem para Ele. Ele continua a indicar que o arrependimento dos Israelitas é o resultado do Seu trabalho em seus corações, dando a eles um novo coração e alma, que procura agradá-Lo e que ama cumprir Seus mandamentos.

6 - E o SENHOR teu Deus circuncidará o teu coração, e o coração de tua descendência, para amares ao SENHOR teu Deus com todo o coração, e com toda a tua alma, para que vivas. 7 - E o SENHOR teu Deus porá todas estas maldições sobre os teus inimigos, e sobre os teus odiadores, que te perseguiram. 8 - Converter-te-ás, pois, e darás ouvidos à voz do SENHOR; cumprirás todos os seus mandamentos que hoje te ordeno. 9 - E o SENHOR teu Deus te fará prosperar em toda a obra das tuas mãos, no fruto do teu ventre, e no fruto dos teus animais, e no fruto da tua terra para o teu bem; porquanto o SENHOR tornará a alegrar-se em ti para te fazer bem, como se alegrou em teus pais, 10 - Quando deres ouvidos à voz do SENHOR teu Deus, guardando os seus mandamentos e os seus estatutos, escritos neste livro da lei, quando te converteres ao SENHOR teu Deus com todo o teu coração, e com toda a tua alma. (Deuteronômio 30:6-10).

As palavras que seguem estes versículos parecem difíceis de alinhar com a Lei e com o que ela requer:

11 – “Porque este mandamento, que hoje te ordeno, não te é encoberto, e tampouco está longe de ti.” 12 - Não está nos céus, para dizeres: Quem subirá por nós aos céus, que no-lo traga, e no-lo faça ouvir, para que o cumpramos? 13 - Nem tampouco está além do mar, para dizeres: Quem passará por nós além do mar, para que no-lo traga, e no-lo faça ouvir, para que o cumpramos? 14 - Porque esta palavra está mui perto de ti, na tua boca, e no teu coração, para a cumprires. (Deuteronômio 30-11-14 ênfase do autor).

Como pode Moisés possivelmente dizer que a Lei “não te é encoberta, e tampouco está longe de ti”.(versículo 11), especialmente quando comparado com as palavras finais que Josué escreveu algum tempo depois:

14 - Agora, pois, temei ao SENHOR, e servi-o com sinceridade e com verdade; e deitai fora os deuses aos quais serviram vossos pais além do rio e no Egito, e servi ao SENHOR. 15 - Porém, se vos parece mal aos vossos olhos servir ao SENHOR, escolhei hoje a quem sirvais; se aos deuses a quem serviram vossos pais, que estavam além do rio, ou aos deuses dos amorreus, em cuja terra habitais; porém eu e a minha casa serviremos ao SENHOR. 16 - Então respondeu o povo, e disse: Nunca nos aconteça que deixemos ao SENHOR para servirmos a outros deuses; 17 - Porque o SENHOR é o nosso Deus; ele é o que nos fez subir, a nós e a nossos pais, da terra do Egito, da casa da servidão, e o que tem feito estes grandes sinais aos nossos olhos, e nos guardou por todo o caminho que andamos, e entre todos os povos pelo meio dos quais passamos. 18 - E o SENHOR expulsou de diante de nós a todos esses povos, até ao amorreu, morador da terra; também nós serviremos ao SENHOR, porquanto é nosso Deus. 19 - Então Josué disse ao povo: Não podereis servir ao SENHOR, porquanto é Deus santo, é Deus zeloso, que não perdoará a vossa transgressão nem os vossos pecados. 20 - Se deixardes ao SENHOR, e servirdes a deuses estranhos, então ele se tornará, e vos fará mal, e vos consumirá, depois de vos ter feito o bem. 21 - Então disse o povo a Josué: Não, antes ao SENHOR serviremos. 22 - E Josué disse ao povo: Sois testemunhas contra vós mesmos de que escolhestes ao SENHOR, para o servir. E disseram: Somos testemunhas. 23 - Deitai, pois, agora, fora aos deuses estranhos que há no meio de vós, e inclinai o vosso coração ao SENHOR Deus de Israel. 24 - E disse o povo a Josué: Serviremos ao SENHOR nosso Deus, e obedeceremos à sua voz. 25 - Assim, naquele dia fez Josué aliança com o povo e lhe pôs por estatuto e direito em Siquém. 26 - E Josué escreveu estas palavras no livro da lei de Deus; e tomou uma grande pedra, e a erigiu ali debaixo do carvalho que estava junto ao santuário do SENHOR. 27 - E disse Josué a todo o povo: Eis que esta pedra nos será por testemunho, pois ela ouviu todas as palavras, que o SENHOR nos tem falado; e também será testemunho contra vós, para que não mintais a vosso Deus. (Josué 24:14-27, ênfase do autor).

Parece estranho Josué estimular os Israelitas escolherem servir a Deus e então, quando eles o fazem, dizer para eles que é impossível eles servirem. Quão estranho estimular os Israelitas se submeterem ao Compromisso Mosaico e então dizer-lhes que não é possível fazer isto. Suas palavras para o povo de Israel fazem parecer que escolher seguir a Deus é suicídio. Como podemos enquadrar as palavras de Moisés em Deuteronômio 30:11-14 com as palavras de Josué em Josué 24:19-27?

Precisamos olhar somente um pouco adiante no Livro de Deuteronômio.2 Já vimos em Deuteronômio 5:29 e 29:4 que o problema é de coração. Os Israelitas necessitam de um coração inclinado para Deus, um coração que ame Seus mandamentos e goste de obedecê-los. Os Israelitas necessitam de um coração para ver além dos mandamentos para ver os princípios que estão contidos neles e apreender o que é realmente a Lei.3 Em Deuteronômio 30, Deus olha para um tempo distante longe no corredor da história, um tempo quando a nação experimentou as maldições da Lei, quando eles tiveram de sair da terra e se tornaram cativos em outra terra distante:

64 - E o SENHOR vos espalhará entre todos os povos, desde uma extremidade da terra até à outra; e ali servireis a outros deuses que não conheceste, nem tu nem teus pais; ao pau e à pedra. 65 - E nem ainda entre estas nações descansarás, nem a planta de teu pé terá repouso; porquanto o SENHOR ali te dará coração agitado, e desfalecimento de olhos, e desmaio da alma. 66 - E a tua vida, como em suspenso, estará diante de ti; e estremecerás de noite e de dia, e não crerás na tua própria vida. 67 - Pela manhã dirás: Ah! quem me dera ver a noite! E à tarde dirás: Ah! quem me dera ver a manhã! pelo pasmo de teu coração, que sentirás, e pelo que verás com os teus olhos. 68 - E o SENHOR te fará voltar ao Egito em navios, pelo caminho de que te tenho dito; nunca jamais o verás; e ali sereis vendidos como escravos e escravas aos vossos inimigos; mas não haverá quem vos compre. (Deuteronômio 28:64-68).

É um tempo quando o povo de Israel se arrepende e volta para o Senhor seu Deus (Deuteronômio 30:1-2). O arrependimento de Israel não se origina com este “povo de dura cerviz e teimoso” (compare Êxodo 32:9). Ao contrário, é o resultado do trabalho de Deus neles, dando a eles um novo coração e alma para procura-Lo e servi-Lo:

6 - E o SENHOR teu Deus circuncidará o teu coração, e o coração de tua descendência, para amares ao SENHOR teu Deus com todo o coração, e com toda a tua alma, para que vivas. (Deuteronômio 30:6).

Quando olhamos cuidadosamente as palavras de Deuteronômio 30:11, devemos fazer uma observação muito crucial:

11 - Porque este mandamento, que hoje te ordeno, não te é encoberto, e tampouco está longe de ti. 12 - Não está nos céus, para dizeres: Quem subirá por nós aos céus, que no-lo traga, e no-lo faça ouvir, para que o cumpramos? 13 - Nem tampouco está além do mar, para dizeres: Quem passará por nós além do mar, para que no-lo traga, e no-lo faça ouvir, para que o cumpramos? 14 - Porque esta palavra está mui perto de ti, na tua boca, e no teu coração, para a cumprires. (Deuteronômio 30:11-14, ênfase do autor).

O mandamento é um mandamento – não dez ou mais. Este mandamento está sendo mandado, e este mandamento não é tão difícil. Que mandamento é este?É, com efeito, para “se voltar para o Senhor seu Deus com todo o coração e alma (Deuteronômio 30:10). Se a Lei fosse para ser resumida em um mandamento, qual seria? Sabemos a resposta na Escritura:

34 - E os fariseus, ouvindo que ele fizera emudecer os saduceus, reuniram-se no mesmo lugar. 35 - E um deles, doutor da lei, interrogou-o para o experimentar, dizendo: 36 - Mestre, qual é o grande mandamento na lei? 37 - E Jesus disse-lhe: Amarás o Senhor teu Deus de todo o teu coração, e de toda a tua alma, e de todo o teu pensamento. 38 - Este é o primeiro e grande mandamento. (Mateus 22:34-38; ênfase do autor).

Os mandamentos da Lei são impossíveis para os homens manterem para evitar o pecado ou resultar em perdão dos pecados. Isto é o que Josué fala para os Israelitas que ele está deixando ao morrer. A história tem mostrado que o povo de Deus não pode manter a Lei. Se eles pensam que o manter a lei irá trazer as bênçãos de Deus e assegurar para eles o perdão de Deus, eles estão errados. Manter a lei somente prova aos homens serem pecadores culpados, merecedores da morte:

19 - Ora, nós sabemos que tudo o que a lei diz, aos que estão debaixo da lei o diz, para que toda a boca esteja fechada e todo o mundo seja condenável diante de Deus. 20 - Por isso nenhuma carne será justificada diante dele pelas obras da lei, porque pela lei vem o conhecimento do pecado. (Romanos 3:19-20

O mandamento que Deus tem para os homens é que eles amem a Deus com todo o coração, alma, mente e força. Porque este mandamento não é difícil? Não é porque os homens são capazes de fazer isso por si próprio. É porque é impossível, e então Deus irá realizar esta obra Ele mesmo:

6 - E o SENHOR teu Deus circuncidará o teu coração, e o coração de tua descendência, para amares ao SENHOR teu Deus com todo o coração, e com toda a tua alma, para que vivas. (Deuteronômio 30:6).

Paulo enfatiza isto em Romanos 10:

4 - Porque o fim da lei é Cristo para justiça de todo aquele que crê. 5 - Ora Moisés descreve a justiça que é pela lei, dizendo: O homem que fizer estas coisas viverá por elas. 6 - Mas a justiça que é pela fé diz assim: Não digas em teu coração: Quem subirá ao céu? (isto é, a trazer do alto a Cristo.) 7 - Ou: Quem descerá ao abismo? (isto é, a tornar a trazer dentre os mortos a Cristo.) 8 - Mas que diz? A palavra está junto de ti, na tua boca e no teu coração; esta é a palavra da fé, que pregamos, 9 - A saber: Se com a tua boca confessares ao Senhor Jesus, e em teu coração creres que Deus o ressuscitou dentre os mortos, serás salvo. 10 - Visto que com o coração se crê para a justiça, e com a boca se faz confissão para a salvação.

A razão de este mandamento ser fácil é porque Deus proveu perdão dos pecados por nós; Ele é o Único que possibilita os homens amá-Lo com todo o seu coração, alma, mente e força. É fácil porque tudo que precisamos é acreditar Nele, pela fé, e mesmo aquela fé vem de Deus.

Porque o perdão dos pecados não foi alguma coisa que os homens poderiam fazer, homens de Deus olharam para frente para o tempo quando Deus iria realizar esta tarefa, como nós vemos em Salmos:

1 - DAS profundezas a ti clamo, ó SENHOR. 2 - Senhor, escuta a minha voz; sejam os teus ouvidos atentos à voz das minhas súplicas. 3 - Se tu, SENHOR, observares as iniquidades, Senhor, quem subsistirá? 4 - Mas contigo está o perdão, para que sejas temido. 5 - Aguardo ao SENHOR; a minha alma o aguarda, e espero na sua palavra. 6 - A minha alma anseia pelo Senhor, mais do que os guardas pela manhã, mais do que aqueles que guardam pela manhã. 7 - Espere Israel no SENHOR, porque no SENHOR há misericórdia, e nele há abundante redenção. 8 - E ele remirá a Israel de todas as suas iniquidades.

No Livro de Deuteronômio, Deus previu as consequências por deixar a Deus e falhar em manter o compromisso com Ele. Deus previu a derrota dos Israelitas e que seus inimigos os levariam da sua terra e os prenderiam cativos em uma terra distante (Deuteronômio 28:58-68).Deus então falou da futura libertação dos Israelitas após Ele dar a eles um novo coração (Deuteronômio 30:1-6). Quando os Judeus estavam no cativeiro na Babilônia, os profetas oraram e profetizaram em relação ao dia quando Deus iria cumprir a Aliança Abrâmica. Logo se tornou claro que isto não aconteceria no final dos 70 anos de cativeiro de Judá na Babilônia. Foi revelado em profecia:

31 - Eis que dias vêm, diz o SENHOR, em que farei uma aliança nova com a casa de Israel e com a casa de Judá. 32 - Não conforme a aliança que fiz com seus pais, no dia em que os tomei pela mão, para os tirar da terra do Egito; porque eles invalidaram a minha aliança apesar de eu os haver desposado, diz o SENHOR. 33 - Mas esta é a aliança que farei com a casa de Israel depois daqueles dias, diz o SENHOR: Porei a minha lei no seu interior, e a escreverei no seu coração; e eu serei o seu Deus e eles serão o meu povo. 34 - E não ensinará mais cada um a seu próximo, nem cada um a seu irmão, dizendo: Conhecei ao SENHOR; porque todos me conhecerão, desde o menor até ao maior deles, diz o SENHOR; porque lhes perdoarei a sua maldade, e nunca mais me lembrarei dos seus pecados.

O perdão dos pecados foi prometido por Deus, não por meio da Aliança Mosaica, porém por meio de uma “nova aliança”. A exata natureza desta “nova aliança” não foi ainda revelada, porém mais detalhes seriam revelados através do profeta Daniel:

3 - E eu dirigi o meu rosto ao Senhor Deus, para o buscar com oração e súplicas, com jejum, e saco e cinza. 4 - E orei ao SENHOR meu Deus, e confessei, e disse: Ah! Senhor! Deus grande e tremendo, que guardas a aliança e a misericórdia para com os que te amam e guardam os teus mandamentos; 5 - Pecamos, e cometemos iniqüidades, e procedemos impiamente, e fomos rebeldes, apartando-nos dos teus mandamentos e dos teus juízos; (Daniel 9:3-5).

8 - Ó Senhor, a nós pertence a confusão de rosto, aos nossos reis, aos nossos príncipes, e a nossos pais, porque pecamos contra ti. 9 - Ao Senhor, nosso Deus, pertencem a misericórdia, e o perdão; pois nos rebelamos contra ele, (Daniel 9:8-9).

15 - Agora, pois, ó Senhor, nosso Deus, que tiraste o teu povo da terra do Egito com mão poderosa, e ganhaste para ti nome, como hoje se vê; temos pecado, temos procedido impiamente. 16 - Ó Senhor, segundo todas as tuas justiças, aparte-se a tua ira e o teu furor da tua cidade de Jerusalém, do teu santo monte; porque por causa dos nossos pecados, e por causa das iniqüidades de nossos pais, tornou-se Jerusalém e o teu povo um opróbrio para todos os que estão em redor de nós. 17 - Agora, pois, ó Deus nosso, ouve a oração do teu servo, e as suas súplicas, e sobre o teu santuário assolado faze resplandecer o teu rosto, por amor do Senhor. 18 - Inclina, ó Deus meu, os teus ouvidos, e ouve; abre os teus olhos, e olha para a nossa desolação, e para a cidade que é chamada pelo teu nome, porque não lançamos as nossas súplicas perante a tua face fiados em nossas justiças, mas em tuas muitas misericórdias. 19 - Ó Senhor, ouve; ó Senhor, perdoa; ó Senhor, atende-nos e age sem tardar; por amor de ti mesmo, ó Deus meu; porque a tua cidade e o teu povo são chamados pelo teu nome. (Daniel 9:15-19).

24 - Setenta semanas estão determinadas sobre o teu povo, e sobre a tua santa cidade, para cessar a transgressão, e para dar fim aos pecados, e para expiar a iniquidade, e trazer a justiça eterna, e selar a visão e a profecia, e para ungir o Santíssimo. 25 - Sabe e entende: desde a saída da ordem para restaurar, e para edificar a Jerusalém, até ao Messias, o Príncipe, haverá sete semanas, e sessenta e duas semanas; as ruas e o muro se reedificarão, mas em tempos angustiosos. 26 - E depois das sessenta e duas semanas será cortado o Messias, mas não para si mesmo; e o povo do príncipe, que há de vir, destruirá a cidade e o santuário, e o seu fim será com uma inundação; e até ao fim haverá guerra; estão determinadas as assolações. 27 - E ele firmará aliança com muitos por uma semana; e na metade da semana fará cessar o sacrifício e a oblação; e sobre a asa das abominações virá o assolador, e isso até à consumação; e o que está determinado será derramado sobre o assolador. (Daniel 9:24-27).

Daniel confessa os seus pecados, e os pecados do seu povo, e pede a Deus para perdoar seu povo e trazê-los de volta para a terra prometida, para Israel e Jerusalém, baseado nas Suas promessas da aliança e na profecia de Jeremias (Daniel 9:1-2; Jeremias 25:11-12; 29:10).Em resposta à oração de Daniel (9:3-9), o anjo Gabriel apareceu após alguma demora (9:20-23) e explica como as promessas são para serem cumpridas (9:24-27). Tornou-se mais e mais claro que algum tempo iria passar antes do perdão dos pecados ser realizado. A libertação de Israel do cativeiro da Babilônia e seu retorno para a terra prometida não era sinônimo com o cumprimento da promessa de Deus em Deuteronômio 30:6.

Os Livros de Esdras e Neemias descrevem a volta dos primeiros cativos para Jerusalém e para a terra prometida. Neemias 8 e 9 registra a resposta dos Judeus à Lei, e seu reconhecimento do seu pecado e da fidelidade de Deus.Apesar de tudo isto, o povo de Deus levou pouco tempo para voltar aos seus velhos dias, os caminhos dos seus pais. Os capítulos finais de Neemias, e os escritos dos últimos profetas, indicam que o trabalho de Deus em criar um “novo coração” nos homens ainda não se cumprira. O dia da salvação ainda está no futuro. O profeta Isaías disse da vinda do Messias. Era Ele, em Sua morte sacrificial, que iria cumprir o perdão dos pecados:

4 - Verdadeiramente ele tomou sobre si as nossas enfermidades, e as nossas dores levou sobre si; e nós o reputávamos por aflito, ferido de Deus, e oprimido. 5 - Mas ele foi ferido por causa das nossas transgressões, e moído por causa das nossas iniquidades; o castigo que nos traz a paz estava sobre ele, e pelas suas pisaduras fomos sarados. 6 - Todos nós andávamos desgarrados como ovelhas; cada um se desviava pelo seu caminho; mas o SENHOR fez cair sobre ele a iniquidade de nós todos. (Isaías 53:4-6).

As palavras finais do Velho Testamento, registradas em Malaquias 4, são palavras de alerta em relação a ira de Deus aos pecadores e palavras de esperança, aos corações renovados.

O perdão dos Pecados – Através do Sangue de Jesus Cristo

Bem no começo, estava claro que o Senhor Jesus Cristo veio para preencher a promessa de Deus para perdoar os pecados dos homens e para criar um novo coração neles. No nascimento de João Batista, o antecessor de Jesus o Messias, Zacarias, o pai de João, disse pelo Espírito Santo:

76 - E tu, ó menino, serás chamado profeta do Altíssimo, Porque hás de ir ante a face do Senhor, a preparar os seus caminhos; 77 - Para dar ao seu povo conhecimento da salvação, Na remissão dos seus pecados; 78 - Pelas entranhas da misericórdia do nosso Deus, Com que o oriente do alto nos visitou; (Lucas 1:76-78).

Quando João Batista começou seu ministério público, sua mensagem era simples:

3 - E percorreu toda a terra ao redor do Jordão, pregando o batismo de arrependimento, para o perdão dos pecados; 4 - Segundo o que está escrito no livro das palavras do profeta Isaías, que diz: Voz do que clama no deserto: Preparai o caminho do Senhor; Endireitai as suas veredas. 5 - Todo o vale se encherá, E se abaixará todo o monte e outeiro; E o que é tortuoso se endireitará, E os caminhos escabrosos se aplanarão; 6 - E toda a carne verá a salvação de Deus. (Lucas 3:3-6).

Quando João Batista viu Jesus, que se apresentou como o Messias prometido, ele disse:

29 - No dia seguinte João viu a Jesus, que vinha para ele, e disse: Eis o Cordeiro de Deus, que tira o pecado do mundo. 30 - Este é aquele do qual eu disse: Após mim vem um homem que é antes de mim, porque foi primeiro do que eu. (João 1:29-30).

Ao dizer isto, João Batista estava identificando Jesus como o Messias prometido profetizado em tipo como o cordeiro pascal e inúmeros outros aspectos da Aliança Mosaica (veja Colossenses 2:16-17), e especialmente como falado em Isaías 52:13-53:12.

Quando Jesus começou o Seu ministério público, não levou muito para Ele tornar claro que Sua missão era para perdoar os pecadores:

17 - E aconteceu que, num daqueles dias, estava ensinando, e estavam ali assentados fariseus e doutores da lei, que tinham vindo de todas as aldeias da Galiléia, e da Judéia, e de Jerusalém. E a virtude do Senhor estava com ele para curar. 18 - E eis que uns homens transportaram numa cama um homem que estava paralítico, e procuravam fazê-lo entrar e pô-lo diante dele. 19 - E, não achando por onde o pudessem levar, por causa da multidão, subiram ao telhado, e por entre as telhas o baixaram com a cama, até ao meio, diante de Jesus. 20 - E, vendo ele a fé deles, disse-lhe: Homem, os teus pecados te são perdoados. 21 - E os escribas e os fariseus começaram a arrazoar, dizendo: Quem é este que diz blasfêmias? Quem pode perdoar pecados, senão só Deus? 22 - Jesus, porém, conhecendo os seus pensamentos, respondeu, e disse-lhes: Que arrazoais em vossos corações? 23 - Qual é mais fácil? dizer: Os teus pecados te são perdoados; ou dizer: Levanta-te, e anda? 24 - Ora, para que saibais que o Filho do homem tem sobre a terra poder de perdoar pecados (disse ao paralítico), a ti te digo: Levanta-te, toma a tua cama, e vai para tua casa. 25 - E, levantando-se logo diante deles, e tomando a cama em que estava deitado, foi para sua casa, glorificando a Deus. 26 - E todos ficaram maravilhados, e glorificaram a Deus; e ficaram cheios de temor, dizendo: Hoje vimos prodígios. (Lucas 5:17-26).

29 - E fez-lhe Levi um grande banquete em sua casa; e havia ali uma multidão de publicanos e outros que estavam com eles à mesa. 30 - E os escribas deles, e os fariseus, murmuravam contra os seus discípulos, dizendo: Por que comeis e bebeis com publicanos e pecadores? 31 - E Jesus, respondendo, disse-lhes: Não necessitam de médico os que estão sãos, mas, sim, os que estão enfermos; 32 - Eu não vim chamar os justos, mas, sim, os pecadores, ao arrependimento. (Lucas 5:29-32).

47 - Por isso te digo que os seus muitos pecados lhe são perdoados, porque muito amou; mas aquele a quem pouco é perdoado pouco ama. 48 - E disse-lhe a ela: Os teus pecados te são perdoados. 49 - E os que estavam à mesa começaram a dizer entre si: Quem é este, que até perdoa pecados? (Lucas 7:47-49)

1 - E CHEGAVAM-SE a ele todos os publicanos e pecadores para o ouvir. 2 - E os fariseus e os escribas murmuravam, dizendo: Este recebe pecadores, e come com eles. 3 - E ele lhes propôs esta parábola, dizendo: 4 - Que homem dentre vós, tendo cem ovelhas, e perdendo uma delas, não deixa no deserto as noventa e nove, e não vai após a perdida até que venha a achá-la? 5 - E achando-a, a põe sobre os seus ombros, gostoso; 6 - E, chegando a casa, convoca os amigos e vizinhos, dizendo-lhes: Alegrai-vos comigo, porque já achei a minha ovelha perdida. 7 - Digo-vos que assim haverá alegria no céu por um pecador que se arrepende, mais do que por noventa e nove justos que não necessitam de arrependimento. (Lucas 15:1-7).

As ações e as palavras do Nosso Senhor em Lucas 5:17-26 são notáveis. Jesus mexeu com as mentes daqueles que entenderam as implicações do que Ele estava fazendo. Se aprendemos alguma coisa do Velho Testamento, é que somente Deus pode perdoar pecados. A solução de Deus para os pecadores foi a vinda do Messias, que levaria os pecados dos homens. Quando Jesus foi confrontado com um paralítico, baixado através do telhado, Ele não lidou com sua doença física primeiro, porém com seu grande dilema espiritual – seus pecados. Quando Jesus lhe disse que seus pecados estavam perdoados, Jesus reivindicou muito mais do que as pessoas esperavam. Um mero homem pode ser capaz de expulsar demônios ou realizar milagres de cura. Porém somente Deus pode perdoar pecados. Quando Jesus curou este homem e perdoou os seus pecados, Jesus corajosamente proclamou que Ele era o Messias, Aquele que veio para cumprir o perdão dos pecados e a salvação eterna. É Ele que pode e irá mudar os corações dos homens para amar a Deus e os homens.

Quando a hora chegou para nosso Senhor ser crucificado pelos nossos pecados, Ele falou estas palavras para os Seus discípulos quando Ele instituiu a Ceia do Senhor:

26 - E, quando comiam, Jesus tomou o pão, e abençoando-o, o partiu, e o deu aos discípulos, e disse: Tomai, comei, isto é o meu corpo. 27 - E, tomando o cálice, e dando graças, deu-lho, dizendo: Bebei dele todos; 28 - Porque isto é o meu sangue, o sangue do novo testamento, que é derramado por muitos, para remissão dos pecados. (Mateus 26:26-28, ênfase do autor).

O escritor aos Hebreus mostra como o sacrifício do Senhor Jesus é superior aos sacrifícios do Velho Testamento. Os sacrifícios do Velho Testamento deixam de fora o julgamento do pecado por Deus, o sacrifício do Senhor Jesus no Novo Testamento (nova aliança) foi o julgamento de Deus para o pecado, cumprindo então o perdão eterno dos pecados, para todos os que estão em Cristo pela fé em Sua obra na cruz do Calvário:

1 - PORQUE tendo a lei a sombra dos bens futuros, e não a imagem exata das coisas, nunca, pelos mesmos sacrifícios que continuamente se oferecem cada ano, pode aperfeiçoar os que a eles se chegam. 2 - Doutra maneira, teriam deixado de se oferecer, porque, purificados uma vez os ministrantes, nunca mais teriam consciência de pecado. 3 - Nesses sacrifícios, porém, cada ano se faz comemoração dos pecados, 4 - Porque é impossível que o sangue dos touros e dos bodes tire os pecados. 5 - Por isso, entrando no mundo, diz: Sacrifício e oferta não quiseste, Mas corpo me preparaste; 6 - Holocaustos e oblações pelo pecado não te agradaram. 7 - Então disse: Eis aqui venho (No princípio do livro está escrito de mim), Para fazer, ó Deus, a tua vontade. 8 - Como acima diz: Sacrifício e oferta, e holocaustos e oblações pelo pecado não quiseste, nem te agradaram (os quais se oferecem segundo a lei). 9 - Então disse: Eis aqui venho, para fazer, ó Deus, a tua vontade. Tira o primeiro, para estabelecer o segundo. 10 - Na qual vontade temos sido santificados pela oblação do corpo de Jesus Cristo, feita uma vez. 11 - E assim todo o sacerdote aparece cada dia, ministrando e oferecendo muitas vezes os mesmos sacrifícios, que nunca podem tirar os pecados; 12 - Mas este, havendo oferecido para sempre um único sacrifício pelos pecados, está assentado à destra de Deus, 13 - Daqui em diante esperando até que os seus inimigos sejam postos por escabelo de seus pés. 14 - Porque com uma só oblação aperfeiçoou para sempre os que são santificados. 15 - E também o Espírito Santo no-lo testifica, porque depois de haver dito: 16 - Esta é a aliança que farei com eles Depois daqueles dias, diz o Senhor: Porei as minhas leis em seus corações, E as escreverei em seus entendimentos; acrescenta: 17 - E jamais me lembrarei de seus pecados e de suas iniqüidades. 18 - Ora, onde há remissão destes, não há mais oblação pelo pecado. (Hebreus 10:1-18)

O perdão dos pecados foi cumprido, uma vez por todas, pelo sacrifício de Jesus Cristo na cruz do Calvário. Ele não tinha pecado, e Ele levou os nossos pecados, assim que nós podemos ser perdoados. Deus não ignorou nossos pecados, porém os puniu em Cristo. As boas novas do evangelho é que aqueles que creem em Jesus Cristo podem ter seus pecados perdoados:

45 - Então abriu-lhes o entendimento para compreenderem as Escrituras. 46 - E disse-lhes: Assim está escrito, e assim convinha que o Cristo padecesse, e ao terceiro dia ressuscitasse dentre os mortos, 47 - E em seu nome se pregasse o arrependimento e a remissão dos pecados, em todas as nações, começando por Jerusalém. 48 - E destas coisas sois vós testemunhas. (Lucas 24:45-48)

Os apóstolos eram para proclamar, tanto para Judeus como para Gentios, que Deus proveu perdão para os pecados através do Seu filho Jesus Cristo. E esta foi a mensagem que eles pregaram consistentemente:

31 - Deus com a sua destra o elevou a Príncipe e Salvador, para dar a Israel o arrependimento e a remissão dos pecados. (Atos 5:31)

43 - A este dão testemunho todos os profetas, de que todos os que nele crêem receberão o perdão dos pecados pelo seu nome. (Atos 10:43).

38 - Seja-vos, pois, notório, homens irmãos, que por este se vos anuncia a remissão dos pecados. (Atos 13:28)

7 - Em quem temos a redenção pelo seu sangue, a remissão das ofensas, segundo as riquezas da sua graça, (Efésios 1:7; veja também Colossenses 1:14).

O perdão dos pecados não é um trabalho do homem, porém de Deus. Em Atos 5:31, Pedro anunciou que Deus não somente concedeu perdão dos pecados, mas também arrependimento. Os homens são para se arrependerem, porem é Deus que traz os homens ao arrependimento. Salvação é o trabalho de Deus e não dos homens. Perdão dos pecados é inteiramente um trabalho de Deus, e tudo o que devemos fazer é acreditar em Jesus Cristo, confiar na Sua morte sacrificial, sepultamento e ressurreição. Perdão dos pecados é impossível para os homens realizarem, porém Deus tem realizado o impossível através de Seu Filho, Jesus Cristo. A fim de receber este perdão, precisamos confessar nossos pecados, reconhecer nossa rebelião contra Deus e o fato de que merecemos a Sua eterna ira.

9 - Se confessarmos os nossos pecados, ele é fiel e justo para nos perdoar os pecados, e nos purificar de toda a injustiça. (I João 1:9)

Nós recebemos o perdão dos nossos pecados pela fé (Lucas 7:48-50), crendo na obra de Cristo na cruz do Calvário como o total e final pagamento pelos nossos pecados (Atos 10:43; Hebreus 9 & 10). Devemos confessar nossos pecados (Salmo 32:5-6; 1 John 1:9) e nos arrependermos deles (Salmo 32:1-7; 51 (todo); Jeremias 36:3; Lucas 3:3; 17:3-4; 24:47; Atos 2:38; 5:32; 8:22). Nós então simplesmente pedimos a Deus para nos perdoar (Salmo 79:9), sabendo que Ele é um Deus perdoador, que está pronto para perdoar (Salmo 86:5).

Conclusão

Salvação é sobre o perdão de nossos pecados. Quão frequentemente o evangelho é obscurecido neste ponto crucial. “O pecado e suas consequências são um assunto tão negativo e desagradável”, alguns parecem raciocinar, “que não quero preocupar-me com ele”. A palavra “salvo” implica que aqueles então “salvos” estão em perigo e são poupados dela. A menos que os homens percebam a magnitude do seu pecado e a ainda maior magnitude das suas consequências, os homens não perceberão a necessidade da salvação. Esta é a razão pela qual o Espírito Santo foi enviado para convencer os homens do “pecado, da justiça e do juízo” (João 16:8-11). Se o Espírito é para convencer destas coisas, então nosso evangelho deve falar delas.

Que desserviço (posso estar falando muito suavemente aqui – Paulo provavelmente iria chamar isto de outro evangelho, heresia – veja Gálatas 1:6-10) prestamos aos homens nesta idade terapêutica quando falamos dos grandes problemas da vida como doenças, fobias e dependências, ao invés de pecados malditos.Seria bom falarmos em termos de terapia a longo prazo (com um preço muito alto), e não de um perdão instantâneo. Como podemos encorajar pessoas a “olharem para dentro” para o poder de escapar do pecado, ao invés de olhar para Cristo.

O problema com os homens nesta cultura não é que eles são muito “pecadores”, mas que eles são tão “doentes” ou, pior ainda, muito auto justificados. Há uma solução para o pecado. A cruz de Deus é a solução. Há perdão para os pecados, o perdão que Deus proveu em Cristo. Você nunca é tão pecador para ser salvo, você pode ser muito auto justificado. Você confessou seus pecados e confiou em Jesus Cristo como a provisão de Deus para seu perdão? Você irá? Não há maior verdade confortante em todo o mundo do que esta: Jesus Cristo veio ao mundo para perdoar pecadores. Como o escritor de hinos colocou, “Tua música para os ouvidos pecadores, Tua vida e saúde e paz”.

Davi disse ainda melhor:

1 - BEM-AVENTURADO aquele cuja transgressão é perdoada, e cujo pecado é coberto. (Salmo 32:1).

Para Sua Consideração Posterior

A Base Para o Perdão de Deus

(1) Soberania de Deus – liberdade para Escolher (Êxodo 33:19).

(2) Compaixão de Deus e graça (Êxodo 34:6-7); Deus está pronto para perdoar (Salmo 86:5; 130:4).

(3) Aliança de Deus (Êxodo 32:13; Ezequiel 16:60-63).

(4) Fidelidade de Deus, como evidente na história de Israel (Números 14:19).

(5) Reputação de Deus (Êxodo 32:11-12), consideração do Seu nome (Salmo 79:9; Daniel 9:19; I João 2:12).

(6) Promessa de Deus para perdoar (Deuteronômio 30; II Crônicas 7:14; Jeremias 18:5-8).

(7) Provisão de Deus para perdão em Jesus Cristo.

(8) Jesus é Deus (Marcos 2:3-12) [7]

(9) Jesus derramou Seu sangue – Ele fez expiação pelos nossos pecados (Mateus 26:28; Efésios 1:7; Colossenses 1:14; 2:13 – nota marginal de Isaías 22:14, “perdoar” é literalmente, “expiado por”)

(10) Presente de Deus em Cristo é arrependimento e perdão (Atos 5:31)

(11) O evangelho é a oferta de perdão (Lucas 24:47-48; Atos 2:38; 10:43).

Responsabilidade do Homem e Perdão

(1) Fé (Lucas 7:48-50); Crer (Atos 10:43).

(2) Confessar (Salmo 32:5-6; I João 1:9).

(3) Arrepender ( Salmo 32:1-7; Jeremias 36:3; Lucas 3:3; 17:3-4; 24:47; Atos 2:38; 5:32; 8:22).

Aqueles Que Deus Não Perdoará

(1) Aqueles cujo “arrependimento” é falso – Êxodo 10:16-17.

(2) Aqueles que pecam deliberadamente – Deuteronômio 29:17-21; Hebreus 10:26-31.

(3) Aqueles que rejeitam o perdão de Deus e esforçam-se por si mesmos – Josué 24:19-20.

(4) Aqueles que persistentemente se rebelam contra Deus, que se recusam em acreditar na Sua Palavra, e que rejeitam os conselhos inspirados de Deus dados através dos Seus profetas – II Reis 24:1-4.

(5) Aqueles que demonstram que eles não experimentaram o perdão de Deus pela sua própria falta de perdão – Mateus 6:12-15.

(6) Aqueles que blasfemam contra o Espírito Santo, que é o instrumento de Deus para convencer os homens do pecado salvando-os através da fé em Cristo – Mateus 12:22-37.

(7) Aqueles cujos pecados foram “retidos” pela igreja, agindo em favor de Deus (com efeito, aqueles que recusam se arrepender quando confrontados e repreendidos pelos seus pecados) – João 20:22-23.

Traduzido por Césio J. de Moura


1 De fato, está registrado nas Escrituras, porém veem das penas dos autores inspirados do Novo Testamento. Achamos uma grande porção do material do nosso Senhor na pregação de Pedro no Livro de Atos e muitos outros discernimentos dos escritos de homens como Paulo.

2 Se for para abandonarmos nosso estudo progressivo das Escrituras, poderíamos ir direto a Romanos 10, onde Paulo cita Deuteronômio 30. Porém devemos olhar o próprio Deuteronômio para a resposta.

3 Isto é o que o salmista procura, como evidente em Salmo 119.

Related Topics: Forgiveness, Character of God

Pages